Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941

avevo ceduto perché contenevo molti elementi stranieri e naturalizzati (Natoli dice che sono stati appunto questi ultimi a combattere con maggior entusiasmo ed éroismo); e la campagna prosegue arrivan_do a dire che si sta risanando la vita francese per mezzo del- 1'espulsione dei disonesti, in prevalenza d'origine stra– n·iera. S'é ·tolta la cittadinanza francese ·ai · nati in Francia da ger.iitori stranieri ed cilla francese che sposi un non ciftadino. Stranieri e naturalizzati sono esclusi dagl'impieghi pubblici e i primi anche dalle professioni liberali. ··Gli operai stranieri devono pagare piu tasse de– gli altri e non han diritti; se provengono da paesi che non hanno piu consoli in Francia (paesi occupati dalla Germania), vengono inquadrati in "compagnie di la– voro" e perdono anche la liberto. "Le migliaia di su– perstiti dei battaglioni _spagnoli, polacchi,' cecoslovacchi, sono stati smobilitati in Africa e mandati a costruire lo ferrovia transahariana. Albert Londres scrisse del drammatico tributo pa·gato dai neri alla civilt6 con la micidiale costruzione di ferrovie africane, ma ora la mano d'opera nera é sostituita da quella bianca, dai bianchi che, volontariamente, avevano domandato di di– fendere la Francia". I rifugiati politici stanno ancora peggio. Malgrado gli accordi ufficiali col" Messico, i . rifug"iati spagnoli non possono lasciare lo Francio e sono nei compi çli concentramento o o lavorare nella tronso– •·,ariona. Teoricamente gli stranieri han diritto di an– darsene, mo il visto d'uscito vien rifiutato, insieme al permesso di lavoro, allo maggior porte dei· rifugiati che si vedono cosi costretti o scegliere tra lo fucilazione - nel loro paese d'origine e i compi di concentramento francesi. Natoli racconto episodi di disperazione. Gli ex-çombottenti volontari; condannati ai lavori forzati 1n Africa si stanno esasperando. "Vuol Vichy preparar reclute o Franco per lo prossimo azione imperiale sui ,e·sti dell'impero francese?" si domanda l'autore, che conclude dice·ndo che il governo di Vichy perseguita nei rifugiati i principi di democrazia e di -liberto/ che sono un'eredit6 della Rivoluzione _francese. Pochi mesi orimo dèlla ,guerra Bordeaux andava a Berlino a spie– oÒre ai tedeschi che Voltaire non era francese e che i principi dell'89 erano un'infiltrazione straniero. La ' Rivoluzione nazionale" di Pétain é stato fatta per e– spei !ere quei principi. . Cario a Proto, dal canto suo, n·ell'orticolo, "Vichy: variante della vergogno fascista",- pada piu special– ·nente del problema degli- italiani in Francia, raccon– londo come, mentre Hitler ha imposto, fra_ le clausole del!' armistizio franco-tedesco, la consegna dei tedeschi suoi avversari politici; Mussolini non abbia chiesto (al·– traverso il suo rappresentante Badoglio) che. la libero– z.ione .degli italiani fascisti detenuti o internati durante lo guerra. E questo per ragioni di prestigio di fron1e ai novecentomila italiani emigrati in Francio ed anche ~e-r poter mantenere in questo paese lo suo sparuto quinto colonna. Le commissioni fasciste d'armistizio che fecero il giro delle prigioni e dei compi di concentra– mento per riportare in Italia i partigiani di Mussolini trovarono quasi da per tutto insulti e rifiuti. Il governo di Vichy non capisce questo spirito e. fo– menta lo xenofobia presentando i rifugiati politici co– me fomentatori di guerra e come responsabili dello ~ituazione attuale per aver disturbato ed impedito le cordiali relazioni con Roma e Berlino con lo loro pro– paganda antifascista. D'altro parte Mussolini, dopo a– ver lasciata ·"generosamente" in Francia i rifugiati ita– liani, rende responsabile il governo di Vichy di quanto questi possono fare, esigendo misure preventive contro qualsiasi gesto antifascista. E uno delle misure• che ho preso il governo di Vichy é stato quello di fomentare uno generico compagno ontiitoliono, assai ben vista da Hitler perché allontano i due popoli e che trovo il suo ortibiente in Francio per il penoso rJ;:ordo del– l'ultimo episodio dello guerra. Cosi "in ·novembre e dicembre del 1940 quasi nessuno facevo piu lo me– nomo distinzione fra italiani mussoliniani e ontimus– soliniani". E venne ·alloro la consegna all'Italia di Buoz– zi, Miglioli, Giovanna Berneri ed altri, do. parte -delle outorit6 tedesche d'occupazione, finché in marzo l'am– basciatore nazi Abetz, in nome dell'Italia, concluse con de Brinon uno convenzione per il trattamento degli italiani nella zona ·occupota, convenzione che prevede l'estradizione -di criminali politici con procedura som- 26 •naris~imo. Dopo vennero i negoziati d1retti fra· Vichy -~ RomCJ e "attualmente lo sorte degli -italiani in Fran– ( io é forse peggiore di quella dei tedeschi che furono, 3ssi, ufficialmente traditi il 23 gi';lgno 1940". In "ttolia Libre" di Buenos Aires del 9. d'agosto leggiamo un orticolo di Modigliani "L'altra soluzione" che non si pu6 lasciar passare senza éommento, mal– grado il tempo trascorso. Modiglioni sta vivendo ·10 teni bile esperienza europeo nel suo stesso· infuocato terren9 e chiede quindi all'intelligenza dei lettori che colmi le lacune e ·1e reticenze forzate. Ma il senso uell'articolo é ben chiaro. "lo mi sono sempre srorzato, ·dice Modiglioni, di mettere in evidenza nei miei scritti un fatto ed una necessita. Il fotto é quello del la irre– _s1stibile tendenza della vita economica di tutti i poe:;i civili, ad accettore sempre piu le forme e le regole di uno organizzazione coscientemente .disciplinato. In ta– le ordinamento l'assoluto spadroneggiare del!' iniziativa µrivota trover6 limitazioni sempre piu notevoli do porte dello Stato in quanto organo dirigente. Lo necessita ò quella di accelerare ed intensificare lo partecipa– zione delle masse lavoratrici olla vita e all'azione dello Stato; per impedire che l'azione di questo si risolvo ad oèsclusivo vantaggio di uno minoranza capitalistica che tenti rafforzare il proprio dominio, o dispetto della si– si-ematico diminuzione numerico dei suoi componenti. In altri termini: impossil;iilit6 di opporsi· allo progres– sivo organizzazione del!' attivit6 economico dei singoli paesi, mo dovere preciso di uno sforzo cosciente e per– severante inteso o sottrarre lo Stato -tutti gli Stati- . al predominio di oligarchie sempre piu circoscritte, per renderlo sempre piu accessibile o tutti, e, segnatamen– te, sempre p·iu sensibile alle rivendicazioni dei ·lavo– ratori. Non per tornare ---é bene ripeterlo-- olle grette concezioni di un operaismo miope e ormai-- tramontato. Non per instaurare servitu nuove al posto delie anti– che. Non per affidare ·alla chirurgia utopistico del _ri– voluzionarismo infantile. i rinnovamenti che dovranno es~ere il risultato dello sviluppo fisiologico delle socjet6 vmone. Mo si per fare dello Stafo il promotore ed il coordinatore insostituibile dello trasformazione collet– tivistico della vita- economico dei paesi civili (o in via di diventarlo!) ". A questo soluzione si contrappone,· secondo Modiglioni, "l'altro-soluzione", cioé quella to- 1-alitaria. Ed é curioso osservare come quest'accettazione dello statdilis.mo a oltranza, volendo esser cosa nuova, ,io terribilmente vecchio, e come "l'altra" soluzione non sia "altra" ma lo stessa. Il totalitarismo é appunto il figlio di quello statalismo socialista, di qùello con– cezione dello "rivoluzione dall'alto" che é andato sna– turohdo il ,movimento operaio ed il pensiero rivoluzio- - no.rio e che ora vien presentato come "esigenza d"i Jempi". Anche il fascismo si pres·ento come esigenza dei tempi e la · Russia ci ho insegnato che lo Stato nelle mani dei lavoratori é un mito e che lo Stato forte - soffoco appunto quello spirito d'iniziativa che Modi- - glioni, nell'ultimo porte del suo orticolo, vuol salvare dalle mortoli spire totalitarie. un· amico ci ho mondato il numero del primo tri– mestre di quest'anno del"lo "Revisto mexica,io de so 7 ciologio" (anno lii, numero 1), in cui sono parecchie ·cose notevoli. · . Anzitutto un articolo çi Renato T reves "Sociologia E· filosofia sociale nel pensiero italiano", chiaro e pro– fondo esposizione dello svolgimento del pensiero socio– logico in Italia, o per meglio dire delle correnti- di pensiero avverse olla sociologia positivo. (l'unico che abbia considerata lo sociologia ·come scienza positiva é stato infatti in Italia il Pareto) .• Gi6 alcuni positivisti preparoror1.o il terreno olla po– sizione critico distinguendo, contro I' Ardig6, lo filosofia del diritto dallo sociologia (giacché, sostenevo lcilio Vanni, il diritto non comprende, né pu6 spiegare tutta lo vita sociale). I neò-kontiani poi, con Del Vecchio, partono do questo distinzione, per6 per sottomettere completamente la _sociologia allo filosofia del dirttto. Poco piu tardi, con Croce e con Gentile, si arrivo od uno vero e proprio negazione dello sociologia. Croce,

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