Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941
ed ·arriva fino allo_ copocitazione tecn_ico dei lov~ratori, ciascuno nel proprio lavoro, e olro studio (per cui i sind'àca'ti dispongono di prezlosi elementi d'informazio– ne) della produzi.one in generale e dei suoi co!11plicati ingranaggi dei parte di chi si sent~ portato o questo genere di investiga-zioni ed é disposto o mettere do– mani al servizio di tutti le nozioni acquistate. Le stesse cose si potrebbero ripetere per le coopera– tive, che sono ancora assai scarse in America, mo che pur cominciano a svilupparsi e èhe potrebbero pren-_ dere primo o poi l'importanza èhe avevano_ in certi paesi d'Europa. Noi dobbiamo augurarci che la pren– dano e lavorare in quel senso. Certo le coope~otive, organismi che divengono centri di tutta una rete d'in– teressi, corrono assai piu de[ sindacati il rischio d'inse– rirsi cosi profondamente nella societé borghese da per- - dere il loro carattere di strumenti di trasformazione. Numerosi esempi pratici stan li a documentare questo · · rischio. Ma la volonto dell'uomo e, in particolare, la volonto e l'azione nostra di militanti devono pur con– tare qualcosa di fronte a questi inevitabili pericolr. D'al– tra p·orte il lavoro ed il consumo cooperativo, ·se pra– ticato su vastà scalo, hanno di per se stessi un_ valore rivoluzionario, perché feriscono .a· f9ndo il sistema ·del profitto ed obbligano prima o pC?_i l'avversario a gettare l'ormai inutile -anzi dari.naso~ strumento dello lego– lito, per passare oWozione diretta, cioé al fascismo. Le cooperative sono un mezzo di copacitazione e sopratutto d! creazione. Pero sono creazioni che bisogrio esse~e preparati a difendere, perché, _per loro natura, chia– mano prima o poi su di loro lo tormento, come· tutto cio che é vitale e, per conquistare l'avvenire, deve per forza rompere l_e vecchie cristallizzazioni. Le deformazioni capitaliste. dei sistemi _cooperativi, specialmente ora che il capitalismo é in crisi e trascina con sé nel baratro quando a lui si lega, rappresentano per n·ai il principale pericolo da combattere in quest'or– dine di cose, cosi come le infiltrazioni autoritarie e riformiste costituiscono il principale nemica da com– battere nei sindacati. Questa non vuol dire che coope– rative e sindacati debbaAa essere anarchici. Sana or– ganismi che rappresentano la _sacieto, _in maggioranza 0 nan anarchica. Pero noi vinceremo nello misura in cui· questi organismi ·che si appongano alla _sfruttamento ·"" economico e _tendono a creare nuove fo~me . di vita, conserveranno ed aumenteranno la loro autanc;>mia di frante al governo e agli interessi capitalisti oggi, e di fronte ai tèntativi centralizzatori domani, in_ seno ai necessari, inevitabili, fecondi rivolgimenti che ci aspet– tano: E -ripetiamo- l'unico mezza per evitare lo centralizzazian•e é quel'lo d'assicurare uno coordinazione di tipo federalista fra questi organismi di base. La nostra sfera d'influenzo non si deve limitare. al campo economica. Lo sviluppo estensiva e intensivo della cultura é condizione imp;escindibile per lo conquista e la canservo~ione della liberto. Lo sapevano· i fascisti I quando· bruciavano le biblioteche, l'han sempre saputo i preti che han fatto dell'insegnamento la principalè delle loro armi, lo sanno i partiti autorita·ri (e special– mente il partito autor:itario del nuovo tipa, il ·comuni– sta), che danno alle attivito cultllrali un'importon?'.o stroordirioria. 11.fascismo, il comunismo, come i gesuiti, trasformano i centri di studio,· le o-ssociozioni culturali, lo scuoio, lo stampa, il cinem0togrofo, lo rodio, in' stru– menti di dominio., Se ne impadroniscono per impov·e– rirl ( e per impoverire attraversa loro lo spirito umano e soffoco(e in lui l'ansia d'espansione, d'arricchimento, di liberto. PeF noi, come per loro, lo cultura ha un'im– portanza vitale. Noi non vogliamo farne uno strumenta di lotta; vogliamo liberarla, perché possa esercitare o sua volto la suo funzione liberatrice; v'ogliàmo liberarlo dalle influènze politiche e dàgli interessi economici, perché si sviiuppi e cresca seguendo le sue leggi in– terne, senza dogmi e senza frasi fatte, senza altri idoli che la verito nella scienza e la bellezza nell'arte. E se la scienza dovro servire le necessito pratiche e dovré dare il suo contributo olla tecnico, che sia nell'interesse di tutti e non di. pochi. A raggiungere questi fini; a combattere questa bat– taglia, non bastona i ristretti circoli di studio, gli Atenei popolari (che pure possono svolgere un'azione ·effica– cissimo), le scuole e' le biblioteche sindacali. Non biso– gno dimenticare che la Stata ho in mano· l'istruzione pubbl iéo e che attraverso le scuole model lo lei coscienzà di milioni di esseri in formazione, ciaé lo· coscienza del mando di dor:noni. ,Oro esiste tut-ta un· movimento -e - dove non esiste dovremmo esser noi a crearlo- per dare allo scuola · un'~utanorriio sempre maggiore, che permetto d'applicare le conquiste della pedagogia ma- . derno, che sono tutte conquiste di liberto. Le_ associa– zioni di genitori e maestri, di genitori, professori ed olu,.:;-ni, di professori e studenti (corrispondenti ai diversi gradi dell'insegnamento) tendano ci prendere, special.– mente in certi ·po.esi, un'imp<;>rtanza sempre maggiore. I-n mono di queste associazioni staro la scuoio di do– mani. Bisogna che prendono coscienza di questo loro funzione. Non dobbiamo cadere nell'errore fr;equente di disprèz– zare la scuola pubblica e disinteressarsene. Co,si com'é, con tutti i suoi difetti e le sue deformazioni classiste e autoritarie, é ancora assai migliore della maggior porte delle scuole private._ Essa é un diritto da difen– dere, .uno strumenta di elevazione da liberare e perfe~ . zionare. Da lei bisogna partire per creare la scuola nuova. Come genitori, come maestri e come a'lunni dob– biamo lavorare a liberarla dalle potenze oscure che la . ' deformano e ne minacciano l'avvenire. 11 discorso potrebbe continuare· per quel che si rife- 1 ri~ce agli altri aspetti della vita. Ma sarebbe dàvvéro troppo lungo. In genere si puo dire che dovunque sor– gano forme d1 vita autonome e decentralizzate, li é il nastro posto. La teridenza a creare queste forme di vita esiste ed é sempre esistita; pero bisogna incorag– giarla e non perderla di visto anche. se si tratto di c,rganismi appàrentemente poco .importanti come· le sa– cieto locai i "de fomento" cosi camuni nel l'Americo latina a le associazioni di pompieri volontari. Non si tratta naturalmente di disperdere lo nostra attivito in mille dire~ioni. Si trotta di vivere, olt~ la nostro vita di militanti, la vita di tutti, ma nel nostro senso. Si tratta di non fondare conventi ~piritualj e di ~,001mergerci_ nella corrente vitale di cui formiam0- par– .te, cercando di spingerla verso un avvenire di liberto. Si tratta di non dir:oenticare che il nostro ..i?n ~ un navimento come gli altri, che noi non vogliamo im– porre un sistema e trasformare in leggi e regolament'i costrittivi una nostra costruzione mentale, mo e·limi– nare la coazione ed aiutare o coordinare -per assicu– rarne lo sopravvivenza- gli elementi di creazione po– polare~ ·spontanea. Noi quindi piu degli altri -pur esoendo assai piu profondamente rivoluzionari- abbia– mo il dovere di conoscere il mando in cui viviamo per 19
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