Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941
sbattuti l'esilio e l'azione piu particolarmente italiana. Per spiegare questa necessito, specialment•e qui nel Sud America, ci sarebbe voluto qualche anno fa un piu lungo discorso. Ora non piu. L'esempio spagnolo é stato chiòrissimo ed ha fatto piu di molte parole. Nessuno discute oggi ai compagni spagnoli in esilio il diritto che --al lume dei principi internazionalisti- si negava un tempo a noi, ai compagni russi _e di oltre r:,azibno– lit6, di organizzarsi per continuare dal di fuori lo lotta contro il regime del loro paese, adottando lo tattico che · l'esperienza diretto e lo conoscenza dell'ambiente indi- chi-no loro come piu appropriato. Accanto al problema di queste organizzazioni d'esi– liati. che hanno un carotter.e loro particolar.e e di_ cui parliamo perché questa rivisto é c-omp.iloto e letto do itolio_ni, c_'é il_ problema piu generale dell'organizzazione degli anarchici, ·problema· che é posto e ·sentito nei diversi paesi in modo un po' diverso. Senza· entrare ih discussioni inMrne, possiam; offermaré' in nome nostro -~ degli anarchici che lo pensano come· noi (che son molti): al per quel che si rife:isce olla ricostruzione socio le: che, nello soci eta, solo ·1'orgonizzozione (quan- - do coordini senza subordinare) pu6 garantire una vero -autonomia degli individui, dei ·gruppi e degli organismi vari della vita·_ collettivo; b) per quel ch·e si riferisce alla· lotto e al metodo d'azione in seno allo societa at– tuale: che ogni scopo do raggIunQere, quando trascendo le possibi Iit6 d'.un solo individuçì, ric~iede una coordi– nazione di sforzi. L'opero culturale è di propaganda, la -preparazione •rivoluzionaria, l'ot-tivita c;reotiva nei limiti delle possibilità che ci offre l'ora presente, presuppon– gono un'organizzazione, se pur- non si vuole lasciare- lo vita e !'.azione d'un movimento che é come I' autoco– scienza del mondo nel mornen_t~ attuale, in 'balia di persone o di gruppi sporadici I e occasionali, che, quando ~no efficaci, rappresentano sempre un pericolo autori– tario molto maggiore - che quello che c' é in germe In ogni or-go_nizzazione, come del resto é in germe in tutti gli uomi_ni e in tutto ci6 che· é umano. Un buon amico e compagno nostro, per provare l'inutilita del– I.-orgonizzozione, raccontavo un giorno in una conver– sazione privato, con l'emozione lirica che é la carat– ter_istica dei· suoi momenti migliori, che un gior·nole li– bertario_ opera di pochi _compagni, o cui egli aveva dedicato per molto t!;!mpo l,e sue energie, attraeva a sé le me,nti e le volont6 come uno calamito. "Il giornale ---diceva press'a poco- creavo intorno_ a sé una gron– de associazione · spontanea, i cui membri erano diss~– minòti un po' da per tutto-:· Arrivavano lettere da tutte le parti e do per tutto si prendevano iniziative".· 11 /vi,ncolo comune, noturolm,ente, non era un'assemblea, . '-.. ma il giorno'le,- cioé lo parola e l'azione di poche per- sone. E non é chi non vedo che, malgrado le migliori intenzio,:ii, il peri.colo ,autoritario é molto _pi_u i1"11,minente ed evidente in un nucleo di questo tipo, -che in un'or– ganizzazione· i-n cui le deliberazioni sono prese dopo una lungo discu_isione in· un'assemblea, e in. cui gli in– caricati di metterle in pratica sono responsabili di fronte oi loro compagni. 11 · che. non esclude/ l'esistenza di giornali o riviste o d'iniziative varie che siano opera di piccoli gruppi o d'individui. Quando l'organizzazione e lo spirito organizzativo esistono, l'azione individuale si moltiplico se é od appare buona, é meno pericoloso o rischio meno d'impegnare· i non consenzienti,. se é od appare cattivo. E' bene quindi che- esisto -per l'azione da svol– gere localmente, nazionalmente ~ .,internoziona-lmente– una organizzazione anarchico, formato do coloro che - . Il I' . accettano pIu o meno, nelle 'linee génercili; gl-i stessi princ1p1 e gli stf)SSi metodi di lotto. I compiti principali del movimento anarchico orga– nizzato· e r;!_Onorganizzato si possono dividi re in due categorie: permanenti e circostanziali. - Compiti permanenti: si possono' riassumere tutti nel– la preparazione rivoluzionaria· e nella civoluzione stes– sa, giacché tutti i progressi sulla strada della libé~t6, anche i piu pacifici, finiscono prima Ò poi col-L'essere attaccati· con la violenza e, o vengono"distrutti, o sboc– cano in una rivol1,1zione. Mai come nel momento at– tuale ;,é visto chiaro questa fatalit6 della difesé rivo– luzionario dell,e conquiste acquisite, difesa che non é efficace se non trasformandosi in offensiva. Per preparare le coscienze alle necessarie trasforma– zioni -socia'li la primo orma é la prdpoganda: quella _oral,e,. quella scritto è quella silenziosa -lo-. piu effi– cace- attraverso !',esempio. Il ,;'.,ostro mondo idealé dobbiamo cominciare col crearlo in noi stessi. Altro compito ugualmente importante é lo p_répar0- zione materiale, qu(;lla che é ·mancata in ltolia e do– pertutto (salvo in Spagna), mentre l'avevano i fascisti a cui poco importava che m'ancasse lorò il resto. Terzo compito, di cui s' é parlato troppo poco, é lo studio e. come cònseguenza dello studio, l'inS:egnamento. La necessita d'elevare il_ rivello c~lturole proprio e quel– lo delle mas:ie ,in mezzo a cui si svolge la loro azione . é stata' sempre sentita dagli anarchici e questa preoc– cupazione costituisce appunto, anche agli occhi di chi li conosce poco, una- delle loro principali caratteristi– che. Ch•,; questa. p'r-eoccupozione abbia prodotto a volte un unilateralismo che ho dello mania . ( il naturismo é un esempio tipico nel Sud America) é un altro poio di maniche. Il fatto é che chi vuol comandare ·non ha nessun interesse nel diffondere lo cultura. Mo per noi che vogliomo 1 che tutti siano attori -in quest'immenso dramma che é la storia, che vogliamo che ognuno sco- . pro in se stesso le 1 norme- dello sua azione, lo cultura é ·uno necessita vitale; é l'armo piu propriamente no– stra, perché é l'arma che libera lo spirito. C' é pero un a'.spetto di- que~o lavoro di studio é:he é particolarmente importante, anche se é, ~enerolmen- • te, il piu trascurato: _voglio parlare della capacitozione ·tecnica. Noi vogliamo le fabbriche in mano agli operai, lo terra in mano ai contadini (almeno sotto l'aspetto del lavoro, perché, sotto l'aspetto della quantita e della qua lita de_lla produzione bisognerebbe dire: nerle mani clella collettivita); vagi iamo le sçuole 'in mano ai ge– nitori, agli studenti e oi maestri, e- cosi; vro. Ma a– vremo tanto 'maggior probobilit6 di _raggiun;ere ,il no– stro SC?PO quanto piu gl_i operai e i contadini cono– scano il !,oro lavoro e le sue possibilita di sviluppo non solo del punto di. vista delle azioni. che individualmente essi devono ri_pet_ere per portòre. alla produzione lo- loro oper.a personale, -ma anche dal punto di vista piu gene– rale del capotecnico o di quel pad~one che vogliamo eliminare. Non si fratta di prescindere dai tecnici spe– cializzati, di cui si avra sempre bisogno, mo di ridurre al minimo il pericolo che essi possono rappresentare come nuovo cla,sse -dominante in formazione. Bisogna risuscitare, adottandolo ai progressi ,tecnici di oggi e a tutte le compficazioni che essi ci hanno portate_, lo spirito libero dell'artigianato, creatore di quella demo– crazia diretta che fu il é'omurie medievale. Se gli o– perai sono capaci ed amano il proprio lavoro sono assai piu vicini ad esser liberi. Un_ nostro compagno, çissassinato dag_li stalinisti in Spagna ·nel tragico moggio del 1'937, Peçiro Tufr6, pri- 17
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