Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941
l'individualit6 delle varie nazioni, ma la· difende, come:: difende nella nazione la piena autonomia regionale, m·u-• nicipal~, familiare, individuale. Non é l'unita unifor– motrice, ma IÒ coordinazione infinitamente articolata in cui !a variet6 innumerevole degli individui· trova l'aiuto necèssdrio per il suo illimitato arricchimento e sviluppo. Vogliamo abolire le frontìere appunto perché esse costi– tuiscono un limite oppressivo contro le individualit6 no-• zionali reali, che non sono statiche e quindi. non sono esattamente delimitabili. Nelle zone di transizione fra un popolo e l'altro, la class_ificazione attuale opprime sempre una delle due civilté che confinando si mesco– lano. Solo abolendo le frontiere qu~ste zone di tran– sizione vivranno una vita vigorosa, ricca in fecondi mu-– tamenti e in reciproci scambi. Solo abolendo le frontiere si pÒtr6 risolvere I'angUstioso problema della minoranze nozionali e si potr6 liberare il naturale amore per il su?lo natio,- per la lingua materna, per la cultura dei padri da tutte le scorie nazionaliste e aggressive che lo snaturano. hl Questa, la meta. E la strada' La rivoluzione. Pero "rivoluzione" é di quelle parole che bisogna pulire, perché si veda quello che sono, tanto sono state s;:,orcate dall'uso e dall'abuso che se n'é fatto. Rivolu– zione é quella de11'89; rivoluzi'one é quella del 1917; rivoluzione é quella. fascista, quella nazista, quella· di Franco. Bisogna distinguere; bisogna parlare della "no– stra" rivoluzione, che non é un corpo 'di stato, che non é un salto con rincorsa' dalla pianura a dal carcere alla ·cima dello· torre del potere. ·Siamo rivoluzionari, perché non crediamo (ormai non ci crrede piu nessuno) che la democ~azia parlamentare sio il vèicol0 naturale dell'~voluzione pacifica. Siamò rivoluzionari perché il nemico, lo Stato, é armato, e non si combatte solo con armi spirituali, materializzate in carta stampata, contro un_ némico armato di ferro. Eliseo Reclus nel suo libretto "Evoluzione e rivoluzio• ne" d6 un'idea chiaro del nostro concetto di rivolu– zione, cambiamento brusco dei rapporti fra gli uomini e fra le cose, preparato da un lungo processo evolutivo. L'organizzazione autoritaria dello societ6 fa si che lo recita umana in "continua trasformazione sia imprigio– nata in rigidi stampi che la comprimono sempre piu. Arriva un momento in· cui é necessario rompere lo stampo. Non essendo diretta alla conquista del potere, ma alla lib_erazione delle· energie creatrici dell'uomo che ora sono viol~nt-'emente compresse, la "nostra" rivolu– zione é la piu difficile. Non pu6 i11fatti permettersi il lusso di. dist_ruggere la propriet6 e lo· Stato se non a patto di costruì re nello stesso tempo l'economia collet– tivo e l'autonomia coordinato. La Spagna schiacciata da una coalizione mostruosa, ma che ha resistito al foscismo piu a lungo di quolun-· qué altra nazione d'Europa, appunto per il carattere vitale, creatore della sua lotta, ci d6 un esempio im-– perfetto fin che si vuole, ma reale ( imperfetto perché reale) di quel che sia una rivoluzione libertaria, rivo– luzione çhe distrugge al centro e in alto e costruisce febbrilmente qllo base. Si pu6 rimproverare alla rivo– luzione spagnolo d'aver distrutto troppo poco, non di non aver c.ostrui-to. E quest'opero di ·costruzione s'é realizzata al di fuori dello Stato, contro lo Stato. Il cçimpromesso_ col principio statole é stato, per lo rivo– luzione, un fattore di straordinario debolezza.. 14 Il QUEL CHE AGGIUNGIAMO OGGI nuovi problemi. Il catastrofico precipitare del mon– do in cui le tendenze che oggi si contendono il campo si sono formate, pone o tutte enormi. problemi, molte volt-e piu grandi di loro. Tutte si sono viste obbligate o rivedere lo dottrina e la tattica; alcune stanno soc-• combendo in questa revisione forzata. Qual' é la posi- I zione e il grado di resistenza del tradizionale program– mo" anarchico di fronte olla nuovo rieolt6 e ai· nuovi problemi? .., Diciamo anzitutto che mai uno ..,dottrina ha trovato nei ·fotti uno conferma piu netta, una dimostrazione piu chiaro. Mentre il Socialismo di Stato é morto assai male in RussiQ sboccando né! totalitarismo fascista, non per ostacoli esterni, mo per l'evoluzione logica e previsto dell'outorit6 statole, il primo, imperfetto e parziale e– sperimento d'organizzazione libertaria dell'economia- e dello é>Ociet6 ( in Aragona, in Catalogna, nel Levante spa– gnolo, in parte di Castiglia) é morto bene, perché é stato schiacciato materialmente -e non moralmente, sul campo di battaglio contro il nemico fascista. E'. uno morte che lascia intatte tutte le possibilit6 di risurre zione __ li" capitalismo privato tende o -sparire, secondo l'o ;pirazione dei socialisti di tutte le scuole. Lo Stato, tonto quello che si dice socialista come ·quelli fascisti (e· la tendenza si osserva anche negli Stati democratici) met– te a profitto la decadenza capitalista" per creare nuove, piu centralizzate, piu oppressive -forme di sfruttamento, a beneficio di nuove e piu rigide c_aste privilegiate. An– coro una volto, durante la -guerrd spagnola, abbiamo visto i govet~l mettersi d'accordo 1 contro i- popoli. E il fenom2no si pu6 riprodurre in questa guerra nel mo– mento culminante. " Questa corrisponden-za tra la realt6 contemporaneo e la concezione che gli anarchici hanno della vita e dello storia, é stofo fino o un certo· punto pericolosa, perché ha fatto trascurare nell-e nostre file lo studio de_i fotti particolari ,e delle relazioni nostre con questi fat– ti. Troppo\ spesso ci siamo accontentati di affermazioni generali, mentre intorno a noi il campo d,2lla lotta 'e le necessita della lotto cambiavano -continuamente. Pri– ma di tutto i due nemici: lo sfruttamento economico. e I'~utorit6 politico prendevano nuove. forme e combatte– vano con nuove armi; la propriet6 privata sto morendo di morfe naturale, il parlamentarismo si sta difendendo debolmente contro una realt6· che lo sorpassa; lo de– mocrazia borghese, secondo le ,:,ostre previsioni, ha fatto fallimento. Al suo posto si forma la nuova realt6: io Stato onnipotente, senza Parlamento e senza Costitu– zione,· padrone della fabbrica, della scuoio, della ca– serma e fors,e della chiesa, capace di privare l'indivi– duo non solo della liberto, mo- onch_e del pane, non solo dei mezzi d'informazione e di .comunicazione e dello possibTlit6 di riunirsi con i propri simili, ma anche dello -liber_a scelta dello sua residenza e del suo lavoro. E' lo Stato totalitario, é per noi, soldati della liberto, il nemic; totale. E' la negazione, non solo dei valori su– perati e negativi della democrazia borghese nota nel 1789, ma anche di ci6- che in essa c'é di vitale, di quel liberalismo, di quell'ansia di liberazione della persona– lita umana che animo le rivoluzioni .del secolo scòrso e di cui noi anarchici siamo gli eredi nel terreno politico, come nel terreno economico siamo_ gli eredi del sociali– smo del lo prima Internazio~ale. Noi abbiamo, oggi come ieri, molto da distruggere e
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