Studi Sociali - XII - n. 1 serie III - 31 ottobre 1941

iern1no neÌÌo spazio e nell:attivitò dèll;uom·o. L;ecorio– mia politica é per lui ''/'-economia dell'energia che ci vuole in ur:ia societo per la soddisfazione delle neces– sita umane" ("CampÒs, f6brièas y tolleres" - Ed. spa– ·gnola - Barcellona 1938). Tutto questa per dimostrare che lo presente discus- sione non ha, nel nostro campo, un carattere di revi- - sione di idee gio _acquisite. Premesso questo, ·mi si per– metto fare, a proposito dell'articolo di A. Simon, alcune . osser~azioni che, partendo da chi non .ha ~no ·cultura specializzata sui fotti economie\ non pretendono avere nessun carattere definitivo e vogliono solo provocare un ulteriore chiarimento del problema. Sono pienamente d'accordo con Simon quando dice che non e' é sopraproduz io_ne ma sottoconsumo e che siamo lòntani dall'abbondanza. Per6. la tendenza gene– rale- dello macchina ad aun;entare la produttivito del lavoro e quindi a ridurre le ore di lavoro mi pare an– cora innegabile. Il li,vello di vita -dei primi quarant'anni di questo secolo é stato indubbiamente superiore o quello dello seconda meto del sefcolo scorso (oro non sappiamo in che abissi di miseria ci pu6 precipitare la guerra); ci sono plu disoccupati, e una parte incomparabilmente maggiore di braccia é assorbita dalle industrie degiC ar– mamenti. Lo popolazione é ondata in continuo au– mento e l'economia copit~listo é arrivata ali'a distru– zione su vasto scala dei prodotti di prima necessito per salvar~ i prezzi da un crollo totale. Non é l'obbondan– :.;a: lo produzione sorpassa non i bisogni, ma il potere d'acquisto delle grandi masse; d'accordò.' Per6 lo sor– passa assai piu di primo, e il potere d'acquisto non é diminuita. Dunque lo produzione é aumentato. Ed é aumentata in misuro suffiçente do far scendere ver– tiginos.omente i prezzi e do sopprimere quasi comple– tamente -in certi rami dello produzione- il profitto capitalista. Di qui una crisi che sbocca necessariamente in una profondo trasformazione economico. Il fascismo •é uno dei due possibili sbocchi (quello assolutista) d"i ;uesta trasformazione. L'altro sbocco é il nostro: la rivoluzione dello liberto. Ora, é possibile che quel pro– gresso tecnico che sta cambiando sotto i nostri occhi il panorama del mondo, non abbia alcuna parte in questa crisi che apre all'umanit6 le due strade, della vita e della morte? Simon ci dice che il maggior penessere (ohimé, molto relativo) -non si é osservato in tutti i paesi e, dove si osservo; non é che· la conseguenza del le rendite. im– p·eria Iiste della fatico cioé delle popolazioni coloniali, sfruttate; fino al massimo in u~ lavoro in cui spesso la macchina non ha alcuno parte. L'esempio d_ell'lnghil– terra é classico. Ma si pu6 citare anc:he, per dimostrare il co.ntrario, l'esempio dell'Italia, poese __ per cui le poche colonie non han mai rappresentato altro che un peso e che pure ho visto elevarsi notevolmente il livello di vita dello sua popola~ione o partire dal 1'900, fino al momento della crisi, che é cominciata in Italia prima che altrove per motivi estro-economici. Simon, come prova dell'inefficacia del macchinismo capitalista per aumentare la produttivito del' lavoro, ci dice che le no~ioni europee, o/tornente industrioliz-– zote, importano assai piu di quento esporti.no, quindi ::ié che producono é insufficente ai bisogni, quindi l'ob- 6ondonzo é un mito. Per6 non bisogno dimenticare che l'industria europeo é stato ·assorbita sempre piu, negli LJitimi decenni, dalla fabbricazione ·di materiali di guer- - ro, produzi~ne sterile che né serve a soddisfare biso– CJni. (tende anzi olla distruzione dei prodotti utili) né ci esporto; se non 111 minimo porte. Se /''obiezione e giusto, l'argomento vale si contro il. sistemo copitali– s1o, mo non contro la fiducia nello funzione dello m~c– c.l,ino. Nelle linee 9!Jfleroli Jq tendenza dell_p macchino od e:umentare !o produttivito e quindi a ridurre le ore ·di . !avaro pare innegabile. Per6, il mondo capitalista e il n,ondo totalitario che dal capitalismo é noto,, ed ora le nego, mo solo nel suo aspetto individuale, non uti– lizzanp questo merqyiglioso strumen_to per migliorare le condizioni dell'uomo; l_'utilizzono per intensificare :I profitto ed il· piacere di pochi, l'utilizzano per dare nuove e piu potenti armi d'oppressione olio Stato. L'umanito nuovo, quale usciro do quest'incubo e dc questo bagno di sangue, dovréi rinnovare il. suo ·stru– mento di lavoro e dirigerlo od altri fini. Mo quale soro ì; criterio di questo rinnovamento? Il procedimento tec– nico che tende ad intensificare il profitto ciell'impreso– rio non é sempre e necessariamente quello :stesso eh~ r:;otrebbe essere utile -se posto nelle mani dello col– lettivito- oi fini del benessere comune. Il~ fine influi– sce sul punto di partenza. E in fo.ndo, l'articolo di Si– rr.on vuol dire proprio questo. Per6, quando scendio.mo agli esempi ci accorgiamo ch2 _bisogno prima di tutto fiss_are quale sia l'ut_ile co- - mune. Sta nel lavomr ·meno o nell'ass.aporare la ~vita con maggiore estensione,_ intensito ed altezza? Sta nel diminuire asceticamente i bisogni, per diminuire po– •ollelomente lo sforzo neces!iorio a soddisfarli, oppure nell'aumentare le possibilito dello_ persona umano di, fronte allo natura e olla mate.ria, per soddisfare nobH– niènte quella "volonté di potenza", inerente al nostro spirito e che, soffocato da un' lato, erompe dall'altro, dandoci oggi 1o guerra, l'assolutismo foscistci, la casto, io razzà? O non sto piuttosto nell'instobil2 e sempre rinnovantesi equilibrio tra quest'ansia di sottrarsi al– l'abbrutimento del lavoro· etcessivo-e il bisogno d'in- -dirizzore queste en_ergie cosi ricuperate verso fini per– ~onali, che possono essere piu o meno alti, ·ma che rovano il i/oro valore nel fatto d'essere liberi (e nella \ ' lìberto possono educarsi ed elevarsi, mo quasi mai po- tranno prescindere. da quegli strumenti materiali ché ,:ono olio, loro volto il prodotto d'un lavorai. Il fatto che f ioscuno di noi abbia in sé queste due tendenze ·- -che individualmente sono una tendenza solo, mo nel é'"ompo sociale sono due e contrastanti- deve aiu.tare a trova-re questo sempre diverso equi Iibrio, imperfatto come tutte le cose umane. Simon non sembra vedere questo doppio criterio. Egli dic2 per esempio che lo ricerco della velocité é spesso antieconomico dal punto di visto· dell'interesse generale, perché é dimostrato che per oumenfarlo del doppio, bisogno quadruplicare o piu il lavoro necessario a pro– durlo. Egli tien conto qui .di uno sola delle due esi– genze: il risparmio di lavoro. Naturalmente, sparito il profitto, non solo si utiliz- 2.erebbero in modo diverso le macchine esistenti, ma si orienterebbero anche vers'o altri scopi le ricerche e gli esperimenti' diretti a nuove creazioni nel campo dello tecnico. Mo questo nuova orientazi_one non do– vrebbe· avere un solo senso. Ora la fertilité maroviglioso dello scienza applicato é contin_uomente frenata do 11' interesse privato, che ten– de per esempio o sfruttare la ·macchinario gié superato do nuav2 scoperte, finché non abbia pagato il suo co- " stq. Di_ qui che i trust pongano un freno olle nuove invenzioni, ci6 che non ·avvenivo in regime di capita– lismo liberale. E non é detto che questo freno, che

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