Studi Sociali - anno VI - n. 40 - 15 maggio 1935
Tutto QUe!il0 fu c.omprcso dagli anarchici. che )-,f nza. dubbio per tali ragioni •divennero unilateral– rnrmte c:omunisti. F.; ne avevano le loro ragioni. Cosi ahbandon6 il collettivismo lo stesso Riccardo ,Me1la. n migliore suo teorico spagnuolo. il quale dice te– stnalmcnte nel suo prologo alla traduzione dc "La. Scienza. Moderna e l'Ana,rchia'': «TI coHettìvismo. col i-;1,c 1 ,principio di alternativa rispetto -ai modi di cU– ..... t··ibnzione. é passalo ::illa storia» (13). DUE SPIRITI C dii:ssenso rivela dn,+ stali di spirito. Io segualo I! a:ale che non rsista nel nostro ambiente un con– cetto delle norme libertarie che potrebbero impron- 1:ufc o suggerire efriGtce111ente ·una rivoluzione. Fab– l,ri mi risponlle ehe anch'io dissi che l'anarchismo •' più rjrco in apporti c0-3lruttivi cli tutti gli altri r:1rtiti insieme, i! che prova, a suo parere, che l'ar– i 1,trnmento delle masse devesi non tanto alla. man– <·:rnz.1 cli programmi quanto al loro servilismo e :di.'opportunismo dei partiti. Osserviamo. in primo luogo, che la nostra. abbon– d:11~te letleratura su problemi e c:oncetli cli rico– ~truzione non implica l'esistenza di ,programmi. ma ,::loio lo sforzo J,3olato di date, individualità. Eppoi, Q1?esta tendenza non é penetrata nella. meutalit(t ~;(•nerale anarchica. Quelli che partecipano al nostro movimento non hanno idee concrete su quei pro– blf'mi, né C'Oncepiscono norme pratiche di a'Pplica– zione locale, regionale o nazionale. ·Quelli che si !1,!eressauo alle nostre idee trovano solo risposte l'<tghe, che non soddisfano chi comprende qualclte cora della vita sociale. I partiti autoritari, invece, hanno grandi nuclei rii rn~iitanti o inte1lettuali che, sia con la loro ntti– v :ta polHica nazionale, si•a per basarsi su ci6 che $:.mno o ci-eclo110 di sapere- sulla Russia, sia per lti hro analisi dei tenomeni economici del capitalismo eui li spinge il loro dottrinarismo marxista, o danno rlsposte concrete di ordine generale in quanto al– l'ùrganizzazione dell'economia per mezzo dello Sta– i.o. oppure danno l'imprei;sione di ,essere meglio pre– parati ad affrontare le difficoltà (14). Potrà discutersi il vaiore di tali risposte. ISo che 1!1<.•lte volte, per po1·0 che si analizzino, l'apparenza ,fi prep,arazioiw fa stringend nelle i::palle. Per6, ap- 1'·l1~·enzao no, ci6 seduce quelli che hanno aspira– zioni di camlJiamento. rercbé il naturale in ogni i11cHvid110é l'arrennaziouc. non la negn7.ione. E. nel t1oYare in noi dagli uornini che la illuminano sui mali sociali. la gente ci chiede, come corolla.rio IC't~ico. che la illuminiamo anche sul modo di sta.· b!lire una società in cui quei mali non ci siano. Sostengo dnn<1nP che se vogliamo attrarre ade– ri:-nti alle nostr<' idee. clobblUmo far vedere -chiara• nu:nte in che forma. le crediamo vitali. Per6 dob· 1 h··_o_.f.a_r_lo.._ J..!Q.1 t ·izzando astratt~ente, beusi brientandoci e orientando gli altri d'accordo con -la n-,altù ambiente nella ·quale attiviamo. 1 1ibri ipo– t.r·ticl non hanno fatto gran cosa, ,c. meno lo t'a– n.1.1!110 d'ora in avanti. Se ci manteniamo nelle formule cli principio, non <:r,nvlncer1>mo ne~;rnno. P• scompariremo. Una delle ragioni che cléi ai comunisti la ·fede con cui com– h:tttono., -é l'esempio di .Russia. Sono sicuri di poter 1 t a.lizza re i loro ideali. F. questo <:ontrihuisce ad alt~arrH partigiani alla loro dottrina, compresi dei p::rtigiaui usciti anche dal nootro campo. E' impre· 8tinclibilo crearo la convinzione che sappiamo quale v;a prendere per organizzaro la socict.ù ancbo du– rante la rivoluzione. 1-1 questo devo far~si con studi serL Per infonùere fiducia nella nostra cap,a.cili't. dobbiamo cominciare c·on l'averla fondatamente in noi stessi. lndubbia– nwnte la rivoluzione ci obblighera a rnodificaTe mol– -~o del previsto. Ma senza una previa prepar-aziono "";1-r·almente solida, nulla improvviseremo. Faremo cli- ~c01'3i invece di dare norme concrete di organizza– zione. Neppure pnU attrarre seguaci né convincere alcuno il limitarsi anticipatamente a una ·prepara1.ione di minoranza (15). La immensa mag-g-ioranza degli uo– mini nari verranno con chi adotti tale posizione, r,erché essa tende scmpr'! al concetto generale della rlr•rganizzazione sor,i,ale NI ha bisogno di conoscerlo per potersi pronunciare. Fra chi dica: «noi vogliamo •icrganizzare tutta la società su tali e tali iba!!ii, con tali e tali mezzi. fin dal principio», e «noi vogliamo che si lasGi ad ogni t0.ndenza il diritto di sperimen- 1:.ire i suoi concetti nella forma che le sembra mi· gì.)ore, quando venga la rivoluzione», andra coi primi. E non lo .fara tanlo per mentalita cli schiavo <1ua.nto i.;f'r averr nel primo unn sensazione di sicurezza e cnnsistenza chf" 1M11 trovPrà nel secondo (16). Pu6 darsi dw. 1nalgraclo tutto, noi risultiamo mi- (13) Queste criticlw al collettivi8mo sono in generale· giustissime, per cui anche io sono comunista ann.rchicv ,. non collettivista. Ma se vi foss('rn ,,ri;anizzazioni o aggruppamenti sociali che, nf!l loro 8P-no, volessero e trovassero il modo di praticare una norma. di distribu– :;:ione collettivista, non vedo come e chi avrebbe diritto ct'lmpodirlo. - L. F. (14) Non condivido questa cattiva opinione sui nostri militanti, in confronto del partiti autoritari, i <1uali di pii'l concreto di noi dicnno una co[ia sola: ":,\Janclateci al potere e vi faremo felici". Tutto il resto é. dialct– tlra.. - L. F. (15) E' ~iustn; ma iQ non ho mal parlato cli "liml• t:1rsi" a una prep arazione di minoranza. Ho eletto ehf' hiso,c:n:l J)C'Tl$ l.re anche ad C'ssn., 'Oltn• che prospPttar,, :-;Gluzioni generali, p,·rC'hél'evcntualit;i <li troYorsi in ml- 1wranz:1 P 11tc,!to JH'Obnhile. - L. F. t 1.6) Non dico clw sb. rncntalit:l d;l. ~('!1iavo, ma Ctlrto <· mcntalit:i dogmalil·a. (lucila cho non <' Omp rende che la MCorula partci (libera sperimenta-dono) n.on nega né ri– sclude la prima (programma. di riC'ostrm:ionP generale). bcnsf la completa anarchicamente. Allr- me ntalitjl. 1il .ie re ~ di buon senso non puO venirne <•hr, una sensn:r.ione t.li maggior !iicurezza e consistenza. - L. F. , . STUDI SOCIALI noranza .. :vca la nostra. minoranza sarà e rimarrà scheletrica J)Pr mancanza cli un ·amplio spirito .crea• trire. 1'~ ulCine •~comparirà. •LrL creazione rivoluzio– naria t• u11 probloma generalr. e non di frazioni. Jl :--o!o modo di aumC'ntare le noBtre forze e d i arri– van~ ad esser maggioranza. e ·di esporre in ogni pae.so uc. concetto elle. in ho -chiamato totalitario ·d ella r.irolur.ione>. F.: ma.1Jtcncro, per[ezionandolo, lo spirito classico dell'anarchismo. Cosi. Io ripeto, non solo illfonderemo fiducia agli altri. ma l'avremo, so ci c2pacitiamo adnguatamentc. nel valore della nostr~1 :,ropria. azione. LA FUNZIONE DELLE MINORANZE ,Anchf' quando dovessimo seguire ad essere miuo– ra1:za, persisto iu affermare che sareùbc- un errore tattico enorme acloUare la posizione raccomandatH eh Fabbri (17). Ho detto perché: lottando o no, snremmo rapidamente mitragliati e schiacciati. V'€, a mio ~iudizio. un lavoro molto più efficace da svi– ll;ppare: quello di mettersi nelle cooperative, nei sindacali. nei comuni, e incitarli fin dal primo mo– mento a ot·ganizzarc cla sé le cose, ad applicare le proprifl norme, a non lasciarsi soppiantare· -dallo. Stato in formazione. Quoole forze sono infinitamento yiù poderose delle nostre. ,Se prencie~sero un fermo atteggiamento, potremmo grazie- a loro mitigare al– nieno l'aziono dello ,Stato. Terrnin0r6 questa Jung:i risposta. Vi sono in ,questi momenti migliaia di -compagni aua.rcbici italiani rifugiati in molti paesi. Si prepa– r;Hi.O per funzionare df'ci::a mente come orienta.tor; in una evcntualitù rivoluzionctria? .So che no. So an– chf! che altri gruppi rivoluzionari italiani trattano nueste -questioni abba8tanza a. fondo, Plahorando cosi di:·i~enti P odenlatori adatti pel domani. La passi– vita dei no3tri li condanna a sicura sconfitta. Co ;i é come si for ma la. mentalitù minoritaria, ultimo l'ifugio di una rea.le incapacitft costruttrice (18). Se invece di ci6, quei militanti tra i quali moHi sono intelligenti e adatti, studia:;:~ero i problemi del~ J'a.gdcoltura., de-ll'industria. ·dei tra:,;porti, del -combu• st?bile, tutte ie questioni economiche delle 14:frvers~ r~gioni, la. interdipendenza. delle diverse parti d'Ita– lia tra sé. la classe, cli organismi es-i-stenti utilizza.• bili, con o senza previe modificazioni, i costumi sociali in armonia con tali organismi, il 1n·oblema delle. relazioni tra la dtU, e l:t campagna. Se due o tl'f'-C'ento militanti studiassero ,queste questioni, e 5e in una rivoluzione fossero appoggiati dai loro compagni e cerca'asero a·pplica1·e, con essi. un piano ,ç,-enera•le. le nostre possibilit:l ,sarebbero molto mag– giori, mentre altrimenti sono completa.mente nulle. Gli anarchici italiani potranno allora influenzare, .con !.t lm·o capacita. tecnica e col loro conoscimento dei problemi gen eral ì, le cooperati-v e e ·possibilmente l.O.! • si.nd.a.c! l.ti. -Eei:ch-é.---:dicasLQ -u.el .,..che.._sLv...uole.,_é ra:.so chs il popolo desideri la. dittatura. Segue i dittatori perché crede vedere in essi una capacità di organizzazione che non vede in 11oi. Chissà che allora non possano equilibrarsi le forze e non si riesca realmente a tenere indietro lo Sta• to! Ma la condizione per riuscirvi sani sempre il preconizzare norme. generali. e lottare per realiz– zarle. Tale é i·I su~garimento con cui termino 11er oggi la mia partecipazione alla polemica con l'amico Fab– bri. GASTO,N LEVAL. (17) li'orsf' Le,·al non ba. ùcn capita la mia pmfrtiOJU-•. Altrimenti non mi OJ>porrr•bbc• apprc•sso il lavor,o da far_t· ·•nelle cooperative. sindacati, r9muni'', eC?- ~1 c:om_unt, f:'intcncle, della 1·ivoluzio11c) per ··non las(:1~rs1 soppian– tare cl:tllo Stato in rorrnaziolll'" r per ..rn1t1gnrc almc-no l'az iono dello Stato·•, - lav10ro dl•~ ir) ho sf'mprC' prC'co– n i~ zr1.to. - L. F. (18) Perdoni.no 1 compagni italiani quPsto linguag-g-lo plCi da poùai;o1;O eh" da compagno, r1i eu_i LeYn.l non mtuisce certo gli '}ffetti ... controp1· lur-e~t1. Ess? "'.l'tlt• delle capacità In non sappiamo quali altn_ gruppi _t'l\'n– luzionnri, e incapacità a iosa nei 1·ompagm. _E' ing-1usto: Infatti f'Oi C'onsig-li che :-:;c,:tuono \ ,,•va.I (n~ noi porla_ :,·a.Hl n Samo e· nottole acl Atene. Vnlerc i g1ornal1 e r1nst1· ,u parte nostra in Italia, specie dal ] 919 ~I 1926. F. non f: certo colpa. cl<·i profughi all'cfitcro se C'SSI purtroppo cla. molto tempo hanno lwn altre ~atte cl:.l pelare! - L. F. Per risparmiare n. me t•<l ai lettori pc! moment? un'al– fra lunga replica, mi son.D limitato a. c-o~te_llart> cli a.lcunf> 1,ote Jo scritto di Levai. Rima111lo n. miglior tempo ll!H~ trattazione ancol' pii1 esauri<'ntc, dc-Jl'n.rgomento. - Luigi Fabbri. Diamo qni, prr norma dei volenterosi, gl,i 1111,-. dir-izzi di aJ,cu ni dei p1· incipali Comitati di S<>c– corso, cwi rvvolgersi con le offerte per venire in ainto lille vittime politiche: Comitafn Nazionale Anarchico p1·0 Vittime po/Jitichr. - Hivo/.ge1·sia, V. P. ALBAN FOiN– TAN. post.e t·estank Bureau 14. PARIIS 14 (F'rancia). Cornitato p1·0 figli dei Carnernti politir-i d'I– talia. - Rivolgersi a: CARLO FRIGERIO. Case poste Stand, 128. GINEVRA (Svizzera). Coniitato pro Vittime politiche. dell'Unione Sinda:icale ltaJ,iwna. - R·vvolge1·sia: MARCEL CHARTRAIN (U. ,S. I.) Boite postale n. 10. PARTS ]3 (Francia). J>ag. 5 I 1· SPUNTI CRIT1CI E POLEMICI I I UNA PICCOLA QUESTIONE STORICA. - Sa- rebbe meglio clire "nna. questione di piccola., cro– lHlCa·', perch:é · certe cosucoe non meritano davvero d essere elevate ad nltez1,e storiche. Purr. poiché siamo in g1·ado cli elucidare nn particolare, che pu6 <.t vere per chi tii diletta cli ... folklore sovversivo la &ua importanza, vogliamo rettificare ci6 che dlce– Vèlllo i nostri amici de Il Risveglio Anarchico di <: i11evra. n. 918 del 2 marzo 1925, a proposito del <,t:11toitaliano "L'Internazionale". l comunisti. como tutti quelli che canl.:. t.no riuell'inno, 11011 hanno colpa di quella orribile Ye r– "ificatura. che risale a tempi in cui il comuni~mo d!rtatoriale non era ancor nato. Il compa~no Goz- 2·0Ji ha gia detto ci6 in due numeri dopo dello stesso .~:ornale, ma egli ne appioppa la respousabilita ad A11c.lreaCosta. No! nepptfre •Costa fu il colpevole. A t3mpo •di Costa internazionalista l'inno, con altTa, a 1 ia, dell'Internazionale che. si cantava ancora ver– ~o il 1890, era diverso. Cominciava cosi: "Su levia– mo alta la rronte, - O curvati dal lavoro, - Già sul c11~mine del monte - .Splende H sol c.lell'avveniri,. Jlue versi del ritornello dicevano: "Pace, pace ai ttlgnri ciel povero, - C nerra, guerra ai palagi e alle chiese, ecc. Non so se le 'parole foosero cli Costa.: la musica era -di un marchigiano, certo Giannini. nu..,rto anche lui da molto tempo. La boiata ,italiana che si canta col norne de ''L'Internazionale" sulla musica tranGese (ma ormai ùiYenuta davvero intel'nazionale) scritta per le p:1role di E. Pottier. si deve. a un socialista impi~ gato statale di Roma, che quando o:,6 pubbliGarla. i11torno al 1908, era ultra-rifol'mista e masso ne. Era a!quanto noto, allora, ma poi non fece più parla.re di sé. E a quest'ora chis.sU. •che cosa sani diventato! Per 1a giustizia p,er6 dobbiamo ,dire che anche lui (che ne parl6 con uno di noi in ,quel tempo) tton pretese punto di fare una tradttzione del beì1'inno del Pottier. Eglii volle semplicemente isfruttarne le note mus,icali per un cauto originale it:11Jano. E che fosse .,originale" non si pu6 negare ... .N'on fosse altro, per la sua brut{ezza! . . . INTE~DIP,MOCI, ALMENO SULL'USO ,DE•LLE PAROLE. - Domenico Za.vatlero, ne J.I Mart<,·llo 'Ili ~e,w York, n. 5 del 14 marzo u. s. cerca di dLmJ· st.rare che dal movìmiento anarchico. che non C\lStituhrne un uni·co partito orgariizzato. non -si pu6 di fatto espellere o escludere nessuno che anarchico {!ic.a o creda cli ess-ere. ·In sostanza egli ha ragione, perché le uniche e_filutlsioJti possibili .f.r.a .a.nar.chicl seno quelle 1 che-llno fa di s.o stesso, o dichiarando d'aver cambiato idea. o mettendosi visibilmente contro il movimento e le idee anarchiche, o-ppure •per indegnità personale che 1o allontani pratica– n1t•nte da tutti i -com.pagai. Ma Zavatt·ero, nell'adoprare la parola "partito" nel senso dì "ente organizzato" non tie.n conto che or~ mai da piu decine di anni. uell'ueo -corre,nte degli auarchici ·di tutte le tendenze, ,si ,é cessato {li dare a quella parola il senso i·mproprio che gli dAnno i pr:rtiti autoritari. Per ,.·partito anarchic:o" intendiamo tutti d'ac– cordo, con maggiore proprietà -cli liguaggio, l'insiemo dei partigiani ,dell'anarchia: •ed 6 per questo che t~.ivolta anche iqualche compagno antiorganizzatoro c1ice "il nostro .partito" che altri-menH suonerebbe I i1;<;ongruenza. palese. "Le organizzazioni di anarchi– ci, si chia.mano bensì "'lii ,partito" per distinguC'-rln da quello di .classe o d'altra specie; ma ess0 irn– Jwp-nano soltanto i lol'o a,derenti e non possono JJI rtendere ·cli ~ssere o rappresentare tutto i1 parti– to. Cof,if -quelli che, come noi. siamo partigiani dc-ll'or– gr.uizzazione anarchica, perché la crediamo 11na r:ecessita e -ci ve-diamo una prati-ca -dell'anarchismo in concordanza con le sue idee, quando ne costi– tuiamo una, diamo ~:d essa un qualsiasi nome spe– ciale (fedet·azione, nnione. as-sociaziono, ecc.), ma 11011 quello di r'partito" che genererebbe equivoci. As~ociamoci. noi diciamo, fra anarchici che siam d accordo cli farlo. in un -determinato ente orga– I"J?.zato e in base a criteri pratici nostri propri; ma p;li nnal'chici non a-ssociati od associati diversamen– te sono sempre compagni nostri. e non fanno meno parte di noi de-1 grande partito anarchico, che lotta in tutto il mondo per la liberazione- dell'uomo dalla tirannia dello Stato, del Capitalismo e della Chi~sa. LE ORGANIZZAZIONI DI CLASSE E LA RIVO– LUZIONE. - Parecchi compagni d invita.po a es– porre le nostre opinioni, accennate fin q ui appena e -di volo sull' atteggiamento delle organizzazioni anarchiche e anarco-sindacali spagnnole. Non hanno toi-to. !Ifa quello che ci ha trattenuto e trattiene é la speciale Situazione ,di Spagna. in cui gli animi anarchici sono ancor tanto esacerbati. e quindi in condizione di non interpetrar sempre nel .}oro vero senso qualche nostra critica. Produne una faJsa impress-ione chiuderebbe alle nostre parole p:·oprio le orecchie •da cui più vorremmo essc1·e a:;coltatl. Ma torneremo presto sull'argomento, su cui con– ùivMiamo moltissime idee e,;poste dal compagno "Tranquillo" a più riprese ne L'Adunata dei Refrat– tari di New York e altrove. I ,compagni spagnuoli ci sembrano infatti troppo attaccati alla sorbe mate-
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