Studi Sociali - anno V - n. 36 - 10 dicembre 1934

4 razione ed alla ;;instezza delle nostre proposte. a orientare la co.;trnzione in seuso libertario, o, si~ nnlla sappiamo, il nostro intervento non potrà es– sere ehe quello cli autoritari, di costruttori Tighli in lotta con l'a•mbiente al quale dovremmo fatalmente imporci per non essere s•pazzati via. K quindi imprescindibile acquistare questa no– r.ione concreta e profonda deJ.la vita sociale. I bol– scevichi russi non erano più numerosi dei 11oslri c·ompa,gni, ma •per esse-re più familia·rizzati col co– noscimento dell'economia, cLella psicologia popolare, clclle tendenze della popolazione. r-ssi. infima mino– ra1Y1...a~ s'impadronirono di tutto. Posero il loro sa– ut·1·e al senrizio del~'aulorit.'t. Lo ste~;so sapere degli anarchici avrebbe potuto Inetter:-.;i al sel'vizio dePa libertà, o })er lo mono servir loro a non lasciar..-;• ~ca vale-are. .\Joeessita concretarr una 11orma in consonanza <·011 le circ-oslanze. R questo solo puO consisterr 11nil'ammett.erc e proclamare la 11c•cc.::!:'lit;'t di tc.n– <lore a orientaro tutta la ri.volu1.ione clovu1l'."IHP s: prei:;enti con le. nostre rittivilà generali: opera. eh~ non potr:-1 [ar1:;i senza. una ca:Jlacilnzione ('OS('·ienziosa info1--110 ni problemi della vita sociale. · i~ questa capacitazione devC' farsi con I nlta 1· a.pi– tlezz.1,. Cli attuali salti della stot·ia non permettono una lenla elabol'azione. una C\'Oluzione a poco a ])O<:o cli decenni. Dobbiamo sapere. anche noi. fnr dei salti per 1 is-_vondcre a·lle necessit{L cli qualunqu~ Hituazione propizia. Oggi p;li inquieti hanno fame ài concrezioni. E •si vaano o andranno, 11onoslante H loro di-sa:cconlo sulle forme. con coloro che la soch– ~t'ino, in realtà o in a•pparehza. Se Yogliamo at– f.L':.U'li a noi, condizione h1dis·pe11sabilo per operare clo111a11l come costrultori, dobbiamo ris,ponùere og,gi 11lmc11O i'n parlC' a~le Joro domande. Ess,i debbono sentire in noi una garanz·ia cli realizzazione. A}tri• nienti. ualuralmentc, ci lascerebbero filoso.fare. a pei·ire in una critica cla im·potenti. GASTON LEVAL. ,A.utocritica o Autodemolizione? L"articolo elle precede su ".Cli Anarchici e la R1- voluzionc'' del ,compagno ed amico Gaston Leva.I mi t . .i.· urr-i:•a-vrei: t"c– duto, tanto ci6 che ho letto in pass.ato di lui mt pareva c011cordare col mio pensiero. Ma é cosi. Suc– ceclooo spesso cli <1uesti casi: la concordanza sn alcuno •questioni s.peciali che pill int,eresaano nel momenlo fa credere ad un aocorido completo, che po! ::;i ri,vela iusussis-tente quando a poco a poco c·i si spiega suine cose più tmrdamentali. Que:st'.a1~tico1o di .Leva 1 l• si riferis:cc appnnh:> a qualcuna delle questioni fondamentali dell'anarchi– smo. cho fra compagni si sono spesso discus:-rn, nm !-:euza sollevare fin <1ui (meno che tra ita!J.iani e un pO tra rnssi e francesi) tro1>PO vivi contrasti. forse perché i più considerano trascurabile la que– ::;tione. Ma lo scritto 'Cli Levai dimostra c:he questa é invece una que3tione di prhn'ordine. li !liS·senso fra Leval. e me verte, all'infuori delle questioni di tattica, sulla concezione stessa clell'a- 1archismo: fra la concezione "totalitaria'' (,brutta :rnrola. ma espressiva) e quella multiforme e speri– tì.lentaltst-a che a· me sembra la più conciliabile, forse l'unica conciliabile, con la base libertaria del• raiiarchis•mo, cioé con la volontà cli liberta ch'é ln nostra passione ed il movenle pili pro[ondo rii tutta. l'ideologia e l'ol)era nostre. Questo punto principale veclr6 cli trattarlo a part0 i11 un altro arUc:olo. Qui ora voglio occuparmi Ili 1111 lato, diremo cosi, laterale della questione, non del lutto necessario all'argomenlo principale, ma ehe pure ha una sua importanza per .,:;estesso: sulla valutazione, secondo me errata e ingiusta, di Leval 11el J>trnto in cui egli accenna n ciò che. secondo lui. impedisce agli anurchìci di accettare la sua concezione totalitaria. Ma prima di continuare mi preme, a scanso di quiroci, riaffermare i punti in cui resto d'accordo con Le val: su cerle ,questioni in materia èi'organiz– ;1,azionc anarchica e sindacale e sopratutto sulla 11e– t·essHù cli st1\leliare i problemi della ricoalruzionc so– dale in base all'osserva-zione dei ratti e:I al mate– l'iale scientifico e statistico esistente. paese per paese. Studio di carattere pr:-.itico, volto a. J)reparare fin da ora l'avvenire con la [ormazione di menta– lità e ca[)acità idonee in seJ10 all'ambiente anarchico P in quello operaio rivoluzionario. Gast6n Levai ci ha dato un saggio di tale lavoro in un suo ottimo libro dedicato alla Spagna, che f> già alla sua seconda edlzione. Veramente, qualche frase incidentale gia. in quel libro poteva far pen– ::;are ad un clissenzo (ed io vi feci una fuggevole l'iserva nella prefazione che ne scrissi); ma era t·osa tanto tenue in rapporto alla tesi generale del libro. ,che allora io stesso non le diedi importanza. Ora mi accorgo per6 che un'importanza l'aveva. Per tornare all'argomento seconclàrio del para,grafo suindicato dell'articolo cli Levai, - quello che co– mincia "Io credo che la ragione essenziale·· ecc. r l'inisce con "un nostro futuro annullamento slorico" - dir6 che lo avrei volentieri tolto dal contesto, eui non é necessario, allo stesso modo che non ho STUDI SOCIALI ri\C'vato [in <1ui delle affermazioni identiche od equi– valcnli •di malcontento e di pessimismo r:1c af.fio– rano ogni tanto iu arlicoli di <111alchecompagno di lingua. italiana che, anche lui, la1nenta il clottl'iun– ri·:-·1110 degli anarchici. parla di tempo llerclnto, di vnoto. di elocubrazio11i astr:.ll_e-, e cose simili. Li11 .~11aggio i1Titnnte e controproducente che golln li· n'ombra cli sc·rodilo immeritato, ,cli fronte agU estra– uoi. su tutta la 11O::.-tracolle! tivitU rnilita.ulc, o si ri::.:olve qua:;i scmJ)r<' in un inutilo Hfogo di mah, niorf'. Detto questo in generale, per tutti. .Lcval lw poi' in particolal'e alcuua ragione nei rimproveri rhr· rivolge aJl'jnsic me dei co ·m1rn1g 11i anare;hici'! ~o. An zitutto perc.hé é sempre falla.ce ed in-giusto il giu·di– care. e c onclnnnare genel'alizzanclo tutta una collC'l· Uvitù. Quando poi c1uesta collettivitcl. é la propria. compo~.;ta pel' la quasi tolaliUt come la nostra cli pl'oletari senza. tempo C" l'Omoclit{, e mezzi cl'i3truir;;i come si ilovreùbe, di Jlerseguita.li e banditi c1·og11i dove alternanti il earcerc (OH la liberta pl'ovviso ria e limitata lutti presi dalle esigenze prepotenti della lolla q1~oticlia11a fa<:f'ia a faccia col nemico. clell'of[e:m {' della dit'osa. dei colpi dati e ricevuti, che non l::1.~ciarespiro o costringe per i'ol'za a reslarr· prevalcnlomeuto i11 una ''po:;izio11e uegativa", il ~-in-• faC;ciarle que8ta posizione non voluta ma subita, tutt'altro che propizia alle consultazioni statistiche. alle elaborazioni scienli[iche e allo studio sereno delle soci eta nmane, via! é anche poco fra.leruo. ~on é _ph\J aulocritica, bensi autodemolizione, quello che i russi dicono "-sputarsi addosso". 1Certo, non abbiamo fra noi degli Spencer, ccl i Kropotkin sono morti: ecl anche i più modeati, comP me e Leval, che trovan modo ·di racc:oglfersi t~e~ silenzio del proprio scrittoio (forse più costrelt1v1 dalle circostanze avverse che di propria volont.i) r;i contan sulle •dita. Certo, i nostri periodici .. specie quelli compilati in frella fl'a una )!attaglia e l'altra: pubblicano ogni tanto delle jngenuita. Qualcuno d1 noi ogni tanto sl pe1•de nelle astrazioni; e v'.é sern– pre ,quakhe ,dilettante o ,cJualche stanco _che s occ1~p~ di tutt'altro che di quel che necess1tere?be. Ed anche ,quando qualcuno dei nostri pubblica un opu– scolo od un libro irto cli cifre slatistiche, non nrnn: cano altri compa.gni che vi ,s.copron dentro erron senza numero. Ma sono gl'inconvenienti ine,-ita!bili, dovuti a.nclw aHa naturale imperfeziorie umana, cli tutti i ;11ìo,:i– menti cleUe classi •diseredate incatenati aHa nnserrn e alla lotta giorno per giorno e alle sue infinite necessil<"t. piccole e grandi. Ci6, in tutti i luoghi e in tutti i fempl; e forse il movimento anarchico 0 quello che riesce ad essere migliore. Parlare dt "vuoto'' a tal proposito é un'iperbole che offende la più modesta e obiettiva ve,rit.'i. A parte la critica generica, che si presta poco ac esser con , L L • hnett-t.i-ee~ creti v'é un a,cccnno ,di Leval che é fuori della reattfl, quando afferma che negli ultimi decenni l'a• uarchismo é Htato prevalentemente filosofico. non sociologico; di ragionamenti aslratti. non cli osscr– vazion-o diretta della societ[L .come organismo corn– ples·so economico. 110litico e socia-le. '4,Quaraut:amii cli opera negativa.'' esa.gera an·cor più un illercritico itriliano di mia conos,cenza. Enore. dovuto forse a. un difetto ottico, che scan~– Uia le deficienze <lel lll'oprio piccolo ambiente ri– stretto. o magari una sua deficienza. personale durata fino a ieri. con una deficienza generale inesistente. Avviene spesso che chi s·accm,ge d'essere su c.11:L– tiva strada e si ricrede, :;i mette a insegnare la v1.-.~ buona anche a chi la ùatleva gi:i molto prinu1: eh lui. E' una ipotesi, che potrebbe anche non coghere nc.l seguo ora, ma che in allri casi ho visto spesso confermata dai fatti. In o"ni modo é un errore, quello di Levai; il quale cliiude gli occhi sn di un innegabile progresa~ raggiunto in teoria e in pratica dall'anarchismo ne~l.1 ultimi decenni, J)ronrio col superare la aua fase _1ll\' dottrinaria, a preteso filosofiche, che carattenzzo l'anarchis,mo nel quarlo di secolo intercorso tra la fino della J..n Internazionale e i primi anni del se– colo attuale. Contro quella ''forma rnentis" incomin– ci6 a reagire intorno al 1890 il nostro Malater.;ta (vedere i suoi articoli di quel tempo che andiam~ l'iproducenùo ora in "Studi Sociali''); e da parecchi anni prima •della. guerra ultima essa era già in di– suso tra Ja maggioranza dell'anarchismo internazio– nale. Lo stesso Kro1>0lkiu. che aveva l'abilo più seria– mente filosofico, clono il 1900 si cleclic6 assai più ai problemi pratici. L'orientar.ione cli Malalesta, l\llella, l~steve, Pelloutier. Pouget. 1..a1Hlauer. Rocker. Gori. ,~aure (,quest'ultimo pili specialmente dopo la guer– l'a) e di tanti 1110110 noli o che a me ora sfuggono. fu tutto il conti-ario cli quella lamentata da Leval. Essa fu, nl conlrario, rnolto più sociologica che filo· ~ofica.. tutta basata sulla "realtà ambientale'', tutta fatta ·di "analisi e studio costante della società e clella sua rvo1uzione economica, politica e sociale" ~- proprio eom<' vuole Leval. E tale orientazione ha cara il rrir.zalo l'insieme dell'anarchismo •dal 1900 in poi. fl(T0ntnn1Hlosi sempre più fino ad oggi. Si potr;'t dire che non si é fatto abba·stanza, che nersisto110 re>sidui di vecchiume; ci saranno lacune, in ,qualf'h<' paese si farà trop·po poco. Inoltre non tutto quello elle si é fatto detto e stampato sem– brera buono a Leval, o a me, o ad altri. Ed é natnl'ale, lratlandosi rli tutto un lavoro svolto fra il cozzo inevitabile. r non inutile cli tendenze cli– vers€'. Mn sono gli rilti e bassi. le luci ed ombre. inc~,·ilnhili in qualsiasi movimento. ln generale, do– vuwrne e quando la mischia o le persecuzioni han l;:i~r··~lto un minimo cli calma necessaria, si é fatto qu,•l che si é potuto e saputo, ,·ifuggendo proprio da :1uel'l'astrattismo [ilosotico (o pseudo-filosofico) che Loval dPplora seu.za ragione, e cleclicaudo l'al– te11zio11e dovuta nll'clabonrnione ctei metodi pratici. compre3i quolli della ricoatruzione, ecl allo studio rfei prohle1ni de-Ila rivoluzione imposi.i dalla rea\ta iu continuo divenire. Questo lavoro si é ratto in Italia, finché colù. si poté dire una parola. o s-tamparo 1111 giornale e r,;i prosegui fra emi:grali all'estero. Malalesta vi ~ontri– lrni per buona parle. e Max Nettlau •c:ontinna tul– lot·ri a darvi mano. fra !"uno e l'altro lavoro storico. Cosi fra ledc8chi, russi etl eh rei; un p6 meno tra frnncesi, un p6 più tra gli spagnuoli (benché li,mi– tatamcnte a eausa clelìn situazione tempestosa); e qualche cosa si é fatlo anche in America, sopratutto n."-1 .s~1tl. r~n~c- 11e testimoniano le collezioni di pe– l'IOflic1 t\ nv1ste e qualcbo libro e•d op11:;colo, non es,:.·luso questo piccolo 1 rugua:v in cui mi trovo ... 1>1·ovisoriamcntc. . !\:oto auche una cosa. La orieutazione vraticiat~i :'l1 e tanto accentuata. cla conclurl'e proprio a difetti cli esagerazione e deviazione. contro l'intenzione cli n~olti snoi fautori. in senso opposto a quello imma– g1!rnto. eia Levai. A,~che il praticismo, come il dol– i nna1·1smo, ha. le suo degenerazioni. .Se mai. secondo me, 6 Jlj~1ttosto in certe deviazioni del praticismo che va nce rcata la. causa cli parecchi mali attuali del nm; l.ro movimento: que1Ie, per esempio, del : 5 in– claculi,snio, della fretta clei successi immediati a Qtrn• lunqn<' eoslo. •del filo-bo1scevismo e autoritarisrn•J 1a!'vato, de! cosidetto "revisionismo'', ed anche cli ffUOI "tolalitarismo·• verso cui tenùe Leval. Ur.10 clei risul_tali di tutta l'elaborazione di idef' J)ral1~·l1e_ sulla ncostruzione sociale. in ,questi ultimi tempi. e stato app-unto l'aver messo in luce il cou– :1_-asL~. tra. la cou_cezioue deria "libera speriiment:, 1 - zwn_e dell anarclusmo e la c01icezione "totalitaria'' e_ di far vedere 'Più chiaramente come la seconcl; sta non soltanto meno anarchica ma anche e sopra– tutto meno ,pratica. . ~ttra v~rso le soluzioni "totalita1·ie'' il praticirnno np1~ga clt _nuovo senza accorgersene verso il clottri– nar1smo dr ,quarant'anni fa, - quando il contrasto suclde~to non era stato ancora. re:;o \·isi,bile dagli avvenimenti e ~alle ~i~cussioni che , 1 uesti han pro– vocato, ..- a_nz1 a,cld1r1Jttura verso l'u1opiismo, non quell? ft~~soflco: può tlarsi, ;bensi que]ilo sociologi,cu o_ scient1f1sta: 11 quale però non é meno dottri'lla– no e c_o_zzn.ntecon In. realtà rivoluzionaria. ed é ai1c?r ,p1u ca~ace cli sboccare nei Jliù grav·i disastri. . E Que!lo <:ne cercherò cii dimostrare in un pr 03 . simo a rl1colo. LU.\GJ FABB•R\. DOCUMENTI A l'ROI'OISI'l'O DI CER'l'E l'OLJ{MWHJ,; }'RA ANARCHICI 11'HIA:NI · ,L'}'. S'l'ERO. . . Per nn ~aso. che chiamorU disgraziato perché ru.i e causa eh dolore e disgusto, vengo a sHll8l'C qua.l– elic cosa clollc polcmk::ho e-ho inrieriscono fra cerLi com,pa,gni italiani resi,denti negli Stati Uniti; e veg– ~~ che i J,i_tiganti han creclt~to bene mischiare il ;;:~~ 1 t; 10 ~~;~.a~~ 0 .questioni alle q,uali sono completa- Ne pr_o[itto per dire 111,a 1m.roln cl1e mi auguro non sara del tutto inutile. E:' doloroi3o che in un mom-eut.o in cui Rarebbt– pil1 che mai necessario la c;oncordia e l'unione o aìmeno la reciproca tolleranza, degli nomini che' in Condo cmnbattono pe.r la stessa causa, sciupino le loro forze attaccandosi l'un l'altro nel modo pili scouc!o, Poich-é._ da quello che ho potuto vederne, ~on e. o_ n-0n e pili la polemica serena fatta per 1ntenders1 o pe1· clìsting;upr~;i, ma sempre nell'int-~- 1·Q::;,;(). della cm1Sa C"he si propugna e dei metodi che ~i credono migliori. E' ratt:-.1icco violento, o:– tragg1oso, che sembi-a ispirato solo dall'odio, dal rancore e non so da quali altre cattive pa:;sioni. Sembra che per SOtll'a.ffare l'avverrmrfo 11011 si cer· clii l'ar~~mento più valiclo, il fatto piU probativo, n!a la p1u oscena parola, l'insulto pilt sanguinoso. ~rancamentc. é ·uho s-pettacolo intollerabile. Io m1 sorprendo a pensare che in caso di rivoluzione que•gli nomini, credendo [orse sinceramente di ser– vire lu Tivoluzione. cerchere•bbero di ..,.higliottinal'$i l'un l'altro. ~ Jo non voglio inclagarf' chi ha. ragione e chi ha l0rto. o p iuttosto q1rnnta parte di ragtone e quanta parte e.li torto abbia J"uno e l"altro. '.'ion sono in con~lizioni di fare quesle indagini. <' d'altronde il 1arlo non r.:;OJ"tirul)be che ad attizz:-.il'e il tuoco che vorrei spegnere. E non voglio nemmeno predicare roblio delle offc:;e e l'abbraceiamento genel'ale, poi– ché al punto dove son giunte le cose sarebbe inutile o troppo ingenuo n farlo. Intendo solo rivolgermi indistintamente a. tntti i contendenti per faro appe11o al loro amore per la. causa, al loro buon senso, <1lla loro· dignita. JiJss? parla.11O 1 scrivono, stampano per far la pro– paganda, cioé per -convincere ed aUirare qu ante pi .ù per..sone é possi6He, e per questo debbono sforz.an; i di allargare l'orizzonte morale della gente, isp irare l'entusiasmo, la fede. E' mai possibile raggiungere questo scopo se noi stessi, noi che pretendiamo e3- St::re, o dovl'emmo cs,.;el'e, gli apostoli e se occorre i martiri di un sublime i.jeale, noi che predichiamo l'a•more e la to11eranza. diamo nn cosi miserando spettacolo d'intestine discordie? l~d anche scendendo dalle alte sfere delrideale al meschino amor proprio individuale. é chiaro ch,e in quello diatribe. va comPromessa la serieta e lai rf:-putazione co·3i degli uni come clegU altri. Non é forsC' noto che, quando un Tizio d{l del farabutto a Caio e Caio risponde che il vero farabutto é rl'izio, il pubblico, rhe non pu6 e non cura anclan:..

RkJQdWJsaXNoZXIy