Studi Sociali - anno IV - n. 24 - 22 aprile 1933

4 alla rovina. Si fa, in altre llarole, un lavoro di ori– tica, ma assai 1·aramente si ,pensa ad utilizzare quelle stesse cifre, quegli stessi materiali per un disegno .serio di ricostruzione. Si tratta qui di tenere il giusto mezzo tra due estremi; si tratta cioé cli non cadere nella facilo– neria di coloro che credono ne1l'omnipotenza crea– tiva della rivoluzione e non Si preoccupano quindi di tracciare nessun piano di vita futura e cli evi– tare nello stesso tempo l'illusione utopica di chi pretende incanalare l'immensa molteplj cita cl ella vita sociale in. schemi fissi e perfetti, escogitati a priori. I primi diranno: la realtà stessa ci cletter:i le nq,r– me. Ma qual'•é -questa rea1ta? Non é più la 1:ealta dell'anno duemila. Favorevole od avversa, la realta rivoluzionaria é tanto vicina che già ne gentiamo le vampate sul viso. Dico rivoluzione e forse do– vrei limitarmi a dire crisi violenta, giacché nessuno di noi guarda piU l'avvenire col facile ottimismo del secolo s-cor.so: crisi violenta in cui bisognera com6attere disperatamente per vincere o anche solo })er sopravvivere. Noi 11011 sappiamo se in Italia l'ora della prova sia più vicina o più lontana che altrove; ma in ogni 'Jnodo la situazione con cui presto o tardi avremo a che fare é quello che si sta prepara~1do era, sotto l'illcubo fascista. E bisogna studiarla, non solo per maledirla e non per sostituirle meccanicamente coll'immaginazione un tipo di societa. nuo,·a e per– fetta. Bisogna studiarla per avere in mano nel mo– mento della lotta gli elementi per risolvere volta per volta i problemi pratici che si presenteranno; bir.ogna risolvere anche a distanza quanto più é possibile questi problemi, pur senza dimenticare che tutte le solu.zioni a distanza sono relative. Una rivoluzione nos,tra che non tende alla con– quista del potere, pu6 trionfare solo attraverso uno sforzo cli capacitazione delle mas-se. Per questo lo <Studio dei problemi concreti e locali della produ– zione e della distribuzione é per noi più che per gli altri una necessita vitale. Già dal tempo della fondazione di questa rivista io avevo in animo di })roporre la formazione, in seno all'emigrazione anarchica italiana, cli gruppi di studio che cercassero di raccogliere dati s-ulla situazione italiana e li coordinassero dal 110stro punto di vista, cercando di farne scaturire delle 'norme per la nostra azione in seno alla rivoluzione. Non l'ho n~ai fatto sopratutto a causa della mia in– competenza nel qampo economico. Per6 la. lettura di due libri usciti da poco in lingua spagnola mi •incoraggia a tirar fuori questa mia veccÌ1ia idea. Il compagno Gast6n Levai col suo libro 11 Proble– mi economici della rivoluzione sociale spagnuola" (1) e il compagno Francisco Bendicente col suo opu– scolo "A,ppunti per una economia razionale argen– tina" (2) hanno gettato le basi - rispettivamente ;per la Spagna e per l' Argenlina - d'uno studio concreto della s-ituazione a scopo pratico e· rivoltt– zionario. Voglio parlare cli questi due lavori per me im- 1portantissimi, non solo a scopo cli recensione, ma iinche e sopratutto per es-porre il metodo con cui vi si presentano ~ vi si risolvono certi problemi. li libro di Levai comincia con un capitolo intro– duttivo in cui l'autore mette in luce il pericolo au– toritario che si nasconde nel sistema unico d'or– ganizzazione ::ociale imposto senza tener c0nto del– le diverse esigenze locali ,i rileva l'imp01•tanza che possono avere, a.ccanto ai sindacati, i n1unicipi e le cooperative. Lo scopo prindpale dell'autore é quello cli stu– djare le possibilità cli vita cl<illa Spagna nell'ipotesi 1Pill.pessimista, cbe é quella d'una rivoluiione iso– ilata che interrompa le co'm11nicazioni e glì scambi 1coll'estero. Può la Spagna bastare a se stessa nel periodo pi(1 o meno lungo della crisi rivoluzionaria? Fino a che punto e a costo di quali sacrifici? Che mi– sure }lisognera prendere ·nel campo della produzio– ne, del con.sumo, della dis,triOuzione geografica del– la popolazione, perché il paese possa vivere nel (1) P.e.dro R. Piller (Gast6n Levai).: PROBLE– MAS ECONOMICOS DE LA REVOLUCION SOCIAL ESPANOLA. - Rosario cle ,Santa Fe. 1932. (2) Prof. Francisco Bendicente: APUNTES GEO– GRAFICOS PARA UNA ECONOMIA RACIONAL ARGENTINA. - 1Cuaclernos Allora. Ecliciones "Ner– vio". Buenos Aires. Junio 1932. STUJH SOCIALI caso probabilissimo d'un blocco? Che possibilità offre il paese per una riorganizzazione libertaria dell'economia'? Per rispondere a queste domande G. Lev.al comincia collo studiare le condizioni na– turali della Spagna (superfi'cie, coste, clima, irr-i– gazione, valore produttivo del suolo, etc.). Un ca– pitolo intero é dedicato alla popolazione, a:lla sua densita nelle diverse regioni, alla sua distribuzione nei diversi rami della produzlon~. A base di cifre l'autore dimostra quanto sia pe– ricolo2,a in Spagna la mentalitii. industrialista che basa ogni disegno di vita futura su certi tipi d'orga– nizzazione che, se corrispondono alle necessita degli operai industriali delle citta, non sono adatte alla menta.lita ed ai bisogni dell'immensa maggioranza delle popolazioni. Nei densi capitoli dedicali all'agricoltura ed alle industrie alimentari, Levai sttìdia, attraverso il gioco dell'importazione e dell'esportazione le neces– sità reali e ba.siche del paese, necei-sita a cui bi– sognera pensare, sotto pena di sconfitta, anche nel momento della convulsione violenta rivoh!zionaria. E non ci si potra pensare allora se non si studia la questione fin d'ora, sulla scorta di tutti i documenti necessari. Un altro problema fondamentale nel mondo mo· derno é quello dei combustibili; esso costitusce for– se una delle principali difficolta per i p4'i.esi che, come la Spagna, non banno petrolio, in caso. d'una rivoluzione isolata ed osteggiata da1le altre nazio– ni. L'autore studia le possibilità che ha la Spagna di poter sostituire il petrolio importato col carbo– ne, coll'alcool, col carbon bianco, riuscendo. se non a eliminare la difficoltà, per lo meno a lumeggiarla nei suoi vari a,spetti ed a proporr-e soluzioni parziali. Lo stesso studio documentato é condotto' nel libro di G. Leval per quel che riguarda la nH'_!.allurgia, l'industria tessile, i mezzi di trasporto. Un breve capitolo, che meriterebbe un'ampliazione, é dedicato alle industrie varie. Importante per il futuro lavoro pratico d'orga– nizzazione d'una nuova societa. é lo stuclic,, -compa– rativo ,della produzione delle varie 1·egioni e la do– cumentazione della loro interdipendenza ecc,nomica. Le difficoltà che opl)one la piccola proprieta alla comunizzazione della terra sono in Spagn!I. 1ninori che aHrove, "tando ai dati che porta Levai; per6 1'autore insiste sulla necessita di 11011 i.:1trodurre arliflcialmente nelle campagne delle !orme di vita e d'organizzazione concepite ed attuate nelle citta che rimarrebbero estranee, quasi straniere, nel mon– do dei contadini. Cosi pure, in un capitolo notevole sui "Mezzi di realizzazione'' 'l'autore parla della varietà di centri d'organizzazione sociale a cui si potrebbe giungere mettendo a profitto il maggior numero possibile d'istituzioni che già e-~istono e che, malgrado non .siano sempre impregnate cli spi– rito rivoluzionario, disimpegnano fin d'ora una fun· zione utile. Le pili. importanti, oltre i sinda~ e.ti, sono le cooperative e le società di mutuo soccorso. Que– ste ultime due forme di organizzazione, pel solo fatto cli non essere impegnate nella lotta rivolu– zionaria, sono potute arrivare ad un grado notevole di competenza tecnica e amministra.tiva che sara preziosa nel periodo deUa ricostruzione. Non é possibile seguire Levai in tutti i partico– lari del suo lavoro. Credo per6 che quel che ne ho eletto basti per farne risaltare quel che più ci in– teressa pel nostro argomento: il metodo. Il libro cli Levai non é, e non vuol essere, uno studio. definitivo 1 giacché niente cli definitivo e di assolutamente completo si pu6 dire quanclo si parla dei problemi della vita pratica. E' un libro che apre una strada senza segnare una meta: é una sintesi che incita a compiere un necesiario lavoro d'ana– lisi. Sarebbe desiderabile che l'invito fosse raccolto e eh-e per ognuno dei problemi essenziali che Leval pone, discute e risolve da un punto di vista. nazio· nale, si .s•crivessero delle esaurienti monografie re– gionali condotte con lo stess0 metodo; ccsi pure sarebbero necessari degli stucli specializzati su cia– scuno dei settori della produzione e sulle loro ca– pacita di sviluppo. E' un lavoro enorme a cui tutti quelli che, nella loro qualità cli produttori, conoscono una parte dell'ingranaggio economico della societa, possono portare il loro contributo. Un problema a cui Levai non accenna nel suo li– hro e che pure mi sei111bra importai-te anche dal punto di vista economico é quello costituito dall'at– tivita di altre forze che non siano quelle comuniste libertarie in seno alla rivoluzione ed in f:',eno ana ricostruzione. Nell'articolo pubblicato nel uumern scanso di questa stessa rivista Leval afferma che . la questione in S1>agna non ha la stessa importanza che altrove. In ogni modo a me preme dire che, se studi cli questo genere s'imprencleranno sistematica– mente - corno spero - anche per l'ItalitJ., questo punto é tutt'altro che trruscurabile. ;L'opuscolo gia citato di Francesco Bendicente é per l'Argentina quello che il li.bro cli Levai .é per la Spagna: uno studio delle risorse del paese fatto dal punto di vista delle possibilita rivoluzionarie. L'autore l'intitola moclestamente "Appunti", ma, pur nella nece·ssaria brevit:i, impos;ta dall''inùole del– la collezioAe di cui l'opuscolo forma .parte, l'essen– ziale v'é esposto con quella chiarezza che viene dalla competenza e dalrabi~udine di trattare certi problemi. Certo/ leggendo questo breve lavbro, ci rendiamo conto che l'autore non ha ·c1etto tutto quel che avrebbe potuto e voluto dir,e se ave-sse clis,posto di maggiore spazio. Questa im,pressione r.i da la sicurezza che presto o tardi lo stesso· autore ci dar.i. un libro definitivo sulla questione. In questo primo saggio il Dr. Benclicente studia le necessita immediate e mediate del popolo ar– gentino e i vari aspetti -del consumo, della produ– zione e delle .comunicazioni. Un problema a cui l'autore dedica un'attenzione speciale a causa del· l'importanza che esso ha nell'economia della Re– pubblica Argentina é quello della distribu~ione de– mografica. Il fenomeno delle citta tentacolari e parass-itarie é in Argentina pili preoccupante che altrove, giac– ché non ha le stes•se giustifical'.ioni che avrebbe in un paese industriale. In un breve capitolo molto interessa11te sulla "DistrLbt.zione demogirafica raiiona1e" Be-ndicente proipone un si~tema d'organizzazione a base di cel– lule geografiche d'estensione e cli popolazione ap– prossimativamente uguali, col centro a noq pill. di mezz'ora d'autonrobile di distanza dalla periferia, in modo che tutti possano approfittare dei vantag7 gi della vita civile senza bisogno di ricorrere alle grandi agglomerazir.\lli. Non m'attardo su cJ6 perché il problema, come la sua soluzìone sono tipicamente argentini o, per meglio dire, sud-americani. Una difficoltfl. che é invece comune all'Argentina, alla Spagna e all'Italia é quella ciel combustibile. Gast6n Leval, come Bendicente, si preoccupano as– sai della maniera di sostituire, in caso di necessita, il petrolio. Anche per l'Italia credo che Earebbe questa una delle prime cose da stndiare, giacché l'ipotesi d'una rivoluzione simultanea in parecchi paesi che permetta la continuazione degli scambi é seducente, ma non molto .probabile. In ogni CfIBO bisogna senlpre essere preparati al peggio. Ho scritto quanto precede con un duplitJò scopo: far conos·cere ai lettori ita1iani due libri interes– santi pubblicati in lingua straniera e suggE'rire la convenienza d'intraprendere anche per l'Italia un lavoro cli questo genere. ,Non insisto cli pili giacché G. Leval ha giii. insi– stito, da un !punto cli vista generale, sulla ueccessità e ..sui metodi di questo studio, nel suo articolo pub– blicato nel numero scorso. ,Spero che quelli di noi che hanno la loro parola da clire a questo proposito non tralasceranno cli por– tare il loro contributo. LUCIA FER·RARI. I lettori ai·ram10 visto elci sé che il numero pcissato di "Stncl·i Sociali" usci molto cibbor– rnccicito e con matericile gia vecchio, scorretto tipograficamente, clifettoso nella traduzione cli qnalche articolo scritto 01·iginaricunente in spa– gnnolo, ecc. Anche nn avviso, che av·vertiva cli ci6 il nostro p1ibblico, rirnase 'f1iori pe,· 1ma oinissione clel proto. E' in·utile che ci cliffonclia– n~o a scusarcene e dirne le cause involontai·ie Cosa fattci cnpo hai Basti clire che q1iel nwme– ro era gia pronto in tipografia fin cla gennaio. Ne clovernrno togliere cill'nltimo nwrnento 1m articolo cli rela.tiva cittualita siille cose cli Gei·– ma.nia, perché i travolgenti fatti posteriori lo avevano gù1 sorpassato e reso anacronistico. Po– teimno sold, sernpre ·all'1iltimo momento, appor– tcii·e q11a e la q1ialche piccola moclificazioiw o

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