Studi Sociali - anno I - n. 7 - 10 agosto 1930
6 a colpirlo. Se ne incaricò Plekhanov, pontefice mas– simo della chiesa marxista, con una bolla che in verita dimostrava all'evidenza come Lenin si fosse allonta- 11ato dal 1narXismo classico misconoscendo l'anin1ismo detern1inista. , "La questione discussa - scrive":a Plekhanov -- é questa: E.sist9 una necessita economica che pr~voca nel proletariato un'aspirazione al socialismo, che Io rende istintivamente. socialista e lo spinge, ancl)~ quando egli é abbandonato alle sue p;·oprie risorse, sulla via della rivoluzione sociale, e questo malgrado lo sforzo ostinato e incessante della borghesia per subordinarlo alla sua propria influenza ideologica? Lenin dà alla domanda una risposta negativa, mal– grado le opinioni chiaramente espresse da tutti i teo– rici del socialismo scientifico. Ed é in (JU€.'Stoche sta il suo enorme errore, la sua caduta teorica nel peccato". Lenin insaccò la scomunica e continuò a far pro– fessione di ortodossia marxista, si oppose alla tradu– zione in altre lingue dell'opera incriminata "Che fare?'' e continuò per la sua strada dedicandosi al reclutà!- 1nenlo, all'organizzazione e al disciplinamznto del par– tito bolscevico e dei professionali della rivoluzione. Negli avvenimenti del 1905 il proletariato ntsso avern fatto prova di capacità rivoluzionaria e aveva chiaramenb dimostrato la sua ris10Juta volontà di ab– battere l'assolutismo zarista; era stato vinto nwmen– tanea1nente, ma la rivoluzione poteva ricominciare da un .momento all'altro. La socialdemocrazia russa si trovò quindi a dover discutere su la tattica da adot– tare nel caso eh, la rivoluzione riprendesse e trlon– fasse. Tutti convenivano nel ritenere che la rivolu– zione anebbe portato al potere la democrazia bo,:_ ghese. Il dissenso stava nella tattica da seguire,. I menscevichi erano contrari alla partecipazione a un governo rivoluzionario provvisor_io insieme alla democrazia borghese, Preferendo non compromettersi e spinger€! la rivoluzione dal baf~O con concetti clas– sisti. Lenin e i bolscevichi erano per la partecipazione al governo rivoluzionario colla democrazia borghese e per un'intesa con essa. "Noi altri socialisti - scri– ve,-a Lenin in "Lo due tattiche della socialdem:acrazia" - siamo disposti ad appoggiare i liberali nelle loro rivendicazioni e procureren10 che la nostra azione e quella dei liberali si completino. . . Siamo ormai guariti della convinzione che la Russia sia un paese gia maturo per la rivoluzione, come pure della teoria della conquista del potere e della credenza che un manipolo eroico di intellettuali sia capace di lottaro con esito contro l'assolutismo',,_ 'Lenin contava su d'una repubblica democratica bor– ghese che permettesse la dominazione .ci.ella borghesia c.Jme classe e lo sviluppo del capitalismo per.ché "la salute della classe operaia consiste nello sviluppo suc·– cessivo del capitalismo, e ·non-in- a-ltra~cosa"'·'._;, "Il go– verno rivoluzionario provvisorfo, secondo l'opinione ciel nostro congresso di Londra deve realizzare un pro– gramma minimo e respinge ipso fatto le id:e inette e semianarchiche second-o Je quali sono possibili la immediata. realizzazione del nostro programma mas– simo e la conquista del potere per preparar;, una ri– voluzione socialista. Lo stato economico della Russia (condizione obiettiva) e il livello della coscienza e della organizzazione della massa proletaria '(co:ndi– zione subiettiva) rendono impossibile la emancipazio– ne immediata e completa della classe operaia ... " •Par– lando della dittatura Lenin afferma che essa "sarii naturalmente una dittatura democratica e non socia– lista. Essa non sarà capace di distruggere le basi del regime capitalista. Nel ·miglior dei casi potrà realiz– zare una nuova ripartizione della terra piu vantag– g10sa per i contadini e inaugurare una democratiz– zazione completa e conseguente fino allo stabilimento della repubblica; alla sparizione di tutto il vecchiume asiatico e dispotico che ora caratterizzano la vita del– le città e delle campagne e aprirà il cammino a serie migliorie nella vita della classe operaia''. Ma ecco che riappare la sua idea preferita. "Se la rivol_uzione termina con la vittoria decisiva del popo– lo, hqmderemo i nostri conti con l'assolutismo im piegando il metodo giacobino, o se volete plebeo. Se– condo Marx tutto il terrore della rivoluzione frances< non fu che lo sviluppo del sistema plebeo per anni– chilire i nemici della borghesia: ·l'as.solutismo e il feudalismo. Coloro che vogliono impaurire il proleta nato russo col fantasma de! giacobinismo che secondo essi deve sorgere durante la rivoluzione democratica, non dovettero certamente aver ben capito le parole di Marx ... I giacobini della socialdemocrazia russv, còn– tempor,rnea peggi i bolscevichi) vogliono clte iJ po– polo,. vale ~ dire il proletariato e i contadini, regoli 1 suoi conh con I~ n:ionarchia e con l'aristocrazia allfi plebea, ossia anmch1Iendo S'enza pieta i nemici della lib~rtii e riducendo violentemente al nulla ogni loro resistenza, Lenin, malgrado l'affermazione che "la salute della clas_s, _operaia consiste nello sviluppo successivo del cap1tahsmo e nun in altra cosa" é a questa "altra cosa"_ eh€.' :11ira; egli 1nira a mettere il movimento l'J– voluz10nano sotto l'egida del partito bolscevico, a ser– v1rs1 de! malcontento della borghesia liberale per ab– batt,re la monarchia e l'assolutismo in un primo tein– r,o, per poi procedere sulla via delle .conquiste rivo– luzi?_na~rie e arrivare doYe arriv6 dodici anni dopo. -C10 e perfettamente comprensibili; e conforme alla pratica rivoluzionaria, e le sue argomentazioni su Ja missione storica della borghesia e sul determinismo econo111icosono messe li per la sua mania di far ve– dere ·in ogni momento che il suo punto di vista é G_rtodosso, e poi anche per non spaventare la borghe– i,1a e poter avere il suo concorso per romp_ere il cer- BibliotecaGino Bianco STUDI SOOIALI chio di ferro del governo assoluto. Ai men;;cevicl!i che gli rimproverano di essere favorevole a parteci– pare alla fÒrmazione d'un governo rivoluzionario prov– visorio, Lenin rispose con un articolo che non é certo un modello di marxismo classico e che cosi conclucl~; "Figuriamoci questo quadro: La rivoluzione operaia ha trionfato a Pietroburgo.· L'autocrazia é vinta. Il gov 1 erno provvisorio é proclamato e gli op2rai armati lanciano entusiaste acclamazioni di: viva il governo rivoluzionario provvisorio! ... No, mille Yolte no, o compagni. Non temete d'i.nsudiciarvi partecipando alla rivoluzione repubblicana, alla democrazia borg)1ese ri-– voluzionaria. Non essageriamo i perico)i; il nostro proletariato organizzato li vincerà facilmei;i,te. Alcuni mesi di una dittatura rivoluzionaria del proletaria)to e dei contadini faranno piu che decenni di atmosfera pacifica e deprimente di marasma politico". A conclus•ione di quanto siamo venuti esponendo risulta che Lenin e i bolscevichi malgrado ·1 loro sforzi per incastrare le idee nelle formule esteriori delle dottrine mai·xiste, nello spirito e nella sostanza giii prima dello scoppio della rivoluzione russa ave– Yano divorziato dal marxismo in quanto ess-i non ri– ~onoscevano alla classe \avoràtrice una forza intim~ per la quale "essa é obligata a compiere, in conside– razione di neceasità economiche" (Marx) la sua mis– sione storica; cons•iderano che lasciato a. Se stesso "il movimento ·operaio va dritto verso l'asservimento a l'ide9logia bOrghese" (Lenin), e che la coscienza lio– cialista deve venire agli operai dal di fuori delle loro relazioni di classe.- , ' ·Mentre per Marx e per i marxist'i il trionfo dè!la classe lavoratrice, la dittatura del proletariato e l'or– ganizzazione di elementi rivoluzionari ·in classe sup– pongono "cho tutte· le forze produttive che l'antica società era stata èapace di sviluppare nel proprio seno abbiano terminato il loro sviluppo" •(Marx), Lenin in– vee~ tiegava praticamente questo processo storico, con– sidèr'ava la classe lavoratrice come materiale bruto In mano ai rivoluzionari di professione e all'organizza– zione di capi capaci· che, al momento opportunb, sa– pessero dirigere la rivoluzione e dettare un program- ma ·d'azione positiva. · La differente concezione della lotta per l'emanci– pazione della classe lavoratrice conduceva fatalmente Lenin e i bolscevichi a trasformare in "dittatura sul proletariato" quello che per Marx era la "dittatura del proletariato". Torquato GOBBI. (0011-fi!nttta) A proposito d~~u_rrezione Si é par)ato assai, in questi ultimi t;ampi, di rispon– dere con l'insurrezione ad una possibile· dichiarazione di guerra. Benissim-o-! Anche se non si ha vera1nente la forza d'insorgere nel momento attuale, é' sempre utile pre– parare gli animi all'idea della rirolta ,contro le im– posizioJ1i dei governi. Ma i;ion bisognerebbe abituarsi a considerare la guerra come una condizione necessaria., o addirittura utile, per una insurrezione popolare. Anzitutto la guerra, i'ncominciata o sempliceme,nte attesa, é la peggiore occasione che si possa in1magi– nare per fare un'insurrezi~ne vittori-Ò1"2a. I pregiudizi e le passioni ,nazionaliste, le antipatie, nonché gli, odii di razza, disgraziatamente ancora assai vivi nell'ani– n1a profonda dei popoli, sono risve.•gliati e sovreccita– ti dalla propaganda de!:a grande stampa e con tutti i mezzi di menzogna che possiedono i governi e le classi dirig,nti. Le questioni economiche-e di politica intema passano in ultima linea, e gli antagonismi di classe sono dimenticati in nome di una pretesa soli– darietii nazio,na!e, di cui i domi,natori sono i soli a profittare. Ed i ·governi possono permettersi delle misure di pravenzione e di repressione legali O arbi– trarie, che l'opinione pubblica non p.ermetterebbe in tempi ordinari. .Ciò é cosi ben risaputo da coloro stessi che si fan– no una specialita di predicare l'insurrezione in caso di guerra, ch'essi contano, sopratutto sulla speranza d'una sconfitta. Ma anche allora le condizioni sareb– bero assai sfavorevoli, perché l'insurrezione rischie– rebbe cl'e.,.~.erefatta più in i-ista della rivincita e con– tro i cap'itolanti che per camb,iai:e da cima a, fondo l'organizzazio-ne economica e. politica della s.ocietà; perché si dovrebbe fare l'insurrezione in presenza d'un esercito straniero e vittorioso, che- non mancherebbe d'aiutare nélla repwasione gli avanzi dell'esercito na- • zionale; e perché si avrebbe contro di sé quella parte della popolazione che sa.rebbe favorevole o almeno passiva, in altre circostanze, ma che vedrebbe una spe– cie di tradimento ne'.l'insurrezione in. presenza del ' 1 nemico". ' Se la guerra potess3 essere una buona occasione PN· insorgere e tentare, con probabilità di successo, la trasformazione sociale, i -rivoluzionari, lungi dal cercare d'impedirla dovrebbero fare tutto il possibile P2r farla scoppiare. Ma sicconrn ci6 non é, noi siamo contro la guerra; ci6, che non toglie che :::eessa se.Op. piasse, bisognera fare tutto ciò che si potrà per pro– fittarne, maliiTado le circostanze sfavorevoli, nell'in- lei;esse della rivoluzione sociale. Ma, ese la guerra non viene, còme del resto é assai probabile? Noi non possiamo dire, come diceva Hervé (1) al Shoredith Ha:1 -'(,forse per delle considerazioni peda– gogic.he i-isto il pubblico al qua.le parlava): "Che i capitalisti ci lascino in pace, che aggiusti– no le loro differenze davanti al Tribunale dell'Aja, o altrim 311ti noi faremo l'insurrezione" - come se non f,osse chiaro clw i capitalisti con la pace o con la gu~rra, finiranno sempre per aggiustarsi, a spese dei lavoratori., Ill quanto a noi, noi non minacciamo l'iluurrezione solo per inipedire la guerra; noi Yogliamo l'insuri·e– zione perché e~sa ci pare il mezzo indispensabile per metter fine alla miseria e a!l'oppressiorie, pe.r abbat– ten, la prepotenza economica e politica della borgh,c• sia, per distruggere lo Stato, per realizzare l'espropria– zione e mettere a disposizione di tutti i mezzi di pro– duzi-one e· di vita, ed aprire cosi, la v-ia alla costitu– zione di un ordine sociale basato sulla libertà ed il benessere di tutti e di ciascuno. - E' quindi piu utile predicare, e sopratutto prepara– re, l'insurrezione in occazio:ne di crisi economiche ·(scioperi, carestie della vita, ecc.), o in occasioni di fatti politici (violenza poliziesca, lotta fra i partiti bor_ghesi, ecc.), o se si vuole quando capita, vale a dire tutte I~ volte che si sente la forza di poter:a fare con pr-o-babilità di successo. , Finché dura· la società presente, vi é sempre ra– gione d'insorgere. L'essenziale é di acquistare la for– za pe.r farlo, di mettersi in grado di poter profittare delle circostanze favorevoli, o di provocarle. Perché un'insurrezione abbia luogo e trionfi, bisogna che lo spirito di ri1·01ta sia svi:uppato in seno alle masse, che vi sia una minoranza sufficente che concepisca e desideri un miglior ordi11e di cose, che creda alla sua possibilità e sia convinta che non lo si può ottenere con i mezzi pacifici e legali. A ciò devono servire la propaganda, l'agitazione operaia, la_ resistenza di tutti i giorni, con tutti i mezzi possibili contro i padroni e contro i governi. Ma ci vuole pure una preparazione materiale, tecnica, per essere in grado di opporre una rrnistenza adegua– ta ai mezzi di reprsssi-one feroce che i governi pos– siedono e non si fanno scrupolo d'impiegare. E a ciò devono pen~art• i rivo~uzionari e sopratutto gli anar– chici che non vedono altra alternativa che la forza per rornsciare • un sistema, che é basato sulla forza, _ e _con_la l'orza si sostiene e si difende. E devono pen– sarvi I?~ima, fin da ogg'i, perché queste•·cctse non. s'im– provvisan-o al momento quando se ne ha bisogno. Altrimenti, come ora, noi non potremmo (é inutile farsi delle illusioni) opporci efficacemente alla ·guerra se i gov2rni si decidono a far:a, perché non ci siamo preparati in tempo, nello stesso modo che saremmo impotenti di p1·ofittare di ogni' altra occasione che si presenterà. Errico MALATESTA. (fI'raiJ'Mt-0<l<llla ri:vis,ta "Le JI.Jo1ive1nentAn.arahiste" di Parigi.. - n, 6-7 di gennaio-feb.braio 1913). (1 J Giistct'b'OH ervé (!l'ocialista riVo•litziointt-riofra11- cese 7ia:ysat0al nazio-nrolismo con la [Jtterrr 11-el 1914) nel 1912 pred·icava ancora l'internazionalis,no l'anti- 1;a,triottis11w e l'insitrrezione; ed era a!l(d!Moin (J!!l./el– l anno a Londra a fare. ima 0011-ferenzaal Shm-edi,tlt Hall, e Malatesta a~eva preso k[ppo di liti la varola in contr.additorio ver s~•te-ne,;e tl c<Yncet'toanarclti()(/ d)el– la rivoluzvone. (Nota della Redazio.na). Libri ricevuti in dono Pedro ICropotkine: A LOS JOVENES. - Prece– cechito da una biografia dell'autore, di J. Grave. _ Ed1t .. Gruppi "Germen" e "Ideas", Bs. Aires, 1930. D1stnbuz10ne gratuita. Angel Pesta,,a: SINDICALISMO. - Edit. "Cua– d_ernos de Cultura" della rivista "Estudios". Valen-– •crn 1930. - Prezzo pesetas 0,60. . L~tis F'abbri: EL IDEAL HUMANO. - Edit. "pe– nochco "Pampa Libre". Generai Pico 1929. - Di- stribuzione gratuita. . Li,is Hiterta: LA VIDA (Biologia].- Edit. "Cua– demos de Cultura" della 1·ivista "Estudios". Valen– cia 1930. - Prezzo, pesetas 0,60. Nestor 11:fokhno·: LA REVOLUCION RUSA EN UICRANIA. - Presso la "Guilda de Amigos del -li– bro", Buenos Aires e l'editoria! V erti ce, Barcelo- na. 1930. - Prezzo, 3 pesetas. ' Abbiamo ricevuto "respinto" qualche esem– plare di "Studi Sociali", ma senza la fascetta nostra, e senza sapere quindi qual'é l'indiriztrn che dobbiamo cancellare !dainostri registri. Chi respinge la rivista, o ci scriva o lasci tnelperio– dico la 'fascetta nostra, perché possiamo capire chi é che respi.nge. ,
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