Studi Sociali - anno I - n. 6 - 10 luglio 1930

6 QuandQ, finita la guerra, si tratto di realizzare al– meno qualcuna delle numerose promesse fatte nel momento del bisogno, dav,inti al popolo che non le aveva dimenticate e ne domandava l'attuazione, l'In– ghilterra non seppe che impiegare la maniera. torte, credendo e pretendendo cosi di domare quei popolo che ri,-endlcava i suo'i diritti. Fu per reprimerne li malcontento che nel 1920 fu instaurata la legge marziale in tutto il Bengala. Ma la violenza bestia– le dell'Inghilterra ottenne l'effetto contrario a quel– lo propostosi. Questa violenza del governatorato Ingle– se sollevo le proteste unanimi dell'opinione indiana e di tutto il popolo, che organizzo una bella resisten– za ed !nizi<'iuna grande agitazione a base di riunioni e comizi. Questa agitazione fu pretesto a nuove rap– presaglie governative ed a violenze inaudite che cul– minarono nel massaero di Amritsar, famoso per bru– talita e crudelta, In cui le truppe di Sir Michaei O'Duyerr e del brigadiere generale Dyer attaccarono, sensa esserne punto provocati, una riunione di 2000 persone cui 1,arteciparnno <!onne e bambini, e ne massacrarono delle centinaia. Se poi alla violenza ml• lltare e poliziesca inglese si aggiunge la spaventevole compressione econom'ica, si pu6 allora avere una idea appros,1:mativa della sofferenza e del martirio del popolo Indiano. Bene riassumeva la triste situazione economica fat– ta dall'Inghilterra all'India il Gandhi nella sua ce– lebre lettera al Vice-re delle Ind'ie nel momento In · cui, avendo il Congresso Nazionale deciso d'Iniziare una nuova campagna, Gandhi fece l'ultimo tentativo presso le autorita Inglesi per arrls-are pacificamente alla soluzione del grave contlitto. Egli nella ~ta let– tera scriveva fra l'altro: 0 Ma se niente arriva a por~ re fine allo sfruttamento dell'India, é fatale che que sta si esaurisca con una rapid'ita sempre pili gran– de ... La terribile pressione delle Imposte In cui si attingono In gran parte le entrate dello Stato, deve essere fortemente attenuata nell'India 1nd!penden– te ... La stessa "regolamentazione della durata" (1) tanto vantata, é un vantaggio solo pei grandi proprie_ tari! fondiari!, non per le masse contadine. Ii contadi– no é rimasto, come sempre, senza risorsa. L'intero si– stema deve essere modificato in modo da dare ai con– tadini quello che loro appartiene. Ii sistema fiscale inglese attualmente in vigore sembra destinato a strap– par loro la vita. Anche la tassa sul sale io schiaccia col suo enorme peso ... Cosi la pressione delle Imposte opprime dall'alto I poveri; la distruzione della prin– cipale industria Indigena, la tessitura a mano, toglie agli abitanti ogni posslbilita di benessere. "Il quadro della distribuzione finanziaria dell'In– dia non sarebbe completo se si dimenticassero I de– biti contratti in suo nome ... Questi debiti vennero fatti per mantenere unn amministrazione straniera che é, senza contestazione, la plit costosa del mondo. Considerate i vostri stipendi! Essi sommano a piit di 21 mila rupie al mese, senza parlare di certi in– troiti accessori. II primo ministro inglese non riceve piit di 5.400 rupie al mese. Voi ricevete 700 rupie al giorno. Invece, la media del guadagni degli India ni é meno di <lue annas ·(30 centesimi) al giorno. Il ·primo ministro Inglese riceve 180 rupie al giorno, e la media dei guadagni della popolazione Inglese é di 3 rupie al giorno. Voi ricevete dunque cinque mila volte il guadagno di un indiano, mentre il primo mi– nistro inglese non riceve che solo 90 Yolte il gua– dagno medio di un inglese. Ho scelto questo esempio personale per dimostrare con prec'lsione una peno– ~a vèrrtà. . . Un sistema In cui cifre simili sono pos sibili merita d'essere demolito da cima a fondo. "Quello che vale per il Vice-re vale per tutta l'am– ni'inistrazicne. Se si vuole che le imposte siano ra· dicalmente diminuite, bisognerà che prima le spese di amministrazione siano ridotte in una misura v gualmente radicale. Questo comporterebbe l'ipotesi di una trasformazione totale del sistema governativo, trasformazione impossibile senza realizzare la sua In– dipendenza". Questa lettera, in cui ·erano riassunte le ragioni che hanno spinto il popolo indiano a lottare pe1; In sua indipendenza, rimase senza risposta, dando luogo all'inizio del grande movimento di d'isubbidienza civi– le e di non-cooperazione contro l'Ighilterra, moYimen- . to questa volta ben piu vasto di quello iniziatosi col · medessiml principli nel 1921, e cessato per ordine del Gandhi stesso nel 1922 in seguito al fatti sanguino– si di Chauri-Chaura. • •• Mahatma K. Gandhi é Indubbiamente uno <!egli uo– mini piit noti e popolari, non solo dell'India, ma sen– za esagerazione del mondo intero. Non rimonteremo qui troppo indietro nella sua vita, fino a quando per esempio, trovandosi In Africa durante la guerra an- . (1) CosL viene chiamato il regolamento c7te fi.Ssa cÒ1t reoola,~ta l'il»posta /011.d!iaria ver parecchi anni di seauito. BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI glo-boera egli t1·arruol6 nella Croce Rossa Inglese; perché quello che cl \nteressa ora é la sua attlvita, la sua Influenza sul popolo lndlàno e in genere tutta l'opera sua tesa alla conquista della in<llpendenza del suo paese. Nel 1919 Gandhi é ancora favorevole alla collabo– r.azlone leale del popolo Indiano con l'usurpatrice ·rughilterrà. Ma, riconosciuto il suo errore d'i allora, egli si diede con tutto il suo entusiasmo e la sua feòe a predicare la non-collaborazione. Nel 1921, al Congresso nazionale di Ahmedabad, Gandhi é rico– nosciuto come la guida d1 tutto il movimento d'op– posizione, e viene accettata •la sua proposta d'inizia• re una rnsta campagna per quel primo movimento di disubbidienza •civile che fini l'anno dopo come p'iii sopra vedemmo. Dal 1922 al 1928-29 furono nel campo "swaraj!sta" -(nazionalista) anni di Indecisione e di relativa tran– quilllta (di essi, due Gandhi ne pass16 In prigione). ma anche di lotte lntes.tine, grazie sopratutto que– ste ad una politica furba ma criminale dell'Ingbil 'terra tesa a suscitare ed eternlzzare le lotte religio- se tra Indiani e Mussulmani, le quali naturalmento _vanno a >10!0vantaggio dell'oppressione inglese. Iu fatti tutta la -politica inglese nelle Indie, tesa a con– servare il suo dominio assoluto su quell'immenso po– polo, é da un Iato rivolta ad acuire sempre pili le differenze religiose, che Impediscono lo sviluppo del movimento per l'indipendenza; e dall'altro lato a cnt• tirnrsl •la simpatia dei pili reazionarli fra I pr'incl• pottl indiani, salvaguardando In cer~o modo la loro onnipotenza nei propri domlnll. Son_o quec~i ultimi sopratutto alcuni principi regnanti nelle regioni del Nord indiano. Ma la conseguenza di questa politica Inglese, reazionaria in tutte le sue piii varie espres– sioni, non fu che quella <li far nascere tra la massa lavoratrice del vari! centri Industriali un vivo e sempre crescente malcontento ed una forte agitazio– ne pofitlca ed ·economica di gio·rno in giorno piii in– tensa non ostante la selvaggia e continua repress!O· ne ~be non esitava a far masS'acrare, come qualche tempo !a a Calcutta ed a Bombay, i partecipanti ad uno sciopero. Nel 1929, al Congresso nazionale tenutosi a La– bore, ootto la pressione della sinistra Gandhi si ri• mette alla testa del nuovo movimento di "disobbe– dienza civile" e di rivolta, particolarmente contro la gabella del sale che, secondo Gandhi, é "l'Imposta pili ·Insopportabile per l'uomo povero". Infine, nella con– venzione che rlun[ tutti I partiti, nel diceml;re del 1929, a Calcutta, l'opposizione di sinistra reclama !'in– dipendenza totale.dell'Inòla. Viene realizzato un com– promesso, proposto da Gandhi, ed é Inviato un ulti– mato all'Inghilterra, domandandole di trasformare il vice-reame in "dominions" (dominio non pili colonia– le e di dipendenza, assoluta, cui sia riconosciuta una larga autonomia 'politica, amministrativa ed econo– mica.) per il 31 dicembre 1929. Senza di· che il 1.o · gennaio 1930 si sarebbe proclamata l'indipendenza totale. Fu ltt tale occasione che Gandhi, per II tramite di un giovane suo amico Inglese, mand6 al Vice-re la sua famosa lettera, da cui piii sopra abbiamo estrat– to qualche brano. Ma non aven<lo ottenuto sodisfa• zione, il 6 aprile scorso incominciava il nuovo movi– mento di disubbidienza. Gandhi, In forma uttici~le, si rec6 con alcuni seguaci suol sulla spiaggia del . mare, nel pressi di l;lurate, a raccogl'iere sale, Invi– tando tutto il popolo ad Imitarlo come protesta con tro la gabella che rende Il sale un prodotto <Il Iuscb. Cominciata la lotta, ne abbiamo fin qui seguito li continuo "crescendo". Abbiamo visto i suo'i episodi di bella affermazione, come gli altri di feroce re– press.ione, fra cui l'arresto di Gandhi e di parecchi altJ·i suoi seguaci, e gli scontri sanguinosi ripetuti con la polizia, di cui le vittime sono sempre plii nu– merose. Ma la lotta é appena al suo Inizio. • •• Due tendenze si trovano attualmente in presenza, in seno al movimento per l'indipendenza dell'India: quello rappresentato dalla gioventli ed a cui parteci– pa In larga misura la massa operala e contadina, con a capo Yahawarlal ?>(ehru, figlio del capo swarajista · e presldenté dell'assemblea nazionale Motlal Nehru che alla conYenzio,ne <lei d'lcembre 1929 sostenne l'i– dea dell'indipendenza assoluta dell'India. Questo mo– vimento di sinistra ba una grande importanza, per– ché Intende che l'azione volta a liberare tutta !'In dia assuma un .carattere non solo politico ma anche sociale· mentre l'altra parte <lei movimento naziona– le - ~bbastanza considerevole e che fin qui nell'as– semblea nazionale ha raccolto la. maggioranza uscita · sopratutto dalla parte benestante del paese e com– posta di proprietarji terrieri ed industriali che vo– gliono contener.e 'il movimento nell'ambito esclusiva– . mente politico, ~ é disposta a contentarsi che l'In– dia divenga un "domlnlons", qualche cosa come il Can11<1a o·!' Australia. · Dalla prevalenza dell'una O dell'altra tendenza si– curamente dipende la soluzione in un senso o ne-1- l'altro di tutta la questione Indiana. Per il momen– to é ancora il gandhismo e il metodo pacifico della non-cooperazione che tiene unite le <lue opposte ten– denze e domina la nuova lotta che ora si sta svol– gendo. Ma in ciii uon v'é nulla di definitivo; gJ! av– venimenti che verranno, piit di ogni altra cosa cl preciseranno il cammino che prendera il movimen– to d'indipendenza <lell'India. Per noi occidentali qualche Iato dell'attuale movi– mento, - come il misticismo rellgioso che partico– larmente Gandhi g.JI infonde, - ci sembra poco r'l– spondente al nostro spirito attivo e rivoluzionario; ma esso é certo rlsponden te alle tendenze dell'anima indiana e forse piti capace di acuotere quell'immen– so popolo ancora tutto pervaso di misticismo. Forse solo la violenza repressiva, che il governo inglese Impiega sempre di piit, potra. mutare la marc'ia pa· elfica dei popolo indiano In una rivolta armata,. e co– s[ precipitare gli avvenimenti. In ogni modo, per6, l'attuale movimento segna una tappa. di gran<lissima Importanza del cammino del popolo Indiano verso la sua integrale Indipendenza, e del risveglio di tutti I popoli orientali oppressi da un doppio sfruttamento: quello dell'ingord'igia straniera e l'altro <lei nascente capitalismo locale, I quali hanno aYuto fin qui buon gioco perché si sono trovati sempre di fronte ad una massa avv!J'ita o impreparata, e sopratutto senza grandi pocl:libll!ta -di difesa. Per6 clii che sta avvenendo ora nell'India cl va mostrando che anche in Or'iente il lungo periodo del l'avvilimento e <!ella soggezione passiva sta tramon– tando. HUGO TRENI Il Determinismo e la QuestioneSociale ( Co11ti11uazio11e;vedi 11u1n.llrea?d1J11te) . Per costruire la societa socialista che garantisca l'agiatezza per tutti oltre che il massimo di liber– tà, é Indubitato che occorre l'abbondanza con un minimo di sforzo; ci6 suppone che i progressi nell'a– gricultura e nell'industria abbiano raggiunto uno -sviluppa tale da poter "condizionare" l'agiatezza per tutti col minimo sforzo; ma questo sviluppo per se non "determina" l'istaurazlone della societa sociali sta che "condiziona"; perché ciii sia possibile occor• re che la coscienza di classe e l'organizzazione di élementl rivoluzionari 1n classe abbiano raggiunto nelle masse uno sviluppo tale da provocare la crisi finale e che queste posseggano la capacita. morale e tecn,lca per organizzare la societa. socialista. Ora la volonta, la C'apac'it>\,I sentimenti di giustizia socia• le, di eguaglianza, di liberta, di solidarleta umana sono d'ordine psicologico e non d'ordine materiale <ia poterne calcolare. I successivi sviluppi logici e razio– nali come avviene nella. meccanica e ne]e scienze esatte. Lo sviluppo del mezzi cli produzione materiale é Indubbiamente una delle condizioni !ndicl;,ensabill per la realizzazione del socialismo e pu<'i darsi che esso ci porti realmente al socialismo, ma potrebbe anche darsi invece che lo sviluppo del melzi di produzio– ne, inonopolizzato da pochi magnati, porli l'uma– nita verso un nuovo ciclo di decadenza e di barbo• rie! Ma ci par d'intendere qualche marxista obiet– tare: ma é appunto per non cadere nella barba– rie che si determinera 1a crisi finale fra le due clas– si l11 lotta, e il proletariato per spirito di conserva– zione sara fatalmente portato a "espropriare gli e– spropriatorl". E il marxista avrebbe ragione se il mondo fosse animnto da un moto progressivo inti– mo dall'Inferiore al Superiore, dal ma'.e al bene, ecc. Ma disgraziatamente "le rivoluzioni non sono ne– cessariamente un progresso allo stesso modo che le evoluzioni non sono sempre orientate verso la giu– stizia. Tutto cambia, tutto si muove nella natura d'un nfoVi'mento eterno, ma se c'é progresso pu6 es– serci anche regresso e se deile evoluzioni tendono ver– so un accrescimento della vita ce ne sono delle altre che tendono verso la morte. . . La malattia, la seni– litli, la cancrena sono delle evoluzioni allo stesso mo– do che Io é la pubertà. L'arrivi) dei vermi nei cada– vere come il primo v1glto del bambino indicano che una rivoluzione s'i é compiuta. ~a fisiologia e la sto– ria sono la per dimostrarci che Ci sono delle evo!uz'ioni che si chiamano decadenza e delle rivoluzioni che so– no la morte. La storia dell'umanita, bench'essa cl sia semiconosciutà solo durante un corto periodo di qualche migliaia d'anni, cl offre gia degi'i esempi In– numerevoli di popolazioni e di popol1, di cltta. e di imperi che sono miseramente periti in seguito a len– te evoluzioni che le portarono alla morto" (Eliseo Ro_ clus)". Ora la Impotenza del movimento socialista allo scoppio della guerra, l'insuccesso o lo scarso successo . delle ~ivoluzi~nl s~opp)a1~. nel _dopoguerra, . il trioµ– . :t:9 , d~ll!,..re~~loRe, .ta: ~ti:~pgtenz~ .del _cap_i\allsmo, ..la

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