Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948
LO STATO MODERNO, 337 palmente nel saper predisporre le condizioni che diano agio ad una libertà di scelta. Chi si chiude, chi si la– sciachiudere in uno stato di necessità, non troverà giu– sticazioni che valgano a consentirgli una riabilitazione politica: anche se talvolta sono le circostanze di fatto a sbarrare ogni altra via di uscita. Ed è anzi così che può prendere inizio una dittaturJ : non per cupidigia di potere, ma come espediente per chi tenta di sottrar– si ad un debito di responsabilità politica contratto in condizioni di assoluta necessità .. E' perciò da considerare ipocritamente liberale la preoccupazione curialesca affacciata dal sen. Lucifero nella sua intervista all'agenzia I. .S. («Risorgimento f,iberale » 28 luglio), di affidare eventualmente all'au– torità giudiziaria la decisione per la messa al bando del partito comunista. Il problema non è tanto di ac– rertare giudizialmente, con tutte le garanzie di legge, se il partito comunista è non è un partito sovversivo. « una. associazione a delinquere »: quanto di valutare sul piano politico le possibili conseguenze di una tale decisione che mettesse fuori legge i comunisti. Certo i comunisti vivon fra noi come se fossero gen– te che non appartiene a questo nostro mondo politico. O– ~ni loro atteggiamento rivela un che di provvisorio che lascia perplessi, perchè c'è sempre sottinteso un termine finale che rimane da intuire oltre il variare delle loro esigenze contingenti. Anche per loro esiste una Terra Promessa, verso cui guardano con attesa messianica. Anch'essi possono dire: il nostro regno non è di questo mondo; perchè tutto ciò che ora li circon– da, ed in cui si sentono prigionieri, dovrebbe essere di– velto dalle fondamenta e ridotto in nulla avanti che questi pellegrini, in transito nella nostra città, possa– no raggiungere la loro Città Celeste dove deve operar– si il riscatto, dove deve cessare ogni sfruttamento del– l'uomo su l'uomo. Naturalmente siamo noi, con i nostri pregiudizi, con questo nostr6 culto del passato, con questo attaccamento ad una tradizione che ancor sor– regge il nostro costume, a tenerli prigionieri fra que– ste mura della nostra società politica che tuttavia re– sistono all'usura del tempo. I comunisti oggi chiedono la prova del co~plotto per sottrarsi all'accusa: pronti anche ad offrire ampia libertà di prova. Ma non è nei segreti archiYi dell-a po– lizia che occorre ricercare quelle prove. Non tanto con– tano i documenti sottratti dallo spionaggio o l'abile con– catenazione degli indizi raccolti in diverse circostanze. E' il loro stesso modo di vivere, di operare stù piano politico che li denunzia; ogni loro parola, ogni loro ge– sto ha un signifiea.to convenzionale che vuol essere di inesorabile condanna per noi: per noi tutti, e non sol– tanto per coloro che rattrappiscono le loro menti ed il loro animo in una gelosa difesa di averi privati e di interessi materiali; ma anche per color-0 che non inten– ~ono rinunziare al patrimonio comune di <>erti valori ideali. I comunisti si confusero in mezzo a noi. Fra di noi si dissero democratici. Insieme a noi dissero di a– vere a cuore gli interessi del Paese. Ma poi inaspet– tatnmente oonfessarono (come Togliatti nel suo pri– mo discorso a Roma): « Sì, noi parliamo di nazione, di libertà e di democrazia, perchè sappiamo che questi Ronogli obiettivi storici del l)lomento, per i quali si d~Yeoggi mobilitare la classe operaia». Poi ancora ci dissero: « Non potremo dire di avere assolto .il nostro compito finchè non saremo riusciti a distruggere le ra– dici stesse da cui è sorto il fascismo» (Togliatti in e Ri– nascita», giugno 1944); « finchè non avremo elimi– nati i vecchi istituti e le vecchie forme di organizzazio– ne della vita economica e politica )) ('fogliatti al V Con– gresso del Partito). Poi venne l'« Hic Rhodus, hic sal– ta » del VI congresso di Milano («non sappiamo quan– do e come si arriverà ad una situazione di questo gene– re »: 'fogliatti ba detto « quando e come» e non « se e quando ») ; poi la lezione di tecnica insurrezionale se– condo la dottrina del marxismo-leninismo alla Camera dei -Deputati per far intendere agli onorevoli rappre– sentanti del popolo italiano che un partito comunista attua l'insurrezione solo nel momento in cui spera nella immunità. quando crede che le forze di polizia non sia– no più in grado di disarmare i rivoltosi; poi, infine; l'apologia dei metodi praticati in alcuni Paesi dell'Eu– ropa orientale per eliminarvi i cnpi dell'opposizione: « Dove i popoli avanzano sulla via della democrazia e del socialismo, impiegando tutti i mezzi adeguati, tut– ti i mezzi imposti da una situazione di tensione inter– nazionale ... noi dobbiamo salutare il fatto che questi mezzi sacrosanti e giusti vengono adottati... Sto par– lando di Petkov » (Togliatti, alla Camera il 10 giugno 1948). Per riportare soltanto delle citazioni scelte fra scritti e discorsi dell'uomo che ha guidato per quattro anni la politica del P.C.I. e che -0ra è stato messo da parte per poter dare al partito un tono più bolscevi– co (vedi Secchia sull'«Unità» del J8 luglio). . Noi oggi lo sappiamo, perchè lo stesso Togliatti lo ha affermato alla Camera (10 giugno) e lo ha scritto sull'« Unità» (2 luglio) : oggi sappiamo che i comuni– sti italiani attendevano ed attendono ancora l'aiuto del– l'Armata rossa per, diciamo così, disarmare le forze di polizia, eambiare gli obiettivi storici del momento, cominciando con l'adottare tutti quei mezzi, giusti e sacrosanti, che la situazione di tensione internazionale impone... . Il partito comunista è adunque un partito sovver– sivo, che è pronto a passare alla rivolta armata non appena la situazione internazionale gliene suggerisca l'opportunità (secondo l'affermazione di Togliatti alla Camera del 10 luglio) : ma è un partito che non sol– tanto ha un peso politico rilevante per l'adesione for– male di più di due milioni di iscritti, ma che è forte so– prattuto perchè rappresenta l'animo esacerbato dei va– sti strati sociali, degli strati più diseredati, del fondo sociale ineliminabile dei veri schiavi: il quale è di tut– te le epoche e di tutti i paesi, ma 1;>urtroppo in Italia ha una tale consistenza numerica che impedisce a noi di poterci considerare, nonostante tutto, un Paese ve– ramente moderno, una nazione veramente cristiana: di quel cristianesimo che è stato il lievito della nostra ci– viltà occidentale. I. comunisti hanno dunque una buo– na ragione d'essere in Italia, anche se sono sovversivi; perchè lo spirito di rivolta alligna spontaneamente in quegli strati sociali di disederati, anzi è per essi il pri– mo alimento della speranza. Ci sono in Italia milioni di esseri che sperano perchè sono comunisti e nessuno può pretendere di spegnere in essi la luce di questa speranza, sia pure essa fallace: fin tanto, almeno, che quel miraggio non si sia dissolto in un rinnovato am– biente sociale. Però non è men certo, se pure i capi del P.C.I. son riusciti ad accattivarsi la simpatia e la dev.ozionc di
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