Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

, LO STATO MODERNO 363 Ma, da parte della Russia c'è anche qualche altra cosa: c'è il fascino che la Germania ha sempre eserci– tato su di essa, e specialmente sui r:voluzionari bolsce– vichi. Fascino non tanto dovuto alla Germania in sè, quanto alla necessit,à della bolscevizzazione della Ger– m.:niaai fini del trionfo del comunismo in campo mon– diale. Sono note a questo proposito le parole di Lenin, per il quale la rivoluzione tedesca era « molto più im– portante» di quella russa, sebbene irraggiunizibile ai suoi tempi. Anche se, dopo l'eliminazione di Trotskij e il tr' onfo di Stalin, l'espansionismo russo ha segnato più di una ·battuta d'arresto, e anche se oggi questo espansionismo ha perso la caratteristica schiettamente rivoluzionaria dei primi tempi, cristallizzandosi in un aspetto che si potrebbe d:re napoleonico, per cui il trionfo del comunismo come ideologia non è che la ma– schera post:i ad una vera e propria forma d'imperiali– smo,la posizione fondamentale dei russi nei confronti ddla Germania è rimasta invariata. Quella, ripeto, dei rivoluzionari, non quella tradi– zionale degli zar a cominciare d1 Pietro il Grande. Per la Russia zarista si trattava infatti di questioni di si– curezza nei confronti del sempre p;ù pericoloso vicino; e perciò essa svolse una politica di equilibrio, appog– giando ora la Prussia, ora l'impero austro-ungarico in mododa mantenerli divisi, e più tardi, quando la Ger– mania divenne più forte e minacciosa, cercando l'allean- · za france~e e ,quella ingÌese. Oggi si tratta invece, co– me al tempo di Lenin, di assicurarsi la possibilità di < conquistare » la Germania. Alla base della politica russa in Germania è senza dubbio questa aspirazione, e ciò spiega buona parte dell'azione sovietica. TuttJV;a, la condizione attuale del– la Russia, aggravata anche dalla crisi interna di carat– tere assai più economico che ideologico, di cui il con– flitto Tito-Cominform è la p·ù significativa ma non l'unica manifestazione, non le consente di procedere senz'altro alla conquista della Germania, che impliche– rebbe la guerra con l'Occidente. Allo stesso modo, an– che se l'avversario è cambi,to, che Lenin non potè nel 1917 continuare la guerra con la Germania per abbat– terne il re'gime, e, certo comprendendo che la sconfitta tedesca non avrebbe recato vantaggio alla Russfa data la preponderante presenza degli anglo-francesi, firmò la pace di Brest-Litovsk. Qui, dunque, e non già nella politica zarista, sono ~aricercare i precedenti dell'odierna politica russa. L'e– lenwnto nuovo, per la Russia odierna, è costituito dal fatto che' essa deve ora trattare con un gruppo di Po– tenze, contrariamente a quello che sarebbe stato il suo desiderio: di semplificare cioè la situazione mediante 1 un accordo con il suo vero antagonista, gli U.S.A., co– me aveva tentato di fare alcuni mesi or sono in occa– sione delle famose e dimenticate note con l'America. Comunque, per la Russia il p1sso diplomatico de– gli Alleati rappresenta pur sempre un successo; ed è perciò che le molte ipotesi fatte in occasione della bre– ve assenza d~ Molotov da Mosca. anche se af momento apparivano in parte giustific:te, derivavano da una non esatta valutazione della situazione. Così posta la que– st:one, è evidente che per la Russia si tratterà di gua– dagnar tempo, possibilmente molto ·tempo (almeno, quanto basti per consentirle di tornare rafforzata ad una politica di guerra), assicurandosi alcuni vantaggi economici che le sono indispensabili per continuare, senza mutare, il proprio regime, a rafforzarsi. Tutto questo, bisogna riconoscerlo francamente, se presenta un aspetto negativo spaventoso, quello per cui la guerra non è che rinviata - ma a·bbiamo affermato altra volta che ci sarebbe il modo di evitarla - ha pure un aspetto positivo, dal punto di vista economico, in quanto apre la possibilità di scambi commerciali complementari fra due mondi finora divisi. E al di là dei semplici vantaggi economici qualche frutto si po– trebbe anche cogliere nel campo politico, se la crisi comunista verrà sfrutt 1ta, non per la propaganda ma per sostituire alle pericolose teor'e bolsceviche un me– todo sinceramente progressivo e democratico anche nei Paesi dell'Europa Orientale. ••• Un altro aspetto messo in luce dalla questione di Berlino resta ora da considerare: l'atteggiamento delle Potenze Occidentili, di cui abbiamo già fatto cenno a proposito delle reazioni della loro opinione pubblica. Finora, la guerra fredda, la crescente e sempre minac– ciosa tensione, hanno sp'nto i Paesi occidentali su posi– zioni che tendevano a farsi uniformi. Già: si parlav,a di blocco atlantico, già si profilava un'alleanza di guerra, con le caratteristiche che le sono proprie: accantona– mento delle singole pos:zioni di fronte al prevalere del– la minaaecia, unione anche senza concordia e, in defi– nitiva, netta supremazia dell'alleato economicamente più forte e della sua politica. Ora, però, è probabile che una diversità di punti di. vista si manifesti più palesemente; ed è da augu– rarsi che questa diversità diventi fecondo contrasto da cui potrebbe uscire la nuova Europa, e non rngione di debolezza. Sebbene sia troppo presto per delineare la diversità di questi atteggiamenti, è tuttavia possibile cogliere qualche aspetto. Negli Stati Un'ti si nota il maggiore, se pur molto cauto, ottimismo. Ciò si spiega con il fatto che l'Ameri– ca, la quale certamente mira ad evitare lo scoppio di una guerra malgrado le for:i' correnti belliciste che si sono venute formando in ess.1, ha un interesse più clie altro immediato, in quanto è quella che meno teme di una aggressività futura della Russia. Meno ottimista appare invece l'Inghilterra, sia per ragioni di politica interna, sia perchè essa vede la su.'.1 potenza mondiale declinllre, e quindi è giustamente preoccupata degli sviluppi futuri degli attuali con– trasti. Una posizione del tutto particolare occupa poi la Francb. E' evidente infatti che la Russia si sforza,, fa– cendo appello a quella tradizionale politica di equilibrio di cui abbiamo detto, di giungere ad una alleanza. o quanto meno ad un accordo con la Francia, che stac– chi in pnte quest'ultiìna dall'Occidente. Ciò potrebbe essere favorito anche dall'azione dei comunisti all'inter– no della Francia stessa, e dalla paura che la Francia tuttora ha di una Germania, rin,scente. Toccherà quindi ai francesi di re~istere a prospet– tive apparentemente allettanti. Pare ad ogni modo che gli uomini politici responsabili del Paese se ne rendano conto, e per questo proprio la Francia potrebbe costi– tuire un elemento fondJmentale di quell'unione euro– pea che, come abbiamo ripetutamente affermato, do– vrebbe essere il solo frutto veramente consistente da ri– cavare da tutti gli eventi in corso. PIERO GALLARDO

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