Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948
354 LO STATO MODERNO conda matrice; i concimi - oggi pressochè ignoti - han– no tutte le loro risorse ancora in serbo per il Sud ... : m:i per ottenere questo ed alti:o occorre danaro e poi ancora danaro. La produzione sarà allora maggiore, anche del dop– pio ed oltre, e potrà finalmente sfamarsi il popolo meri– dionale, troppo numeroso oggi per il magro frutto delle sue zolle. Troppo, certamente in senso relativo, pur se non anche in senso assoluto, come più d'un orecchiante crede, cianciando di < pressione demografica >. Questa esiste, solo però in rapporto ai mezzi di sussistenza; ma la pt,polazione potrebbe essere notevolmente superiore se avesse d1 che vivere. Si è parlato di emigrazione. veden– do in essa la salvezza: quella del 1880/1910 ha depaupe– rato le campagne, giovando al Tesoro con le rimesse in valuta, ma non certo contribuendo d'un sol punto alla ·oluzione dei probl'ìjlli del Sud, chè la produzione non è cresciuta, nè si è migliorala l'agricoltura. Se avremo un'al– tra ondata emigratoria sarà come un'emonagia da 1111 corpo già indebolito, laddove occorre rafforzarlo, per consentirgli di raggiungere quei risultali che in altri ter– ritori sono consuetudine antica, ma non certo frutto del– la socializzazione o quotizzazione, bensì della conduzio– ne capitalistica, come - ammissione preziosa, che esime dal citare la foltissima schiera degli economisti di ogni tempo e paese - riferisce il Sereni (6) che sciorina cifre e dati a documentare che le aziende a conduzione capita– listica rendono «enormemente> di pili: precisamente. secondo il Compendio Italiano di Statistica 1946, q.!i 1li di grano per ettaro in Emilia e q.Ji 4.6 in Puglia ... Qui occorre una volta di più meditare sulla defini• zione del capitalismo dettata dal Sombart, che non è cer– to quella demagogica urlata sulle piazze. Capitalismo vuol dire soprattutto organizzaziòne, coordinazione, subordi– µazione dei mezzi al fine; e «capitalista> in tal senso può essere anche un'azienda cooperativa, se diretta in vista dell'interesse unitario dell'intrapresa, e se i soci prestano l'opera loro disciplinatamente agli ordini del reggitore, soci ma subordinati ad una gerarchia di valori. Questo, a titolo espositivo: chè l'elemento e uomo > - rondamentale in ogni valutijzione economica - non con– sente nel Sud vasti esperimenti di cooperativismo, chcc– chè ne pensino alcuni, forse costretti a quella tesi più che convinti della sua bontà. ·Solo l'azienda capitalistica cosi concepita, cioè l'ar– monica e feconda fusione del capitale e della terra e del lavoro, retta da un principio equilibratore, può assol– vere il compilo di· rendere intensiva la produzione rife– rendo il genere di coltura al suo ambiente più idoneo, eliminando le spese improduttive, innovando sistemi e concezioni. I risparmi ed i capitali non saranno restii, se allet– tati da serie garanzie e da guadagni proporzionali~ se -– in parole povere - sarà un fatto compiuto la eliminazio– ne da parte dello Stato delle attuali difficoltà che sareb– bero altrimenti insuperabili, e se saranno risolti altri problemi complementari, elementi interdipendenti, anel– li della catena che ha legato l'Italia Meridionale al suo destino di miseria, di cui tipiche manifestazioni sono la sopravviYenza di contralti agrari che dissanguano i IÒ– voratori ed impoveriscono la terra, e la piaga del brac– ciantato brulicante di un milione di esseri che il lavoro chiamano < fatica> ... Con l'enfiteusi, o l'affittanza (che dal Cattaneo ve niva considerata la miglior forma di collaborazione frn capitale e lavoro), o la mezzadria, od altra forma di par– tecipazione, si disciplini si valorizzi si nobiliti l'apporto dell'uomo alla terra, e lo si renda amorevole e fiducioso; e si allarghino i confini della classe agricola agli estremi litniti, per comprendervi a grado a grado le torme dei salariali di cui deve essere inizia~a la rigerierazione urna- (6) Questione Agraria, Einaudi 1948, pag. 176. na e professionale, anche con una giusta cointeressenza ai prodotti, indipendente dalla retribuzione in danaro 0 natura: si correggerebbe così, in senso sociale, la rigidez– za economica dell'applicazione capitalistica, applicazione del resto che fino ad oggi ha avuto luogo appena in casi rari, sicchè la società meridionale è ancora nella fase precapitalistica, malgrado il non certo obbiettivo parere del Sereni, cui fan contrasto quelli di tutti i conoscitori dei problemi del Sud. E, in forza cli quella logica ch'è in tutte le manifestazioni dell'economia (e della natura), vedremo risolte le cento questioni accessorie, che, presa ciascuna per sè stante, già costituiscono altrettanti osta– coli durissimi. Le strade aperte per l'agricoltura e per il traffico dei suoi prodotti serviranno per il turismo e sorgeranno al– berghi, e luoghi di svago e di ritrovo, e stazioni climati– che, dal Gargano inesplorato alla Sila dimenticata; e que– sto riattiverà J'a,·tigianalo locale, già ricco e fiorente, e diffonderà le ceramiche di Castelli o di Grottaglie, i piz– zi di Pescocostanzo, i tessuti di Carovigno, i legni intar– siati ed i coralli di Sorrento. Circa l'industria propriamente detta., perchè sognare di una inattuabile industria pesante, senza materie pri– me, se queste sono e più ancora saranno presenti ed ab– bondanti per altre attilliità' manifatturiere? Il grano può dare la pasta ed i biscotti; l'olio ed il vino possono li– berarsi dalla soggezione in. cui li ha costretti l'iniziativa privilegiata del Nord, se appena se ne curi intelligenle– mente la produzione; la frutta non attende che di esse– re manipolata in conserve o seccata; i fiori cercano chi ne distilli essenze da elaborare. E la pastorizia, di nuovo a giusto titolo padrona dei pascoli sull'Appennino e di quelli che razionali rotazioni consentiranno in pianura, tornerà ad essere una ricchez– za, mentre potrà parlarsi anche di vero allevamento zoo– tecnico: oggi, se in Lombardia abbiamo 89 capi di be– stiame grosso per ogni Kmq. di superficie agraria o fo. restale, con una media di Kg. 440 ciascuno, scendiamo a 35 capi in Campania con 370 Kg., ed a 24 in Sardegna. con sol 290 di peso un ilari o. I boschi, ora quasi scomparsi, entro brevi lustri ap– pronteranno legna di varia specie, consolidando nel con– tempo i fianchi delle montagne ed impedendone l'erosio– ne; e la produzione degli indispensabili concimi avverrà sul luogo d'impiego, chè non mancano certo sostanze a– zotate, perfosfatiche, potassiche, come ha giustamente po– ~to in rilievo il Barbagallo nel suo libro; e la paglia tro· verà cartiere mai sazie... (7). Non continuo l'enumerazione, e non. mi dilungo a parlare delle cento attività accessorie, nè di quelle che le accresciute possibilità di acquisto della popolazione fa– rebbero necessariamente sorgere od irrobustire, assorben· do a loro volta (come già le altre di cui si è fatto cenno) mano d'opera, e qualificandola. La sconfortante condizione del Mezzogiorno è tutta nella sua misera agricoltura: da una completa, cosciente. lungimirante trasformazione di questa può venire il be– nessere della regione, e non già da esperimenti di rivo– luzione economico-sociale, destinati a sicuro e forse tra– gico insuccesso anche perchè con errore fatale imposta– no il problema prevalentemente sul piano politico, o da una forzata industrializzazione integrale. Non per nulla il primo (non solo in ordine di tempo) dei meridionali– sti, Giustino Fortunato, affermava che « Questione Meri– dionale e questione agraria sono termini correlativi >. ALDO DURANTE (7) La natura di questo scritto, e la sua necessaria brevitlÌ' non consentono che le molte enuncJezionJ stnno altrettante dtn1ostrazionJ. Me ne scuso con I lettori pHt preparati e con gli altri: quelU evre.l tentato di convJDcere, questi di rendere attenti al problemi in cui 111 concreta la Questione Meridionale. Sarà per .un'altra volta, forse.
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