Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

LO STATO MODERNO 353 stissima conseguenza dell'alta morbilità e della non me– no elevata mortalità. Per quella infantile, ad escmoio, mentre la media per tutta Italia è del 112%,, nel Sud va da un minimo del 116 ad un massimo del 166. • Le scuole, infine, senza le quali non può condursi alcuna opera formativa dell'uomo, specie nella massa la– voratrice: quelle di avviamento professionale, agrarie, ecc. sono quasi inesistenti, mentre sarebbero di grande utililà, creando i tecnici di cui v'è bisogno assoluto; ed anche quelle primarie sono insufficienti, pure essendo la popolazione scolastica proporzionalmente più numero– sa che al Nord. In compenso, sopravvivono e si moltl– plicano i ginnasi-licei, che perpetuano gli errori di un sistema ma non sanno più diffondei-ne i benefici. La facile critica è già pronta: oggi come sempre si n1ole che faccia il governo, che il governo decida provvi– denze, stanzi fondi, disponga opere; e mentre questa piog– giamiracolosa scenderà come una manna nel biblico deser– to, il meridionale continuerà neghittosamente a vegetare nel suo millenario parassitismo. Ma non è così che va impostato il problema. La ri– generazione del meridionale come uomo, soggetto voliti- 1·0 ed attivo, fattore precipuo del suo avvenire, accom– pagnerà e seguirà la sua rinas·cita economica, non può quella precedere questa; assicuralo che sia un più uma– no tenore di vita per intiere popolazioni, sarà possibile imporre condizioni, limiti, garanzie in forza di leggi di cui si dovrà ottenere il rispello. Ora, se la designazione del sen. Porzio alla vice-presidenza Governo significa propositi seri, e non si vuole una volta di più épater quei buoni < borghesi > meridionali (galantuomini e cafoni) ,ui quali tutti esercitano le loro arti in periodo elettorale - monarchici e comunisti, liberali e democristiani - ora si tratta, e anzi tutto, d'individuare donde lo Staio trar– rà i fon.cli necessari per una così grande trasformazione di struttura che richiede centinaia di miliardi e che ap– punto per questo e perchè andrà a vantaggio della collet– tiYità non sollanto meridionale, non può che essere af– frontata dalla collettività medesima, coi mezzi ordinari e straordinari di cui dispone. (Oltre allo scopo che chia– meremo remoto, uno intanto se ne consegue immediato: l'impiego di vaste masse di mano d'opera, specializzata, e no, che vengono sottratte alla disoccupazione e alla mi– ~eria). E che questi mezzi ci sian.o, e possano man mano essere integrati quando ci si metta sulla buona via con larghezza di visione e volontà costruttiva tenace, risulta da quanto segue: 1") E' ormai di dominio pubblico che parie del « Fon– do-lire > del piano E.R.P. sarà destinato al Mezzogiorno. Rasta - solo! - stabilire in quale misura, e come. 2'') Ho sott'occhio un comunicato dell'American Fri– ends of Sicily Associalion, che si sta adoperando per ot– tenere dall'Export Import Bank un prestito di 200 mi– lioni di dollari a favore della Sicilia. Ecco un'altra fon– te, anch'essa straordinaria ma ricchissima, che può con– siderarsi praticamente inestinguibile. 3") Gli stanziamenti ordinari, per il passato regolati con criteri di comparazione economica rispetto al red– dito immediato, devono essere ispirati a concezioni di più vasto orizzonte, e destinati anche ad opere di len– ta realizzazione e di remoto beneficio. A questo punto, è inevitabile affrontare un conflitto di ideologie. Conviene secondare le iniziative individuali e Promuoverle, o piuttosto va regolata, « pianificata>. tutta la materia, nell'insieme e nei particolari? Deve lo Stato limitarsi ad assistere agli esperimenti dei cittadi– ni, od è suo compitQ coordinare, più ancora, disciplinare, Questiesperimenti? Ma iÌ conflitto esiste solo per coloro che non posso– n_o a meno di chiedersi, con disarmante apprensione, chi ~ 1 a nato prima fra l'uovo e la gallina. Prima di tutto, questa per l'Italia Meridionale è una battaglia grossa, e forse la decisiva di una guerra sfor– tunata e lunghissima. In guerra.si ricorre a metodi di ec– cezione, e nessun liberista si opporrà alla coscrizione ob– bligatoria, agli ammassi, al razionamento, al controllo del– la produzione e degli scambi. Tutto ciò si impone perchr « dopo> sia dato vivere nuovamente in libertà. Perseguendo questa suprema salus, è però ancora pos– sibile consentire a eh.i può e vuole, di agire nel proprio interesse e senza ledere quello della collettività: Purtrop– po, nel campo economico, non molto affida delle sue vir– tù il popolo meridionale; ed è quindi, più che opportu– no, necessario l'intervento organizzatore dello Stato. A parte ciò, non può farsi a meno, come del re~to in ogni vasta e complessa iniziativa, di una coordinazio– ne: e questa dovrebbe essere affidala al soggetto più adat– to per l'ampiezza e la molteplicità degli interessi parti– colari da regolare, la loro natura, l'entità, la provenienza dei mezzi da impiegare: cioè alla Regione. Leggi non faziose (le leggi vi sono già, ma vanno mi– gliorate, integrate, ordinate) affidino dunque all'Ente re– gione, e per esso ai suoi organi tecnici (5) il compito cli tracciare un. quadro dell'agricoltura locale, quanto più possibile minuzioso completo e sollecito: le zone da te– nere a cereali, quelle da restituire al pascolo od al bosco, le allre da trasformare in vigneti o in. culture arboree, i limiti territoriali delle diverse conduzioni. Resteranno le grandi distese a grano; ma saranno coltivate intensamen– te, con una «resa> non inferiore a quella delle pianure lombarde o emiliane: il latifondo non è tanto nell'esten– sione quanto nella, scarsità del prodotto proporzionale. Del 1·eslo, conlrarlamente all'opinione diffusa, il latifon– do «estensivo> è solo 1'8% della superficie coltivabile (allri sostiene che giunga al 13%); e non è certo con l'ap– poderamento di esso che potrà dirsi risolto il problema dell'agricoltura meridionale, e men che mai quello del!:\ vita sociale ed economica del Sud. Quanti errori e luoghi comuni a proposito di questo mitico latifondo, eliminan– do il quale taumatnrgic'amente scomparirebbero la mise– ria, i mali e l'arretratezza del Meridione! li l::ttifondo è stato, ed in parte è anc:ora, una necessità: è anche - co– me tutti i grandi fenomeni economici - una istituzione sociale che non può sradicarsi in un sol giorno, nè per decreto governativo. Tornando all'ampiezza delle aziende, è chiaro che una specializzazione ortofrutticola sarà più limitala che se si trattasse di cerealicollura; ma occorre sempre proce– dere senza rigidezze nè assolutismi, e misurare col metro delle possibilità che ha il coltivatore di condurre profi– cuamente la sua impresa. E poi si applichino davvero le norme fondamentali dell'appalto e della compartecipazione, ed i patti di la– voro. E chiunque dimostri di potersi utilmente inserire nel– la grande fatica abbia crediti veramente larghi ed agevo– li (di trasformazione, di miglioria, di esercizio) e sia sgra– vato -dagli odierni oneri tributari, irrazionali ed ingiusti, che mortificano e negano l'iniziativa, assorbendo il poco utile, intaccando il capitale, costringendo alla stasi che diventa paralisi. Chi non sa o non vuole, sia espropriato, con con– gruo indennizzo, sì da permettere ai capitali anche del Nord, anche stranieri, impieghi redditizi,stimolandoli così ad af(luire continuamente ed in misura crescente. Perchè questa è l'essenza della Questione Meridio- nale: il danaro. , ' La scarsità di acqua è mitigabile con ricerche idri– che, imbril(li,amenti di sorgenti, scavi di pozzi, costru– zione di serbatoi e di bacini; culture idonee possono am– pliare i confini del terreno coltivabile spingendoli sui fianchi dei monti; mezzi meccanici di aratura sono in grado di rinnovare la t~rra offrendo al seme una più re. (5) Ecco, forse, la sola funzione della Regione ...

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