Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948
352 LO STATO MODERNO te di quel che non costerebbe il buono, e perpetuare uno squilibrio che non è solo dannoso ma esiziale? Invece, non può che plaudirsi ad ogni iniziativa ten– dente a valorizzare le risorse attuali o potenziali del Sud. Per citarne unJI dietro suggestione appunto del Barbagallo, se il mèmdo arabo e gli interessi che gr:ivitano sulle ,zone petrolifere dell'Asia Minore potranno trovare convenien– te che grandi raffinerie siano impiantale in Sicilia, in Calabria, in Puglia, si faccia il possibile per attuare questi progetti, ed ogni altro avente a base quel fattore econo– mico naturale ch'è la posizione geograf~a. Ma è possibile risolvere non solo a parole la Que– stione Meridionale? Le risposte sono agevoli, e si com– pendiano in una sola; intelligente impiego dei mezzi in vista delle finalità. La Questione Meridionale riguarda 17 milioni di ita– liani, ed almeno 6 o 7 di essi in modo assoluto e vitale. Una parte non irrilevante della nazione attende da un secolo sorte migliore e più giusta; tutta la nazione può grandemente avvantaggiarsi dalla rigenerazione di intei;e regioni, dall'apertura di nuovi mercati, dalla creazione di altre forze produttrici. · E' dunque, questo, un problema non limitato al Sud, ben.chè nato nel Sud. Si tratta di una parie vitale forse, certo importante, colpila da lenta atfofia :. l'o1·ganismo intero ne risente, aggravato ed impacciato com'è, « non essendo concepibile uno Stato grande e prospero in una nazione per metà misera >. yoglio dire che il Paese, tutto il Paese, deve guar– dare alla Questione Meridionale come ad un suo proble– ma, ad un. suo male, e prodigarsi per guarire. Già mezzo secolo fa un deputato, il Prinetti, ebbe ad affermare quel– la che è rimasta verità inconfutabile; « se l'Italia non riuscirà a risolvere il problema economico del Mezzo– giorno, essa verrà meno ad una delle maggiori finalitn per le quali è risorta». I provvedimenti ed i rimedi che rientrano nella sfe– ra giuridica ed economica dello Stato vanno quindi dallo Stato medesimo deliberati e attuati prontamente ed inte– gralmente. I lavori pubblici costituiscono il primo salu– tare intervento, almeno parzialmente risolutivo: porti, fer– rovie, strade, acquedotti, fognature, elettrificazione, boni– fiche, rkdificazione edilizia, ospedali, scuole. Tutto questo manca, nel senso ch'è insufficiente, e tutto questo non deve più mancare. I porti consentirebbero la ripresa di quella funzione naturale dell'Italia verso l'Oriente balcanico, l'Asia e l' 1\– frica, con quali vantaggi è superfluo esporre. Basti citare che nel 1939 nessuno dei porti meridionali ha uguagliato per volume di merci, nonchè i grandi porti di Genova, Tfieste o Venezia, quello più modesto di Savona. Le ferrovie, che oggi sono scarsissime, specie le sc– conci:•rie, e le strade (attualmente ancora in parte allo si.alo di mulattiere, e quasi tutte inadeguate ad un traf– fico int'!nw) permetterebbero quella rapidità e comodìtit di circolazione ch'è presupposto del commercio interno ed estero (gli zolfi di Sicilia e l'a .frutta del Barese si con– tendono avari convogli, il cui ritardo compromette spes– so le fatiche di un'intera annata). La Puglia, mercè il suo Acquedotto, non è più < siti– bonda > come un. tempo; ma lo sono ancora altre regio– ni, e la Puglia stessa non ha acqua che basti alla sua ar– sura millenaria. E con gli acquedotti son.o da fare le fo– gn'ature, che per molti centri urbani anche di 50.000 abi– tanti sono ancora un'aspirazione. In merito alla ricerca, raccolta, utilizzazione delle acque, il citato }lapporto italo-americano suggerisce <li « realizzare il maggior n.umero possibile di progetti <li invaso tecnicamente eseguibili, trattenere le acque inver– nali sui terreni immagazzinandole nel suolo per costituire nel sottosuolo la maggiore riserva idrica >. E poi: « reim– piegare le acque di rifiuto deJle zone irrigate, ed usare le acque invernali in eccesso >. Consta che il Ministero del- 1' Agricoltura sta procedendo - tra gli· altri - ai lavori preliminari per la costruzione di una di,:ra sull'Ofanto al fine di creare un vasto serbatoio di irrigazione. Sarà qualche cosa, ma non basta, chè le acque dei monti van. no tutte raccolte in bacini per le esigenze dell'agricol– tura e per la produzione dell'indispensabile forza motri– ce, la quale oggi è rara e cara, e ne rise1ile gravissimo danno tutta la vita economica. Le bonifiche! Quale insulto nel programma sfarzo– so se comparato alla sua realizzazione! Dice il Rapporto della Commissione Economica al Ministero per la Costi– tuente che « la situazione nelle regioni meridionali e in– sulari si è già veduto_essere in uno stato particolarmente arretrato >; e può menzionare appena 1'8% di trasforma– zioni ultimate, di cui molte sono « di antichissima data>, sì che le risultanze complessive sono tutt'altro che < in– coraggian!i > (4). Eppure, mediante una bonifica veramente integrale, non solo vaste superfici diverrebbero coltivabili profi– cuamente, ma altre, e più vaste ancora, sarebbero abi– tabili senza pericolo, chè uno degli ostacoli più aspri alla integrale trasformazione del Mezzogiorno è costituito dal– la presenza della malaria, che grava su tutta la pianura e su. parte non piccola delle zone collinose, rendendo im– possibile lo stanziamento della popolnzion.e ed ogni la– voro r,edditizio. Debellato questo nemiéo, estesi territori potrebbero essere appoderati, specie nelle zone costiere, con un profondo benefico mutamento di secolari abitu– dini, imposte appunto dalle condizioni ambientali. Di importanza appena minore è il problema della montagna. Il territorio montagnoso produllivo è quasi 3/7 di quello totale, e potrebb'essere utilizzato, ma non certo a grano, che tanti sterili sforzi costa da secoli al contadino del Sud. I bo~chi con il loro sfruttamento ra– zionale; i pascoli con l'industria armentizia; certe culture legnose; lo stesso grano fino ad una certa altitudine: l'Ap– pennino può produrre questo ed altro ancora, e nulrirr assai più gente che oggi non faccia. La nuova funzione economica della montagna esige la revisione di altre in– veterate posizioni, quali gli usi civici e le proprietà co– munali e demaniali in genere, relitti di ima vita econo– mica e sociale rimasta paralizzata. Questo imponente complesso di problemi - boni– fica, irrigazi0ne, trasformazione fondiaria - va coordi– nato nel piano di colonizzazione, di cu{ molto si è parla· lo e si parla, ma spesso con idee paurosamente confuse. Nel Tavoliere, nel comprensorio del Vulture, in qualche zona di Sicilia e di Calabria si è iniziata da tempo la co· Ionizzazione, affidandola prevalentemente all'Opera Na· zionale Comballenti: sarebbe lungo, ed inutile, parlarne qui. Se non tutto, molto è da rifare, come impostazione. t!Secuzione, finalità. Ora sono in corso presso Canosa i la· vori per la creazione di due centri rurali (Locoii)a e Gau· donia) cui altri dovrebbero far seguito: si tratta di sta· J..,iJire se queste siano fasi di un sistema 01·ganico di ro• Ionizzazione, o piuttosto manifestazioni sporadiche e sie· gate; e - nella prima ipotesi - quali siano le linee mae· sire e reggitrici. Quanto alla i-icostruzione edilizia, tutti sanno q1iali siano le condizioni di vita dei cittadini e dei contadini. moltissimi dei quali « godono > si e no di un paio di mq. di superficie di abitazione, in promiscuità igienicamente e moralmente perniciosissinia. La tragedia dei «bassi~ di Napoli, dei « trulli > di Alberobello, dei « sassi• rlt Mat,era, degli abituri di tutto il Meridione, in cui vivono prolificano -e muoiono tanti infelici, meriterebbe più am· pia trattazione di quella che qui sia possibile fare. . E così per gli ospedali e le scuole. Rari i primi, si che grandi agglomerati urbani ne sono privi, o senza lei· ti, medicinali, attrezzatura idonea; e deriva da questo (come in genere dalla inefficiente difesa sanitaria) la tn- (4) Pag. 374-375.
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