Lo Stato Moderno - anno V - n.15-16 - 5-20 agosto 1948

344 LO STATO MODERNO Vogliamo chiudere segnelando una iniziativa, che, presa dall'on. Bergman al Senato, ha avuto pronta adesione da parie dei partiti di Terza Forza, e non solo di Terza Forza. Intendiamo alludere all'ordine del giorno, accettato come raccomandazione dal Governo, per un'azione diretta a favorire la formazione di un organismo in– ternazionale preparatorio per dare carattere istilu1:i1male, e non pi,, solamente convenzionale, agli accordi fra gli Stati europei sia ;ier l'attu-azione del piano Marshall che per altri obbiettivi. A questo effetto l'Italia, non meno che la Francia, dove analoghe proposte sono state formulate, si dichiara disposta a conferire una parte del– le ~ovranità in un superiore organismo federale. Vi sono dunque iniziative preziose della maggiore importanza, IL LUNGO Il < problema dei giovani> data dagli ultimi anni del fasci– smo, quando la « vecchia guardia> fu costretta a misurarsi con la nuova generazione che maturava e rischiava di compromettere la continuità di quel regime che nei pronostici mussoliniani dove– va durare almeno per tre o quattro generazioni. Il problema dei giovani si pose perchè il fascismo fu piut– tosto una reazione empirica che una dittatura consapevolmente to– talitaria; e si pose anzitutto come contrasto biologico di genera– zioni. Il partito unico propose allora il volpino allettamento del < largo ai giovani >, che avrebbe dovuto assorbire nelle strutture corporative la nuova vita biologica e spirituale della gioventù ita– liana. Ma il fenomeno era più complesso di quanto l'ufficialità del partito non comprendesse. Il problema storico delle giovani generazioni negli ultimi anni del regime si sviluppava su due o tre co1r>ponenti essenziali: assenteismo dalla vita del partito; re– visionismo nei confronti della prassi fascista (< riforma 11e/ siste– ma o del sistema?>); opposizione al fascismo, variamente graduata e collocata. Indubbiamente il disagio di una vita economica estremamen– te chiusa, dopo che le sanzioni aggiunsero al" corporativismo l'au– tarchia, contrappose la gioventù alla vecchia guardia; ma il disagio fu soprattutto spirituale, sentimentale. E quando rima– sé soltanto sentimentale, ecco uomini rovinati che recheranno sol– tanto il senso del fallimento come segno del peccato originale di una educazione equivocamente conformista. Man mano però che si passava dall'assenteismo al revisionismo, si -passava anche verso posizioni più ricche moralmente e intellettualmente, più feconde di pratiche conseguenze, sebbene soltanto di rado si giungesse al– l'approdo; il pensiero tardava a conoscere la realtà, tanto il buio era fitto, la volontà 11011 trovava mai sufficienti stimoli all'azione, e la resistenza rimaneva più moralistica che morale, più fanta– sticata che attuata. Due posizioni, caratteristiche di questo procesw morale, sono note: quella del corporativismo di sinistra che faceva capo a Ugo Spirito e quella del liberalsocialismo di Capitini e di Calogero. La resistenza morale si ricongiungeva, dunque, ai due poli opposti, fascismo e antifascismo; ma si distingueva, a me pare, dato il suo carattere etico-politico, data la sua diluita politicità, da tutte le altre posizioni scese in campo nella dura lotta politico-militare. Questa analisi è già stata fatta, e questa tesi è stata già so– stenuta (I): solo che ora s'aggiunge un nuovo contributo, di no– tevole interesse, alla storia delle giovani generazioni durante il fascismo; un contributo rivelatore di aspetti veramente impen• sati (2). Impensati non vuol dire non intravisti: chè era intuitivo il tormento dei giovani fra fascismo e antifascismo, e questo itine– rario morale e politico dal conformismo all'opposizione. Ed era nota la fronda dei GUF negli ultimi anni del regime. Ma ciò che era rimasto ignoto finora al gran pubblico, è questo preciso iti– nerario, percorso e raccontato da Zangrandi, che parte dal < no– vismo > e giunge al < Partito Socialista Rivoluzionario>, itine– rario che comincia a Villa Torlonia, attraverso la fronda dei gio- (1) Ei<zo SANTAnRLLI: Il problema della llberta in Italia, Fede– ri cl, Pe.saro, 1047. (2) RuGO.KROZANGRANDJ: Il grande viaggio, ElnaudJ, Torino, 1948. anche se dimenticate o insufficientemente illustrate dai grandi gior– nali di informazione, che meritano di essere prese e perseguite in comune. Mentre sul piano contingente si determinano questi spontanei avvicinamenti, ed altri se ne potranno determinare nell'esame elci problemi sindacali, delle leggi costituzionali, dei problemi della scuola, della cultura e cosi via, sul piano di una pern1anente for– mazione politica si verranno ulteriormente precisando e specifican– do quelle comuni ispirazioni anche di carattere ideologico, che sono il frutto di tutta una revisione di valori ideali e di impostazioni pra– tiche in necessario svolgimento. ANTONIO ZANOTl'I VIAGGIO vani figli del dittatore e dei suoi gerarchi e che finisce nei campi di battaglia, nelle prigioni politiche, nei campi di concentramento e nella lotta partigiana, moltiplicandosi, attraverso lo spazio di un decennio, in mille rivoli, frantumandosi in mille episodi. Dieci anni: 1933-1943: lungo viaggio davvero. Più lungo moralmente che cronologicamente, però. Il tor– mento comincia presto per i giovani inquadrati dal fascismo: e Cli anni che seguirono, il '34, il '35, furono anni cruciali per il no– stro gruppo. Stavo per dire: per la nostra generazione! Sono ::li anni decisivi· della formazio11e, gli anni spinosi e pruriginosi del passaggio da una adolescenza inquieta ad una giovinezza decisa– mente insoddisfatta> (pag. 35). La gioventù intellettuale italiana era allora incatenata ad un tragico equivoco: quello per cui il fascismo, secondo il catechismo corrente ed improvvisato in quat– tro e quattr'otto, era e una dottrina rivoluzionaria in evoluzic'ITTc, costituiva un punto d'arrivo, una conquista moderna del pensie– ro umano, che, filtrata attraverso le precedenti esperienze, le aves– se sorpassate, criticamente, ereditandone quanto di buono e di duraturo esse avevano> (pag. 36). Per anni uno strano fenomeno di daltonismo ha impedito alle giovani generazioni di manifestare il loro spirito assetato di libertà e di operare in conseguenza con– tro quella società conformista che stava alla radice del loro male. Il primo passo verso l'emancipazione, per Zangrandi e il suo gruppo (e qui cade opportuno rilevare 0 che anch'egli, come tutti gli altri che si impegnarono nel tentativo di chiarire la loro espe– rienza giovanile del fascismo e dell'approdo alla democrazia è condannato a identificare la sua autobiografia con la storia), il primo passo fu quello verso l'universalismo. Strano universalismo, che si diceva fascista, ma colse comunque un punto politicamente debole dell'avversario che andava configurandosi con sempre mag– gior precisione: poichè in nome dell'universalismo si combattè il razzismo e l'alleanza con la Germania hitleriana. Invece fu più lenta la maturazion~ al socialismo, l'accostamen to dei giovani intellettuali provenienti dalle classi borghesi e dalla cultura e mezza cultura fascistica all'operaismo. E più lento anco– ra il loro sganciarsi dai metodi di lotta anfibia e carbonara ttanto che il movimento divenuto ormai clandestino si finanzia con le casse del' partito fascista fin quasi al momento in cui non inter– viene la polizia in seguito alla scoperta di manifesti rivoluzionari). Anzi Zangrandi in tutta la narrazione rivive e ritrova il suo gusto per quello che ha sperimentato come < mestiere del cospiratore>. Sono state criticate queste posizioni. Ma come si può criticare un ccmtrib11loalla storia? Il fatto è che le cose andarono così: e noi ce lo spieghiamo, col giudizio del poi, col diritto ad un tempo troppo saggio e troppo cieco della storia: gli antifascisti non com· presero e non potevano comprendere la sincerità e la serietà dei movimenti giovanili, moralistici e frondisti, che erano poi l'espres– sione de.Ila rivolta primordiale di tutta l'Italia incapsulata dal re– gime. Se vi fu fenomeno di massa nell'Italia d'allora, questo f~ appunto e solamente la resistenza molteplice al fascismo, nelle ~u linee va annoverato anche questo movimento di cui Zangrand• e stato l'anima. Vissuto senza fortuna e senza gloria, nel limbo do– loroso dell'antifascismo, alle soglie dell'azione. · D'altronde, se,la resistensa ha avuto i suoi limiti, l'antifasci– smo non ha inteso. come Rosselli aveva inteso, l'importanza della

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