Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948
58 LO STATO MODERNO Leva, arma, idea madre di questa loro opposizione, :li contrasto, la lotta di classe. Ebbene al centro della loro crisi sta a mio avviso la crisi del concetto stesso idi classe economica e quello correlativo di lotta di classe. Al centro della loro crisi sta il drammatico tentativo di abbrocciare entro 41 quadro del proletari-alo, della classe lavoratrice, intesa in ,senso stretto, una materia politica ed umana sempre più ampia e comp:essa. Ma così nella ca– tegoria particolare, nella classe, cui si continua ad attribuire una indèscutibi:e funzione demiurgica, si tende ad introdurre un elemento eterogeneo, che in definiti,va non può non in– frangerla. Tutto ciò, per altro, appare fatale quando si voglia investire con la propria azione una materia politica della quale nessuna parte può essere arbitrariamente distinta e resa subor– dinata al fine della storica trasformazione sociale intrapresa. E allora non v'è che da prendere atto de Ha insufficienza del concetto stesso di classe, della sua incapacità di contenere una realtà troppo ricca e varia perchè possa lasciarvisi imprigio– naTe. Si parla di un problema tattico e politico di alleanza del proletariato con altri ceti (essi pure arbitrariamente e astrat– tamente definiti); si suole riaffermare ad esempio che operoi e contadini fanno e faranno la l'ivoluzione anche per i ceti medi, e non si capisce che iì fatto stesso di essere costretti, per così dire, a dilatare il concetto di classe mentre nel con– tempo si vuol condizionare la solidarietà di ceti diversi ad una gerarchia di valori rivoluzionari, è contradditorio e contro– produce.nte: nessuna « classe » farà mai una rivoluzione anche a beneficio altrui e non è a meravigliarsi che siffatta im4>0sta– zione si dimostri sterile come richiamo di forze nuove. · Nella contraddizione denunciata sta il motivo della inet– titudine attuale dei partiti 6ocialisti a trascinare in un vee– mente e appassionato impeto tutto un ,popolo, e quindi la causa della loro insufficienza di fronte ai problemi della rico– struzione morale e materiale del paese riluttante, perchè po– liticamente dèseducato dalla 4unga tirannia, ad accettare i sacrifici necessari a quella ricostruzione- Il tema fondamentale della fase storica in cui viviamo è essenzialmente quello del -superamento della concezione clas– sista della lotta politica; e l'efficenza massima delle forze del lavoro si avrà quando esse ,sapranno interpretare questo tema passando da una rozza concezione dialettica della politica ad una concezione più profondamente ed universa•lmente dialet– tica, quale ci è suggerita dal criticismo e dallo storicismo mo– derni, che hanno arricchito, superandolo, lo schematismo della concezione hegeliana. Non vi sono classi in lotta ma uomini portatori di inte– ressi diversi mutabili e variamente combinati, in costante pro– cesso di identificazione e di dissoluzione. La Tiprova di quanto ho detto 15ulJacausa della :insuffi– cienza dei nostri partiti socialisti si ha guardando alla positiw saldezza dei ,risultati sociali ed economici ,raggiunti dal labo– rismo inglese al governo. Dal laborismo nel quale rnalmente opera, fuori di ogni astratto ideologismo sociologico, quella, direi, oo.mpenetrazione della esigenza liberale e della esigenza socialistica, che se nel seco:o scorso ~i sono affermate come contrastanti, poi ohe furono unilateralmente ridotte nel qua– dro di una classe economica, tendono a ricongiungersi con– cretamente come lo sono idealmente. l!1 moto liberale suscitato nello scorso secolo clall'espe– rienza stessa della rivoluzione francese, probante l'inanità dello spirito giacobino, ripudiò le proprie ragioni ideali per essere ripensato come animatore e garante di una élite, di una parte. Doveva allora necessariamente trovare la propria antitesi nel moto socialista, che pur suscitato da una universale esigenza -di libertà, negava in linea di principio le libertà così asservite e sminuite, soffocava nell'angustia di una diversa parte, ma pur sempre parte, il valore universale della sua esigenza di giustizia. Ciò che doveva essere, in funzione de1la sorta nuo– vissima concezione della libertà, armonia perennemente con– quistata sulla disarmoni,a degli interessi, degli istinti, delle menti, diveniva antagonismo, lotta, fanatica affermazione di valori unilaterali e dogmatici. li compito storico che si ,propone alla nostra generazione, e parimenti si propone ad ogni partito che rivendichi l'onore d1 guidare la nazione, è quello di tradurre, di far vivere in concreti istituti giuridici politici ed economici l'unità organica dell'esigenza di giustizia sociale, di razionalità ed umanità della vita statale e della libertà, della autonomia spirituale e morale che deve essere di tutti gli uomini. In questo compito, avversato dalla generalmente scarsa comprensione del tema stesso, . terribilmente arduo, assai più della sua ~chematica enunciazione, sta l'impegno, il motivo, la difficoltà della lotta che si combatte. Se veramente la libertà e la giustizia debbono essere va– lori universali, alla classe, che è necessariamente parte, co– munque sia concepita, deve essere sostituito, nella concreta realizzazione politica di quei valori, il popolo che è tutto per definizione, il popolo senza specificazione, perchè in sè com– porta tutte :e possibili specificazioni, degli uomini liberi; il popolo che [IOn sia categoria arbitrariamente definita a priori secondo un univoco criterio, ma corale composizione di spiriti vivi. Mossi quindi da interessi materiali e morali diversi, legittimamente diversi, pei quali si cerca un equilibrio non preconcetto ma costantemente Tinnovato e rinnovabile. La concreta unificazione di interessi diversi nella vita sta– tale e socia:le o è perseguita prendendo le mosse da una pre– messa fondata sulla realtà della classe economica, la quale in sè oggettivamente annulla ogni distinzione, e tutto assorbe, a tutto dà una sola impronta; o è perseguita rovesciando lo schema classista, accettando la realtà di una ,più complessa, di una infinitamente varia, viva, sempre rinnoV1an-tesi umanità di interessi. Nel ,primo caso il processo dialettico in cui si esprime la vita 5ociale è semplice, schematico si direbbe, o meglio roz– zamente aprioristico: esso opera su opposti elementi dati, im– mutabili, alla ,ricerca non di un equilibrio ma di una elimi– nazione, e la conseguemia di questa eliminazione è una sola, il paatito unico, lo Stato amministrazione di interessi univoci, la politica totalitaria. Nel secondo caso il ,processo dialettico in cui si esprime la vita sociale è rioco, vario, esteso sino alle più lontane indi– viduali affe111nazioni,diretto alla ,ricerca di un equilibrio in cui forze coscienti del proprio limite particolare superano i pur legittimi eterogenei particolari interessi in una vicenda mai compiuta, animatrice di un costante progresso; e la con– seguenza è una 5ola: la libertà delle organizzazioni pol<itiche, la molteplicità delle forze vive, lo Stato politico, la democrazia. Nel primo ca.so la ban'"diera innalzata è una bandiera di conformismo; nel secondo è una bandiera di libertà che defi– nirei « riconosciuta legittimità dell'eresia». Il problema può essere •riproposto in termini di metodo politioo. Nel primo caso, allora, retto da '\1I1aconcezione dog– matica in cui verità ed errore 5i contrappongono come appar– tenenti affuno od a:lfaltro campo, la legge è quella del fana– tismo culminante in una violenza che si pretende liberatrice. Nel secondo, dominato da una concezione antidogmatica, per cui la verità appare come il .frutto di una conquista, un supe– ramento in cui l'errore non è il dato miziale ma il risultato– della conquista stessa, fa scoria di un i11Tevocabileprogresso, la legge è quella del compromesso tra uomini liberi che sen– tono reciproco rispetto per l:a umanità che, al cli là di ogni contingenza, è in ciascuno.
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