Lo Stato Moderno - anno IV - n.11 - 5 giugno 1947

00on4m"11to per un anno L. IIOO Aoc.Ed. Lo stato Moderno - Am– ~tntstraztone e Direzione: Milano, Via senato 38, tetef. 7J.440, 7J.911 1!.:sce il 5 e il 20 di ogni me11t LOSTATO MODER ORlTJ..CA POLlTJ..OA EOONOMIOA E SOCJ..ALE Anno IV - N. 11 5 GIUGNO 1947 Una copia L. 30 SOMMARIO •MARIO PAGGI: Ricercare le cause l'LEO VALIANI: Le penultima ventura . 1 CANDIDO: I siliconi . 1 ROMANUS: Lettere romane: Il gioco (più e meno abile) delle parti . . . . ,NULLO MI ISSI: Critica dell'autonomismo IENZO SANTARELLI: Testo unico in materia ecclesiastica . . . . . . . . . . . t GIORGIO GRANATA: I vicoli ciechi della « li• bertà di stampa • . . . , . . . . . , ERNESTO BASSANELLI: Consigli di gestione: L'impostazione politica · in Italia , L. L.: Einaudi al lavoro . . . . . . . . pag. 237 • 239 » 240 • 241 • 242 • 243 • 244 • 246 )) 249 'GIUSEPPE FRISELLA VELLA: Il Meuogior• no e la rinascita mediterranea pag. 250 f BRUNO PAGANI: Progreuismo dei conserva• tori in Inghilterra . • 251 DE GAULLE CONTINUA PET AIN? •I. . MICHELE RANCHETTI: La sorgente in Maurras • 253 Hl. - CESARE SPELLANZON: Il degollismo e i partiti • 255 • ENRICO SERRA: Alta diplomazia nel Sud-A- frica .. • 257 RASSEGNA DELLA STAMPA E:Jl'ERA • 258 RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA • 259 NOTE QUINDICINALI • 260 RICERCARE LE CAlJSE Molte polemiche sono giunte al loro epilogo; il tripartfto è finito, si è formato un governo omogeneo, tutte le sinistre sono passate sui banchi dell'opposi– zione.Quei piccoli spostamenti a d_estra clle, dalla ca– duta di Farri, andavano maturando ad ogni fiorir di crisi, hanno oggi raggiunto il perfezionamento inte– grale. Forse, pensiamo, con un lieve anticipo sulle in– tenzioni di De Gasperi, che avrebbe amato avere an– cora la compagnia dei gruppi di centro sinistro. Anche in questo caso dunque si è verificata la leg– ge che chi conduce la gue'rra non guida la pace; nes– eunopuò negare che la grande maggioranza delle for– ze che si batterono nelle file partigiane fossero di sinistra, di varia gradazione; anche i liberali e i demo– cristiani che operarono nel periodo clandestino erano di sinistra. E vedete dov'è finita la sinistra libera,le; e vedete Gronchi fuori dal governo del proprio partito, e Fan– fani che si dice abbia accettato un portafoglio solo per disciplina di partito. Vista così in prospettiva, risafendo a ritroso il corso di questi ultimi due anni, la disfatta delle si– nistre appare logica, e dunque grave. Non si tratta nè di un colpo mancino, nè di ,un incidente parlamen– tare, nè di una scivolata su una buccia di limone; di ben altro si tratta. Le oause sono molteplici,· ma ri– ducibili in sostanza a due: impreparazione dei quadri (e loro prematura chiusura) e politica estera. Entram- be le cause sono state da noi volta a volta commen– tate e chiarite qiuando se ne presentava l'occasione. Ed è sembrato proprio troppo scopertamente ingenuo Togliatti quando, negli ultimi giorni della crisi, ha scritto un.. articolo per domandare a De Gasperi il perchè della scissione delle forze democratiche. E per rispondere alla domanda passava in rassegna tutti i problemi per dimostrare che su tutti era possibile un accordo. · Tutti li passava in rassegna, tranne uno: la poli– tica estera. E il silenzio era veramente impudico dopo che lo stesso Togliatti aveva poco prima, con tanto fracasso, denunciato l'attentato alla indipendenza nazionale. Dunque gioverà avere ben chiaro in mente eh~ tutte le forze di sinistra (e non soltanto i comunisti) sono state oattute, per la ben nota insensibilità ai problemi internazionali del Gentro-sinistTo, e per la tendenzialità dei comunisti. Ed.è chiaro che qui non si vuol dire nè che si sia ceduto a pressioni straniere, nè che, in ipotesi, sia stato opportuno cedere. Occorre veramente troppa malizia o troppa storditaggine per dare una simile impostazione al problema dell'orien– tamento della nostra politica estera. Ci sia lecito il ricordo che in un articolo pubblicato in questa Rivista durante il tempo clandestino, abbiamo augurato alla Polonia non solo di saper fare a suo tempo una politi– ca estera non contrastante agli interessi russi, ma per-

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