Lo Stato Moderno - anno IV - n.10 - 20 maggio 1947
218 LO STATO MODERNO ratterizzato da una rotazione di partiti al potere secondo il giuoco della maggioranza, la vita sarà molto difficile. Difficile perchè esso dovrà conciliare la « economicità » della gestione delle aziende nazionalizzate con quel tanto di « popolarità » necessaria per assicurarsi il mantenimento del consenso della maggioranza. Realizzare la economicità delle aziende nazio– nalizzate, ossia costJingerne i costi nel limite dei ricavi (con– dizione necessaria per non provocare il fallimento di tutto il sistema economico basal'o su vaste naziona!izzazioni), significa contrastare gli interessi di coloro che traggono i loro rndditi da tali aziende, .significa resistere alle richieste di aumento di salari oltre un certo limite; significa rendersi, poco o molto, impopolari e quindi rischiare di perdere il potere dato che l'opposizione tenterà di volgere a proprio vantaggio questa impopolarità. Certo, il partito proletario al governo potrà spie– gare a:Je masse che le loro richieste di rnig:ioramenti salaria!i non possono essere soddisfatte oltre un certo limite che è nelle cose stesse, poichè in definitiva anche in un regime ultra socialista lllon si può distribuire più di quanto 6i produca. Ma una tale ,propaganda non è detto che abbia il successo assicurato, perchè anche il riconoscimento generico di questi limiti non esclude la possibilità di giudizi contrastanti su de– terminate situazioni di fatto. Da ciò potrebbe trarsi una conclusione di carattere gene– ra:e: e cioè che l\lJl govemo proletario tanto p:iù può attuare una sana gestione dell'economia del paese quanto meno ha bisogno di popolarità per mantenersi al potere, ovverosia quanto meno esso à dipendente dalle masse. * *. * Queste argomentazioni esercitano una suggestione assai forte. La convi[!zione che niente di favorevolmente decisivo per il « quarto stato » possa emergere da .una struttura politica basata su principi di democrazia « oooidentale », ha le sue giustificazioni in tutta una serie di vicissitudini storiche: le ricorrenti -restaurazioni dell'ordine, di .quell'ordine turbato da chi reclamava possibilità di esistenza meno disagiata; le per– secuzioni di vario genere nei confronti dei partiti proletari; i colpi di Stato; le reazioni che le forze della destra anti– democratica hanno attuato tutte le volte che le conghmture lo hanno consentito. Avvenimenti non infrequenti, per cui si può dire che i nemici della democrazia si trovano storica– mente a destra e ,non a sinistra; avve~enti che hanno deter– minato e determinano quello stato d'animo di sfiducia per cui si sostiene che l'alta borghesia non abbandonerà mai, per via di votazioni, pacificamente quindi, le posizioni che essa detiene. Sono quegli avvenimenti che, costringendo per lunghi periodi alla vita politica clandestina le organizzazioni del « quarto stato » ed obbligandole quindi a procedere a forza di parole d'ordine, ubbidienza e vfa dicendo, hanno molto contributo a creare una mentalità di congiura, una propen– sione verso tutto ciò che è segreto, nascosto. Menta'.ità, atteg– giamenti, propensioni che è ,poi difficile abbandonare co'J ri– pristino de:da ùibertà; nè si vog1iono realmente abbandonare quando 5i ritiene che t:a1e ripr.istino poggi su fondamenta incerte. Non ci ,si rende ben conto della persistenza, in periodi di libertà, di certi motivi « clandestini » esistenti nell'ambiente ~litico del « quarto stato • se non si tiene presente che e~si derivano da un senso di precarietà, <lalla preoccupazione di ricadere nuovamente fuori legge per il prevalere delle forze reaziona.Inquadramento, disciplina, formazione di capi, tutto qu tteggiamento da battaglia con le relative intran– sigenze ed inrolleranze, non è quindi cosa gratuita; ma ha radici e giustificazioni storiche profonde. Ma qual'è un probabile punto di svolta di questa situa. zione? E' che dalla considerazione storica che le forze di de– stra ~on si sono fa_tte scrupo_lo di calpestare i diritti del pro. letanato quando v1 hanno riscontrato un pericolo per i loro interessi, si passi al convincimento che anche nel futuro, cer– tamente, inesorabilmente, il proletariato non potrà prevalere per vie pacifiche. Da ciò la svalutazione a priori di quello che il proletariato può bene ottenere in un regime democratico « occidentale »: svalutazione rispetto al fii.ne ultimo. Ecco allora, in questa attesa del necessario colpo di forza nel futuro, l'impasse della politica del « quarto stato ». Per un lato, essa dovrebbe, ovviamente, tendere ad evitare lo slit– tamento verso aperte forme di dittatura di destra, usando accortezza e soprattutto badando a non spaventare i ceti medi con programmi l'roppo radicali; dovrebbe vigilare anche affin. chè i gruppi borghesi non riescano a corrompere gli strati « qualificati » del proletariato, interessandoli ai loro affari e così riuscendo a spezzare jl fronte delle sinistre. Quindi, difesa della compattezza proletaria in attesa di compiti futuri, di– fesa delle istituzioni democratiche « occidentali » per paura del peggio. Ma, d'altro, lato, attenzione all'eccesso opposto, at– tenzione a non difendere troppo quella struttura democratica perchè bisogna evitare che essa, da regime di transizione: si trasformi in regime permanente. E perciò sarà anche il caso di rallegrarsi di una congrua dose di insuccessi del « quarto stato » in un « ambiente » borghese. Qui riecheggia il motivo del « tanto peggio tanto meglio » il quale può far preferire, come avversari, i co:onnelli polacchi ai più arrendevoli con– servatori inglesi. E' un po' la mentalità che, per analogia, po– trebbe dirsi sionistica, per cui, sì, si vive in un .ambiente democratico e certo vi si deve spiega'fe un'azione politica; ma, in fondo, questo ambiente non jnteressa, in fondo c'è un tipo di iepubbl:ica proletaria il quale tanto meno si realiz– zerà quanto più quell'ambiente si saprà adattare, riformare. E ciò perchè attraverso :e riforme esso si migliora, e miglio– rnndo.si, acquista nuovi difensori divenendo quindi ipiù solido. A meno che di tra~formazione in -trasformazione non arrivi ap– punto a quel tipo di repubblica proletaria. Ma questo è pro– prio ciò che tale mentalità esclude. Così, delle due finalità del « quarto stato »: la conquista del potere e l'indipendenza dai propri rappresentanti politici, quest'ultima viene abbandonata. Ma non con l'animo di chi a ciò è costretto da necessità di cose, pronto quindi ad acco– gliere con sollievo ogni occasione che consenta di rncedere da quell'atteggiamento; bensì senza troppi 'fimpianti, forse addi– rittura senza rimpianti. Nelle organizza,zioni di partito, disci– plina, obbedienza e via dicendo, da condizioni necessarie di– vengono condizioni desiderabili in sè e per sè. E con ciò si passa ad una concezione per cui .quello che conta, che ha valore, non è tanto la concordia discorde, il dibattito delle idee, ma le realizzazioni, IÌ fatti; non la discussione e infine la libera accettazione dei programmi, ma l'accelerazione dei tempi per la realizzazione dei programmi. E la dottrina, per cui la diversità di opinioni è il riflesso della diversità di in– teressi, llta ll ad informare e confortare questo· atteggiamento ed a giustificare le repressioni esercitate sui non conformisti. Con una tale mentalità non si concilia l'intima adesione ad un sistema democratico « occidentale », nemmeno se esso fosse realizzato esclusivamente da proletari. Il che non vuol dire che un sistema democratico siffatto non possa effettuarsi anche con l'aiuto non intenzionale di for– ze politiche permeate di tale mentalità, giacchè a realizzare una data evoluzione storica concor,re anche chi, nel processo dialettico, rappresllnta l'antitesi. Il Vico diceva: « paion tra– versie e invece sono opportunità». CARLO GRAGNANI
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