Lo Stato Moderno - anno IV - n.6 - 20 marzo 1947

LO STATO MODERNO 127 sul terreno politico, cadere sotto l'influenza dei P,artlti che dominano alcuni settori de:Ja vita nazionale. ! socialisti secessionisti, anche per reazione a!la po:itka sindaca'.e de: vecchio P.S.1.U.P., ~i sono manifestati fra i più fervidi assertori della « neutralità sindacale», intesa come « in– dipendenza del sindacato dai partiti po'.itici e non ingerenza di esso ne'.le questioni dei partiti •· Pure ammettendo che il sindacato non possa non assumere de_g!iatteggiamenti politici, que'.li de: P.S.L.I. ritengono « essenziale • che esso « persegua un:i slla po:itica e non la po'.itiça di un partito» (l'Umanità, 12 febbraio 1947). Per andare oltre le platoniche 11fferrnazioni di principio, occorrerebbe precisare in che senso il sindacato - ed in par– tico:are la C.G.I.L. - può condurre una « sua » politica. An– che Di Vittorio è del parere che ·la C.G.I.L. per essere apar: titica « deve fare una sua politica » (così sottolineato nel testo originale}; ma codesta affermazione dell'on. Di Vittorio resta priva di ogni contenuto poichè lo stesso nega che un sinda– cato unitario possa co:tivare una sua « particolare concezione socia:e »: la « sua politica » dovrebbe limitarsi ad « un minimo denominatore comune per i lavoratori di ogni corrente • (l'Unità, 27 febbrnoi 1947). La mancanza di una particolare ideo'.ogia politica, su cui venga fondata e svo!ta l'azione sindacale, favorisce natural– mente il gradualismo rivo'.uzionario dei comunisti, che con la loro incessante iniziativa ed il peso della loro autorità possono così farsi promotori de!la « rivoluzione permanente » secondo la so:uzione finalistica della questione sociale che _è propria 11 loro partito. Sé, da ultimo, diamo uno sguardo alla mozione presentata dai sindacalisti repubblicani, vedi11mo richiamata la dottrina mazziniana per sostenere che L sindacato deve essere concep:to « libero ed indipendente da partiti e for.re pol!tiche »; senonchè al:'ultimo - last 11ot least - dei 14 punti, in cui sono rias– sunte le direttive per l'intervento de'.la C.G.I.L. nella vita nazionale, si attribuisce il compito al'.e organizzazioni sinda– cali di vigi'.are alla difesa del!e istituzioni repubblicane. Quasi che la concezione repubblicana dello Stato non rappresenti uqa forza politica, dal:a quale il sindacato debba essere « li– bero e indipendente». Questo non potrà essere mai consentito da un repubb'.icano «,.Storico». Da uno di quei repubblicani • storici » che ritengono che il loro partito sia addirittura una • categoria spirituale • (vedi la relazione del prof. Bonfiglioli al Congresso del P.R.I. - Voce Repubblicana, 21 gennaio 1947). \fa anche i sindacalisti democristiani non possono consentire che upa concezione sociale che è il:ustrata « nei più a!ti docu– menti pontifici » ed è sorretta da'.la -fede nel « Grande Operaio che operò la sola definitiva rivo!uzione » (Il Popolo, 18 feb– braio 1947), possa essere scambiata con il programma contin– gente di un qualsiasi partito politico. Per tacere poi dei comu– nisti, i quali al'.o scopo di realizzare su tutto il piano naziona'.e il prestigio di cui godono presso « la c'.asse operaia e le larghe masse de'. popolo lavoratore », pretendono di porre queste ul– time « concretamente ne'.la vita del Paese come gli autentici rappresentanti deg:i interessi genera'.i del:a nazione e delle sue esigenze di vita e di svi:uppo » (cosl !'on. Di Vittorio, in Rinascita, apri:e 1946). • Ora il problema può essere fommlato in questi termini: il sindacato può essere apolitico? e può essere apartitico, an– t-orchè non g:i sia• dato di disinteressarsi di quei problemi politici che sol'.eva la realizzazione di conquiste nel campo professionale o nel più vasto campo dei rapporti economici? Per rispondere subito ag:i intemigativi proposti, anticipo qui le conclusioni riassumendole in queste due tesi: 1) l'azione sindacale tende irresistibilmente ad espandersi sul terreno politico; 2) quando codesta tendenza non sia guidata da una pecu'.iare ideologia po:itica, finisce irrimediabi'.mente per sog• giacere ad altre forze politiche organizzate. In definitiva: non basta affermare in via di principio l'autonomia sindacale; im– porta principalmente considerare le condizioni che ne assi– curino l'effettiva rea:izzazione. L'idea sindaca'.e ha la forza di espansione delle idee semplici. Alla sua origine il sindacato si presenta come un' ar– ma di lotta, una formazione di attacco e di difesa per co– stringere la parte padrona!e a negoziare, anzichè imporre le condizioni di lavoro. In questa prima fase, il sindacato non esorbita dal'.a sfera d'interessi particolari ad una data cate– goria professiona:e; ma, in un successivo momento, -l'azione sindacale si espande nel campo economico sul piano deg:i interessi generali per istituire, sulla base della categoria professiona!e, veri e propri organismi direttivi de'.la produ– zione nazionale. E' questa la seconda fase: quel'.a de'.la ra– ziona:izzazione de'.!'economia, della pianificazione economica. Dalla conquista del predominio economico l'azione sindacale procede quindi al!a conquista del supremo potere politico in quel-!a terza ed ultima fase, in cui il sindacato pretende arro– garsi anche l'amministrazione della cosa pubb!ica, arrivando fino a spezzare l'unità de:lo Stato, che dovrebbe risolversi in una sorta di federalismo sindacale. Questi i tre momenti, che non vanno intesi so'.tanto in una successione cronologica, attraverso i qua:i l'idea sinda– cale si espande, partendo dalla di.fesa del lavoratore nel rego– lamento de!le condizioni di lavoro, per raggiungere addirit– tura la conquista de::o Stato. Nel suo slancio verso la suprema potestà politica, il sin– dacalismo rivo:uzionario, che incarna codesta ideo!ogia po:i– tica sindacale, è stato sospinto dalla delusa aspettativa delle m~sse ad elevarsi al potere, per :a sfiducia nei partiti politici pro'.etari incapaci di attuarne la conquista ne:Je ristrette re– gole del gioco consentite dalle libertà democratiche in una società borghese. Si operò così il distacco, in sul finir del secolo scorso, nell'interno del movimento operaio, •tra organismi sindaca'.i ed organizzazioni po:itiche. Rinvigorito, nel pensiero e•nel:'azione, da:l'intervento di elementi anarchici, il sindacalismo rivolu– ;zionario affermò per la prima volta il principio dell'autonomia sindaca'.e per separare la propria responsabilità da quel:a dei partiti, cosidetti riformisti, accusati di opportunismo, di essersi degradati a parassiti della società capitalistica. La Francia fu la culla del sindacalismo rivoluzionario, che consacrò il principio dell'autonomia sindacale nel:a Carta d' Amiens approvata da: Congreso naziona'.e sindacalista (1906): « Il Congresso affel'l'.Ilala piena libertà per i singoli soci di partecipare, al di fuori del sindacato, a que:le forrne di lotta corrispondenti alle rispettive concezioni filosofiche e politiche, limitandosi a chiedere loro in cambio di non intro– durre nel .rindaarto le opinioni che essi professarw al di fuori •. L'autonomia sindacale sarà così la stessa piattaforma su cui il sindacato •rivo!uzionario eleverà la sua ideo'.ogia poli– ti<.:a,concependo'.a come una dottrina sociale completa, pro– fondamente originale rispetto alla mora'.e ufficia!e, al diritto ed alle istituzioni del passato. Il sin·dacato rivoluzionario non

RkJQdWJsaXNoZXIy