Lo Stato Moderno - anno IV - n.6 - 20 marzo 1947
1215 LO ~TATO MODERNO Le sintesi astratte hanno fatto ii loro tempo, col corpo– rativismo e col libera'.socialismo po:itico (non que:Io religioso di Capitini). Il liberalismo - cioè l'auto'.imite del!'individuo che così diviene cittadino, della società che cosi diviene stato costituzionale, stato di :ibertà - potrà risorgere solo domani, attraverso il vissuto travag!io de!la storia e deg'.i uomini e non oggi, percorrendo le so!uzioni troppo cerebrali e troppo poco etiche di mi'.le tene vie. Perciò ogni formazione e pen– siero libera:i hanno oggi una funzione più cu:turale che politica. E' così che il problema centrale <lei nostro tempo: liber– tà e socialismo, libertà e classi, può essere avviato a una so– luzione dinamica, che sia svolgimento politico. Dall'altra par– te rimane il problema della libertà politica: cosa mai è questo valore che l'ottocento ha levato sopra ogni altro? Apparente– mente sembra che esso stia per sparire dalla scena, sembra che la storia lo abbia sottoposto alla più radicale trasfonna– zione. Agli uomini che credettero in esso, si potrebbe pen– sare, non rimarrà che seguire l'esempio dell'Uticense. Ma la libertà politica nell'ottocento ebbe soltanto la funzione-car– dine di ,aprire all'eguaglianza, alla partecipazione alla demo– crazia. Oggi il problema si risolve facilmente quando questo valore sia storicamente determinato, quando cioè sia conver– tito nella sua essenza funzionale. Allora soltanto l'ipotesi di un liberalismo avvenire trionfa sulla sfiducia che nasce dal limitato orizzonte del liberalismo politico attuale. Basterà che g:i uomini vogliano sa:vare il diritto e la libertà religiosa come fondamento dei diritti di libertà, per– seguendo l'eguaglianza, e che varcando la legalità non oltre. passino mai la legittimità. Non ci può essere pontefice della libertà che proclami: « La libertà è matrigna al!e rivo:uzioni •· La libertà può anche non militare con i liberali, può militare anche contro di essi. Certa è una cosa: lo stato liberale, come stato di diritto non morrà. Il travaglio è tutto qui: nella di– fesa e affermazione dei diritti elementari di opinione e di coscienza (e vi richiamiamo i liberali che in quest'opera tro– veranno consensi in tutti coloro che Croce defin~ più o meno « rodimibi!i • alla libertà), ne!'.a elaborazione diffici!e e com– plessa di una nuova etica sociale, su dai rapporti del lavoro. Se il libera:ismo è qualcosa oltre una ideo:ogia politica di ristretta contingenza - come il sindacalismo sorelliano e il fascismo mussolinia:o - questo basterà perchè sopravviva; e dall'etica sociale, dalla coscienza della libertà individuale (che la libertà religiosa promuove e sollecita) sorgerà un nuo– vo stato di diritto sociale. Che è la speranza più alta e il più grande dovere che si possano oggi presentare ad ogni uomo aman te di libertà. ENZO SANTARELLI Per la difesa dell'autonomia sindacale Le mozioni presentate per la discussione al prossimo Con– gresso naziona!e de:Ja C.G.l.L. da:le correnti dn, si appog– giano sui partiti politici che vanno per la maggiòre, riaf– fermano concordemente l'autonomia sindacale, il principio dell'indipendenza del sindacato da:Ja po:itica dei partiti e dello Stato. Codesta unanimità di consensi è tuttavia pura– mente formale: si son già aperte le prime avvisaglie del'.a aspra battaglia che sarà impegnata al Congresso per assi– curare la realizzazione di un'effettiva indipendenza del!e isti– tuzioni « cigielliste • nella prassi dell'azione sindacale. Non so'.tanto la stampa cosiddetta indipendente, più o meno legata agli interessi padronali, ha più vo:te denunziato l'asservimento de:Ja C.G.I.L. a:Je direttive politiche del P.C.I.; ma anche lo stesso organo dei sindacalisti democristiani ha accusato • la corrente comunista di arrogarsi a paro'.e ed a fatti la pressochè esc:usiva rappresentanza degli interessi sin– daca:i » (Politica Sociale, 22 novembre 1946). Peraltro non si è ancora spenta l'eco della coraggiosa critica mossa dal– l'on. Ivan Matteo Lombardo (del P.S.I. di Basso) nel suo discorso al Congresso socialista per deplorare, a proposito della politica sa:ariale inflazionistica seguita dalla C.G.I.L., « la subordinazione di dettami economici a ragioni politiche • in ossequio ai desiderata del P.C.l. (Aoontil, 14 gennaio 1947). I primi tiri di aggiustamento, che democristiani e comu~ n.i5ti si son già scambiati, dànno a prevedere che la discus– sione si al:argherà fino ad investire il prob:ema di fondo: sui limjti da prefiggere ali'azione sindacale nel campo po– litico. Infatti i sindacalisti de:la corrente democristiana hanno già manifestato l'intenzione di rivedere l'art. 9 del:o statuto confederale, che esclude « !'egnosticismo dei sindacati di fronte a tutti i problemi di carattere po:itico », precisando che la C.G.I.L. dovrà prendere posizione • su tutti i problemi che interessano... la generalità dei lavoratori, come quello de:lo sviluppo de:la democrazia e <le!le :ibertà popolari •· I democristiani ritengono che, a due anni di distanza dal Congresso di Napoli, la situazione si sia profondamente mutata. Dopo la realizzazione della repubblica ed alla vi· gilia della proclamazione della nuova Carta costituzionale, essi si preoccupano di lasciare ancora « in mano ai dirigenti • deI:a C.G.I.L. « una cambiale senza scadenza, un mandato co.'ll indeterminato, senza sapere esattamente fin dove arri– verà :o sviluppo de:Ja democrazia e quale sarà l'ultima con– quista compresa nelle libertà popolari • (Il Popolo, 2 marzo 1947). Una ta: preoccupazione può anche apparire non del tutto infondata, come potrebbe dimostrarlo un precedente di fresca data, rive!ato da:l'on. Rapelli nel suo discorso inau– gurale al corso di preparazione del:a A.C.L.I.. « All'annunzio deJ:'u!tima crisi governativa - ha narrato il rappresentante deJ:a D. C. presso la Segreteria confederale - il mio col· lega Di Vittorio mi disse: E' chfaro che, se si formerà un governo « antidemocratico », noi interverremo. - Ma chi noi? - !'interruppi io - Se intendi anche la mia persona, bisognerà vedere. - Facermno quindi una casistica di quali potessero essere i governi « antidemocratici ». Secondo Di Vittorio, ogni combinazione, dal!a quale fossero esclusi i social-comunisti, avrebbe dovuto essere considerata « antidemocratica ». Il che vuol dire - conc:udeva !'on. Rapelli - che un partito bat– tuto in sede elettorale avrebbe i: diritto di ottenere contro lo Stato, attraverso agitazioni di pazza, ciò che non può rag· giungere legalmente » (Il Po-po«>, 28 gennaio 1947). Questo significativo episodio dà un chiaro esempio di come sia facile, nella pratica, per il sindacato che si muove
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