Lo Stato Moderno - anno IV - n.6 - 20 marzo 1947

At>t>onam.-n,o per un anno L. eoo soc. Ed. Lo stato Moderno • Am• mtntstrazione e Dtreztone: Milano, Via Senato 31, tetef. 7Z.lf0, 71.Pll Esce il 5 e il 20 di ogni me11e LOSTATO MODER ORJTJ.CA POLLTJ.OA ECONOMICA E SOCJ.ALE Anno IV • N. 6 20 MARZO 1947 Una copia L, 30 . SOMMARIO MARIO PAGGI: Salvezza della Repubblica pag. 117 , SILVIO POZZANI: Radio educativa· o pubbli- L. L.: Imperialismi mondiali » 118 EMILIO TACCANI: Dove aneliamo? » 119 • FRANCO MOMIGLIANO: Effettuabilità del diritto al lavoro 120 taria? . . . . . . . . , . . . . pag. 130 • •ANTONIO BASSO: Da D,,nkerque a Mosca . 131 1GIORGIO GRANATA: La politica dei blocchi 133 VITTOR: Problema inesistente 122 • BRUNO PAGANI: L' « altra » Germania » 135 RICCARDO BAUER: Travaglio socialista . 123 I ALEXANDER CADOGAN: Prospettive del- ENZO SANTARELLI: Avvenire del Liberalismo » 125 , ERNESTO BASSANELLI: Per la difesu del- l'autonomia sindacale » 126 l'O.N.U. per il 1947 . , » 136 !<ASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA 138 GUGLIELMO CHILLEMI: Cultura italiana nel RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA » 139 mondo , » 129 NOTE QUINDICINALI 140 SALVEZZADELLA REPUBBLICA Quando agli albori della- civiltà moderna le ani– me più timorate e tormentate della cristianità si ac– corsero 'di non avere un sufficiente bagaglio di buone opere per assicurarsi la salvezza della propria anima, scoprirono la salute per la grazia. Le buone opere di– ventarono un inutile ingombro, un ciarpame di cose futili, e sola responsabile della eterna salvezza appar– ve la terribile maestà del divino. Fu una grande rivoluzione. Io non so se i nostri governanti, consci della loro incapacità di salvare la Repubblica con le « buone opere » (buona politica, buoni decreti, buona moneta, buone amicizie internazionali, buona magistratura, buona polizia) abbiano inteso di colmare la lacuna con la « grazia » di una legge che, da sola, si assumesse il compito della salvazione istituzionale. Ma questa, certo, non è una rivoluzione. E' anzi la manifestazione più crassa e impegnativa di una mentalità reazionaria: quella che crede •di sopperire alla mancanza di uno slancio costruttivo col freno re– gressivo di una serie di articoli allineati in bell'or– dine; che si illude che una situazione politica si di– fenda dall'esterno, con delle norme guridiche estrin– seche ai mali da curare. A noi non tanto insomma preoccupa la legge per quello che dke, quanto per lo stato d'animo che di– mostra. Vogliamo sottolineare con il necessario vi– gore, che questa- ultima non è una critica che possa essere gabellata e liquidata per «destra». Noi lamen– tiamo che.la Repubblica non sia stata finora difesà (e speriamo nel futuro ...) con la creazione di istituti che le dessero un nobile volto; che la democrazia non sia stata ancora difesa con la formazione delle condi- . zioni atte al suo sviluppo; lamentiamo che si sia già sul piano inclinato della-difesa « per forza» (che è la teologale « grazia » della politica, imperscrutabile sin nel suo detentore); mentre oggi si poteva e si doveva già essere sulla ascesa della difesa p·er virtù, per ca– pacità spiegata, per pé!ese tranquillizzato, per econo– mia rinormalizzata, per moneta avviata alla conva– lescenza e non alla bancarotta. Noi lottiamo e lotteremo con tutte le nostre for– ze, con tutti i mezzi che la lotta politica richiederà, per la salvezza della Repubblica, che è la sola con– quista seria che gli italiani abbiano attinto dalla cata– strofe nazionale, che è la sola garanzia di sprovin– cializzazione e ammod.ernamento della nostra antica pigrizia (non fosse che per l'energia che sarà neces– sario spiegare a sua tutela); ma appunto per questo abbiamo il dovere di avvertire (e avvertiamo già da tanto tempo) che nessuna grazia, nessuna forza sal– verà la Repubbli-ca se non si spiegheranno prima, possenti ed eloquenti, le « buone opere ». Ma almeno la legge, riprovevole nella sua ingan– natoria e deludente finalità,: è tecnicamente e 0 politi– camente ben pensata e ben costruita? Ahimè, chè la tecnica è ancora peggiore delÌ'intenzione. All'art. I si punisce con la prima parte « chiunque costituisce sot– to qualsiasi forma e denominazione il partito fascista, ovvero ne promuove la ricostituzione». A par~e .che non mi pare facile configurare la realtà della duplice ipotesi creata dalla legge, resta l'enorme erroré, che renderà di per sè o paralitica o fonte di guai la legge, di hon aver nemmeno tentato la più lontana defini– zione del fascismo, cosicchè il giudice, oltre a fare il giurista, si vedrà costretto anche a fare lo storico o il teorico qella politica quando - Dio non voglia _ - non si limiti a fare l'uomo di parte· o il succube

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