Lo Stato Moderno - anno IV - n.3 - 5 febbraio 1947
LO STATO MODERNO • Rifiutare la cooperazione è una cosa; predicare la non-coo– perazione è un'a!tra. La Commissione Al:eata di Governo non poteva permettere quella predicazione». - E io: Ammettiamo pure che la non-cooperazione non' potesse essere predicata. Ma Croce, Sforza, Rodinò, Togliatti e Ci. potevano pubbli– care le domande che erano state fatte alla Commissione Al– leata di Governo e tirarsi in disparte e tacere. Tutti avrebbero visto perchè Croce, Sforza, Rodinò, Togliatti e Ci. tacevano. Non era questo silenzio equivalente a predicare la non-coo– petazione? » - « Non era del tutto equivalente •, oppone– vano gli amici americani. Qui dovevo riconoscere che ave– vano ragione. Ma il divario fra i nostri punti di vista era di– ventato così esiguo che non era più il caso di insistervi. (continua) GAETANO SALVEMINI Il romanzo dell'Azerbaigian , Un anno fa da Tebriz, capitale de:1'Azerbaigian, spari– rono i segni della sovranità persiana per dar luogo a quelli di un governo autonomo presieduto da un signor Piscevari, capo del partito « Tudé » a tinta roseo-rossa. Nel Paese c'era dal '41 l'occupazione dei Russi che certo non videro çli ma– l'occhio tale cambiamento; ed l maligni anzi dissero che essi avessero date le armi ed il solito « nervus <rerum• per facili– tare le cose. Certo è che con :e loro assai brusche proteste impedirono che il governo centrale mandasse de:Ie truppe a ristabCire la sua autorità. L'Azerbaigian, vasta regione incastrata nella sua parte settentrionO:e fra la Turchia ed il Caspio e confinante con la Russia, con :a sua capitale che per popolazione è la seconda città de[a Persia, abbastanza ricca per commerci, agnco:tura ed industrie, guarda economicamente in su, verso la Russia, che le compra frutta 5ecca, tappeti ed altro; e fa Russia guarda anche troppo in giù verso il petro:io ed il Golfo Per– sico in cerca di uno sbocco a un mare caldo che l'attira, e non da ora. Intanto in territorio russo, tra le montagne del Cau– caso ed il Caspio, c'è già pronta una repubblièà ... dell'Azerbai– gian, sicuro, dell'Azerbaigian che può sempre cantare e canta alla -sore1lapersiana il « vieni meco ». Sta di fatto che essen– dosi impegnati i russi a sgomberare quella provincia e gli altri ter<ritori del nord della Persia al 2 marzo 1946 (s'era– no obbligati a farlo per il trattato del '42, stretto con gli Anglosassoni), dichiararono che non se ne sarebbero- anda– ti. lii momento :parve diventare drammatico: corrispondenti di giornali americani parlarono di marcia su Teheran, di ri– vo!uzione in favore dei Russi, si temette un'invasione che a modo di fiumana in corso finisse al Golfo Persico. Ma la Per– sia strillò, chiamò l'« O. N. U. » in sua difesa, gli Anglosassoni si ira-igidironoe tutto fini con la firma di un contratto per lo sfruttamento di pozzi petrdliferi nel territorio dell'Azerbaigian (4 aprile 1946). l Russi -sgombrarono il paese lasciando i loro eredi, il partito « Tudé », a reggerlo; a tener caldo il nido, si disse. I democratici di Piscevari avevano fatto intanto qualche cosa buona: spazzata via l'odiata e corrotta burocrazia di Teheran, iniziata una riforma agraria e dato pure, a sentire i corrispondenti dei giornali inglesi, un certo impulso pro– gressivo al Paese; ma i metodi usati furono il solito • levati tu che mi ci metto io » e se con le buone le cose non anda– vano, si usavano i 'mezzi spicci del terrore. Comunque il merito di aver durante la crisi del marzo scorso impedito il peggio, va ascritto al ministro Presidente del Consiglio per– siano Gavàm-es-Saltané. Una vecchia volpe, un reazionario per gli uni, un patriota, un grande uomo di Stato per gli altri; chi lo chiamò fiilo-inglese, e chi lo disse venduto al Cremlino. Lasciamo quindi che la storia lo giudichi come vorrà, Gavàm intanto nel giugno di quest'anno firmava un trattato con Tebriz, che riconosceva bensì certe autonomie alla provincia, ma sotto l'alta sovranità di Teheran; e a garanzia imbarcò tre rappresentanti del Partito « Tudé » nel Mini– stero. Sorsero a:Iora da un'altra parte le difficoltà: ne!la lontana provincia di Fars, ne!lo scorso settembre, scoppiò una vera insurrezione (o che sembrava ta!e) che portava sU:le bandiere « Abbasso il Tudé ed autonomia anche a noi». Se nel movimento non ci sarà stato lo zampino inglese, come si .volle dire, certo agli Inglesi la cosa conveniva; far but– tare a mare per esempio i tre ministri del Tudé, agenti russi evidentemente. La rivo:uzione de:la provincia di Fars fu estremamente pacifica, non pare che i morti siano stati molti, qualcuno per isbaglio forse... Ma intanto in Persia spira aria di democrazia, Gavàrn vuol reggersi non solo per ,I' autorità che a lui ha conferito lo Scià, ma vuol fare le e!ezioni, e!ezioni democratiche ali'occi– dentale, e un bel giorno dice al Governo provinciale di· Te– briz: « Per !e prossime e!ezioni da tenersi in dicembre, bi– sogna che io mandi truppe a proteggere l'ordine ed a far sì che tutto vada alla occidentO:e, si sa bene che costi iete teste calde. Poi sap~te anche che nel contratto per il petrolio fatto con i vostri amici russi c'è scritto che esso deve essere ratificato dal Par:amento ». Tebriz risponde no. Teheran in– siste sul sì e dà ordine a!le truppe di marciare. Come si sa, malgrado che Piscevari da radio Tebriz urlasse che la Persia non è l'India da lasciarsi vendere ag:i Ang'.osassoni e chia– masse i suoi fidi alla difesa, questa fu ridicola ed in pochi giomi le truppe di Teheran, che certo non saranno state ani– mate dai sentimenti dei compagni di Leonida, ebbero ragione degli scarsi nidi dei difensori del partito e della ,sua pdlitica. Piscevari e pochi altri sono stati acco!ti dalla gran madre Russia. Questa però in tutta la faccenda non è andata più in là di amichevoli rimarchi fatti al Governo di Teheran e di commenti iracondi sui giornali. E così tra poco si faranno le elezioni (come, lo sa solo Gavàm), il contratto coi Russi verrà <ratificato,Gavàm diven– terà probabilmente un eroe naziona:e. E' evidente che la Russia ha subito uno smacco. Che farà? Dopo quanto è av– venuto nella p~avera scorsa, si riteneva che non si sarebbe lasciata giocare un tiro simile, ma questa mansuetudine ri– sponde certo ad una tattica che non ha per so:o teatro quello dell'Azerbaigian, il teatro è quello del mondo, e nei prossimi tempi si avrà la spiegazione. Intanto la Persia ha respiro per assestarsi un po': ha avuto per anni un'occupazione di armate che l'hanno trat– tata come « res nul:ius », le finanze dello Stato in disordine, caro vita, agitazioni più o meno pacifiche; ma soprattutto ha nei suol confini troppo petrolio, e si sa che vicini e lontani amano questo liquido quasi fosse un liquore inebriante. ROLANDO BALDUCCI
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