Lo Stato Moderno - anno III - n.13 - 5 luglio 1946
LO STATO MODERNO 301 accresciuto l'intero reddito nazionale, e questo fine non si può raggiungere se non si dà la priorità a!Ja produzione di beni capitali. Da un punto di vista economiFo v'è forse una ragione deoisiva per preferire le conceziqni che s'indugiano sul prin– cipio della. ,Jibertà e deJ:a autonomia individuale nei con~ fronti del supercapitalismo di Stato? La civiltà europea e il suo alto tenare ,di vita wno stati raggiunti oon grande anticipo di tempo nei confronti di quella orientale, e la loro fase di graduale progresso non è rallentata, così che si dovrebbe ritenere almeno arrischiato un repentino cambia– mento deI.:a nostra impostazione economica tradizionale. Ma, rientrando in argomento, a noi sembra che possa essere ormai ,giunto il momento in cui gli organi respon– sabili debbano infziare ,Ja revisione del nostro sistema fiscale; con una graduale ponderata rjduziorÌe di tutti gli oneri e inasprimenti straordinari introdotti durante il periodo di guerra o per la guerra. Ciò costituirà uno dei ·fattori diretti · che incoraggerà realmente la ripresa del Paese, mentre pro– getti di tagli di moneta o di nuove draconiane imposizioni, altro non rappresentano che elementi di ulteriore pertur– bamento e SC()sseper il nostro tessuto economico. Va da sè che per' co:pire utili di emèrgenza, incrementi patrimo– niali ~ospetti, situazioni di stridente privil,egio, guadagni di collaborazionismo, di mercato nero, non dovrebbe essere difficile escogitare specifiche disposizioni che, mentre da un lato puniscono chi mancò e procurano allo Stato mezzi .... per supperire a esigenze straordinarie, evitano di infierire sulla generalità, la quale, attraverso l'inflazione di ieri, ha già. pagato la più grave tassa che si possa immaginare. Per ,la parte ordinaria, rd' altra parte, si deve pur tornare ad assicurare il pareggio del bilancio attraverso effettive eco• nomie e, allo stato attuale del:e cose, contenere questo o quell'altro articolo pu9 dire già qualcosa. Massima deve essere la prudenza del:o Stato nell'investimento del denaro pubblico nei complessi industria'.i privati, onde evitare im– mobilizzazioni e. facili errori. Di fronte alle gravi l)sigenze derivanti dai problemi della ricostruzione delle strade, dei ponti, delle ferrovie, dei porti, delle case e di tutti gli altri oneri finanziari connessi con il passato conflitto, occorrerà, natura'.mente, provvedervi con mezzi straordinari, quali il gettito dei prestiti. Un incremento del debito pubblico non appare infatti, nel mom 0 ento attuale, un pericolo o un onere insopportabile, tanto più che il suo peso è tuttora propor– zionalmente assai inferiore nei confronti di quello gravante sugli esercizi prebellici ,in periodo di quasi normalità. Va aggiunto, poi, che la ripresa economica porterà con sè la automatica formazione di nuovi capitali, una buona parte dei quali fatalmente andrà ad aumentare l'affiusso alle éasse dello Stato , Uno sforzo in questo senso è quindi possibile, senza peraltro arrecare danni o arresti all'industria ,privata. EMILIO TACCANI SCIOPERI STATUNITENSI ~ Gli se-i-Operi. negli Stati Uniti si smseguono oon ritmo veloce. Uno finisce e un kùtro incomincia. Era. da prevedersi. Durante 7.a. ,guerra, un po' perchè :i prezzi poterono essere contenuti entro limiti ragi.onevoli, -un po' perchè il guadagno globale dei lavo:ratori era mantenuto alto 'dalle ore supple· mentori, un ,po' perchè ,effettivooumte 'da parte di tutti si sentiva il dovere di mm IMciar abbassare ìl umo della produzione, gl,i scioperi poterono numerarsi stdle dita. Ma allentata la idisciplin-a del periodo bellico, tutti i ,nodi delle acmtrove-rsie sdwrlah 30n venuti cd pettine, E son venuti al p~ttine, naturalmente~ qoondo 'più gravi s0110 i problemi della « riconversione » della struttura produttiva di guerra in struttura di tpace. Non pare, purtroppo, che le idee del governo siano in propasito .moito chiare. Truman bkindlsce e mmriccia, con– . cede B :ritrat,ta:àn al.tre parole dà un colpo al ~chio ed un altro olla botte. Catt!ivo segno. Non vede- chiaro o gioca a mosca cieca con gli çvvenimenti. Purtroppo queste incertezze non soltanto si riverberano sull'economia statunitense, ma travalioano i confini ed i mari e 4'/U!Jttono ;n angustia le econo– mie dei paesi americani ed europei. Ne ~appiamo qualcosa noi froluini .che, dm-ante aprile e maggio, trattenemmo il respiro per lo ~ciopero dei minatori 'di carbone, che minac– ciava di paralizzare· ogni nostro ripresa produttiva. Qwnto distante Roosevelt ;da Truman: il primo, di id.e-e larghe e precise, con coraggiose lintuixioni !sociali, il secondo impacciato ed ondeggiante, 'incapace .di prendere ,di pett6 gli avvenimenti. Verome-nte la pe-rdi,ta di ~oosevelt è stata una perdita per l'umanità. Ed anche lo };ci,ogDiroonto di quel brain 'i:rust che a suo tempo attirò le frecce acuminate della facile critica è r;tato, -alla resa dei conti, ooa grave wdita per l'economia mondiale. ' Ma limitiamoci a considerare il problema de-gli scioperi. Come ho detto, Truman ondeggia tra le blandizie e le oe minacce: ha fatto concedere qualche aumento di salari ed ha minacciato di militarizzàre minatori e ferrovieri. Tanto in un ,CY.!Sv che nell'altro ha raggiunto proprio l'effetto con– trario di quello cfie lii proponeua di ottenere: gli aumenti sono stati considerati troppo bassi dagli operai e sono stati considerati trò,ppo e-levati dagli -imprendi.tori; 0 la minacciata miliba~izzazione è stata considerata come wno mer!omazione della libertà privata. Il fatto è che miche il r.l:irittodi 1,ciopero (come quello di serrata) dew ormai essere considerato in ,·&azione al sempre più dirt·tto intervento dello stato nella economia produttiva. Nessuno più nega, wdvo qualche solitario reazionario, Il diri.tto · di sciopero. Ma {!uesto diritto rpuò essere negato, mi pare, se si riesce a trovare un fmetodo che ~mpedisco taJ,e sperpero di bavaro. -Sperpero che, in definitiva, si tra.duce in una ,perdita per itutta la 100lle.tticità.Naturolmente lo stesso ragionamento val.e per il du-itto \di ,serrata. i' e-nso che questo metodo possa essere quello di tribunali arbitrali, capaci di risolvere obbligatoriamente controversie pi ~voro. in Italia, durànte 'ti! fascismo, copiando qw,nto si era da tempo fatto in molti paesi stranieri (Austraua e Nuooo Ze!anda ad esem– pio) si .c-reòuna magistrotuM del lavoro. Esiste ancora? Pare di sì. Perciò a questo schema, opportunamente aggiornato, si potrebbe fare riferimento per. risolvere il problema. in Italia. Le considerazioni '~dl' ottuaJ.e situazione negli Stati Urylti mi hamio portato, come si vede, a divagare, Ma è divaga– zione c'1e direttamente pcn-ta su una quest,ione di vitale im– portanza. 1A ricostruzione ec1>T110mica mondiale f10Tl con– sente, in questo momento, perdite di lavero dovute a oontroverrsie sa/,arklli; bisogna perciò fare ogni sforzo per risolverle. Ec;onomisti e gmris(,i debbono mètte-rsi al lavoro, tenendo conto 'flOn soltanto dell'interesse delle çingole txde– gorie ma anche e soprattutto di quello della collettività. L. L.
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