Lo Stato Moderno - anno III - n.13 - 5 luglio 1946

300 LO STATO MODERNO PER UN ·MIGLIOR SISTEMAFISCALE Per il suo sistema fiscale l'Italia pescò di qua, pescò di là, pescò <la tutte Je parti; forse si è portata a casa tutte le tasse che ha' trovato applicate, o anche soltanto immagi– nate, in qualsiasi parte della terra. E come se ciò non ba– stasse eoco che si insiste da più parti - malgrado l'atteg– giamento tlel professor Corbino tendende ad una sospensiva - per il cambio deHa moneta al tasso del 10%, e per una imposta straordinaria reale e personale sui beni che - a dire della stessa commissione tecnica ohe esaminò il pro– getto - darebbe l'ultimo colpo alla stremata piccola bor– ghesia italiana! E' infatti risaputo che le tasse finiscono ad essere sopportate in pieno dai piccoli o, per riva'.sa, dai con– sumatori terminali; mentre non le pagano ohe in misura assai inferiore i commercianti, i produttori, 1 grandi pro– fessionisti, i trafficanti, gli avventurieri e tutti coloro i cui redditi non si possono facilmente constatare. A questa legge non sfugge neppure la Russia di oggi. Nella relazione sul bilanéio statale il commissario sovietico per le finanze fornisce ·al riguardo dati assai significativi: se il sistema di imposizione presenta alcune differenze con quello degli a:tri Paesi europei e del Nuovo Mondo, subito si rileva che l'imposta che dà i ma,gipori introiti è quella sugli scambi la quale, col,pendo tutte le transazioni com– merciali, finisce per a'awunto con l'incidere con maggiore drasticità sul potere di acquisto delle classi povere nei confronti di quelle privilegiate (uomini di ,governo, alti fun– zionari, commissari del popolo, generali, eoc.). Di certo tutte le imposte sono 1,empre una cattiva cosa. La più deleteria ed inumana fra esse è l'inflazione, cui purtroppo. nell'u'.tima fase del periodo bellico, sia il go– verno di Roma come ouelfo illegittimo di Salò, fecero ampio ricorso. Le meno peggio, invece, sono quelle che tendono, per quanto .possibile: - a .ripartire i pesi equamente e proporzionatamente su tutte le classi cittadine; - a non impedire il progresso della ricchezza individuale; - a non imporre al contribuente un sacrificio maggiore del beneficio che Ja finanza si promette di ritrarre. Solo se il sistema fiscale riunisce queste fondamentali caratteristiche si può dire tollerabile e qualunque Stato che ' non voe:lia apparire dispotico, non deve assolutamente.sco– starsi da questi principi quando intenda riformare o intro– durre nuovi balzelli. Vi è chi sostiene che dovrebbe sussistere la sola im- , posta sul reddito. Se da 'I.IIl certo punto di vista il pro~etto appare seducente, in pratica esso incontra serie difficoltà, dato che l'imposta ,su] reddito da sè sola, anche se pro– gressiva, non è •bastevole a procurare allo Stato moderno i fondi di cui ha bisogno; d'altra parte occorre osservare che, malgrado la sua apparente razionalità, essa costituisce una sperequazione. non foss'altro perchè non è detto ohe due persone aventi uguali diritti siano ugualmente ricche per le partirolari esiJ!;enze ed impetrni che l'una può avere nei confronti deTI'altra. Non potendosi quindi con la sola tassa sul reddito ral{giun,gere la propoi'zionalità, 5i sono combinate varie specie di imposte. le quali J!:ravano le. une un ipo' più su una classe di cittadini, le altre un po' più su di un'altra. E' un ifenomeno .che si è sempre verificato e, probabilmente, continuerà a ripetersi per l'avvenire. Un seco!o fa, infatti, ai tempi di <'.amillo di Cavour, il sistema fiscale era tale che sopra un bilancio di ottanta milioni (cifra che pareva colossale ai piemontesi di allora!), il sale, il tabacco, le dogane e altre minori tasse i11dirette, costi- tuivano all'incirca la metà dell'entrata e. l'altra metà era assicurata dalle tasse dirette. Le tasse indirette da sè sole sono asso:utamente in– giuste, ma·ssirne quando co~piscono generi di prima neces– sità, poichè finiscono a ripercuotersi in ragione· molto più larga sulle classi meno agiate che su quelle più ricche. Ecco perchè sarebbe urgente ridurre al minimo ogni tassa o dazio 'C6munale sui -generi alimentari. L'onta massima per un Paese dovrebbero essere proprio le cinte daziarie delle città, attraverso le quali non può passare nulla senza che venga minutamente visitato, contro:Jato, pesato e tassato. Quasi tutto ciò che serve per i bisogni quotidiani, per nutrirsi, per bere, deve pagare il balzello; e migliaia dr guardie vigilano ali'esecuzione della legge, stando di sentinella di giorno e di notte, al sole e alla pioggia, magari armate di mitra. Al momento del:a liberazione si era perfino parlato d'instau– rare un cordone economico (qualcuno· osò chiamarlo, forse senza rilevarne la gravità e la volgarità, cordone sanitario) fra nord e sud, lungo la martoriata linea gotica. Comunque, lasciando da parte queste osservaz<ioni di dettaglio, importa soprattutto rilevare che lo Stato deve prefiggersi di non imporre ai contribuenti sacrifici maggiori dell'utilità che l'erario si ripromette di rit.rarre per la co– munità, il che 5ignifica che il Governo deve attuare un si– stema politico economico e finanziario che abbia per effetto, ad onta del 'Peso delle gabelle, di non rallentare il progresso normale della ricchezza e la formazione di nuove sorgenti di capitali onde il Paese tProgredisca liberamente. Uno dei maggiori stimoli ali'economia, al miglioramento della propria condizione e di conseguenza al miglioramento della condi– zione collettiva è infatti la faco'ltà che l'individuo possa disporre di quanto ha saputo acquisire - beninteso enfro i limiti della legge e dell'onestà - senza troppi tagli o vin– coli; ove invece- .-;ivolesse per partito preso limitare sover– chiamente questo diritto, si arresterebbe il progresso sociale, si condannerebbe la società non 15010 all'immobilità, ma a retrocedere rapidamente dal SU!) Jivello di vita. Se, in altre parole, non si vuol fare violenza alla li– bertà economica - quando proclamiamo questo principio non esc'.udiamo per nulla d'impellente necessità di bandire i privilegi, i monopoli, gli speciali favori, nè éscludiamo le limitazioni imposte da sentite necessità d'ordine pubblico - bisogna pure ammettere che l'immensa maggioranza dei cit– tadini è spinta da un vivo ed irresistibile desiderio di mi– gliornre la propria condizione attraverso i frutti del lavoro e delle economie, fatte quest'ultime quasi sempre di severe riounce in vista di necessità future. · Solo in Russia la funzione del risparmio privato non riveste una particolare importanza per r economia sociale, in quanto, come è noto, il regime comunistico ha abdicato alla genuina esplicazione dell'iniziativa privata; i capitali necessari per lo sviluppo dei piani sono ivi ottenuti attra– verso un'imposizione di restrizioni severe sulla produzione dei beni di consumo, orestrizioni che costituiscono una forma indiretta di risparmio forzato. Poco ,prima della guerra si ca;colava infatti che l'aumento dei beni di consumo in Russia era all'incirca solo la metà di quello per i beni capitali (7% contro 14%) e secondo ogni probabilità sembra . che il rapporto sarà mantenuto nell'attuazione pratica del– i'attuale piano quinouennale. Al pubblico viene ripetuta la spiegazione già divulgata ed illustrata in passato: affinchè il consumatore possa cornp1etamente soddisfare i suoi bi– sogni è necessarie in primo luogo che venga notevolmente

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