Lo Stato Moderno - anno III - n.13 - 5 luglio 1946
LO STATd MODERNO ·299 CAMBI E PREZZI IN1ERNJ. Fenomeni di psicosi collettiva, si diffondono oggi con subitanea rapidità nel settore economico. E' questo un por– tato del!a quotidiana diffusione delle quotazioni di merci, metalli préziosi, titoli azionari, cambi esteri; della frequenza e della complessità dei rapporti creditizi, della prontezza ad assumere atteggiamenti speculativi, in una popolazione le cui risorse si sono assottigliate, la cui normale att>ività di lavoro si è estremamente -ridotta. Giova dunque esaminare pacatamente il fenomeno del recente rialzo dell'oro e dell'aumento dei cambi esteri, ve– rificatosi in questi giorni. Si tratta, per quanto è possibile; di stabilire se la rivalutazione che si verificò sia stata ec– cessiva o meno, tènuto conto di alcuni elementi, sia pure incerti, cui è possibile riferfrsi. Gli elementi cui riferirsi sono effettivamente incerti: il livello dei nostri cambi esteri in un periodo di relativa tran. quillità, come vers? il 1935, prfrna della guerra etiopica, non può essere accertato attraverso le quotazioni del mercato li– bero, poniamo svizzero, perchè le restrizioni all'importazione della· lira in Italia, pesavano in senso negativo per la nostra moneta. D'a:tra parte non ci si può riferire ai cambi ufficiali, che più non rispondevano al reale rapporto di valore fra la nostra e le altre monete. Considerare un cambio di lire cinque per un franco, può ritenersi per queJ.:'epoca, già una quota– zione ottimistica per la nostra valuta. Ora, se le quotazioni dei cambi, come è assodato, de– vono avere una giustificazione sulla base dei prezzi interni, ritenuto che questo equilibrio, presso a poco vi fosse nel 1935, dovremmo sulla base di un aumento dei nostri prezzi interni ad o1tre venti volte l'anteguerra, portare il corso del franco svizzero a non meno di lire cento. Tenuto conto poi dell'incertezza che pesa sul:a nostra moneta per il deficit di bilancio, appare come al franco debba e~ere concesso un altro premio, di cui è per altro arduo detemiinare l'entità. Occorre tuttavia soffermarsi alquanto sull'aumento dei prezzi interni e sarebbe un errore considerare i prezzi all'in– grosso di poche merci, come un nostro pur valoroso econo– mista ritenne recentemente di fare, IP8r un confronto tra il franco francese e quello .della lira: i prezzi all'ingrosso ,in Francia, risultavano aumentati di tre volte rlspetto an'ante– guerra, ma sappiamo che il valore del franco è ridotto a ben meno di un terzo. Occorre tener conto ,insieme coi prezzi delle merci, di quelli dei servizi: in particolare ha un grande peso il livel!o dei salari operai. Questo. livello sappiamo che non supera ,le ,dodici-tredici 1110lte l'anteguerra; forse tenendo conto dei contributi, che dovrebbero essere suscettibili di ri– forme semRlificatrici, si potranno raggiungere le quindici volle. Tuttavia è dubbio che si possa conservare l'attuale li– vello dei salari. Solo un'annata agricola particolarmente ab– bondante, che portasse un forte ribasso nei prezzi dei pro· <lotti, potrebbe consentire di resistere sulle attuali posizioni. Si può d'altronde affermare che un aumento dei salari non significherebbe che un nuovo afflusso di danaro verso la cam– pagna, perchè la stragrande maggioranza dei salariati e degli stipendiati, spende le proprie me~cedi per un ottanta per cento e forse più in commestibili. Così i maggiori salari che fossero erogati dall'industria, in buona parte inattiva, non ritorne– rebbero alle imprese attraverso lo smercio della produzione industriale, ed è facile precoÒizzare che la grande industria àovrebbe ricorrere al!e casse statali, per far fronte ai mag– giori oneri. La media e la piccola industria, troverebbern i propri capitali vieppiù insufficienti a fronteggiare la nuova situazione; si rischiere!Jbe quindi, per migliorare le condi– zioni .del -\ilvoratori, di colpirne la categoria: accrescendo la disoccupazione. Ad ogni modo, per restare in a.rgomento, possiamo con sicurezza asserire che un aumento .dei ~lari .rappresenterebbe una decisa ulteriore ~pinta verso la sva'.utazione monetaria, perchè il conseguente rincaro dei ,prezzi interni non potrebbe tardare a manifestarsi. Dobbiamo dunque agli effetti del potere d'acquisto de]la moneta e quindi in definitiva del corso dei ·cambi venire a queste conclusioni. Primo: i salari e le mercedi restano presso a poco ai livelli attuali, ed allora _il loro rapporto .di uno a ,quindici rispetto all'anteguerra avrà un valore determinante e con l'affiusso di materie prime, sulla b= attuale del cambio del dollaro, inferiore a venti l'anteguerra, si potrà pervenire ad un equilibrio dei prezzi che non ecceJla questa misura, solo che la produzione sia avvicinata al livel:o normale. Secondo: i sa1ari e le mercedi, vengono sensibi]mente aumentati; non potrà che seguire a tale fenomeno l\lll aumento dei prezzi interni, con un'inevi– tabile svalutazione della 1ira, anche ,perchè la nostra espor– tazione possa ·reggere alla concorrenza internazionale. Il risultato ultimo dovrebbe essere, salvo maggiori mali conseg'Uenti al deficit del bilancio statale, una stabilizzazione dei prezzi, poniamo a trenta-quaranta volte l'anteguerra, su quelle basi ossia che si riscontrano per molti prodotti finiti, come le calzature, i tessuti, i materiali da costruzione e non pochi prodotti dell'a:imentazione, quali le carni ed i grassi. Appare dunque dall'esposizione necessariamente succinta che siam venuti sin qui facendo, trascurando alcuni elementi dei cosl:i, tra cui d iprezzi .dei trasporti, dell'energia e1ettrica, e la pressione fiscale, che la questione dei prezzi interni è in gran iparte legata al livello del salari e agli arrivi di materie prfrne, che più si accostino nei quantitativi al fabbisogno na– zionale e sulla base di un corso del dollaro come fattuale. Dal Belgio ci è offerto un esempio recente di una mo– neta risanata e di un Paese che ha ritrovato, con la stabilità monetaria, un maggiore equilibrio sociale. Sul Corriere aln– formazione è uscito .appunto un articolo del Presidente del ' Consiglio belga, in cui sono •lucidamente esposti i motiV'idel risanamento monetario ed economico del Paese. Alla base dellll battaglia combattuta e vinta dal Govèmo e dalla Na– zione be1ga sta appunto l'energia con cui furono bloccate le mercedi ,mentre si represse con decisione fa borsa nera, pro– cedendo alla chiusura di centinaia di aziende commerciali ed industriali. Un fattore non va però dimenticato, per retta; mente giudicare dei risultati: la possibilità, .per il Belgio, di azionare gran parte dell'industria attraverso una sufficiente disponibilità di cornbustibile. L'estrazione di carbone dalle miniere ha colà infatti raggiunto da qualche mese il milione di tonnellate mensili, circa il normale fabbisogno italiano. Resta ad ogni modo che la battaglia contro la svalutazione fu combattuta e vinta proprio evitando vertiginosi rialzi nel livello dei salari: nè si scordi che se nel Belgio abbonda il carbone, la deficienza della produzione agricola è assai più sensibile ohe da noi. Sotto quest'uitimo aspetto un aiuto non piccolo potrà venirci, se sapremo coraggiosamente attendere l'inevitabile flessione dei prezzi è\i qul!sti prodotti, che s6lleverà le con– dizioni difficili della classe lavoratrice, senza che si inizi la affannosa gara fra l'aumento. delle mercedi e quello dei prezzi, fonte di sofferenze prolungate per tutti i lavoratori. GUSTAVO PREDAV41,
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