Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946

200 LO STATO MODERNO Repubblica presidenziale o parlament·arè Il iSistema americanp esercita un enorme fascino, e non soltanto sulle anime semplici. Jl convegno preparatorio del congresso del partito d'azione a~a concluso per la repub– blica presidenziale perchè, si legge nella relazione, « assicu– ra al Governo una iStabilità che ,gli consente di attuare un qualsiasi programma, mentre ,è J'runico sistema che, sot– traendo la nomina dei ministri a1 gioco delle combinazioni politiche delle instabili 411aggioranze.della Camera, coilsente la scelta di ministri tecnici, specialmente per le amministra– zi~ni,.J spiccato carattere tecnico ». Strano .che a nessuno dei partecipanti al convegno sia venuto ·in mente che se il si.sterna funzioha n_egliStati Uniti ciò si deve al meraviglioso spirito d:i auto-disciplina de~ americani, che si concreta nei due grandi partiti tradizionali. Qui sta il segreto della sta– bilità dei governi. La prova si ha .nel fatto che il .più tipico dei regimi parlamentari, •quello inglese, assicur11 egualmente dei govemi stabili. « Finchè .una coalizione di tre o quattro partiti sarà necessaria per formare una maggioranza, si avrà sempre un governo debole, tanto nell'ipotesi parlamentari– stica, quanto in quella pre!.idenziale ». (De Ruggiero in Nuova Europa, N. 36 del 1945). E' facile prevedere ciò che avverrebbe in Italia neH'ipo– tesi di un ,regime a tipo americano. Dal piano parlamentare il compromesso si sposterebbe sul piano elettorale, I partiti darebbero il foro appoggio a questo o a quel candidato alla presidenza soltanto à determinat~ condizioni: gl'imporreb– bero l propri uomini quali ministri. La preventiva distribu– zione dei portafogli sarebbe stabilita· in occasione delle ele– zioni. Ed ecco che piuttosto che avere un governo stabile, libero dai comproipessi parlamentari, si creerebbe a priori una compagine governativa debole e .inorganica. Il presidente sarebbe ben lungi .dall'essere un Roosevelt o un Wilson, ma sarebbe il peggiqre dei re travicelli. Le personalità di primo piqno sarebbero accuratamente lasciate in di-sparte: fatal– mente la scelta cadrebbe su un uomo di pagilia, che solo potrebbe dare ai ,partiti, sufficienti garanzie di rispettare il COJlll)romesso. Che se poi improvvisamente questo uomo ri– velasse una sua personalità, ecco che si determfaerebbe l!n pericoloso conflitto al. .quale sarebbe tolta ogni .possibilità di soluzione legale. Di qui l'aperta violazione della carta costi– tuzionale, ,una lotta !P()liticaali'infuori della legge, nella quale la vittoria del presidente porterebbe direttamente alla ditta– tura, mentre la vittoria della camera porterebbe alla istitu- zione dei regime parlamentare. · E' questo il solo che possa assicurare una normale vita costituzionale in un paese come il nostro. Neppure giove– rebbe una limitazione dei poteri delle assembl~ legislative che consentisse l'esercizio del .controllo politico sul governo soltanto jn periodi di tenwo .determinati. E' stato proposto, infatti, un sistema !l)er.cui si .dovrebbe assicurare al .gabinetto, una volta che avesse ottenuto un votQ di fiducia, un « mi– nimum » di •ita, ma$ari un anno, .trascorso il quale potreb– bero le camere esercitare nuovamente .il loro sindacato poli– tico. Ma che cosa avverrebbe se un conflitto si verificasse durante l'anno fra il governo e il ,parlamento? Che cosa av– veNebbe e un ministero avesse ottenuto la fiducia della camera sul presupposto di un .periodo di. ordinaria ammini– strazione, e un grande avvenimento, intemo o internazio– nale, venisse improvvisamente a mutare la situazione poli– tica? Troppo forte sarebbe l'incentivo a uscire dalla legalità, specia.lrhente in un paese nel quale ,il Tispetto della legge è scarsamente sentito. · Con tutti i suoi difetti JI migliore dei sistemi possibili, per noi, è ancora quello parlamentare. Ne è il caso di preoc- , ~ cuparsi eccessivamente della instabilità dei governi. Intanto la tradizione italiana mostra esattamente una tendenza ,con– traria, la tendenza a polarizzarsi intorno a un uomo; prima Depretis, poi Crispi .e, infine, Giolitti (di qui .il pericolo della dittatura, che in Italia va seriamente considerato). E' solo nel brevissimo periodo che va d'all'armistizio del 1918 al– l'avvento del fascismo che si manifestò la tendenza alla di– spersione delle forze politiche. E fa stessa tendenza riaffiora oggi dopo la triste esperienza della dittatura e la seconda guerra mondiale. Ma non bisogna disperare. Sarà la spinta dell'opinione pubblica che correggerà il malcostume politico. Questo è il problema: migliorar~ il costume politico. Nè vale a .risolverlo un qualsiasi espediente legislativo. EMANUELE FLORA LA MORTE Dl ADOLFO OMODE-O - Si è spento a Napoli AdoUo,Omodeo, .rettore di quella Università. Nato a .Palerano il 23 agosto 1889, il P-rof. Omodeo è stato uno .dei ipiù insigni storici .italiani. Nel 1944 assunse il dicastero della Pubblica Istruzione nel secondo gabinetto Badoglio. Volootàrio nella guerra 19Ì5-18 e decoratoral valore, A– dolio Omodeo aveva partecipato volontariamente anche alla recente -guerra di liberazione. Subito dopo la -liberazione aveva intrapreso a collaborare anche alla nostra rivista. Con Adolfo Omodeo si spegne uno dei più eroici difen– soq della cultura italiana ed europea; voglio dire: di quella cultura sulla quale si fondo quel po' di prestigio .e di nome che all'Italia restano ancora nel mondo. Discepolo di Gio– vanni Gentile a Palermo, negli anni anteriori all'altra guerra, se ne distaccò intorno al 1923, quando, stabilitosi a Napoli e preso a frequentare la casa del Croce, si 'llCcorseèhe il cieco attivismo indiscrimiooto della dottrina attualistica portava al fascismo. Durante un ventennio, Adolfo Omodeo fu compagno di lavoro del filosofo napoletano. Allo stesso tavolo, insieme ope• ravano e vivevano la religione della libertà. Omodeo appartenne a quella sparuta schiera di studiosi che resistettero alle abberrazioni e alle torture del tempo, senza mai cedere alle seduzioni cù una facile popolarità. La· vo-roduro, fondato sulle più alte tradizioni della 'cultura ;ta• liana, alieno do mode, strenuo sempre nell'affermare i :principi deUa verità scientifica e della libera dignità del pensiero. Quella intemerata onestà intellettuale doveva costituire, e ancor oggi costituisce, la barriera che si oppone alla deca– denzç della cultura occidentale, già tanto corrotta ed involuta che a volte ci si domanda se la sua missione nel mondo non sia per itramontare. • • Che cosa ci resta, ora .se ,wn invitàre, gli Italiani · spesso dimentichi, ~esso ,pronti a prestare orecchio alla miserevole prosa di coloro che beffeggiano l'onestà, lo coerenza intellettuale t l'intransigen:;;efmorale, incontalninate e necessarie discendenti di un pensiero di fronte alla cui tran· quiNa e potente presenza impallidiscono i piccoli uomini, se non invitarli a meditare sulla vita così nobile e alta di Adolfo Omodeo? G. B.

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