Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946
mltivo rango di capitale europea~ Pra– ga quasi nasconde a se stessa la illu– sorietà della sua indipendenza politica, la gravità delle sue condizioni econo– miche. In 'Cecoslovacchia il senso deJla )a- -Unità e della cuttura (j:)cidentale si fonde con la esubera= e la passiona– ldtà dell'anima stava. Ma certamente questa fusione è armonica e non dispi.r-– ce o ferisce per nulla. Iil popolo cèco ama ')a Francia, ama l'Ita!lia: la priml) per ila m'E!lodiosità della sua lingua, per la grandiosità della sua Capitale, per l'apporto infine che alla .cultura eu– ropea hanno da,to gli studiO&i france– si; la seconda, per quel senso eterno ed universale che vi è nella fede. cri– stiana (di cw c, considerano i deposi– tari) e nella tradizione e nella cultura di Roma. Ma quando il cèco spinge la propria x-en-ofilia ,illno ,aJ'.ila a:rrunITT1zione per tutto quanto è straniero, o manifesta la sua gioia con in1peto, e con .cadenza ti • ,nasdar • (che signmca viva), allora In lui appare il senso ed il crisma in– confondibile dell'anima slava. Tutto questo cara tteriz.w. anche la vita politica cecoslovacca e dà ragione e spiegazione dell'odio protondo che se– para tuttora i cèchi (doè gli abitanti della Boemia e de!Ja Moravia) dag.lJ slovacchi. I primi, .cons.ci della propria superiorità .cultura1e, della maggiore Importanza delle proprie città, del va– lore della propria tradizione stortca e della riochezza, del proptùo territorio, gioiscono e plaudono alla ricostituita unità, la quale - come dl.cevamo rende Pt-aga, cioè la • loro città • la Capitale di tutta la Repubblica. GJd s-Jovacchl, invece conservano vec– chie e nuove nostalgie di indipendenza e vorrebbero sdlo ailla dittatura di mon– signor Tiso sostituire un re,gime demo– cratico. E quindi d-ncolpano soprattutto I russi del 1a1.J,imentoattua•le di questo loro intendimento. Con la chiusura dei Javori del Con– gresso studentesco lasciamo :Praga e cominciamo il nostro viagg1o attraverso tutta la Boemia, la Moravia e la Slo– vacchia. L'inverno pieno ci impedisce di di– stinguere Ja differente vegetazione e la diversa produttività del suolo; un man– to bianco copre d'albronde, spesso, la campagna ohe noi attroversiarrio. Entriamo In Moravia e la prima tap– pa è la storica città di Brunn (ohe i cèchi appellano Bmo), nota a noi ita– liani perchè il suo castelilo rinchiuse per anni I martiri ·del nostro primo ri– sorgimento: dall'autore de,lle « l\'ne pri– gioni• al conte Con.falon-!eri. Oggi il castello rimodernato ed adattato è una caserma per le truwie, ma durante il «protettorato• ha.serrato tra le sue mu– ra i ribelLI cèchi e .poi i secondini na– zisti. Altoona,v:lce,ndalde'llesol'ti umane! Bri.inn è Ja città unlvM>itaria ed il capoluoto della Moravia. La lotta e la LO STATO MODERNO guerra hanno lasciato le loro tracce: ma la città vive con Praga J.a gioia deb la ricostituita un~tà politica. Proseiuiamo il viaggio con una pun– ta a nord: a Moraska Ostrava, il più !amoso e ricco cenro carboni:.fero del paese. quanto abbiamo appreso a Moraska Ostrava, cl rendiamo conto perfetta– mente anche della destinazioce di que– sto prodotto: e, d'altronde, gli operai ed i tecnici di 2ilin ci tolgono ogni dubbio in-,proposi to. Dopo Zlin, varchiamo il con:ffine del– la provincia slovaoca e cl dirigiamo ver– so il Danubio suL!e cui sponde si ada– gia Bratislava. '11ra noi ed I minatori si stabiJ .is.ce su– bito una simpatica cordiailità. Molti se– gni e molti sorIUSi SUiPplis.conoalla dif– ficoltà di trova,re una lingua con Ja La Oapita,le di ieri, dds.cesa a,J rango quale intendersi; ma quatl..cunodi quegli_ ~i capol':1ogo, è a ,<Pochr _chilometri dal– uomini ha girato il mondo: ha lavorato 1 Ungheria e èla,1,1 Austria. Ln fondo, a nelle miniere tedesche ecf è stato in sinistra Budapest, a destra Vienna. Il Francia, ed aL!ora può trovarsi l'ac.cor- f!ume dà colore e vita alla città. Bra– do su di una Jdngua più diffusa. E que- tislava_ è. un grosso paese .~ove senza sti operaiparlano de)l)a loro quotidiana armonia 1 mon~enlll sto~1c1 si alter~ dura fatica del pane e della casa che nano alle case piccole e dll"Ute ed agh ' edifici moderni. E da città è anche man mano si assicurano; eppure essi non sono felici, ma anzi molte ombre, di tristezza accompagnano Il loro peri– coloso lavoro. Perchè essi non sanno spiegarsi per quatl mobivo carbone esi– stente nehle vis.cere delila loro terra, e– stratto con Il lort> sudore 111on possa ser– y_i,re a ris.caldare le case della gente cecoslovac.ca , ad alimentai-e le industrie che servirebbero per li doro paese: ma debba invece necessariamente prendere la via dell'oriente. Neanche noi abbiamo saputo dir lo– ro il perchè. IJ nostro vdawo prosegue. Lascia– mo ·H ca!'bone di Moraska Ostrava e raggiungiamo Ja industrda di cuoio di Zlin. Quest'ultima è costituita da un grande complesso di fabbriche che pro– ducono ben 100 mila paia di s.car,pe al giorno. Ewure gbi empori! di P,raga come queL!i di tutte le aùtre città ne sono singolarmente privi. Ma dopo CONVEGNI REGIONALI per la ricostruzione édilizia Nei dicembre scorso si tenne a Mila– no, sotto gli auspici del Consiglio na– zionale delle r,i.eerclie, il Primo conve– gno nazionale per la ricostruzione edi– lizia, elle .aveva qo ,scc,podi Tealizzare u– na prima presa di ·contatto jM i tecnici deUe varie ...egioni td' Italia e mettere in discussione i problemi connessi con la Ticostruzione edilizia. A tale Convegno - che ebbe più di 1000 partecipanti - veniva affermata la necessitd di~ isegui1<e un Congresso naziO'l\ale da. tenere nel .corrente anno per approfondtre gli aTgomenti posti in discussione. Affinoliè i bi.sogni ,e ~e esigenze delle varie Regioni possano avere migliore espressi~ne, il Con{1re$8o 1 che si terrd !n autunno, sard preceduto da una se– rie di Convegni .-egionali. Si è iniziata in ques,tl giorn.i l'orga– nizzazione di ques.ti Convegni e ·tecnici e compebenti delle varie r.egioni sono stati invitaU ad occupa,ssi delll'organiz– zazione del Convegni ,regionali per la ricostn1.1iooe edilbia. sporca. G1i slovacchi hanno oggi un Governo locale i cui poteri e limiti non sono sta– ti ancora ,ben fissa ti. La vita politica è ancora più sclailba che altrove anche perchè è stata autorizzata Ja costitu– zione solo del ,partito .comunista e di quello socialista, ed .i cattolici, invece, che sono Ja stragrande maggioranza, vorrebbero anche loro costituire un parUto. Ma Il Governo di Praga si op– pone perchè non può dimenticare che la dittatura dd monsignor Tiso :fu vo– luta, favorita e sorretta dal ,gruppo cat– tolico e particolarmente daftl'aUo clero e poi perchè, ogg~ un partito cattolico slovacco slgnl!icherebbe 'l.lll partito se– paratista contro l'unità (:ecoslovacca. Ma tutto ciò crea naturalmente al– tro grave motivo di dissenso fra Praga e Bratislava. Da Bratislavll direttamente al nord sui monti '!latra dove neve e gh'iacclo regnano sovrani. Noi cl spingiamo fino a pochi chilometri dalla ,frontiera po– lac.ca: vediamo an.che ia stessa linea e le guardile dii confflJl.e. Ma è una llnea che non può wl!(:arsi, un confine che non è lecito superare. Quakuno ha in– teresse a nascondere al mondo quello eh-e succede In Polonia: evidentemente In quella terra non debbono avvenire cose 111è beHe nè confortanti. Il vdagglo vo~e al <temrine: lenta– mente il <treno ridis.cende verso Praga; diamo ancora un rapido sguardo alla Capitale: ma M Congresso è finito ed essa ha ripreso il suo aspetto normale: però è sempre un aspetto di città che ha sofferto e soffre. Las.ciamo Praga In treno speciale: una grande Croce Rossa sormonta la nostra e Je altre vetture. Phlsen è presto rag8'iunta. Scen– diamo. Bevdamo ancora un bicchiere nella città madre della ,birra. E' l'ultimo saluto alla Cecoslovacchia. Poco dopo il treno si r,;uove, riprende la corsa. Ad un'ora di distanza tleggiamo su ~i una casa dlruta i! nome di un vilJ.aUio tedesco. I\IARJO D'ONOFRIO
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