Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946

LO STATO MODERNO 209 • DOCUMENTAZIONE Considerazioni sull'agricoltura italiana (continuazione). lJa canapa, da sarehiata che è specia– lità delle terre grasse d!i Emilia, Roma– gna e Campania, a'limenbava nel '36_., un esportazione cospicua di poco infe– riore a quella de!Jla seta. Seppure nella juta, ed in altre d'ibre esotiche ha tro– vato dei succedanei \potrà, è sperabile, mant'E!ner il proprio ,posto. Ad un ac– crescimento dellle supel'fici a scaiJito del granturco come s111"ebbe augurabile non è forse da pensare wori del suo am– biente chè ·le « terre da canapa • in Ita– lia son rare. I fiori! Già, anche questi nascon dal– la terra, anche questi pdtranno contri– buire, essi, ·uti'hi sello al piaceri dell'ol– fatto e della vista, alila nostra vita eco– nomica ~ire, come in passato, d~1 rest'>. ,, Era rper 25 milioni circa in media l'apporto che davano queste soavi crea– ture del buon Dio allla parte attiva del– la nostra biliancia commerciale ed i mercati erano quel:l:i del nord ed al primo posto quello \edesco. La guerra ci ha rivoluzionato questi nostri mer– cati e dovremo cercarne altri e meglio corrii;,pcmdere ai rgusti dei compratori là dove la conco:rirenza, pare ,impossibi– le, dell'Olanda e del Belgio ci contra– stavano il cammino. Questi ultimi pur con difficoltà di produzione determina– ta daHa •latitudine più settentrionale, «handicappati» da'11a necessità di col– tivare i fiori in serra, con la foro pa– zienza ed ingegnosità e diciamo quindi con una tecnica superiore vincevano il favoré che d'l nostro sole mediterraneo dà alle nostre colture nei campi aperti. Forse id fatto della preziosità del car– bone ci farà vincere ila prossima batta– gha ma bisognerà ~ender più fina la nosbra arte, perfezionarla, se vorremo tener il campo. Affine alla floricoltura è quella parte dell'agricoltura che ha tratto alle mate– rie per J'industria delle essenze e l'erbo– risteria che per arltro vive della produ– zione di piante spontanee in larga mi– sura. Molti lettori si meraviglieranno sentendo che gr!i olii essenziali alimen– tarono la nostra esporta:cione nel '35 per la somma di 30 milioni e che oggi !orse, fermi restando i quantitativi, questa salirebbe a 600 e che 1e piante officinali sempre nel '35 ci portavano a casa 9 milioni il clie vorrebbe dire nèl– la stessa proporzione, 180 mi-lioni. Ma non è da escludere che queste valuta– zioni di 600 e 180 milioni siano troppo modeste perchè i prezzi nell'anno che ho preso in esame erano assai bassi e che perta9to la parte che dovrebbero prendere queste due voci nel bilancio della nostra espovtazione futura siano di ben maggiore entità. L'indll.stfia delle essenze è concentrata in Calabria ed in Sicilia ed alimenba per la sola produ– zione di quella di bergamotto 2000 pic– cole aziende che :fornivano tale essen– za a tutto il mondo. Altre essenze sono .quella di limone, di arancio, di manda– rino, di gelsomino, prodQ)J;e tutte in Calabria, SiciJia, ìnentre il Piemonte era aila testa della produzione di es– senze -di -lavanda e di menta. La rac– colta di e11be officinali (fiori di tiglio, di camomilla, di gramigna, etc.) era un po' sparsa per tut'to irlpaese e potrà ri– prendere insieme a qùella di alloro, di coccole di ginepro, radici di liquerizia, di manna etc. Importanti relativamente le coltivazioni di piretro, di giaggioli, di zafferano, di coriandoli. I nostri gran– di clienti tper essenze e per pian te di erboristeria erano le ,nazioni anglosas– soni e la F1raru:ia sopratutte ed è da sperare che ripNnderanno le vecchie e tradizionali relazioni. n quadro non sarà certo completo, ma nelle linee essenziali penso di si; ai governi che si segui.ranno alla testa del nostro pil\lse, ai ministri di ,agricol– tura incomberanno in futuro dei com– piti immani, tali da far tremare. Ma non ai dirigenti solo. Quanto c'è da fa– re nel campo agricolo! Non dovranno, i cattedratici star in ufficio 'per man– dar a Roma statistiche cervellotiche tinte di rosa, o uscire sui sagrati per far discorsi di obbligata esaltazione; ad essi toccherà la parte attiva di moder– nizrore l'agricoltura in tanta parte del 1'aese. E qui si innesta ,la questione del– le scuole che dovranno risolvere in via scientifica i problemi cui ho accennato: far dare miglior rendimento ai bozzoli, aumentar la ,produzione unitaria degli olivi, miglioraI"e la orticultura, la fio– ricultura, diffondere razze bovine elet– te, proseguire gli studi di genetica del frano ed altri ed altro. Pér d·l resto bi– sognerà che ci pensi la popolazione agricola. Il sole, l'acqua del cielo, l'aria non mancheranno, ma con questi tre fattori e la terra si ottengono oia, ghm– gila o il deserto, ,per porvar la natura al miracolo dell'agricoltura ci vuol lavoro, lavoro ed aocoNl,. lavor;. Nei campi ca– drà o vivrà l'Italia. ROLANDO rBALDUCCI Un viaggio in Cecoslovacchia Da Londra a Praga in aereo in quat– tro ore: lasciamo il grigio del cie!lo in– glese e ritroviamo il cupo col01re della notte or.ientale; l'invemo impone e>– vunque i suoi se.gni neLl.a campagna desolata come nmla neve che.forma gli argint delle strade. L'laeireoporto <lista una vc,ntina di chilometri,cta.lla città. Li percorriamo, lentamente, in un comodo torpedone. Incontriamo solo a:lcun.i uomini che ag– giungono agli ax,gini già costituiti la neve caduta di fresco. Man mano gua– dagnamo Je prime case delila città, poi, continuando a traverso larghe strade ci avvici.niamo al centiro: ma prima dobbiamo traversare la Moldavia. Id più caratterisbiw ,ponte della città, il Ponte Stefania, che nei colori del cre– puscolo riconduce la mente al Tower Bridge di Londra, è in parte crol:lato; lo lasciamo a destra traversando una pas– ,sere'iita di fortuna. Ed entriamo nel cuo– re della m6tropoll dove i monumenti ed i palaZzi storici.si alternano armonica– mente agli ed.i.ti -ci di fa:bbrica moderna. Esternamente tutto è intatto. Bisogna salire verso la ,parte alta della città per scorgere i segni delile bombe russe o delle mine tedesche. • P.ragl} mostra nei suoi stessi muri la gloriosa tradizione del suo passaito. E poi ba-sta mettersi in un luogo un po' più aperto e girare ~ntorno lo sguardo per scox,ge,re i celebri castelli che dal– l'apice di vicine colwin.ette domial.ano la città. Noi giungiamo a Praga mentre la cit– tà è in festa. Si attendono i delegati de– gli studenti universitari dii 63 paesi. La Cecoslovacchia ,ha voluto organiz2lllre il primo Congresso internazionale degli studenti per uno scopo morale e po,li– tico. Morale, per ricordare al mondo in-, tero il sacrificio eroLco di quel pugno di studenti cèc.hi che il 17 novembre 1939 cadde sotto il piombo nazista per la difesa della Patria e la libej:tà deH.a scuola. Politico, per un maQiore rico– noscimento mternaz.lonale, sia pure in– dketto, della ricostituita unitàzo- slo,facca. _ Per l'occasione tutta Praga è lumi– nata ed i ca-stelli che da tempo ·avevano chiuso i loro ba ttenbi, li ~iaprono per aocogliere i rappresentanti della gio– ventù studiosa del mondo. , Ma dietro e sotto questa v:isione uf– ficiale vi è la città che ha sofferto per sei amni la con,seguenza dell'occupa– zione e della guerra, della &pogr!iazione e della lotta per l.a proprda indipenden– za. Tutto ciò ha lasciato le sue tracce che <:entamente non po5µ)110 cancellar– si nè it) un mese, nè in wi anno; e tan– to meno dieci giorni di gioia e, di f.esta per il Congresso impediscono all'atten– to osservatore di ISCOI'gereciò che vi è dietro la maschera. E questo dà molto a pensare. Ma Praga è rHornaita Capita,le: ha di nuo\lO il suo P,residente, i,l suo Gover– no, Il suo Parlamento; si è fill;llmente li~ta dalla « pf'otezione • òel vicino di occidente: spera di non cadere sotto quella de[ vieino di oriente. Ed in que– sta euforia di avere riacquista,to il prl- ..,

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