Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946

LO STATO MODERNd 205 • Su una produzione preventivata di-60 milioni di quin– tali bisogna detrame circa 30 per i fabbisogni familiari dei produttori e per le semine. Rimangono 30 milioni da con– ferire teoricamente all'ammasso. Dico teoricamente perchè questa cifra, come facilmente s'intende, è in funzione del prezzo che verrà pagato al produttore. Si parla, come ho già detto, di 20,00-2500 iire al quintale. Prezzo remunera– tivo o no? E' difficile rispondere, anbhe perohè la produ– zione si svolge in condizioni così diverse, da zona_ a zona, da rendere incerto ogni calcolo di costo. Ma poi non è tanto il costo queUo che interessa, quanto il prezzo foter– nazionale. Oggi a Genova si ha grano estero pure a circa' 200(l lire al quintale. E' vero che questo prezzo è anche in funzione di un cambio di 225 lire per dollaro, cambio manifestamente inferiore alla parità dei poteri di acquisto, sui rispettivj mercati, del dollaro e -della Hra. Per cui, te– nendo conto anche -di questo fatto, si può dire che il prezzo pagato all'ammasso dwrebbe tendere più verso le 2500 lire che ver5o le 2000 lire ,al ,quintale. Questo prezzo pone -due problemi: uno che ·riguarda la convenjenza di mantenere la politica degli ammassi e l'altro che ~iguarda il prezzo del r>ane. Problemi tra foro strettamente connessi, come subito vedremo. 5e la produ· zione -del pros-simo raccolto si aggirerà, com'è previsto, in– torno ai 60 milioni dj quintah, 1 le necessità <lelle importa– zioni sj aggireranno sui 10-15 milioni di quintali. Ciò 5i– gnifica ohe il governo, attraverso l'importaziorie, ha in mano l'arma per guidare. il mercato e per contenere il prezzo del grano entro i limiti di quello internazionale, anche senza la politica -degli ammassi. L'abbandono di questa politica, evidentemente, presuppone la cessazione del razionamento. Ma io non credo che anche dopo questa cessazione il con– sumo crescerà molto. I,J consumo del grano è,. come tutti sanno, anelastico: ed il razioname~to non fa molto per co~– tenere il consumo. Oggi quello che non si consuma con tessera si consuma .con acquisti sul mercato libero. E tra– lascio qui -di illustrare, perchè di ovvia comprensione, i van: taggi che -I' abband6no -dell'ammasso potrà arrecare all'in– cremento, ma soprattutto all'intensificazione, della• coltura granaria neJ.la prossima campagna di semina. ) Vediamo ora il problema del prezzo del pane. li go– verno, sia che ammassi i:! g-rano, sia che lo -lasci libero, sconta già un aumento del prezzo del pane. Orbene, se lo amaiassa, il prezzo del pane, oltre quanto .pagato al pro– duttore, congloberà il costo dell'ammasso stesso: costo no– tevolissimo: perchè il grano, J' anno scorso, fu pagato 9 .Jire al chilo ai produttori, mentre il prezzo del pane è di 20 lire al chilo. Pur tenendo conto -de!Je spese di molitura, pa– nificazione, ecc., si •tratta sempre di una bella differenza. Se, invece, lascerà libero il èommercio del grano, 11prezzo del pane, pure aumentato, sarà sempre inferiore a quello che si dovrà fissare mantenendo gli ammassi-. Oggi, ho già detto, i consumatori di pane devono in– tegrare, in molti casi, la razione ottenuta a prezùi ufficiali con quantitativi ottenuti a prezzi di borsa neza. •Facendo la media tra j due prezzi H risultato, già oggi, non ..-deve essere molto differente da quello che si formerebbe con un mercato libero. Se propr4o vi sono categorie di consu– matori (e ve ne sono) incapaci d,i pagare i nuovi prezz.i, questi potranno, anzi dovranno, o(tenere particolari sussidi. Per lo stato è meglio pagare questi sussiùi, limitati aHa categoria e nel tempo, che sostenere una posizione ar-tifi– ciosa, che grava su particolari categorie di produttori,._sco– raggiandolj alla produzione, a favore di altre categorie in– discriminate dj consumatori. Non si dimentichi che i con– sumatori di pane non sono tutti poveri. Sono, tra essi, mol– tissimi ricchi perfettamente in grado di pagare il ,pane al prezzo ru mercato. Ci vuoj coraggio, siamo d'accordo, ad affrontare il pro– blema degli ammassi ~el grano, andando contro inveterate idee. Dubito assai che ,questo governo, preoccupato da esi– genze elettoralistiche, sappia affrontarlo e -risQ!verlo,secondo la linea che . il buon senso consiglia. Ma è ugualmente do– veroso, da parte mia, indicare tale via in quanto non ne vedo alcun' altra pet risolvere il problema del nostro pane quotidiano a buon mercato. Un buon meraato, ben s'inten– de, compatibilmente con la svalutazione 9eJ.la lira che vale oggi, secondo attendibili calcoli, circa un ventesimo di quella prebellica. LfflERO LENTI E' RISOLTO IL PROBLEMA SINDACALE? • Il problema dell'organizzazione sindayale, nel nostro Pae– se, è lungi dal!'essere risolto. Qualcuno, forse non a torto, so– stiene che per ora non esistono neppure corrette premesse ad una sua soluzione, tanto i provvedimenti presi, subito dopo-la liberazione, appaiono affrettati e conducoDQ, ogni giorno che passa, a,d evidenti antinomie. La caduta del fascismo portò immedia,tamente, come Qgnuno sa, alla decadenza della famosa ~e del 3 aprile 1926, che aveva istituito in Italia il sindacato unico obbliga– torio. Si ritornò, dunque, a:l regime della piena libertà sin– dacale. Lo. Stato ignora i sindacati; i sindacati ignorano lo Stato. In mancanza. di una legge speciale fa libertà. sinda– cale è, presso di noi, amplissima. Operai ed imprenditori pos– sono t'ttµtir~i in associazioni ,professionali; votar quegH statuti che vogliono; eleggere i foro dirigenti; riunirsi nazionalmente o internazionalmente ad altre associazioni, senza. dovere per questo reridere conto alle pubbliche autorità. del loro opera– to; e senza che le. autorità debbano esercitare un'azione di vigilanza od un controllo sulle loro associazioni. Rebus sic stantibus, lo Stato ignora puramente e semplicemente 1 sin– dacati professionali; nè questi hànno •rapp esentanza legjt- tiina iri òrganf statali. ,, Tuttavia; in mancanza di una legge sindacale, vi fu un patto {il famoso patto -di unità sindaca:!e) f.ra i tre partiti di massa (comunista, socialista e democristiano) il quale diede corpo alla Confederazione Generale del Lavoro. Ente unico di,fatto, se non di diritto; or,ganizzazione so~tan– zialmènte unitaria anche se, nel corso del tempo, le si son venute affiancando, in concorrenza, associazioni minori e rn-i nime; ad esempio ra Confederazione Generale dell'impiego, di cui, negli ultimi giornj, si è tanto parla~o. La Conflavorq ha, dunque, una sortii di monopolio, per la rappresentanza dei lavoratori italiani. Lo manterrà? E, per precisare questa domanda, ohe così può destare una troppo facile risposta -affermativa, lo manterrà nella orma attuale? Sorse, il monopolio d'oggi, per convenzione fra i tre partiti; può cessare ove non sussistano più i presupposti che han dato origine a questa convenzione ed essa sia denun– ziata. Denunziai ovviamente vi sarà, d'accordo. palese o ta– cito, in quanto sia pregiudizieNole ad uno od a , iù -dei fir.:" matari. ••• Che in una prima fase della vita economica italiana, subifo dopo la liberazione, molte ragioni potessero sconsi– gliare la piena libertà sindacale: qwndì, per esemplificare,

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