Lo Stato Moderno - anno III - n.9 - 5 maggio 1946
o 204 LO STATO MODERNO una volta la procedura abbia aiutato ad uscire dall'imim,se, senza che,'!i ent_rasse nel merito; in sostanza è stato risposto alla Russia che la richil)Sta è giunta troppo tardi, quando non era più possibile •riaprire la ripartizione. Le sedute delle varie Comrpissioni ed in partic<1lare del– !' Assemblea, hanno occasionato numerosi epicedi all'indirizzo della s. d. N. da parte dei vari delegati. Stanchi in genere e fatti di logore parole, essi hanno raggiunto una insolita efficacia soltanto per bocca di lord Cecil e di Paul Boncour, i soli del resto che per una lunga e profonda esperienza e per l'intemer;'ta fede internazionalista fossero veramente in grado di valutare l'opera della S. d. N. nel campò interna– zionale. « La Società delle Nazioni è morta- ha concluso commosso il enerabile lord Ceci!. - Lunga vita all'O.N. U. ». E in queste parole vi è veramente il senso della con– tinuità, che deve esistere ifra ie due organizzazioni interna– zionali anche se la seconda sembra voler rifiutare nel campo ideale quella derivazione che è tanto evidente nel campo normativo. Ma è proprio quest'ultima preoccupazione quella che peve essere respinta, perchè il grande merito della S. d. N., un merito ideade che può ripagarci deH'insuccesso pratico;· è di aver concesso fiducia agli uomini ·e di aver , ' I loro indicato come sia possibile collaborare per il manteni- mento della pace, sulla base della dignità e della libertà indi– viduale. Un forte ,e sano principio ideale che vedeva affian– cate sullo stesso piano le grandi e de picçole nazioni e che si proponeva di risolvere gli inevitabili contrl!Sti con la con– ciliazione e secondo giustizia. Questo principio, anche se ridotto alla sua formazione ideale, è la grande eredità che ci lascia la S. d. N., una eredità da conservarsi gelosamente tanto più in quanto a'O.N.U. ha preferito - com'è noto - mettere l'accento sul più pratico sistema coercitivo contro l'aggressione. E nessuno, credo, può sapere meglio 'fii noi come sia effimero qualunque sistema ·che si basi in modo precipuo sulla forza. · La Società delle Nazioni è morta. Ma se gli uomini ter– ranno fede ai suoi ideali, così com'essa tenne fede a quelli degli uomini, allora noi potremo accogliere con una certa tranquillità il trasferimento oltre oceano della nuova orga– nizzazione internazion~e nel momento più •grave e più drammatico della storia europea, perchè ancora una volta si sarà ripetuto il miracolo della Fenice. La S. d. N. è morta. Lunga vita all'O.N.U. ENRICO SERRA FA 1 RE E DISFARE Fare e disfare è sempre lavorare: questa :)a regola che pare informi oggi J'attività .governativa. Non ne disicuto J'ef. ficacia in certi casi: ma mi pare doveroso, invece, contra– starla quando s'inteqde operare sul corpo vivo, per quanto malazzat'o; della nostra economia. Troppe volte, da un po' di anni a questa parte, questo corpo è sottoposto alla doc– cia ~ozzese di contraddittori provvedimenti, perohè al Go– verno non si chi69ano finalmente direttive di politica eco– nomica destinate a durare nel tempo. Mi rendo ben conto che questa richiesta, oggi, ad un governo di ordinaria arn– rnirustrazione che attende il responso delle elezioni, non ha quasi significato. Ma tutti ci sentiamo impegnati a porla a que} qualsiasi futuro governo che sarà espresso dalla pros– sima C~tituente. La necessità di una precisa <linea nelia politica econo– mica del paese è chiaramente espressa dalle recenti discus– sioni sull'ammasso dei prodotti agricoli della corrente an– nata. Nell'ottobre del 1945, alla vigilia delle semine, si sta· bili per legge di' abbandonare il criterio dell'ammasso totale. Ricordando l'esempio iriglese, si determinò di ammassare parzialmehte grano, segale, orzo, granoturco, risone, olio, bietola da zucchero in ragione del 60 % del quantitativo conferito in media nel quadriénnio 1940-1943. Le derrate ammassate sarebbero state pagate con un prezzo politico. In compenso il produttore avrebbe potuto utilizzare il rima– nente per il proprio consumo e per la vendita sul mercato libero. Con que"fto provvedimento, ben si capisce, si inci– tavano gli agricoltori ad aumentare al massimo fa ,produzione perchè, fissa la .quantità da versare agli ammassi a prezzi politici, era variabile fa quantità da vendefe a .prezzi liberi. In Gran Bretagna un sistema. analogo, durante la guerll', ha dato buoni risultati. Oggi, se si deve prestar fede ad alcune 'dichiarazioni del ministro dell'Agricoltura, io stes~ ministro che aveva escogitato il 1iistema di ammasso parziale e discriminato ap– pena descritto, ,si vuole sostanzialmente tornare all'antico: cioè all'ammasso totale. Le quantità effettivamente pro– dotte, detratta una quota variabile in relazione al consumo familiare e una quantità .fissa per ogni azienda agricola, do– vranno essere versate all'ammasso. In -compenso il prezzo P<\· gato sarà tale da remunerare economicamente il produttore: e probabilmente oscillerà, secondo alcune indiscrezioni, tra le 2000 e le 2500 lire al quintale. Dunque una soluzione di compromesso del prolilema granario. Pagando un 'prezzo remunerativo non si vuole compromettere l'estensione delle future.. semine e, d'altro canto, non si vuole correre ancora l'alea di una completa libertà di oommercio del fondamen- tale alimento della popolazione italiana. -...... Questo nuovo criterio di ammasso, che 4\ poi quello antico, pone alla nostra attenzione problemi fondamentali per il nostro assetto economico. Ma prima di affrontarli è forse opportuno riferire qualche cifra. Risaliamo al men· nio 1940-43. In media, allora, la produzione di ~ano fu di 68 milioni di quintali e la" quantità amma,ssata di 33 milioni di quintali. Cosicchè, se si foss~ adottato iJ'ammasso parziale per contingente, progettato in ottobre, si ,sarebbe dovuto applicare a quest'ultima cifra la proporzione del 66 i;kr cento, al fine di ottenere la quantità da ammassare e da pagare a prezzo politico: in concreto 20 milioni di quin· tali, ridotti forse a 16 per tener conto delle proouzioni di piccole aziende non obbligate all'ammasso, indipendentemente dalla produzione. L'ammasso totale, invece, del prossimo raccolto, potrà contare su una produzione di 60 milioni di quintali, secondo quanto prevede Congiuntura economica, il nuovo bollettino dell'Istituto di studi di economia. E' produzione ancora in feriore al nostro fabbisogno interno, ma nettamente supe riore alla produzione del 1944-45, stimata in ~2 milioni d· quintali: con un mcremento,,dunque, pari al 43 %. A que sto punto ci possiamo domandare: a quanto sono arnrnon· tate le evàsioni durante <l'annata fa cqrso? I conti son presto fatti: dei 42 minqni di quintali prol:lotti, circa 20 milioni sono toccati ai produttori per il consumo familiare e 9 mi· Ìioni. per la semina. Ai granai del popolo sono ·stati con• feriti a tutt'oggi circa 11 milioni di quintali. La diliferenza rappresenta le evasioni, cioè circa 2 milioni di quintali: éifra assai meno elevatà di quanto comunemente si crede:- Può darsi, ad ogni modo, che la produzione effettivame'nte si~ stata superiore ai 42 milioni di quintali denunciati e quindi maggiori le evasioni.
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