Lo Stato Moderno - anno III - n.8 - 20 aprile 1946

LO STATO MODERNO - 177 tuti pubblici, con ~ntrolli) democratico, rivolta all'elimina– zione dell'asservimento a monopolii finanziari. 4) Democratizzazione· della vita aziendale, attraverso organi consultivi e di controllo ~lelle varie categorie di la– voratori, tecnici ed impiegati, che tutt,via lascino intatta la piena responsabilità gestoria dell'im,irenditore~ pubblico o privato che sia. Gestione affidata a questi organi delle opere assistenziali sociali dell'azienda. ' 5) Riforma agraria, profondamente articolata a se– . inda delle esigenze delle varié zone, pronta ad aocogliere ·econda dell'interesse generale soluzioni collettive ed as– •ociative o soluzioni individuali, che mirino più al metodo di gestione aziendale che ali' astratto titolo giliridico di par- tecipazione alla terra. ,,. 6) Vasta e organica politica assistenziale, articolan– tesi in moltepLici iniziative sanitarie, igieniche, culturali, edi– lizie, ecc., e "che, allo scopo di garantire sicurezza di un minimo di esistenza;--si fondi essenzialmente sulla intensifi– cazione e geQ.eralizzazione delle assicurazioni sociali obbli– gatorie. 7) Efficiente e moderna politica fiscale non solo in– tesa a stabilizzare la moneta e a riequilibrare il bilancio, ma, specie attraverso imposte progressive sul patrimonio, sul red– dito e di successione, a redistribuire il reddito nazionale, di cui tuttavia la sua riattivazione è ovvia ,premessa. · 8) Riforma scolastica dirétta a~ graduale smantella– mento del privilegio dell'istruzione ed ella carriera scola– stica effettivamente agevolata per i migliori, in modo da compiere una severa selezioqe. Articolazione delle scuole, specie periferiqpe, con speciale aderenza alle esigenze ed alle possibilità 1 locali, non più impostando esclusivamente la scuola media all'asse della cultura umanistica. 1 9) Riforma strutturale e qualitativa della burocrazia (problema implicante quello del decentramento e delfa strut– tura democraticamente articolata dello stato) per tramutarla da una compagine inficiata dal parassitismo quando non an– che dal!a corruzione, avvezza ad asservire a sè il paese in strumento agile, pronto èd efficiente: destinato a servire il paese. Natura!inente queste linee maestre di attuazione del– l'esigenza sociale insita nella democrazia comportano la dE)– terrninazione e la risoluzione di una -serie voastissimadi pro– blemi, problemi che non sono soltanto problemi tecnici di mezzo a fine, ma problemi squisitamente politici. E 'f)roblemi che non vanno considerati in funzione di qualsiasi mito o interpretati secondo una prestabilita parola d'ordine, ma vanno posti nella concretezza delle loro condizioni e per la concretezza delle loro soluzioni. Con la constatazione che in questa concretezza rientra anche la consistenza delle forze politiche che i problemi affrontano e risolvono. GIULIANO PISCHEL DI TRIESTE E D'ALTRECOSE La oommiss1one d'inchiesta alleat;a, nominata per inda– gàre e riferire circa (complessi problemi della Venezia Giulia, ha terminato i suoi lavori e si p1•epara a redigere le sue con– cl11$W11i. Conàusioni, badate bene, di caratteT'B esC'l.usivamente c,msultivo rispetto (llla decisione fiMle la ~ responsabilità graverà tutta sulle tre grandi potenze; e tOlledecisione - ab– biam-0 già detto, ma è oppor/luno rbpeterlo - TWn sarà una manifestazione di giustizia, ma un segno di un rapporto di forze. Sprà sempr& tale anche se, per aoventura, il rapporto di forze dovesse culminare sul punto della giustizia. Ipotesi roséa, ma non del tutto da soartar-e. Quale contributo può portare Fitalia a questo rapporto di forze il. quak converge su un' proble~a che è suo? Non ci stancheremo di battere oontro la vecchia 'e frusta affermazione che l'Italia TWn può far nulla ia tema. di politica estera; attenzione, perchè dietro a questo atteggiamento, apparentemente pd;'ifista, si può nascondere il germe di una fµnesta 11in:asoita., naizionalisNca, quando, irre– sistibili e travolgenti, gli irneressi essenziali e peT11UU1enti del paese dovessero essere oomprorrlessi do una direzione fiacca ed incerta. Noi possiamo,. prinna di tutto, mestrarci fermi ed una– nimi nel respj.ngere richieste elle vadano oltre un certo li– mite; la u1Ulnimità può dirsi raggiunta da quando anche il partito comunista sì è dichiarato fautore di una soluzione itali.a-no del problema triestino; la fermezza non appore sicura; anche se De Gdsperi ha reiteratamente dichiarato che non avrebb,e firmato un trattato che andasse al_ di là di condizioni onestamente accettabili. . 'Ma questo non è forza; bisogna agire in modo da non essere posti nella arammatica altematica di una presenza l'miliata o di una assenza impotente. Per ottenere ciò, oocorre porre il problema in termi11i europei, e non soltanto _po!.irici e psicologici, ma anche eco-::– nomici e di servizio continentale. E ricordarsi che, in politica estera, « tout se tient », specie in un momento come questo in cui tutto ribolle e nienée si consolida. U problema spagnolo si fa ogni giorno più acuto e pre 1 senta aspetti chiaramente paradossali. - La sopravvivenza del regime franchwta è certo ingiustifi– oabile 11ellanuova situazione europea, ma anche il problema che crea - e cioè quello deJl',interoento straniero - 11on è facilmente risolubile con la nozione libera.\? cùdl.e relazioni internaziorwli. E' chiaro che non si <tratta di una questione defi.nib/J,e i.n sede teorica; ormai la esperienza acquisita in materia - dalla Santa Alleanza a!J.a questwne spagnol,a. del '36 - ci ha sufficientemente scdJtriu in materia, si do poter affermare che l'intervento è possibile soltanto col consenso ,,,. - effettivo o coatto - ·deM'ambienk fnternm!ionale;·e _tutta– via non è fadk conciliare la libertà ,con l'infer,vento ab extra, anche quando suJJa necessità deN'intervento tutti siano - almeno teoricamente - d'accordo, proprio per quel più pro– fondo concetto della libertà che vuol nascere dentro e matu– rar'! prima negli spiriti che negli istituti. Ma anche qui il problema non è che subordinatamen-k spagnoro; è in princi– palità anglo-russo-amel1,ioano e Gibiltenra è in più stretto rapporto· con Trieste di quanto TWn si creda e non appaia. Nè per l'Iran il discorso è molito di=o; è sempre il sistema dell'equilibrio tra i due grandi blocchi che fa le stie prooe pregiudi:1liali. E non è forse ironicamente istruttivo questo rincorrersi di accordi e trattati russo-persiani sempre imperturbabilmente smerr-titi ali.'.(). N. U. ~ rappres~ntante iraniano? Pershè l'Iran è tanto debole a Teheran e tanto forte a Nuova York? Ecço, l' O. N. U. è una grande speranza; ma a fianco delle grandi speranze camminano l'I! detusioni, premesse 'fata!i cli contra,sti e rancori. VlTTOR

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