Lo Stato Moderno - anno III - n.8 - 20 aprile 1946
LO STATO MODERNO 179 Non crediamo però che il separatismo assoluto in Italia, sia ora sentito come lo fu in Francia al tempo delle leggi di Combes. In generale riteniamo che il Concordato, di per sè, sia cosa parimenti utile che il Trattato, tanto che esso è adottato anche da Stati nettamentè pluriconfessionali. Il problema non è certo que:lo di abolire il regime con– cor"datario, originando una lotta religiosa non affatto neces– saria al ristabilimento di una vera democrazia, ma riguarda il quesito se il Concordato vigente sia viziato insanabilmente dal fatto che esso fu imposto alla nazione da un regime che aveva concufcato le libertà popolari. Questo problema non è, evidentemente, di diritto internazionale ma solo di politica interna, poichè, dal punto di vista giuridico, i trattati e le convenzioni obbligano anche se sono stati stipulati da un go– verno non democratico. I Ora, ad una questione di tal genere si risponde non in astratto ma secondo un criterio ,jnalitico e di opportunità, vale a dire accettando quelle clausole che, benchè stipulate da un regime tirannico, si ravvisano giuste e rispondenti ad un inte– resse nazionale e esaminando se sia possibile una modifica– zione consensuale di altre prima di un brusco tentativÒ di rottura unilaterale. Bisogna premettere che la situazione odierna è ben di– versa da quella del 1870. A quei tempi l'Italia era uscita da una vioienta lotta contro la Chiesa come organismo temporale decisamente av– verso, se non alla sua indipendenza, quanto meno alla sua unità. La Chiesa e il c!ero, salvo nobili eccezioni, erano con– siderati nemici di questo idea:e perseguito da tanti martiri ed eroi. (Continua) EMILIO ONDEI LE COMUNICAZIONI ITALO- FRANCESI L'opinione pubblica - e ancor più le amministrazioni statali, che sono ,parecchio più restie dell'opinione pubblica a riconoscere l'evidenza dei nuovi fenomeni economici - è generalmente indotta ia considerare il ,problema .delle comu– nicazioni fra stato e stato come problema di trasporti ferro– viari, se ,si tratta di 1paesi siparati da una frontiera terrestre, o di trasporti marittimi, ove esista il mare a, dividere i paesi. Prescindendo ,dal fatto che nell'Europa contiinentale esi– stono due grandi arterie fluv.iali, quali i1 Reno ed il Danu– bio, ove prima della ,guerra si svolgeva un traffico merci di milioni di tonnellate annue, e senza anticipare fa futura im– portanza -della navigazione aerea, nell'esaminare con occhio moderno i ,problemi delle. comunicazioni internazionali occor– re riconoscere il posto che loro compete ai trasporti moto– rizzati su strada. Manca al riguardo una regolamentazione, che si potrà avere sdlo dopo i futuri trattati di pace. Questo problema è particolarmente importante per i nostri rapporti economici <'On la Francia. Si va ora - dopo le ,prime delusioni avutesi dopo la liberazione - facendo strada la convinzione che a favore di una maggiore intensificazione dei nostri scambi entro l'ambito europeo mi1itano le seguenti considerazioni suffragate <la ·una recente, dolorosa esperienza: 1) il commercio cosiddetto d'oltre mare non potrà mai più essere quello che era, quando l'E;:;ropa era il centro industriale del mondo, dato lo sviluppo assunto dalla indu– strializzazione, negli altr,i continenti. Sv.iluppo fatalmente ac– celerato da ,due guerre mondiali; 2) il sistema prevalso nei rapporti economici fra gli stati prima del 1939 è diventato incompatibile con la pace economica internazionale e deve sparire. La lotta economica sfocia fatalmente nella lotta politica fra .i vari paesi; 3) la tendenza affermatasi dopo il 1930 di voler ne– gare la parte avuta ,dal commercio estero, attraverso il pre– valere della divisione internazionale del lavoro, per lo svi– luppo economico mondiale, è dovuta a mancanza di cultura e di comprensione dei fatti. « L'espansione degli scambi in– ternazionali con la restaurazione della ma1;sima libertà nel commercio e neg1i investimenti farà sì che ci sarà abbas-tanza da commerciare e da risparmiare per tutti ». (The Econo– mist, n. 8, 1943)_. Elemento essenziale però per la ripresa dei traffici ita– liani nella cerchia del vecchio continente, in particlllare ·con la Francia, è la sistemazione delle comunicazioni e la riat– ti vazione dei trasporti: Qual' è al riguardo la situazione? Un rap;do esame pare opportuno, Prima dello .scoppio della seconda guerra mondiale, di scarsa importanza erano i traffici che si svolgevano fra l'Ita– lia e la vicina Repubblica via mare: in ,gran parte si trattava di movimento fra il porto di Livorno e la Corsica. Valgano ad esempio i dati relativi a due anni, il 1933 ed .il 1937: Qu,mtità delle merci (in tonnellate) Viaggiatori 1933. 1937 1933 1937 Prove11ie11ti dalla Francia: su navi · italiané 86.304 75.742 8.984 5:o29 su navi estere 44.160 43.035 8.734 4.916 Dirette in Francia: I su navi italiane 149.608 200.867 7-140 6-131 su navi estere 55.175 62.866 5.827 3.257 La marina francese era al nono posto nella classifica– zfone per bandiere delle na,vi estere arrivate e partite. n grosso del traffico italiano con la vicina Repubblica (,i d~ti del movimento con la Tunisia e l'Africa Settentrionale fran– cese in genere non vengono qui considerati) si svolgeva per– tanto via terra, per ferrovia e per strada. F1n da quando fu aperta da Napoleone la strada del Sempione, si pose nettamente il problema dell'il;levitabile futuro prevalere di Milano come centro di convergenza delle grandi vie commerciali tendenti al Mediterraneo dalil'Europa Centrale e dalla stessa Francia del Nord. Le successive fasi della politica imperiale, poi -gli sforzi di Carlo A~berto per deviare nei suoi stati la corrente tendente ai porti austriaci, indi la pol:itica cavouriana di stretta intimità economica .con la Francia, ebbero per effetto di rivaforizzare temporanea– mente il Cenisio. Infatti .con lar~hezza di ,idee e modernità di vedute il Conte di èavour volle rendere più sollec1te e pronte le co– municazioni interne ed estere dello stato: per opera sua ebbe vita una società franco-an-glo-sarda per la costruzione di una Nnea ferroviaria che mirava a collegare Modan,e e Chambery (che, come è noto, nel 1853 facevano ancora parte
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