Lo Stato Moderno - anno III - n.8 - 20 aprile 1946
178 LO STATO MODERNO JL PROBLEMA DEL CONCORDATO Le attuali difficoltà nelle quali si dibattono i governi fanno passare in seconda linea i problemi co!tituzionali e di natura politica e morale, sollevando i quali si rischia di es– sere tacciati di persone inopportune e mancanti del senso della misura e dell'attualità, specie di fronte al preminente problema economico. Eppure la Costituente è prossima, e si sa che nella Costi– tuente non si dibattono soltanto problemi economici ma si deve rivedere la base 8i tutta la vita pubblica la quale, del resto, è inscindibile nei suoi varii aspetti. Gli ostacoli che ora si pongono innanzi alla discussione serena di problemi che devono pure essere affrontati, perchè sono immanenti nella struttura stessa dello Stato, non devono scoraggiare il pensiero politico il quale non può tollerare che il tono della vita spirituale resti abbassato sotto la pressione delle questioni immediate di ordine materiale. E' fuori dubbio che i rapporti dello Stato con la Chiesa subiranno una revisione dopo una guerra sovvertitrice e dopo la caduta del fascismo. E' noto come il movimento fascista, da uno spiccato ca- 1attere anticlericale proprio della vigilia, si andò modificando sotto la pressione delle esigenze della realtà e specialmente del.la conquista e della detenzione del potere. Risolvere di un colpo la questione romana e togliere di mezzo un motivo di diffidenza o quanto meno di indiffe– renza da parte dei cattolici; farsi perdonare di un colpo le r,assate vjolenze contro il clero e le sue organizzazioni ed Infine costituirsi un titolo di benemerenza di fronte al vec– r.hio stato liberale e al tradizionale anticlericalismo di certi partiti, cattivarsi le masse come restauratore della coscienza religiosa era per la dittatura fascista un motivo evidente di abilità politica. E' vero che tutto questo importava la necessità di al– cune rinuncie e concessioni alle quali i vecchi liberali. benchè « agnostici e abulici • non si sarebbero mai rassegnati; ma la contropartita era grande, soprattutto nella speranza di avere per sempre seco la Chiesa come organismo consolidatore. li fascismo tenne verso la Chiesa un atteggiamento ana– logo a quello tenuto verso la monarchia. Sotto il pretesto di aver salvato l'Italia e l'istituto monar– chico da sicura rovina il fascismo obbligò il re a rinnegare lo statuto e a riconoscere la tirannide del primo ministro che confinava la regalità in secondo piano per non dire nella ge– nerale indifferenza, precisamente perchè il movimento fasci– sta non voleva essere servitore ma padrone della Nazione. Sotto il pretesto di aver salvato la religione dagli assalti del sovversivismo e della massoneria, e di averla rimessa in onore risolvendo la questione romana il fascismo pretese che la Chiesa cattolica rinunciasse a qualsiasi programma ideolo– gico che comunque avesse attinenza a problemi politici, con– trapponendo alla formula cattolica extra Ecolesiam nulla solitS la formula: tutto nello Stato, niente fuori o contro di esso. Ma la Chiesa cattolica, da potenza politica ,e morale in– dubbiamente superiore e più profonda, in esperienza e cul– tura, che non una monarchia sabauda,.accettò di buon grado le elargizioni concordatarie ma non lasciò vincolare il suo ma– gistero docente da questa forma di vero e proprio ricatto mo– raie. Quando pertanto il fascismo strinse la sua alleanza ideolo– gica e pratica con il nazionalsocialismo eversore di ogni idea reli~iosa, quando abbracciò la filosofia idealistica e i suoi co– rollarii statolatrici e fondamentalmente antireligiosi, quando •pretese di formare una sua morale e contrapporre alla propa- gazione della dottrina morale cattolica il monopolio statale e partigiano nel!'educazione e nella cultura, la Chiesa passò senz'altro dall'altra parte, contribuendo innegabilmente alla caduta di questa tirannide laica assai più pericolosa che non l'agnosticismo o l'indifferentismo liberale. Tutti ricordano invero che subito dopo il Concordato in– tervenne un clamoroso conf.itto sulla questione della educa– zione giovanile e della tessera del partito elevata a docu– mento di capacità giuridica: il fascismo pretendeva infatti, come compenso alle elargizioni concordatarie, di instaurare un laicismo positivo di fronte a quello semplicemente nega– tivo dei liberali separatisti e impedire sostanzialmente alla Chiesa la libertà del suo magistero, vale a dire la libertà di approvare o di condannare direttive morali o leggi positive ritenute connese con la legge morale e con il dogma cattolico. Molti cattolici avevano giurato eterna gratitudine al fa– scismo, qualunque cosa esso facesse di anticristiano, pur di non tornare ai vecchi tempi di lotta aperta e di libera con– correnza di idee, e si erano sentiti attratti dai vantaggi tem– porali del Concordato oppure dai vantaggi meramente este– riori. Che la Chiesa fosse schiava o impedita non importava: bastava che fosse ossequiata e onorata. Ma la maggioranza qualitativa dei cattolici vide ben pre– sto l'insidia e comprese che la libertà ideale della Chiesa, an– che in mezzo agli assalti di cento filosofie e di cento partiti contrarii vale meglio che un protezionismo ossequiente e nello stesso tempo arrogante, quale il laicismo statolatrico fascista. E' naturale però che, scomparso lo Stato fascista che rap– presentò l'estremo del giurisdizionalismo in quanto accettò po– sitivamente la religione cattolica ma subordinatamente alle proprie mire a~toritarie e conservatrici di un solo partito, il problema delle relazioni tra Stato e Chiesa si ripresenta alla rinascente democrazia. Pretendere puramente e semplicemente di restaurare il passato prefascista senza concedere che il fascismo, bene o male, ha fatto mutare a questo problema il suo aspetto quale era dopo la chiusura del periodo storico del Risorgimento, sa– rebbe politica nè più nè meno reazionaria di quella di coloro che disconoscono la funzione storica dei regimi politici sol– tanto perchè sono stati, col tempo, moralmente conàannati. Al passato non si ritorna in nessun modo, neppure dopo un vergognoso presente e con dinnanzi la prospettiva di un in– certo avvenire. 2. - Anzitutto si nota che, per quanto concerne il Trat– tato, ossia il riconoscimento della prerogativa di soggetto di diritto internazionale alla Santa Sede, gli attuali partiti sem– brano unanimi nel volerlo rispettare, anche perchè lo stesso riproduce, perfezionandole, le prerogative già riconosciute dalla legge delle Guarentigie e ne stabilisce altre rafforzando però una consuetudine che si era venuta a stabilire in seguito alle esigenze di buon vicinato fra i due poteri. Il• trattato re– go1a, per così dire, 4e relazioni esterne fra Stato e Chiesa nei confronti del resto del mondo, ed è interesse dello Stato ita– liano stabilire pacifiche relazioni con un ente riconosciuto dalla maggioranza delle nazioni come portatore di -interessi morali degni di rispetto e di tutela. Il Concordato invece regola le attribuzioni reciproche dello Stato e della Chiesa per ciò che si riferisce alla confes– sione religiosa e ai cittadini in quanto cattolici e ai cattolici in quanto cittadini: ed è qui ove sono possibili interferenze e conflitti di sovranità. Molte voci si sono levate per propugnare un regime di netta separazione.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy