Lo Stato Moderno - anno III - n.4 - 20 febbraio 1946

LO .STATO MODERNO 75 POLITICA CONTADINA Parlando di « contàdini • intendiamo riferirci particolar• mente ai piccoli proprietari affitabili e mezzadri, coltivatori diretti, che ·rappresentano, una forza considerevole della eco– nmnia rurale del nostro Piemonte agricolo. Non escludiamo però di considerare anche i proprietari del terreno che non coltivano direttamente i loro poderi ma che tuttavia esprimono un interesse ec.9nomico,_ strettamente legato al problema agricolo, con un effettivo apporto di col– laborazione a:l lavoro e al rendimento della terra. Riteniamo che queste forze produttive rappresentino una energia po:itica, sui gellll1'is che dovrebbe facilmente sentirsi attratta verso un partito democratico, avendo acquistato la esatta fisionomia d'un ceto medio pro:etarizzato. E' necessario quindi parlare ,dj questi • contadini» che subiscono da ogni lato la pressione accapar.ratrice dei par– titi politici, o meglio è necessario parlare ad essi, perchè comprendano il dovere di inserirsi nella vita nazionale per difendere un loro interesse come forza effettiva -della rico– struzione. E se è vero che essi sono un elemento essenziale di questa forza, è bene che abbiano un riconoscimento senza sottin– tesi, che chiuda la menzogna di una lode demagogica smen– tita daHa facile diffamazione che include i contadini nella schiera degli affamatori del popolo. Bisogna vedere e dire la verità, Non è vero che i conta– dini siano gli eroi del:-a « borsa nera », di questa malatita iniet– tata nella vita economica italiana, attraverso alla struttura accentrativa dello stato, creata dalla monarchia e accentuata dal fascismo, .con la inettitudine di una burocrazia corrotta e paralizzante. Se esaminiamo il fenomeno, per scoprirne il vero volto, vediamo che i contadini sono soltanto il primo gradino, il più trascurabi11e,dello sfasamento dei prezzi. La borsa nera trova i suoi tristi autentici protagonisti 111elle città, puHulanti di torbide categorie di pseudo commercianti e industriali, di pseudo operai, contrabbandieri di ogni merce, ed esperti di ogni frode, che hanno il solo merito del rischio, ma che non conoscono nè la benemerenza <;lel:afatica produttiva, nè la virtù del risparmio, nè la tradizione del lavoro incapace di diserzione di fronte alla fame del popolo. . , I contadini sono al contrario le prime vittime della borsa nera perchè essi devono acquistare a borsa nera tutto ciò che serve alla loro vita, dagli indumenti persona!i ai viveri che non producono, dai fertilizzanti agli anticrittogamici dal · bestiame per 1 raduni agli strumenti di lavoro. E' certamente vero che essi sottraggono una parte del prodotto dovuto agli ammassi per venderlo a prezzo maggio– rato: E possiamo deplorarlo per un rispetto al dovere civico al quale richiamiamo tutti i contadini. Ma non dobbiamo di– menticare, che vi sono r,!gioni che, se non scusano, certo gitL~tificanoquesto comportamento. Anzitutto è bene riconoscere che i contadini sono gli unici produttori costretti a ;yendere a pre~zo vincolato, prezzo ar– bitrariamente fissato/- come è il caso del grano - in misura assurda, inadeguata al costo e ali~ realtà economica. , Ma quando la facilonaria demagogica' denuncia la disob– bedienza civile del contadino che sottrae qualche quintale di grano per venderlo ad un prezzo maggiorato - che non è ancora il prezzo della borsa nera - è doveroso anche ri• oordare che la vendita dei-prodotti al pr~zo d'imperio por– t~ebbe .al fallimento di qualsiasi I azienda agricola che si troverebbe - come è ad es. dell'Opera Nazionale Comb-at- o e o tenti - a comperare dal libero mercato e a vendere a con~ dizioni vincolistiche, Come potrebbe infatti il contadino reggere l'onere della stalla, che costuisce una autentica tassa sul bestiame, - ri– dotto spesso -ai soli buoi da lavoro -:::--ingiusta e ingiustificata come qualsiasi fiscalità che colpisce macchine o strumenti di produzione E dove troverebbe i fondi per acquistare il so!fato di mme per le vigne o i fertilizzanti per fecondare la terra che la incapacità funzionale e la inutilità dei Consorzi non è riu• scita a distribuire? _ · Mà non bastano queste ragioni- per rendere i contadini meritevoli di una più aperta considerazione dei loro pro– blemi. Bisogna riconoscere che essi hanno fruito soltanto cli una occasionale parentesi per valorizzare la loro tenace fatica e la loro fedeltà alla terra, e ne hanno huito per migliorare il loro tenore di vita - che era al disotto di ogni civì!e costume - e per accrescere la capacità produttiva dei campi con ;'im• piego di attrezzature e di macchinari che mai prima avreb• bero potuto adottare. . . . Si deve ricordare lo sforzo eroico dei contadini che hanno passato - tra fa universale indifferenza di governi e di clas• se - non sette, ma infiniti anni, delle • vacche magre,•. E quando i prodotti erano venduti a prezzi di concorrenza interna ed estera - àssolutamente inadeguati al costo ed alla fatica - quando i meno volonterosi disertavano la cam– pagna per trovare in città lavoro meno pesante e più remu– nerativo, qu,1ndo la terra non rendeva neppure l'indispensa• brle ad una vita igienica' e civile e a consentire la più mo• desta educazione familiare, ohi al:ora nessuno commiserava il povero contadino o cercava di elevarne i prezzi del pro– dotto agricolo per compensare la più benemerita delle fa. tiche umane. Ebbene, dobbiamo dire ai contadini, e al popolo tutto, che gli anni delle « vacche magre • sono nuovamente allè porte, e che ben presto i contadini si troveranno di fronte al più grave problema ·della loro esistenza economica. L'assurdo della politica autarchica ha minato alla base tutta la economia agricola che si regge oggi su una situa• zione eccezionale e sul disordine mondiale degli scambi. La buffonesca battaglia del grano ~ concluderà - come ogni istrionica mistificazione del fascismo - con- una cata– strofe nazionale. Perchè i contadini saranno costretti ad un cambiamento di fronte che imporrà loro sacrifici gravis• simi ~ spese ingenti se vorranno salvare la loro sorgente di vita. • · Essi dovranno infatti abbandonare culture tradizionali e attrezzature cerealicole per òirigi~i · verso a!tre produzioni che possano reggere la concorrnnza. Dovranno rivolgersi alla orticultura alla frutticultura, alla floricultura, al caseificio, alla indus~ializzazione che consenta la conservazione e la trasforrnàzione del prodotto. Questo significa la necessità di meccanizzare r agricoltura di intensificarne l' aUevamento del bestiame senza l'immobilizzo dei ·buoi da lavoro, significa dover creare impianti, irrigui, frigoriferj, essicatoi per frutta, attrezzi per fibre tessili, o infinite altre attrezzature a secon· do delle possibilità offerte dai poderi suscettibili di orienta· menti produttivi più disparati.~ · E allora - quando lo stato impotente come sempre a SOC· correre fi.niziativa privata - dovrà abbandonare questa ~ forza ecollQ!llica al suo destino, il paese potrà salvarsi sol– tanto se i contadini avranno in serbo nei loro canterani, vec• chi e sconnessi o rinnovati con le risorse della guerra, un

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