Lo Stato Moderno - anno III - n.4 - 20 febbraio 1946
90 L'uovo delle autonomie e la gallina del centralismo Conversazione con Omodeo Adolfo Omodeo ha espresso In due artico11 pubblicati su L'Italia Libera ll suo monito: • adelante cum juicio • nel– le autonomie locali. Ml incombe l'obbli– go di rispondere, poichè ho motivo di ritenere che gli articoli siano nati da una conversazione che ho avuto recen– temente con l'illustre storico. SI parla moltq di autonomie regionali e si comincia a credere In esse, come nel miracolo e nel mito, ed Omodeo av– verte che le condizioni della vita locale sono tutt'altro che favorevoli alla atti– vità autonoma. Fin qui la sua presa di posizione non può non essere approvata: essa è op– portuna e rea,listica. Ma Omodeo ridu– ce le r-ichieste di riforma contro il «cen– tralismo di -cui soUriamo • a.Jla costi– tuzione di un corpo politico davanti al quale il prefetto « spieghi la sua a– zione ,politica•, mentre occorre attende– re che la regione si formi per « sponta– nea confederazione di province •· Mi pare che Omodeo cada in ,un ecc·esso di prudenza. Si va delineando ·una situazione a– naloga a quella che nel 1861 portò l'I– talia verso il centralismo. Mentre gli uomini del Nord e del Centro sono con– vinti fautori delle autonomie regionali, molti - e dei migliori - del Sud, si ritraggono spaventati -di konte ad un simile esperimento. Gli argomenti di Omodeo sono quelli che usarono a To– rino 'gli esuli napoletani e siciliani, di– venuti uomini politici nel primo Parla– mento Italiano: il Mezzogiorno non è , preparato alle autonomie, l'auto-governo pro-durrebbe H trionfo di olientele per– sonali Inette e dissipatrici. I loro argo– menti non ebbero presa su Cavour che era stato capace di ben altri ardimen– ti, ma trionfarono poi con Rlcasoll il quale pur essendo egli stesso, come tutti I toscani d'allora, un fervente autono– mista, non aveva la genialità rivoluzio- naria del Cavour. · SI tratta ora di vedere se ali' Itilla convenga continuare a tenere In vita la struttura stata :e centraLzzata o se non convenga tentare !'esperimento di one– ste libertà locali. I meridionali che nel 1861 furono yer il centralismo non eb– bero motivo di essere soddisfatti della -LO STATO .MODERNO OPINIONI loro opera e lo riconobbe per tutti Sil– vio Spaventa che ammise essere stata, nel campo amministrativo, la Destra in– feriore al suo compito. Che Ja centra– lizzazione abbia deluso le grandi aspet– tative del Mezzogiorno nell'unità, non vi è dubbio. E' vero che anche il Mezzo– giorno ricevette immensi benefici, ma le differenze sociali ed economiche tra Nord e Sud anzichè colmarsi si ingran– dirono ed i progressi del Nord ~rono di gran Junga superiori a quelli del Sud. Omodeo non condivide le diagnosi dei mali del Mezzogiorno che sono state fatte dagli uomini delle parti più· di– verse come Sonnino, Franchetti, Salve– mini, De Cesare, Coletti, Arimonti, ma non credo che si possa rifiutare un da– to ·storico inconfutabile e cioè che sola– mente dopo quarant'anni d1 unità ci si decise, riconoscendo d1 avere errato e di avere tardato, a mettersi sulla via di una Jegis-lazione speciale per il Mezzo– giorno e che questa legislazione pro-dus– se risultati mo-desti, perchè non vi era una attrezzatura locale ,per l'appHcazio– ne delle leggi locali. Omodeo si guarda i;consolatamente attorno e constata che nel Mezzogiorno manca ogni capacità di iniziativa, ogni vero spirito autonomi– sta, ogni fecondo sentimento di attivi– tà locale; vede LI Mezzogiorno diserta– to dai suoi uomini migliori che gravi– tano verso Roma o verso il Nord, e con– clude che In queste condizioni le au– tonomie sarebbero estrinseche, mecca– niche e quindi calamitose. Egli dice che occor,e creare lo spirito <li autonomia il quale produrrà le autonomie. Siamo - mi permetta Omodeo - alJ'eterno pro– blema dell'uovo e della .gallina. Se lo spirito di autonomia esistesse, nè io, nè lui, nè moltissimi a.Jtri, cl affaticherem– mo a scrivere. Le autonomie si sareb– bero imposte e nella fase <li disgrega– zione dello Stato si sarebbero af!enna ... te. Il problema è identico a quello del– la libertà e della democrazia: ,gli lta– llan1 non possiedono nè l'amore alle U– bertà nè la , )Scienza della dem(lt·razla, mentre la vi. 1 moderna ,richiede liber– tà e <lem: :-~?ia. In Italia non si ama– no le cost: \:he sono necessarie. Ma co– me vog'..Jmo che nasca lo spi·rito d'ini– ziativa, finchè l'iniziativa è combattu– ta, soffocata, dispersa? Non si accorge Omodeo di usare contro il regionalismo gli stessi argomenti che usano i mo– narchici contro la repubblièa? Ben più grave e proporzionatamente più profonda dehla mancanza di una classe ammini'strativa locale, è la ca– renza -di una classe ,politica nazionaJ!e. Eppure noi sappiamo che J,l solo modo di formare ·i quadri dirigenti è· 1•auto– governo, autogoverno al centro con la repubblica, autogoverno nelle regioni con la autonomia. Og;ni ,riforma radicale è un salto, ma U sonnifero del" centralismo non mi pa– re certo il rimedio più adatto per un popolo che sonnecchia. Omo-deo porta l'esempio dei professori della Universi– tà di Napoli che vor.ebbero risiedere a Roma. Ma questa è proprio una del– le conseguenze <le! centralismo, quella famosa paralisi alla periferia ed apo– plessia al centro di C'lli parlava Lam– menais. Quando a Napoli siedesse una amministrazione ~giona11e·, quando_ at– torno alla amministrazione regionale si formassero, per effetto del decentra– mento, enti, istituti e Consigli, ·i Pro– fessori di Università non sarebbero tentati di correre a Roma, dove si di– stribuiscono tutte ae cariche e tutti I favori. Il depauperamento ai uomini di cui soffrono il Mezzogiorno e le Isole è conseguenza dell'accentramento, ma il governo •regionale servirebbe a trat– _tenere spi,riti ambiziosi che attualmen– te emigrano al Nord. La formazione spollltanea -di cui ,pa,rJa Omodeo non può avvenire nell'ambito òell'attuaile struttura; il prefetto anche se chiama– to a spiegare <la,vanti a un corpo pro– vinciale la sua azione politica, reste– rebbe sempre ed essenzialmente lo strumento -del Ministero degli Interni e continuerebbe a soffocare la vita lo– cale per convoglia.re tutto verso il cen– tro. Appunto perchè la tendenza degli Italiani è verso il centralismo non cl si può n:udere che la struttura centra– listica arretri <li fronte a.Ila marcia del– le forze viv_e locali. I.l centralismo ob– bedendo a1la sua logica interna conti– nuerà a cresc,ere, inghiottendo gli uo– mini e i loro buoni propositi. La Sini– stra fu più centralista òe:Ia Destra, il fascismo fu più centralista della de– mocrazia, e se non provvediamo, iJ nuovo regime che uscirà dalla presente crisi, farà impallidi,re, in fatto cl.i cen– tralità, tutti i 'regimi precedenti. MARIO BONESCHI IL CAPITANO RICHIEDETELO PRESSO L'EDITORE GENTILE DI GIULIA.NA BELTRAMI FORO BONAPARTEN. 46 \
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