Lo Stato Moderno - anno II - n.22 - 20 dicembre 1945

• LO STATO MODERNO 349 le rooenti interferenze in Grecia a sostegno degli elementi repubbLicani contro i monarchici, segno che di politica bri– tannica si tratta, non di fisime o di mariovre reazionarie di Churchill e di Eden. Mai, forse, Churchill e Eden avevano parlato con tanta franchezza della Russia come il ministro degli Esteri del Governo laburista alla seduta del 7 novem– bre ai Comuni:'« Nof abbiamo aderito a quasi tutte le ri– chieste cui noi avessimo mai immaginato idi aderire. A Mosca, Jalta e in tutte le altre conferenze· nessuno immaginava che vi sarebbero state altre richieste territoriali, ad eooezione di alcune sistemazioni locali di stretti, di porti e simili. Si sa– rebb'1 creduto che tutto quello che c'era da concedere fosse stato concesso ». Linguaggio che ricordava stranamente quel– lo del vecchiò Chamberlain nei coru'ronti delle crescenti ri– chieste tedesche,. così come il proposjto attribuito a Attlee all'atto della Conferenza di Washingtan di esigere da Mosca una dichiarazione definitiva sulle sue aspirazioni politiche e tènitoriali in Europa, ri·chiesta di cui non vi fu più traccia, è vero:nell' atto approvato dai •tre anglosassoni, ma in quanto il segreto della bomba atomica continuava a restar tale. Anche più forte il discorso che Bevin '[1tonunciava il 23 novembre, ribadendo l'invito alle « Grandi Potenze» a met– tere le carte in tavola, a proposito delle loro rivendicazioni, respingendo J\l pretesa che la pontica britannica debba ba– sarsi solo sull'intesa fra i tre grandi, ~ostenendo al contrario eh~ si deve fare ciò che è giusto perchè è giusto• e che, di fronte a qualsiasi questione, non si deve aver riguardo che si tratti di Nazioni grandi o piccole, rigettando energica– mente i sospetti sollevati ali'estero contro la' sua politica e dichiarando all'uÒpo esplicitamente che la Gran Bretagna non ha timore che qualsiasi argomento possa essere aperta– mente trattato nell'Assemblea delle Nazioni Unite; e in par– ticolare eh' es~a intende coltivare •i rapporti di amicizia con i 5uoi vicini, senza che per -questo la si accusi di più o meno tenebrosi disegni di blocco occidentale, « la bestia nera della stampa sovietica ».• A sua vo1ta Eden aveva ·affermato il giorno prima che i Russi erano andati molto più lontani nello stringere accorai con ·quasi tutti i loro vicini di quanto iiep- / pure fosse stato considerato negli accordi tra l'Inghilterra e i vicini occidentali, ·e che 5e i Russi affermavano essere .tali accordi diretti contro' una possibile ripresa dei piani. te– déscni, ana,logo sco~o a.Jeva « ogni accordo che noi potes– $imo stringere con i Paesi dell'Europa occidentale ».» Tutto ciò si accorda pienamente, continuava Eden, col profondo desiderio di mantenere con la Russia una amicizia così intima e cordiale come quella con gli Stati Uniti. « Ma vi i disgraziatamente un ostacolo a questa amicizia » f! cioè che « è difficile avere informazioni dalla Russià e dai ter~ ritori d~ essa controllati ». Bevin aveva parlato 'il 26 ottobre della « cortina di silenzio calata su11 'Europa » che crea una fame -spirituale ben più dolorosa della fame materiale, e auguran:dosi « che ànche in altri Paesi -lcl.'Euròpàci fosSlllro dei Parlaménti come il nostro liberi e senza bavagÌi », che po'tessero discutere in libertà i problemi di po1itica inter– nazional11 .. E il segretario di Stato americano Byrnes, par– lando il 1• rnovembre a Nuova York, aveva assicurato che gli Stati Uniti non parteciperanno mai ad un blocco ostile ali' U. R. S. S. e 'l'icongscevano gli speciali ,interessi di sicu– rezza <!_elJ' U.. R. S. S.; ma aveva denunciato, come sicm-i dilll'oppressione, « oeqsura e mantenimento del s~to del– le notizie », aveva affermato che « la politica di 1110n inter– vento negli affari in temi non significa approvazione di• ti– rannie locali», aveva inv-0cato un uguale ,rispetto ,per !'in– di ·idualità e la sovranità delle Nazioni grandi e piccole. Quale è, di .fronte a questa concordanza di propooiti e di rincipii anglosassoni, la posizione ufficiale dichiarata di Mosca? E' noto che ie manifestazioni o,ratorie degli elementi responsabili sono assai più rare in Russia (dove tra l'altro Stalin non ha pronunciato quest'anno il consueto discorso per l'anniversario delila rivoluzione d'ottobre) che nei Paesi anglosassoni, . dove i dirigenti della politica e5tera sono pe– riodicamente tenuti a render conto di fronte alla Camera e all'opinione pubblica. Si può tuttavia ricordare il' già citato discorso di Mdlotov del 6 novembre, in cui, mentre si con– dannano aspramente i blocchi, si auspica una « stretta e leale collaborazione di tutti quei Paesi• che hanno sopp.or- ato i più g-ravi sacrifici nella -lotta comune contro il fa– scismo»; che renda « veramente dicace l'opera deld'orga– nizzazione delle Nazioni Unite»; e un commento di Radio– Mosca al dodicesimo anniversario dello stabiliÌnento delle re– lazioni diplomatiche fra U, R. S. S. e Stati Uniti, che, all'in– domani della dichiarazione di Wasbingt~n sull'energia ato– mica ·pubblicata 1,enza commenti daD:;i stampa sovietica, af– fermava che l'amicizia fra .le due grandi Nazioni è « asso– lutamente essenziale » alla pace del mondo. In alt,ri termiJ\!, tutti i tre grandi desiderano mantenere a. tutela della pace del mondo i rapporti di amicfzia e di col,laborazione stretti durante la guerra, tutti e tre sono con– trari ai ib}occhi e alle sfere d'influenza, tutti e tre vogliono risolvere fo singole divergenze esistenti, e si fUÒ anche pen– sare possano trovare per ciascuna di èsse il compromesso adeguato: ma che vale un compromesso c}le salvi i~ faccia di una alJeanza o di una conferema, quando è palese che lo spirito non è quello, che lo spirito è stato coartato? Cosicchè, se nei confronti della Germania ~ientata po- • trà durare· fra i tre grandi I~ politica di concerto, se nell' or– ganizza~ione delle Nazioni Unite s'incarna il con~rto de1le cinque grandi ~otenze e delle minori Nazioni che fanno loro corona, cioè praticamente, oggi, di tutti gli Stati del mondo, ·Ja pace in Europa e in Asia (le altre parti del mondt re– stando per ora circoscritte nell'orbita d~J.i Anglosassoni e . della Francia) poggia in realtà sull'equilibrio tra Unione sovietica da una parte, con il corteggio degli Stati retti da Govem.i filosovietici (Polonia, Romania, Bulgaria, Jugosla– via, Mongolia esterna; più riservata la posizione di Finlan– dia, Cecoslovacchia, Ungheria), Stati Uniti, Gran Breta-ima e Dominions dall'altra, con...le minori Nazioni amiche d'Eu. ropa, d'Asia e il' America. · Come quest'èquihbrio possa comporsi in concerto se non con compromessi più o meno subiti di volta in volta dall'uno o dall'altro dei contraenti di· fronte a ,problemi sin– goTu,nQn è dato vedere.• Stati Uniti e Impero britannico potranno anche, come Eden accennava nella sua esposizione del 22 noyembre ai Comuni, comporsi in una superiore unità con legami federali che li sollevi nei 'l'apporti reciproci da ogni visione nazionalistica, percbè :affine è lo spirito anima– tore della loro politica, affine la struttura economica e po- •J.itica interna, affini i popoli che li abitano; ma, fino a quan– do la Russia non Ili sarà trasformata in una democrazia di tipo occidentale (le vicende èli questa guerra possono aver favorito una simile trasformazione, ma nulla permette di stabilire che un mutal]iento dei genere sia imminente), o i, grandi Anglosassoni non saranno stati ridotti a repubbliche sovietiche, il che sembra ·ancor più lontano, non pare potrà esservi tra i dµe mondi più che un equilibrio. Auguriamoci • che esso duri fino a quando si im·ranno realizzate quelle condizioni che gli perfuettano di trasformarsi in · concerto. . • ANTONIO BASSO

RkJQdWJsaXNoZXIy