Lo Stato Moderno - anno II - n.13 - 5 agosto 1945
LO STATO MODERNO Hl a Londra, dove un uomo della grande autorità ond'era rive• stito Winston Churchill dovette senza indugio ed esitazione deporre il bastone del comando per cederlo al suo competi· tore, il leader del partito vittorioso, Clement Richard Attlee, è un segno eloquente della virtù reale e conservativa del si• sterna parlamentare sanamente pr-aticato,che permette senza scosse rovinose, senza disordini, senza alcuna soluzione di continuità, la necessaria, e quasi sempre ai popoli vantaggiosa, rotazione degli uomini destinati a reggere la cosa pubblica. E i nuovi ministri saliti al potere in seguito al prevalere del partito laburista, i ,principali se non tutti, Attlee, Bevin, Mor– rison, Cripps, alcuni altri, non sono uomini inesperti, e privi di ogni conoscenza del meccanismo interiore della grande macchina statale, perchè essi, durante gli anni momentosi della guerra mondiale, dal 1940 al 1945, fecero parte con i· conservatori e con i liberali del grande ministero di coalizione, che governò il Regno Unito, resistendo all'urto sempre più impotente del nazi-fascismo : e anche questo è un cospicuo vantaggio dei liberi ordinamenti, e del sistema parlamentare, che crea e non distrugge, che unisce e non divide, che tran– sige e non spezza, che vive la propria giornata volgendo lo sguardo a un prossimo e inevitabile domani. Non per nulla Giovanni Giolitti diceva che, appena salito al potere, comin· ciava a pensare chi avrebbe potuto succedergli nella direzione del governo; giacchè il vero uomo di Stato non ignora di es– sere un semplice strumento del conUnuo divenire del pro– prio Paese, di rappresentare un $alo momento della sua vita immanente, donde la necessità di assicurare quel salutare processo di osmosi e di endosmosi, che vivifica le membra e ritempra le forze della nazione di cui è parte. Monocoli e ciechi del nostro e d'altri Paesi, che per tant' anni vi faceste laudatoci dei sistemi autoritari e totalitari, volgete lo sguardo a quel che avvenne in sullo scorcio di luglio al di là della Manica, e vogliate una volta considerare il pacifico costruttivo mutamento che si è verificato neUe isole britanniche, e pone– telo a raffronto con le rovine che un qualunque mutamento di uomini rende fatalmente inevitabile nei paesi soggetti a dittatura! · L'avvento al potere del partito laburista avrà, com'è natu• raie, sensibili rip~rcussioni ~ll'interna politica del Regno Umto: sostenne.ro m passato, e anche di recente, i laburisti, la necessità della nazionalizzazione di talune industrie-ehiave, e delle miniere, e delle ferrovie, e dei grandi complessi ban– cari; e non v'ha dubbio che Attlee e i suoi colleghi, sorretti da una così ragguardevole maggioranza, saranno in grado di effettuare queste riforme, che in realtà non sembrano tali da dover sconvolgere il mondo, mentre gioveranno ad affrontare taluni ardui problemi del dopoguerra, quello della disoccu· pazione soprattutto; e troveranno pure soddisfazione taluni altri postulati del programma laburista, tanto nel campo del- 1' assistenza sanitaria, quanto in quello improrogabile della ricostruzione edilizia. Probabilmente più notevoli, e interes– santi per tutti coloro che non vivono nelle isole poste al di là della Manica, saranno le ripercussioni che la vittoria laburista avrà nel campo internazionale. Le correnti popolari e demo– ératiche di altri Paesi europei ne saranno rafforzate, per I' effi• cacia suggestiva dell'esempio. Il partito laburista, che fin dal 1924, col patto Herriot-Mac Donald (rinnegato l'anno seguente dal Ministero conservatore, e personalmente da Austin Cham– berlain in una memorabile seduta del Consiglio della Società delle Nazioni a Ginevra) s'era dichiarato favorevole alla po· litica di polizia armata per la tutela della pace, quale fu or ora solennemente decisa a San Francisco, col consenso una– nime delle Nazioni Unite, non avrà alcun motivo per disco– starsi dalla condotta già adottata a questo riguardo dal Ga· binetto Churchill,, del quale d'altronde facevano allora parte anche Attlee, e il suo ministro degli esteri Bevin. E' poi da credere che le relazioni fra la Russia e l'Inghilterra ne sa– ranno alquanto schiarite, giacchè non v'ha" dubbio che tra Mosca e Londra accennasse a frapporsi una nebbia grave e pesante, fatta più densa da quella certa diffidenza che gli uo– mini del Cremlino nutrono, dalla rivoluzione di ottobre in poi, per i governanti inglesi, e in ispecial modo per gli esponenti del partito conservatore, che anche di recente mostrarono di non aver rinunziatç, a certi loro pervicaci pregiudizi antibol~ scevichi, ai quali furono dovuti, in un passato ormai remoto, l'appoggio dato da Londra agli eserciti controrivoluzion~ russi, e la benevola considerazione in cui da Londra furono lungamente tenuti i movimenti fascisti europei. D'accordo con gli Stati Uniti d'America e con la Cina, il nuovo Governo continuerà, con non minore fermezza e determinazione del precedente, la guerra contro il Giappone : quantunque non sia da escludere che l'Impero nipponico possa coltivare la spe– ranza di trovare nel Ministero laburista qualche maggiore in– dulgenza di quel che mai avrebbe potuto sperare dal Mini– stero conservatore; tanto più che sulla guerra combattuta nell'Estremo Oriente sta ormai per incombere, come una grave incognita, l'ombra della neutralità russa, cosicchè par possibile affacciare l'ipotesi che il Governo di Mosca intenda riservare la propria politica, allo scopo di negoziarla al mo– mento decisivo, e di interporsi mediatore di pace, come fece il Governo di Washington quarant'anni or sono, mentre vol– geva al suo epilogo la guerra russo-.giapponese. La Spagn~ di Franco, condannata com'è nella coscienza delle democra• zie d'Europa e d'America, vede allontanato dal potere quel Primo Ministro che già s'era impegnato a non dimenticare il grande vantaggio arrecato a1l'Inghiltcrra guerreggiante dalla neutralità iberica. Gioverà forse il nuovo Ministero a facilitare una qualche distensione nei rapporti tra l'Inghilterra e la Francia, che gli incidenti della Siria e del Libano con-– tribuirono assai ad inasprire. Mentre l'Italia può ripromet· tersi qualche maggiore comprensione e sh;npatiadal Ministero laburista, il quale sarà in ogni modo alieno dall'intromettersi nella soluzione del problema istituzionale italiano, a diffe. renza del Ministero conservatore, che s'era fatto protettore della Monarchia fascista, e pareva deciso a vegliare perchè fosse conservata. Ma all'infuori di ciò, sarà pur sempre opportuno ricordare, che la politica estera di un grande Impero ordinato e ligio a un suo proprio indirizzo tradizionale, è dominata da un com– plesso di norme statiche, che, qua1ora nuove imprevedute circostanze non siano per sopraggiungere, quasi sempre ·rie– scono a imporsi, ispirando l'opera fattiva de' suoi reggitori, a qualunque partito essi appartengano. E frattanto un punto fermo, fisso, immutabile, v'ha nella politica estera inglese cli ieri, di oggi, di domani, quello di tenersi stretta a Washing• ton, anche perchè la solidarietà fra Stati Uniti e Inghilterra è garanzia di solidarietà e di reciproca intesa fra la Metropoli e i Domini, che formano tutti insieme il Ccnnmcnwealth bri– tannico. CESARE SPELLANZON E' USCITO: L. SALVATORELLI La Case, Savoia nellrt st01·ilt cl'1tal-ia GEN'l'ILE - EDJ'l.'ORE
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