Lo Stato Moderno - anno II - n.10-11 - 5 luglio 1945
LO STATO MODERNO - 5 LUGLIO 1945 83 un'attiva collaborazione su basi democratiche. Del _phe si hanno del resto concrete riprove nella nomina di un vice-pre– fetto allogeno, nella istituzione della Commissione dell'Epura– zione mista, ecc. Su questi sinceri intenti di collaborazione, diretti a superare con sforzo concorde un comune passato di oppressione, ha gettato tuttavia non poche inquietudini l'immediato riapparire Ji un partito esclusivamente allogeno. E' questo il « Sud-ti– roler Volkspartei » che trae i suoi esponenti dai ceti intellet-· 1uali, prr""'5sionisti, commerciali delle città e che conta di trovar~ la sua massa nei piccoli contadini alto-atesini, misonei– sti, diffidenti, tradizionalisti, conservatori, austriacanti per istin– to, scarsamenfu sensibili a esigenze ·collettive. Le apprensioni non sono dovute al fatto della costituzione tra i soli allogeni di un nuovo partito politico, fuori del quadro e dello spirito del C.L.N., ma al car~ttere peculiare di questo partito. Invero più che di un partito - vi manca un programma, uno sta– tuto, dei quadri responsabili, il reclutamento stesso degli ade– renti - si tratta d'un movimento, di una lega, di un Bund. Tradotto in termini di attualità avrebbe un solo nome: « fron– te». E si tratta in realtà di un fronte unico anti-italiano, che non fa mistero dei suoi intenti separatistici, della sua mira di appellarsi al diritto di autodecisione, del suo scopo annes– :;ionistico non si sa bene se alla Germania o alla eventuale Hepubblica austriaca, benchè questa abbia ufficiosamente di– chiarato alla radio che per essa 11011 sussiste un problema ir– redentistico del!'Alto ·Adige. In questo conglomerato nazio– nalistico che è il Volkspartei non fa specie trovare affian– cati i fautori del cristianesimo-sociale-di Dollfuss e di Schusch– nigg e gli esponenti della più smaccata propaganda nazista, ossia persecutori e perseguitati. "· Col Volkspartei i partiti aderenti al C.L.N. di Bolzano hanno concluso, il 2 giugno, un accordo che consente a tutti i partiti di fare opera di organizzazione, di proselitismo e di propaganda, ma li impegna a rifuggire da qualsiasi atto o ma– nifestazione· di carattere nazionalista. E' un modus vivendi ancora di portata negativa che dovrà avere come ulteriore svi– luppo l'adesione al C.L.N. provinciale del Volkspartei, portan– dosi sul terreno della collaborazione positiva. Sarà questa la prova che il Volkspartei intende operare in un regime demo– cratico come partito politico (e deve assumerne quindi la figura e darsene l'organizzazione) e non svilupparsi come fronte nazio– n:ilistico. Se così invece dovesse accadere, sarebbe gravissima responsabilità delle nostre autorità il non stroncare in germe un movi~ento allogeno dr manifesta intenzione separatista (già nel numero scorso di questa rivista si è notato come il manifestare perplessità e arrendevolezza circa i problemi na– zionali sia il peggior fomite dei nazionalismi), ed imperdona– bile cecità degli Alleali il non eliminare un intempestivo mo– vimento pangermanista, saturo di nostalgie del passato e di colore reazionario. Spetta al Volkspartei chiarire la sua posi– zione. La quale sarà del resto meglio sondabile quando si vedrà se esso intende operare veramente, ·sul terreno di una comune collaborazione, quale partito democratico o se invece intende stabilire una specie di monopolio politico degli allogeni, con– lrastando il sorgere di altri partiti allogeni con tendenze più progressiste o semplicemente l'adesione degli allogeni, ·come singoli, ai p:Ìrtiti italiani esistenti. Ma come premessa per arrivare alla desiderata convivenza, che non può instaurarsi sotto il segno di equivoci, di perples– sità e di debolezze, è necessaria quel!' opera di bonifica poli- tica, che sinora non si è avuto modo o coraggio di fare. I numerosi cittadini tedeschi che ancora infestano l'Alto Adige devono andarsene al più presto, se non hanno dei conti da pagare (e qui occorre intensificare l'opera di polizia e delle Corti di Giustiz-ia, chè assurdo è l'apprendere che non si sono, ancora operati che un centinaio di arresti e ancor più amaro vedere in circolazione i pezzi grossi del nazismo di ieri). Con loro dovranno lasciare tosto l'Alto Adige tutti quegli ex atesini optanti per la Germani& che, acquistata ila cittadinanza tede– sca, hanno fatto un prepotente ritorno :,,.dopo 1'8 settembre. Per gli altri allogeni la stessa occupazione alleata, che dà le maggiori garanzie di obiettività, potrebbe forse consentire di effettuare di nuovo una procedura di opzione, estromettendo definitivamente quanti ancora optassero per i tedeschi. D' al– tra parte occorre che la Commissione mista dia corso senza ritardo ali'epurazione politica ed economica che, nel caso di allogeni, dovrebbe essere accompagnata dalla speciale san– zione dell'estromissione dallo Stato italiano. Ma in questa delicata materia bisogna avere il coraggio di guarda~e in fac– cia la realtà e bisogna che ciò facciano anche è soprattutto i tedeschi. Dopo 1'8 settembre vi è stata una enorme spropor– zione nel collaborazionismo tra italiani e tedeschi; mentre i primi si tennero generalmente alla larga, comunissimo fu il collaborazionismo dei secondi. Se si dovesse fare l'epurazione su basi paritarie, colpendo tanti allogeni quanti italiani, si trasformerebbe l'epurazione in qualche cosa di peggio che in una ingiustizia: e cioè in una buffonata. E' un criterio di· ovvia giustizia (superiore ad ogni contesa nazionalistica) che porterà a colpire un maggior numero di tedeschi. Il che non significa certo che si debba essere affatto indulgenti con i responsabili fascisti. (Che così s'intenda fare, come impone la stessa serietà della giustizia, è dubbio, se è vero che in vista dell'epurazione si sono bloccati circa 1000 _conti correnti di italiani contro 200 dei tedeschi, che sono stati gli unici a trarre dal collaborazionismo lauti profitti). Preparato così il terreno, sarà possibile passare a soluzioni costruttive, con carattere di stabilità. Anche l'Alto Adige ha bisogno di autonomia: questo è certo. Ma il problema si presenta sotto un duplice aspetto. Da un lato, per consolidare la convivenza, occorrono delle misure a garanzia d~gli allogeni. All'infuori dei centri urbani, in grandissima prevalenza italiani, è necessario stabilire la bi– linguità, _sia negli atti ufficiali che nella stessa scuola. Occorre che i Comuni possano scegliersi liberamente i propri amministratori, anche se allogeni, stabilendo però che un pro-sindaco sia in ogni caso riservato alla minoranza etnica. Occorre infine che il corpo burocratico, speciè per il ramo fiscale, venga scelto, se non addirittura tra elementi locali (aprendo la carriera burocratica agli allogeni, con l'affidamento di un impiego in loco per i migliori) almeno tra elementi del– la zona alpina, meglio in grado di coufprendere con larghezza e di affrontare con libertà d'iniziative i problemi locali. Ma d'altro lato occorre pur giungere, non già in particolare, ma in un nuovo decentrato assetto dell'intero Stato, a una veta e propria autonomia regionale. Tuttavia qui bisogna andare con . estrema prudenza e non accontentarsi frettolosamente di una formula generica che potrebbe rivelarsi ali' atto pratico peri– colosissima. Tendere all'autonomia regionale dell'Alto Adige sarebbe fare il gioco del nazionalismo pangermanista. La si– tuazione sociale e quella economica sono tali che l'elemento allogeno ha in mano tutte le leve di comando (industrie locali, terra; banche locali, cooperative, trasporti, ecc), sicchè po– trebbe prevalersene con tutta facilità sia per soggiogare, sia
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