Lo Stato Moderno - anno II - n.5-6 - marzo-aprile 1945
A quanto sembra, il dott. Smodlaka predilige, pur senza -nominarla, l'autarchia• economica, la quale dovrebbe assicurare ai Giuliani una grande prosperità, in modo che gli stessi cittadini del futuro Stato Italiano ne sa– rebbero soddisfatti, sapendo i loro connazionali ben sistemati. Ora è noto urbi et orbi che il tenore di vita dei Giuliani in generale e dei Triestini in particolare era finora notevolmente superiore a quello che si riscontrava nelle varie regioni della Jugoslavia; e non si sa come la Jugoslavia, prevalente– mente agricola, potrebbe migliorare un tenore di vita di già superiore a quello delle proprie popolazioni. I Giuliani ritraggono le loro risorse economiche dalle industrie (p. e. gli operai dei cantieri triestini sono saliti da 7000 - ché tanti erano nel 1913 - a 21 000), dai commerci ·d'oltremare e dalla navigazione. In proposito giova notare che solo il tonnellaggio delle navi triestine era quasi tre volte superiore a quello dell'intera Jugoslavia, il cui tonnellaggio ammontava a circa 350.000 tonnellate, costituite prevalentemente da vecchie navi da tra– sporto. Il commercio d'oltremare dell'intera Jugoslavia ascendeva a circa 800 ooo tonnellate (in prevalenza legname, carni e prodotti agricoli), mentre il commercio triestino di transito ammontava a circa tre milioni di ton– nellate. L'apporto jugoslavo ai traffici triestini e sui mari era dell'8 %, di cui il 3 % era destinato all'Italia. Ciò appare naturale, se si considera che Trieste, cuore della Giulia, è situata nelle vicinanze dell'estremità nord-oc– cidentale ,della Jugoslavia e che soltanto la piccola e non ricca Slovenia (le cui risorse principali sono rappresentate dai prodotti della silvicolura e dell'allevamento) gravita sui porti dell'alto Adriatico. Tutto il rimanente del corpo economico jugoslavo è estraneo per ragioni geografiche ai traffici triestini. Pertanto si può affermare, senza tema di errare nelle previsioni, che Trieste, in mano jugoslava, sarebbe condannata a sicura decadenza; éiò che non avvenne finora malgrado· le convulsioni anarcoidi della vita eco– nomica centro-europea durante gli ultimi cinque lustri. L'economia delle varie nazioni (specialmente europee) è interdipendente. Le. prosperità dell'una si riflette sulle altre, ma ciò avviene anche per la miseria; quindi non è possibile la coesistenza di nazioni prospere con nazioni povere almeno in questa piccola e rissosa Europa. Donde la necessità della pacifica convivenza e della còllaborazione politica ed economica fra tutti i popoli europei per il bene comune. L'avvenire del porto di Trieste (sul quale si sta compilando uno studio circostanziato di notevole importanza scientifica) dipende da molti fattori, tra cui principalmente il ·benessere economico del suo retroterra, rappresen– tato dall'Austria, dalla Cecoslovacchia, dall'Ungheria e dalla Baviera. Il Friuli e la Slovenia non sono che ponti di congiunzione fra la Medieuropa gravitante su Trieste e i paesi d'oltremare. La Jugoslavia appartiene per quattro ·quinti alla penisola balcanica e non alla Medieuropa. Questa è la realtà geografica cµe nessuna propaganda potrà influenzare. Il dott. Smodlaka offre a Trieste e a Fiume· l'autonomia amministra– tiva, come ai tempi di Francesco Giuseppe, e alle minoranze italiane la garanzia dei diritti linguistici. Ma ai Giuliani (questo è il pensiero dell'Bo % àella popolazione delle province di Pola, Trieste, Fiume e Gorizia) non ba– stano siffat~e promesse. Essi sono politicamente molto evoluti e non vogliono essere considerati come una mandra di pecore. -14-
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