Lo Stato Moderno - anno II - n.2 - 16 gennaio 1945
della forma di governo; che ha fissato come compiti dell'Inghilterra nei paesi libe– rati, quelli di assicurare libere elezioni e di opporsi ad ogni forma di dittatura. Se queste promesse saranno mantenute, l'Inghilterra avrà bene meritato della nuova Europa. E in (al caso, noi vorremmo che tutti i partiti sinceramente progressisti si adoperassero a non osteggiarla né scoraggiarla .in quest'opera. Auguriamoci che, giunti al quinto atto, in Grecia come altrove, né l'una né gli altri abbiano da rimproverarsi errori irreif.i'rabili, e che lo scioglimento, nonostante gli spettri ev0<;ati al terzo atto, possa veramente consacrare l'avvento di quella democrazia che da ogni parte, ma non con eguale sincerità, si invoca in quest'alba dell'ulti– mo anno di guerra. LIBERO IL PRETESO SEPARATISMO SICILIANO I giornali neofascisti hanno menato grande scalpore a proposito del preteso separatismo siciliano. Anzitutto: esiste un separatismo siciliano? O non si con– fonde separatismo con autonomismo, e lo si confonde, quassù, a bella posta, -per imbrogliare le carte? Quello che è avvenuto (o sta avvenendo) in Sicilia, non è che un aspetto del problema italiano; uno dei tanti, forse il più vivo, il più intimamente legato a quella metamorfosi necessaria degli istituti politici e amministrativi, senza di che l'Italia si porrebbe al di fuori della storia. A sua volta, oltreché problema di tutta Italia, il problema dell'autonomismo siciliano (ché di a·utonomismo si tratta, rnlvo qual– che conato, qua e là, di separatismo vero e proprio, agitato da individui forse incon– sciamente nostalgici di baronie e feudalesimo) è faccia particolare della famosa « questione meridionale», mai risolta e nemmeno seriamente affrontata dal fasci– smo; ovvero necessità di uscire, per la Sicilia come per tutto il Mezzogiorno, da una condizione di insufficienza politica, in cui la classe dirigente, rifiutando la vera lotta politica, riduceva e immiseriva tutte le proprie funzioni in quella sola di mediare il potere governa! ivo alle oscure masse del Sud; e di uscirne, secondo lo esigono le risorse intellettuali ed economiche della propria gente e della propria terra. La Sicilia, tra fiammate insurrezionali e aneliti di libertà, si presentò alla ribal– ta della nuova storia d'Italia forte di una sua decisione rivoluzionaria; ma, ahim é, come altrove, essa si trovò posta di fronte all'incalzante espandersi della fredda e abile burocrazia dello stato piemontese, sicché da anticipatrice di libertà (de– stino comune ad altre regioni d'Italia), si trovò « conquistata alla libertà •· Ma come poté il centralismo piemontese espandersi in quelle regioni del Sud dove pure fu elaborata la filosofia della Destra storica, ovvero la dottrina classica del liberalismo italiano? e dove si contribui potentemente, con i patrioti sosteni– tori della unificazione sabauda, a formare e dirigere il nuovo stato? I motivi si devono cercare nei fattori materiali e morali che impedirono al Mezzogiorno lo svolgimento di una originale civiltà, per cui esso fu ritrovato nel 1860 in una con– dizione di semifeudale barbarie; nel formarsi e nell'evolversi delle caratteristiche particolari di quell'unica classe che ha fisionomia autonoma nel Mezzogiorno d' Ita– lia, la borghesia rurale; infine, nella lotta contro l'assolutismo borbonico, per cui ai liberali meridionali non fu offerto di meglio che riconoscere nel centralismo pie– montese l'incarnazione giuridico-burocratica di quell'ideale politico verso cui ave– vano cercato invano di spingere la dinastia borbonica che, per la sua grettezza, perdette il trono e pose le basi alla conquista piemontese. - 7 -
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