Lo Stato Moderno - anno II - n.2 - 16 gennaio 1945
zione e diffusione di qualsiasi pubblicazione, come pure la riproduzione di mm, le trasmissioni radio, le comunicazloei postali e telegrafiche erano consentite solo previa approvazione da parte del Comando Supremo sovietico. Cosi, per la quarta volta in meno di settant'anni, la Bulgaria vedeva crollare, dopo un 'effimera realizzazione, i suoi sogni di integrazione nazionale (in limiti di volta in volta differenti) in Tracia, Macedonia e Dobrugia: nel 1878 col trattato di Berlino che aveva, ad iniziativa dell'Inghilterra, sostituito quello di Santo Ste– fano negoziato dalla Russia; nel 1913 coi trattati di Bucarest e di Costantinopoli che avevano innovato sulle clausole territoriali del trattato di alleanza serbo-bul– garo e di quello di Londra dell'anno innanzi, sottraendole territori che aveva con– quistato essa stessa; nel 1919 col trattato di Neuilly con le Potenze« alleate" che la privava non solo della Macedonia e della Dobrugia occupate negli anni 1915-16 mercé l'alleanza con la Germania, m1 della stessa Tracia occidentale lasciatale a Bucarest; e nel 1944 era ancora una coalizione affine agli « Alleati » della prima guerra mondiale che le imponeva con l'armistizio di Mosca lo sgombero delle terre acquisite tre anni prima grazie all'azione tedesca. Se non che, al momento in cui scriviamo le clausole del terzo armistizio di Mosca appaiono ancora materia fluida, sia per l'evidente diversità della posizione dell'U.R.S.S. e della Gran Bretagna nei confronti di e"ssa convenzione, sia per la non raggiunta sistemazione interna della Grecia divisa tra li governo di Papandréu e il movimento partigiano del– l'E.A.M., sia per la nuova condizione di cobelligerante delle Nazioni Unite di fatto assunta dalla Bulgaria, sia soprattutto per l'influenza esercitata su Tito dal go– verno di Mosca e le possibilità ch'essa comporta d'una federazione bulgaro-jugoslava. Di fatto le truppe bulgare evacuavano nei termini stabiliti i territori greci, salvo continuare a rifornire - dopo lo scoppio, il 3 dicembre, della guerra civile in Grecia - di armi e is~ruttori le bande partigiane della Macedonia greca, se dob– biamo credere alla nota di protesta inviata il 13 dicembre dal governo di Atene alla Commissione alleata d'armistizio di Sofia. Al contrario, per il territorio jugo– slavo un accordo intervenuto fra Tito e il governo bulgaro autorizzava quest'ul– timo a mantenervi truppe per partecipare alle operazioni di guerra. D'altra parte la proclamazione avvenuta - secondo quanto è stato pubblicato - il 4 dicembre dell'autonomia della Macedonia in seno alla Federazione jugoslava prepara una soluzione della questione macedone diversa da quelle <1trettamente nazionalistiche, che potrebbe esercitare un'influenza decisiva sugli stessi rapporti bulgaro-jugoslavi. Molti fattori sembrano contribuirvi: la dislocazione avvenuta per effetto della guerra dell'unità jugoslava e l'opportunità che conseguentemente si offre di rico– stituirla su nuove basi; l'affinità di tendenze oggi esistente fra il Comitato di Libe– razione jugoslavo e il governo di Sofia e la comune ispirazione sovietica della loro politica; infine la crisi della dinastia bulgara determinata dalla presenza i,ul trono di un bambino di sette anni e mezzo e dalla sconfitta che ha messo in causa l'isti– tuto stesso della monarchia. In queste condizioni una Federazione bulgaro-jugoslava con Bulgaria, Mace– donia, Serbia, Montenegro, Croazia-Dalmazia, Slovenia e forse Bosnia appare una delle possibilità più concrete dell'immediato dopoguerra. Si può anzi pensare che solo il giuoco della grande politica internazionale, la preoccupazione cioè del turbamento che dalla formazione di tale Stato federale potrebbe derivare all'equi– librio dei Balcani e del Mediterraneo orientale, in vista anche delle influenze esterne a cui esso obbedirebbe, possa ormai impedire la soluzione federalistica della lunga rivalità serbo-bulgara. LIBERO - 18 -
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