Lo Stato Moderno - anno I - n.5 - novembre 1944
nico peccato della loro .vita, appoggiando una politica economica e finanziaria- in– tesa a promuovere il frazionamento delle grandi organizzazioni oggi trionfanti. Volgiamoci alla realtà ! Liberiamoci dalla smania (il suggerimento è di Vil– fredo Pareto) di predicare alle genti ciò che_debbono fare, invece di indagare ciò che fanno. Non dimentichiamo che il _regimedi libera concorrenza non è un dato sperimentale del modo di comportarsi di una qualsiasi società concr~ta, ma uno strumento di analisi costruito deduttivamente sull'ipotesi dell'operare dell'inte– resse individuale in condizioni di parità dei vari operatori. Quando dalla co3tr.uzion~ del modello analitico gli economisti passano allo studio dell'economica concreta, essi non possono allora limitarsi a descrivere i dan– nosi effetti degli interventi statali, quasi supponessero che sia sufficiente soppri– merli per ristabilire condizioni di mercato razionali ed efficienti. È possibile che nella situazione che erediteremo dalla guerra, gli « interventi li dello Stato siano tra le cause prevalenti degli scostamenti della realtà dal model– lo analitico della libera concorrenza; ma a coloro cui tale constatazione ispirasse semplicemente la proposta di smobilitare tali interventi, suggerisco la meditazio– ne di una osservazione del Cannan, che risale al t 913: « L'interesse individuale opera generalmente in senso favorevole al bene comune, nòn perchè l'interesse egoistico di ciascuno coincida spontaneamente con il bene di tutti, ma perchè le istituzioni umane vengono congegnate in modo da costringere l'interesse indivi– duale a muoversi in direzioni nelle quali diventa benefico•· L' a n t in o m i a : in i zia t i va p r i va t a - S t a t o ha fa t t o i I s u o t e m p o. Invece di rispondere con sempre maggior diffidenza ad ogni sol– lecitazione di provvedimenti statali tendenti a coartare il libero gioco delle forze economiche, dalla fenomenologia dell'intervento statale occorrerà che impariamo a sceverare, con maggiore discriminazione di quanto si sia fatto sinora, i provve– dimenti tendenti a portare le varie istituzioni ad agire in modo da assicurare con– dizioni di libera concorrenza. In economia, parallelamente al progresso dell'analisi procede il progresso del– la coscienza economica, non altrimenti da quel che accade nella medicina, dove un risultato non trascurabile del progresso scientifico è l'evoluzione· della coscien– za igienica. Molte delle manifestazioni'dello Stato nel campo tconomico vanno ve– dute in funzione del progredire di questa coscienza. Il grande fatto storico che riempirà la nostra epoca sarà la trasformazione della posizione dello Stato rispetto alla vita economica, principalmente per effetto della revisione della propria posizione rigidamente classista' da parte del movi– mento « operaio •, come conseguenza della vasta esperienza. comunista fornitaci dalla Russia. La liberazione dai residui giusnaturalistici passati nel Marxismo dal comu– nismo acritico e l'abbandono della fallace pretesa di influire sul livello dei salari mediante la semplice restrizione dell'offerta, indipendentemente dall'operare di fattori demografici, faranno del movimento operaio una istituzione del mondo moderno. Uno scaltrito movimento « operaio li (denominiamo con questo termine sto– ricamente definito l'istituzione che riunirà tutte le forze coscienti dei lavoratori) non può non avvertire già oggi che le rivendicazioni contro la « proprietà bor– ghesell non sono affatto sgradite alle nuove cla5si monopolistiche, costituite non tanto dagli azionisti di grandi complessi industriali quanto dai loro esponen– ti, pronti a trasformarsi in autocratici dirigenti dei trusts statali, e che r o - - b i e t t i v o v e r a m e n t e d e c i s i v o è o g g i I.a I o t t :i .: o 11 t r o - 8 -
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy