Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

I L Luigi Veronesi - • Ersilia • per il • Re Pastore • di Louis Cortese in una maniera d'accennare: « (qualche l>ella idea del mattino come quella del disegno a penna di mio padre, o della (avola del cacciatore dai tre cani) 11 e un i:lizib di canto: • Oh che bel cielo è questo e che bel giorno•. meno felicemente tentato poi: • Oh che bel sole è questo. e che bel giorno•, e già in tono diverso. Assistiamo, come deuo. a un costante Javoro di tessitura, cui è pure concesso, a traui qualche isolato effeuo e risalto, ma non più: il resto, cioè quanto avrebbe rappresentato l'effetti_va risuhanza poetica dell'opera, la sua finale ar1no·1ia non è possibile neppure immagi11are, e quindi il giudizio, a volerlo anche ad ogni costo. va sostituito con una cauta lcuura, magari - come la nostra - sbriciolata. 6 Fondazione Ruffilli - Forlì Do\·e invece il Leopardi si effuse con una sua patetica abbondanza è nella scena tra Girone e Telesilla, che ha chiaro stacco con le esclamative spezzature dei pastorelli: il primo accordo di Telesilla, subito, apre una misura nuova di poesia. Qui tutto quanto E solilarfo, e non si scopre il fumo Di nessuno abituro, e 11011 si sente Altm suon che de' grilli e delle rane. dove gli t1 affetti • cercano un accordo tra 1111 'ìCmplice discorso e un vero e proprio declamalo. Esemplare è il t1 racconto• di Tclcsilla 11 giorno ch'io ti vidi Nel r-ni;lel de le Suore al torniamento E festi fJ~ove si stupende, e n tanti Perigli ti gittasti. lii/or mi t,rese Pietà di que' travllgli e di que' rischi, A' qt1ali m,rei voluto essere io stessa Con te; nè mai vivendo altra si dolce Tenerezza sentii come quel giorno, ;\fa.ssimamente allor che insanguinato D'un gran colpo ti vidi il braccio manco. Qui gli clementi di prosa sono ben visiLiii (• massimamente lt) cui si contrappone il felice 1novime:Ho ti altra sl dolce - tenereua sentii ». Tutta la lunga, distesa scena consentirebbe una simile analisi; ba- .-,ti rile\':1re in genere l'oscillazione tra Je rncmorie in un modo essenzialmente 1irico e certi sussulti invero melodram1natici Oh cielo oh cielo, a questa colpa quale Necessità ci spinge1 Manca. ••errebl,c da pensare, u:,a applicazione diretta e immediata, capace di raggiungere ìt ~:m,tu calore di fusione, sicchè persiste un senso come di staccato, di arti• s1i<:amcnte arl,i1.rario. E la ragione bisogna forse chiederla a quella intenzionale volontà di fare • semplice", che in un poeta come il nostro ha portato a fare sì semplice, ma su un piano inferiore e al lirico e al clramlllatico.. senza raggiungere altro scopo che la esplicazione di una innegabile quanto vana abilità t1 locale•, suHa pagina. Questo 11011 come condanna, che suonerebbe fino ridicola, ma per segnare, come è possibile, i termi:1i di un'opera, nonostante tutto ben \'i~iva ai nostri interessi. Le continue fratture del verso, vecchio sistema del • genere • drammatico per un certo desiderio c!i • naturale» e per nascondere le monotonie e le cadenze, qui, .fan110 sentire. è vero. il ricordo di ben al· rri t1 enj ambernents •, ma soprattutto, più che per certi effeui sono per una diffusa discorsività. Si ripete insomma il solito cqui\'OCO di usare mezzi considerandoli essi !,lCssi fini, quasi che la poesia drammatica 11011 sia che una applicazione dei versi a determinati argomenti e passioni: simile sospello balenò al Leopardi: • Essa '.la poesia drammatica) è cosa prosaica: i versi \ i sono di forma non di esse:,za, nè le c!;111110 nawra poetica• (Zibaldone, VII, 299). quando oramai non aveva che ritegno per il teatro propriamente detto. lln lettore volto principalmente al t1 fatto• o al più ai se:llimenti potrà trovare imuj)e questo discorso: si porrà altri quesiti e probabilmente arriverà a concludere per una arbitrarietà, o ingenuità, o che altro so, di questa scena d'amore, o di nascita d'amore, comunque di nascita ben prevista. Non vogliamo togliere ad alcuno i suoi dilcui, e così lo lasciamo dire. Siamo certi che direbbe cruna nebulosa atmosfera medioevaleggiante, di una inco:1crctezza dei personaggi o addirittura di una puerilità della favo:a. E da un certo punto di vista non si saprebbe che obiettare: un adulterio con ornamenti pastorali, un duello, una fine trag-ica, tutto può essere con una certa approssima,io:1e previsto fin dall'inizio (e il piccolo meccanismo delle divaganti occai-ioni: i cacciatori ecc.). Ma è appunto in quesw materia così poco avventurosa che si liberano le qualità più caratteristiche del Leopardi, quella sua esitazione di fronte al

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