Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

'-----~--FILM ALLA MOVIOLA ______ _, tutto il film e lo fa crollare compromettendo con la sua presenza il vero impegno del regista ed impedendogli così l'esatta visione dei ,•alori narrativi e drammatici cbe l' opera per essere valida richiedeva. Quanto si è detto fin qui non può che avere significato d'introduzione, necessaria ai fini di quanto stiamo per dire a proposito dell' u.ltimo film di Blasetti: Quattro passi fra le nuvole. A chi s'interessa di proble• mi letterari non sarà sfuggito il carattere particolare del titolo che denunzierebbe la presenza nel film di un nostro noto scrittore, capo di una delle più fiorite correnti deU' umorismo italiano contemporaneo. Il soggetto di " quattro passi tra le nuvole,, una volta tanto e in nome di quei sacrosanti diritti di contenuto che caratterizzano il cioe~ ma (arte nuova, estetica per certi aspetti tale) di cui siawo tra i più fervidi soslenitori, è stato scritto appositamente per il cinema su una strada del tutto falsa, per una probabile ritardata comprensione dei problemi specifici del cinematografo. lnnegabilinenle però la trama di "quattro passi tra le nuvole,.,, situata ai giusti limiti di una intelligenza e di una sensibilità intrinsecamente com• merciaie nel senso meno negativo della parola, significativa e piacevole al Lempo stesso, rivela uno Zavattini misurato, tralLenuto, lontano da certo Za\·auinÌ$11lO troppo letterario e intellettuale per potere essere cinematografico. O meglio sfrondato di tutto ciò che al cinema non riesce Ji dare per pJausibile, ricco piuttosto della sua originalità fantastica, di quel senso affettuosamente umano che non sai bene dove è ironico e <love in vece è più sofferto, del la sua caratterizzazione di tipi, di quel narrare le cose semplici, magari banali io UN nuovo 61m di A. BlaseLLÌ che su un piano drammatico e narrativo ben diverso da queJlo abituale d.i questo nostro regista, non fa che riconfermarne la costante validità espressiva, porta per una esigenza polemica costruttiva, logica nel particolare delicato momento tanto contingente quanto essenziale che il cinema italiano attraversa, aJla ricerca di un preciso inquadramento e di una accurata puntualizzazione delle opere e dello stile del Nostro, la cui personalità tra le pochissime notevoli dei nostri registi resta la più degna forse di considerazione in sede critico storica. I film di Blasetti sono numerosi e non sarebbe utile enumerarli o citarli tanto più che nella eterogeneità della produzione di questo regista, espressione deJ suo originale ed eclettico temperamento entra• no opere di levatura inferiore e alcune di decisa finalità commerciale. Uno dei primi film che permette a Blasetti l'inizio del- )' affermazione della sua personalità è " Sole,, (1929). In quest'opera ove la vi-. cenda si ambienta nel ~dramma della boni. fica sono evidenti le influenze culturali cinematografiche che agiscono sul regista fino alla originalità delle angolazioni o delle postazioni di macchina. Nel suo periodo di formazione era logico che Blasetti il cui inteoto artistico era palese fin d'allora, finisse per riportarsi a quegli schemi deJla cinematografia russa allora imperanti e in modo partico• lare al caposcuola Eisenstein. L'uso fun• zionale del paesaggio si rivelerà subito (cosi come nella raggiunta atmosfera di "Terra Madre,, e poi anche meglio in " 1860 ,,) quale uno degli elementi più assimilati da Blasetti in virtù di una visione pittorica non ristretta in un formalismo a se stante. E cosl in questi suoi primi film A. Blasetti darà una misura esatta del suo autentico senso cinematografico, restando nelle sue opere sempre sul piano della narrazione visiva, evitando il più possibile ogni sorta di dialogo, restando cioè scevro di quella inflazione del sonoro che doveva colpire inevitabilmente quasi tuui i registi della epoca. E sovrattutto fin d'allora apparirà evidente l'attore di Blasetti, sobrio e contenuto, vivo ma sempre nei ll!niti della assoluta compostezza della iutepretazioue visiva, considerata quale fatto essenzialmente crea• tivo e fantastico, nuovissima e valida affer• mazione di tutta la teoria sulla recitazione cosidetta a freddo. Sul piano della recitazione il discordo si sposta necessariamente sull'opera più completa di A. Blasetti, Fondazione Ruffilli - Forlì ~0] l'''I rV rV ~ il 1860. La formula del " tipi non allori" è qui impiegata nel più classico stile fino all'uso del dialetto siciliano nel quale si esprimouo i " picciotti " , uso che dimostra come nel cinema sia più che plausibile la recitazione dialettale sem• pre ove il parlato giochi un ruolo di fat• tore integrativo e uotnini e personaggi siano tali da giustificare fisicamente gli uni contenutisticamente gli altri, l'impiego del dialetto. 11 quale impiego del resto è sempre subordinato almeòo in parte anche alla realizzazione tecnica particolarmente accurata, che purtroppo non si è avuta a registrare che di rado nel nostru cinema. Da~, 1860,, e da" Vecchia Guardia"' l'unico vero film fasci3ta prodotto finora in Italia, arriviamo direttamente alla trilogia storico fantastica di <1uest' ultimi anni Sul• vator Rosa, Ettore Fieramosca, Corona di Ferro. Parabola discendente, chè dalla vivi• dezza di ritmo narrativo e dalla autenticità dei valori pittorici anche qui impiegati in senso cinematografico nel primo, si passa alla minore finezza di ritmo e di reci• tazione di Ettore Fierarnosclj, che di,•enta nella Corona di Ferro addirittura grossolano insieme a quel caos di racconto sbiadito e di pittoricismo barocco realizzato in una scenografia ossessionante che soffoca In " Sole ,. ~ evidente ti Blasettl della prima _maniera, nella sua iase culturale che-- U rlsenle necessariamente le influenze del più classico cinema russo 53

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