Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

1 SIGNORP. • Se il signore permette. J 1 SIGNORE • Scusaleci, se involontariamente abbiamo udito. Se potessimo esservi utili. ~1ARCO · Voi? I SIGNORE • Noi veniamo di là. Conosciamo molta gente al di là del fiume. Date a noi il messaggio. Lo faremo recapitare prima dell'alba. MARCO (come scusandosi) . Essi comprenneranno, io penso. È solo un ritardo, un semplice rinvio .... I SIGNORF. (sorride am,bigu.amento) . Certamente. So:10 molro comprensivi, laggiù. Noi lo sappiamo. Il SIGNOR.E: • Essi non vogliono certo se voi non volete. J ::.1r.NORY. • È solo la vostra volontà che çonrn. 11 resto non esiste. MARCO (scrive un biglietto - lo porge loro) - Ecco, signori; io conto su di voi. ELISABETTA • Grazie, signori. I SIGNORE (con leggera ironia) - Non c'è di che. (Giungono ora voci confuse dalresLJ·emilà del molo. in ombra • Sono prima s<,Qocale invocazioni di aiuto poi agitarsi e ragg-rupfmni di ombre it, un punto). EL1SA11t-:TTA Che cosa arcade? MARCO - Non so. Vedo delle ombre agi:arsi laggiù .... I SIGNORE • Quale mo dev'essere caduto in mare. MARCO - Forse un ubriaco. l SIGNORE (lentamente) . O un suicida. MARCO tvivamenle) - Pcrchè credete <iuesto? Non chiederebbe aiuto. allora. r SIGNORE (ironico) Voi credete? li StGl'ORE • Si può decidere di togl:crsi la vita e all'ultimo momento mutar avviso; non vi sembra? ELISABETTA - Forse l'istinto? ... li SIGNORE· Oh, non soltanto la paura. :t strano, ma ci si può accorgere, allora, thc la vita è ancora degna d( essere vi~l:la. EusA0ETTA . t questo che conta, infine. La volontà di vivere. SIGNORE • Non sempre, signora. (Si avvicina ora un grupp3 di tJersone . Sostengono in mezzo un uomo semisvenuto, bagnato). MARCO (con sollievo) - Ecco: lo hanno ,~1vato.... (Il gruppo sale la scala e entra nella locanda). ELISABETB. • Io son certa che egli vivrà .... Il SIGNORE • Può darsi, signora. I SIGNORE • Purchè non sia troppo tardl. ELISABETTA (guarda,ido dai vetri della finestrn) - Si ode l'eco di voci, di risa) - Ma egli è vivo. si agita, ride; udite? L'han,o 111cssopresso il fuoco, vedete? Gli ritorna il colore. la luce nello sguardo. la vita .... SIGNORE (lentamwte) Ma forse il freddo è entrato in lui.. .. Il SIGNORE (come una parentesi tra le parole dr! I signore; sottovoce, co1ne in leggero ri·mproverO) . Non si può guardare un uomo di fuori. s1cr-.0RE ..... forSe esso serpeggia in lui, e silenziosamente lavora.. E forse quando egli si crederà già salvo, libero .... ELISABETTA (accostandosi a Marco, che la stringe) - Tacete .... SIGNORE (con un sorrso ambiguo . iuchinantlos; leggermente) . Come volete, signora. 2° QUADRO Stessa scena del 1• quadro il mattino seguente. (In scena è Marco, solo, seduto a un tavolo su cui sono delle bottiglie che egli fissa con sguardo vuoto, come perduto dietro riflessioni cupe - Dalla taverna viene ,ul/a terrazza il professore: è il • Nuovo Fondazione Ruffilli - Forlì inquilino • del primo allo,- senza occhiali, spettinato, vestito quasi da pescatore: ha lo sguardo acceso, il fare euforico dell'uomo sotto l'effetto dell'alcool. Tiene un bicchiere e una bottiglia 11elle mani. Si avvici,,a a Marco e gli tocca leggermente una spalla). PROFESSORE- Signore .... MARCO (riscuotendosi) - Eh,_ sei tu, Filippo? PROFESSORE - No. Scusate, signore; volevo invitarvi a bere alla mia salute. ~fAR.CO - Grazie. Perchè avete pensalO a me? PRon:sSORE • Vi vedo così solo da questa mattina. Credo che abbiate qualcos, da dimenticare. MARCO - Mi rammento ora di \.Oi. Siete il salvato dalle acque. PROFESSORE • Esattamente, signo1 c. MARCO • Sono conte·1to di vedervi rimesso. Tanto più che questa notte qualcuno temeva per voi. PROl~ESSOR.E - Ho la pelle piuttosto dura, si• gnore. ) MARCO • forse a,,evale nelle gambe qualche bicchierino più del necessario, ieri sera. PROFESSORE • Può darsi. Ma ricordo che mi rendevo conto di tutto. (Accenna alla tauerna). Là dentro avevo avuto )'impressione di soffocare; perciò avevo deci-,o di andare a prendere u:ia boccata d'aria sulla banchina. Arrivai faticosamente alla prima biua. Sentivo che le gambe mi portavano quasi per conto loro: cedevano sotto di me quasi fossero state di gum~ ma, e io ondeggiavo, come se volassi m sogno. C'era un rotolo di cime proprio sull'orlo della banchina. Mi ci sdraiai. A un cerlo momento sentii che pia:1 piano. insensibilmente cominciavo a scivo• lare verso l'acqua; ma non feci nulla per fermarmi. Sentivo un'inerzia, una stanchez. za invi••dbile, e forse. in quel momento, quasi un desiderio di fii-irla, di dimenticare. Pensai che la mia vita in fondo non \·alcva gran che, che i giorni ormai passavano per me inutili e stupidi. Mi lasciai cadere .... MARCO (colpito) . Non fu una caduta acci- <lentale, dunque? PROFESSORE • ro non so bene, signore. Certo che quando toccai l'acqua, quando ;entii i I mare richiudersi su di me, silenzioso, e che la mia scomparsa sarebbe stata inosservata e banale come tutta la mia vita .... mi prese una pena infinita di me, di ciò che un tempo avrei potuto essere, mi attraversò la mente qualcosa come il ricordo di ciò che per me aveva sognato mia madre .... Allora mi uscì come un singhiozzo il grido di disperazione, di de• solazione, nella :1oue squallida, su da quell'acqua sudicia, tra le chiglie ammuffite dei vecchi battelli. Gridai ;:liuto quasi involontariamente. MARCO - .'\'on volevate essere salvalo? PROFESSORE • Quella parola mi venne alle labbra senza capirne il senso. Non avrei mai creduto che un giorno potessi invocare la vita. Ma noi siamo stupidi e vili, e ci senliamo attaccati a questa vuota esistenza, come ca:-ii battuti ingiustamente che si strusciano ai piedi di un crudele padrone. Ma beviamoci sopra, signore . .t ancora il meglio che ci resti a fare .... MARCO • Vi chiamano professore. Ma voi lavorate nel porlo? PROFESSORE - Vivo qui da ve11t'anni; tutti mi conosrono. Ad ogni arrivo di nave salgo a bordo e mi incarico di qualche straniero che sbarca. A volte vado coi pescatori o I i aiuto a cuci re le reti. MARCO- Quando facevate il professore? PROFESSORE . No:l ho mai fallo il professore. Soltanto, una volta, la mia famiglia stava bene: avevamo una casa p1esso il porto. Allora mi conducevano in barca con loro, i pescat0ri. come un signorino. Più tardi. quand'ero swdente, andavo spesso a trovarli, o li aspettavo al ritorno dai viaggi sui loro , el-ien su• dici di catrame, e mi facevo raccontare le loro sLOric. Così per aUitudine ho contin11.1to a ve:tir qui anche dopo, quJ.ndo mio padre mori e ci lasciò a ·un tratto al la miseria. Dapprima mi arrangiavo scrivendo qualche storia di mare, sui gior• nali. Poi si stancarono di me: o forse io ero troppo pigro. Ma mi è rimasto il nome di professore. Un altro bicchiere, s.ignore? ~fARCO: Non voglio approfittare. PROFESSORE 10n fateci caso. Voglio godermela. È stata cosi desolante l'impressione che ho provato .... Sento ancora un senso di freddo che mi serpeggia pc, le ossa. Adriano Micheletto - Scene per " Bianche giornate ., di Chiavarelli 35

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