Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

E' a noi, giovani, che tocca parlare del teatro dei giova11i, del teatro cui si dà vita sulle tavole degli sperimentali e dei teatriguf, nell'intento di portare sul palco• scenico le nuove esigenze spirituali e artistiche. E da questo teatro, al di là delle intenzioni, degli esperimenti, delle speranze, incomincia a venirci già qualche opera di non comune dignità artistica. Nel teatro dei giovani il nome di Tullio Pinelli è certamente in prima linea: eppure è un nome che il pubblico quasi non conosce e la critica non segue certo con adeguata attenzione. La ragione di questa indifferenza dei più, di questa ombra su Tullio Pinelli, va rintracciata indubbiamente ttt-'I fatto che le sue opere sono state quasi tutte rappresentate in teatri d'eccezione, dinanzi a un pubblico ristretto e raffinato, anzichè essere interpretate dalle compagnie di prosa, in tutte le città, per il pubblico normale. Vo• gliamo quindi noi, che, giovani, seguiamo con solidarietà il teatro dei giovani, avviare un breve ma affettuoso discorso critico su Pinelli, soprattutto per esaminare con cura quello di I ui che ci sembra esca dai limiti del tentativo o della promessa e risulti una già matura e compiuta realizzazione arti• stica. Questo ci ha suggerito la rappresenta• zione in Firenze, per il Teatro Nazionale dei Guf, e la pubblicazione ( e Il Dramma • n. 393-394) di una nuova opera di Tullio PinelJi : e Lotta con l'angelo •· Il non far parte del piccolo pubblico che ha assistito alla loro rappresentazione, ci ha impedito di conoscere i lavori di Pi• neUi che non sono mai stati pubblicati, e cioè: e I Porta • rappresentato al Teatro SperimeotaJe di Firenze; e Crotta, lupo • dallo stesso Teatro Sperimentale rappresen• tato al Teatro delle Arti di Roma; e Anfora» trasmesso aUa Radio nel 1941, e e L'arcidiavolo di Radicofani • nel 1941 rappresentato al Teatro Sperimentale di FiFondazione Ruffilli - Forlì renze. ~fa le altre opere, da e La pulce d'oro• a questa « Lotta con l'angelo•, son sufficienti a mostrarci il cammino formativo e evolutivo del suo teatro, e a darci l'esatta misura del suo iogegno. Pinelli non ha subito definito un pro• prio mondo, un proprio ambiente, un proprio tono : e forse ne è ancora io cerca. Così con e La pulce d' oro •, che è il suo debutto stùle scene (1935-36), egli ci dà una commedia che ha un tono fiabesco, colo• rita con grazia, di un sapore argutamente comico. Questo nel primo atto, eh' è il più genuino della commedia. Chè quando poi, nel secondo atto e al principio del terzo, si tocca il dramma, tu avverti subito che è uu dramma da favola o da burla, che si risolverà in un ritorno al clima sorridente e bizzarro di prima. Con in più si capisce, la brava morale del racconto: morale che ci sembra appiccicata lì in fondo dall'autore, quando fino allora J' aveva quasi perduta di vista e s' eia tutto dato a creare quella atmosfera di garbata favola e a colorire i personaggi, un oste un merciaio un carret• tiere eccetera, nella loro s~mplicità Ì,opo• lana che diventa accesa e ingenua credulità quando il credere nel miracolo della pulce d'oro significa render veri o possibili i loro desideri e sogni. Al e Padre nudo • invece (pubblicato io , Spettacolo• N. l dell'anno XX, ma scritto nel 1937), Pinelli diede un carattere più realistico, e cercò anche di fare più immediato e crudo il liuguaggio. La commedia è ambientata nella vita contadina (quella vita contadina colta con mano tanto diversa e in opere artisticamente più considerevoli da un altro rappresentante del teatro dei giovani; Siro Angeli). Il lavoro manca di essenzialità, ha del superfluo, abbonda di divagazioni: mentre il nucleo centrale è troppo fragile per assumere il significato morale che l'autore voleva dare aUa cammedia. E con e Lo stilita • (atto unico rappresentato da una normale com• pagnia di prosa, la, Tofano-Maltagliati, nel 1937, probabilmente scritto anche prima de e li padre nudo • ), Pinelli cambiò ancora stile e ambientazione. E' un dialogo tra due antichi greci, e si riferisce al problema della vocazione, considerata come elemento innato, costitutivo dell'io, che si può sco• prire più o meno tardi, ma uon improvvi• sare o mutare. E' facile riconoscere ue e Lo stilita• un'influenza di Sbaw, presente nel tono paradossale, umoristico e dimo• strativo della commedia. Giungiamo così a e Pegaso • che rimane forse l'Opera più compiuta artisticamente di Tullio Pioelli. Qui egli affronta in pieno il dramma rea• Jistico. In una soffitta vive Federigo Saccomani, ingegnere, che, tornato dalla Persia dopo avervi scoperto dei giacimenti di pe• trolio, attende da vent'anni dei finanzieri che si offrano di realizzare i suoi progetti,. perfettamente, minutamente studiati. Da vent'anni egli affronta privazioni d'ogni genere, rifiutando qualsiasi altro lavoro, per la fede incrollabile che ba nella sua idea, senso e centro della sua vita: pronto a soffrire e a lottare nella fede che la sco• perla di cui egli è autore si trasformi in una grande realtà. Nella stessa casa vivono• altri due personaggi non molto dissimili: la signora Allais, vecchia dama di compa• gnia, che attende qualche signora dell'ari• stocrazia che Ja prenda con sè e la porti per il mondo; e ~1.icbele Paulino, ex cam•- pione di pugilato, che attende d'esser scrit• turato da qualche impresario per tornare a combattere sui quadrati di tutti i paesi .. Un giorno capita lì. un gioviale e superficiale tipo di giornalista, Sandro Foglia, che a poco a poco s'attacca anche lui alla fede· di Saccomani e in quella ritrova uno scopo, un significato aUa sua esistenza,, qualcosa per cui valga la pena di vivere : e per cui egli abbandona vita comoda, lavoro, donna amata. Senonchè tutto questo non dura : Saccomani, sempre più bersagliato dai fra25

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==