Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

cUR. . Orfeo è ingiusto. Aglao:iice sa fare uclle cose mollo carine. Era sola? r\RT.. Con una an1ica. Non era una compagnia per voi, quella! EUR, - Certo. Ma non tro\·o che Aglaonice sia una cauiva ragazza. A• r. . Diffidate delle buone ragazze. Ecco la vosti a zolleua cli zucchero. F.uR. - Grazie. (JJrende lo zucchero cou timore e si avvicina al cavallo). Ho paura. ARI'. - Esitate? EUR. - i\'on esito. ma ho paura. Cosl a frec-Jdo. di f1onte a quello che stò per fare, ri gi1110 che mi manca il coraggio. (1i101:11a dav,mli allo scrittoio) Artemisia? A1n. . Signora. EuR. - ,\lio piccolo Artemisio, non sareste disposto ... .\RT .• Eh ... eh .. Mi domandate una cosa assai grave. f.uR. . !\1 i avevate promesso di fare qual11nq11e cosa, per aiutarmi. ART. - Lo ripeto, ma ... E.uR. - Oh! mio caro, se vi secca, non parlian1onc pili. ART. Datemi lo zucchero. Ernc . Grazie, siete un bravo ragazzo. ,\wr. . Però, chissà se lo vorrà prendere, da me? Euk. . Pro, ate, ad ogni modo. ARI. (vicino al cavallo) - Vi assicuro, che rni treman,, le gambe. ÙJR .. Coraggio, siate uomo. (passa a destra e si ferma accanto alla porta della sua stanza) ART. . Andiamo. (cm, voce dolce) Cavallo ... cavallo ... EuR. rguardtuulo la. finestra) - Dio mio, Orfeo! Sta ritornando. Attraversa il giarrlino, l'resw, presto, fingcle di lavorare. (Artemisia getta la zolletta di zucc!tero svila tavola aJ1j1arecchiat.a e la spiuge contro il muro, tra la finestra e la fJorta della ctunera) Salire su questa scdi~t. (A'rl.emisio sale sulla sedia, net vano ,le/la porta a vetri, e finge di pren· dere delle misure Euridice cade sulla sedia della scritlania) ÙRF. - Ho dimenticato la fede di nascita. Dove l'Ilo messa? EuR. - Sulla hiblioteca, in allo, a. sinistra. Vuoi che la cerchi? ÙRF. . Srai se<luta. La troverò anche da solo. (Jwssa dr,vanli al cavallo e lo accareno. Prende la sedia sulla quale è in fJiedi A rtem.isio e la porta via. Arl.emisio resta, nella sua posa, sospeso in. aria. Euridice getta un grido. Orfeo, senza accnrgrrsi di niente, monta sulla sedia dm•anti n/la biblicJteca e dice: • Euola quo " - Prende la fede di nascita, dilcende dalla sedia e la riporta al suo posto sotto i piedi di Artemisio. Esce) EuR. . Artemisio! Mi spiegherete questo prodigio! ART. . Quale prodigio? f.UR. . Non verrete a raccontarmi che non vi siete accorto di niente e che è naturale che un uomo, al quale si tog1ie una sedia, resti sospe~o nell'aria, invece di cadere. ART.. Sospeso nell'aria? l'.uR. . Sì, cadete dalle nuvole? Stavate in aria. Stavate in aria a cinquanta centimetri da tCrra. Avevate il vuoto. intorno. ART. ~ Mi meravigliate. F.uR. - Siete stato per un buon minuto fra il cielo e la terra. ART. . 1'. impossibile! EuR.. Appunto perchè è impossibile, mi dovete una spiegazione. Fondazione Ruffilli - Forlì .\Rr. . Cosi, voi insistete col dire che io ero sospeso tra il pavimento ed iJ solhtto? EL,c • ~011 mentite, Artemisio! Vi ho vi• sto con i miei occhi. Ho provato una tale angoscia da gellare un grido. Jn questa casa d! pazzi, voi eravate il mio ultimo rifugio, la sola persona che 11011 mi facesse .paura. Presso di voi, ritrovavo il mio equilibrio. Va bene vivere con un cavallo che parla, ma un amico che resta sospeso nell'aria, diventa per forza sospetto. Non avvicinatevi. Fino a nuovo ordine, anche iJ riflesso dei vetri rnllc vostre spalle mi fa rabbrividire. Spiegatemi Artemisio: vi ascolto. ART. . Ma come difendermi? O io sogno. o a\'ete sognalo ,·oi. EuR. - Sì, in sogno può succedere quello che a,·ele fallo, ma ora 11011 dormìvarno. Nè io nè voi. ART. - Siere srata ingannata da un miraggio, tra i miei vetri e quelli della stan· 1a. Spesso avviene che gli oggetti acquisrino una falsa appa1enza. Una volta ho visto, alla fiera. una signora nuda, cam• minare s111 soffitto. EuR. No. ~o. non c·cra trucco. Era qualche cosa di bello e di terribile. Sì, per un istante, vi ho ,,isto terribile come una folgore non attesa e bello come rar· cobaleno. Era, 1até il grido di un uomo che cade da1la finestra. E il silenzio delle srelle. Mi fate paura. E sono troppo sincera per non dirvelo. Se non volete .parlare, tacete pure, ma i nostri rapporti non possono essere più gli stessi. Vi credevo limpido ed invece siete complicato. Vi credevo un essere come me, e siete invece come quel cavallo. ART. . Euridice, non torturatemi... Avete una voce che viene da lontano. Siete voi, che mi fate paura. EuR. - Oh, non uSate lo stesso sistèma di Orfeo. Non cambiate le carte in tavola, non sforzarevi di farmi credere che sono pazza. ART.. Euridice, vi giuro ... [uR. . Inutile, Artemisio. Ho perduto }a fiducia che avevo in voi. ART. . Cosa posso fare? [UR. . A.spettate. (si dirige verso la biàlioleca, sale sulla sedia, prende un libro, I• apre, I.ira fuori una lettera e lo rime/le al suo posto) Datemi la busta di Aglaon(ce. (gliela clà) Grazie. (mette la lettera nella busta e lecca la colla) Oh! ... ART. . Vi siele tagliata la lingua? EuR. . No, ma questa co11a ha uno strano sapore. Prendete . la busta. La porterete ad Ag-laonice. Andate. ART. - Ma il vetro non è stato ancora mes• so a I suo posto. EuR. Farò a meno ciel vetro. Andate. ART. Voi volete che vada via. EuR. Ho bisogno di restare sola. ART. Siete cattiva. EuR .. Non mi piacciono i fornitori, che vanno tanto in alto ... ART.. Questo gioco di parole è indegno di voi. EuR .. Non è un gioco cli parole. ART.. Vi pentirere di avermi fatto del male. (prende il suo sacco. Silenzio) M, cacciate? f.uR .. TI mistero è il mio nemico. Sono decisa a combatterlo. ART.. Voglio accontentarvi. Obbedisco. Adelio. signora. F.uR. • Addio (r,011110 in direzione opposta. Eurirlire si dirige verso la sua camera. Artemisia verso la porta aperta ed esce. Si uedonrr le sue .'ipalle brillare immobili, ili :.uJe. Tutto ad un trnllo Euridtce .si fei"m.a e cambi« est>ressioue, barcolla, porta la mano sul cuore e si mette ·a gridare) Artemisio, Artemisio! presto ... presto! ART. (rientraudo) - Cosa succede!' EuR.. Aiuto! ART. • Siete gelata, siere verde! EuR. - Mi sto paralia~ndo. li mio cuore bauc (uriosame11te. Brucio. ART. • La busta! EuR. • Cosa, la busrn? A•r. (gri<ln11do) • La busta di Aglaonice. L'avete toccata con le labbra. Avete detto che aveva uno strano sapore. EuR. • Ah, la miserabile! Conete, presto. . Portatemi Orfeo! i\h1oio. Voglio rivedere Orfeo. Orfeo! Orfeo! r\RT. • Non posso lasciarvi sol~ Ci deve essere qualche cosa da fare, un controveleno da prendere. EuR. - Conosco il veleno delle Baccanti. P,tralizza. Nulla può salvarmi. Correte, presw. Portatemi Orfeo. Voglio rivederlo. Voglio che mi perdoni. L'amo, Artemi• sio. Soffro. Se esitate sarà troppo tardi. Ve lo chiedo in ginocchio. Artemisio, Ar• lemisio. siete buono, mi compiangete. Ah, s'affondano delle punte nel mio peuo. Presto. presto, c6rrete, ,·olate! Prendete la scorciatoia. Se rit0r11a, lo potete incontrare per strada. Vado nella mia stanza a getrn1 mi sul lètto e vi aspeuo. Aiutatcnu. (A rlemisio l'accompagno fiuo alla sua camera) Presto, presto, presto. (spari· sce. Af1peua Artemisia apre la porta, Euridice di nuovo esce dalla camera.) Artemisio, ascoltate, se conoscete qualche cosa ... insomma ... qualche cosa come quella di pri,lla... che vi pennella di andare istantaneamente cl.1 un luogo all'altro ... Non do,·ete volermene, ero ner\'osa, ero sLUpifb... Vi voglio bene. Artemisio ... Fate tutto il possibile. Ah! (rientra nella stanw) ART.. Ve lo ricondurrò, lo prometto. (esce) (La sre11a resta vuota ttn istante. La luce rambùr. Ru./li sincopati rii tamburi, iu sordina, per lulla la scena seguen.te) LA MORTE (entra in scena dallo specchio, seguita da due suoi aiutanti. È in 4bito da ballo, soli.o il manlello. I suoi aiutanti i11dossa110 l'uniforme dei chirurghi. S'in• rlovimwo i lnro occhi. Tl resto del viso è coperto eia una pezzuola di lino. Guanti di caucciù. Portano due grandi valige nere, molto elegant.i. Lli Nlorte cammina velocemente e s'arresta in mezzo alla camera) Facriamo presto. RAFF'. - Dove volete, signor.a, che si posino le valige? LA MORTE• Per terra, non ha importanza. Asraele vi spiegherà. Asraele, i) mantello. (A.<rne/e le leva il mantello) RAFF. - E' il timore di commettere qualche stupidaggine che mi fa sbagliare. LA MORTE- Non potete imparare in due giorni. il mestiere di Asraele. Asraele è al mio servizio da molti secoli. Era come voi le prime volte. Il camice. (Asraele lira fuori il camice bianco, da una delle valige ed aiuta la Morte ad indossarlo sul suo vestito da ballo) AsR. (A Raffaele) . Prendi le scatole di metallo e mettile sulla tavola. No, prima le salviette. Copri la tavola con le sai~ vicue. LA MORTF (andando verso il lavamano) · Asraele vi dirà che io esigo l'ordine e la puli7ia come se fossimo in un ospedale. RAFF. - Si. si~nora. · Perdonatemi. 5ignora, ero distratto. Guardavo quel c~vallo. 19

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