Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

C,E N T E N A R I NON CELEBRATI GIOVAN BATTISTA FAGIUOLI DALLA. commedia italiapa dell'arte alla · riforma di Goldoni non si va per un salLO: gli accenni di un rinnovame:uo. e di teflti <lrarnmatici letterariamente progre• diti, po~sono risconLrarsi in Toscana ad opera di Ire bravi _te3tranti. È ad essi che, nel decadimento della eommedia confinata ai cano\'acci e affidata alla effimera inventiva dei comici, e nell'attesa del ge:iio goldoniano,, è consegnata storica1~ente la difesa della nostra tradizione drammatica, quanto l'allribuzione cli un'anticipazione della riforma da venire: la critica ha convenuto autorevolmente che i germi dell'opera di Carlo Goldoni• sono già ri:ltracciabili in Jacopo Nclli e Girolamo Gigli, senesi, come in Giovan Battista Fagiuoli, fiorentino. Di' Jacopo Nelli - a cui Pergolesi domanda il librètto per la • Serva padrona -. Goldoni agli inizi della sua carriera drammatica ha buona notizia, come e più di Girolamo Gigli, di· cui recita anzi per. fino, da diletfanle e in sottana, su u, palcoscenico peruginò, " La sorellina II del Don Pilone. Ma viene a conoscere, oltre il teatro dei due senesi, anche le comme. clie ciel. Fagiuoli. Giovan Battista Fagiuoli, poeta e com· mcdiografo, sparisce dalla corte lore:iese il 12 luglio 1742. (La sua data di nascita è del 1660). Cominciò a scrivere per il teatro :1 quaranta anni. Goldoni ave\ 1a ancora da venire al mondo. Una pessima fama ha sempre accom• pagnato questo giocoso fiorentino. Forse turano le sue rime b~rlesche, di scarso vah,)re, a incidere svantaggiosamente sul suo prestigio d'artista, o il suo comportamento m1u:10, di buffone c6rtigiano spesso senza pudori. Una posizione a corte - con relaLivi piccoli incensi - era stata la suprema aspirazione della sua vita, e le Cacete rime alla Bcrni, raccolle in trecento capitoli, insieme _ai sone1ti innumerevoli, se gli procunnono il dispregio del Barelli, certo lo aiutarono a meuersi in luce prima coi ì\1edici e poi dai Lorena, menLre lo tecero se~z'altro prediligere dal facile popolazzo. M<i a noi il Fagiuoli interessa come uomo di te;tro, e la sua opera in questo campo, iutl"altro che trascurabile, ci sembra sia tale da capovolgere la svalutazione diffusa che lo accompagna. JI Tonelli, nel suo Teatro italiano, parla del Fagi11oli come di uno • scombiccheratore )t. D'Amico gli risparmia questo ag· gettivo e rugacemcntc accennando nella Storia del teatro drammatico gli salva il " Cicisbeo sconsolato,.. un:i delle diciannove commedie del 1osca:10 (e scrisse anche quattro 14 Fondazione Ruffilli - Forlì drammi per musìca), il cui tema ,·errà più ,·olle ripreso dal Goldoni. Pensiamo eh.e il Fagiuoli meriti, come uomo cli teatro, qualcosa di più. >.'on è tanto il sup •pratico, e ancora non g:e11eralizzato, sostenimento della neces• sit:1 di una commedia interamente scritta, e 11011 ahbandonata all'improvvisazio:ie lihera dei cornici, a corroborare questo giudizio, quanto i suoi meni e la sua posi• zione di commediografo. La quadrata coslruzione delle scene, la corposità dei personaggi - quasi ,empre co11vcnzionali, sia pure, ma vivi e coerenti - il giro sciolto e regolarç del •fatto•, che se non è nuovo fila senza vacillare verso la prevista fine, :,e fanno già uno scrit· tore tecnicamente maturato e consapevole. La soluzione aspettata delle sue trame, la coagulazione dei suoi personaggi, non possono diminuircelo; dobbiamo pensarlo come un • minore " del nostro teatro, come un operoso seri ttore che prepara il terreho a quelli che verranno e che perso:ialmente già fissa clei punti fermi. Su questo piano egli può acquistare per noi eia un punto di vista storico una sua validità. T~luni soggetti trattò in un 1,ell'italiano; altri (abbiamo sott'occhio l'edizione del I734 delle sue commedie) in una faticosa ~1ngua v111ereccia che, per esser fedele ali'esprimersi dei contadini del sei•settecento di Tosca:,a, non si ta a prima vista gradevole. Vedete 'lUesta battuta, da una pagina qualsivoglia di • Un vero amore non cura interesse•; con tutta la toscanità del Fagiuoli non potremmo farne, all'impronta, una confìclente lettura: • Voi dlte bene vossignora, vo' dite - è l'innamorato e comhatruto Na:1ni che parla - ma un pover'uomo, che lie vi campa, qui I nesci re,. e aver· a cercare megghio pan che di grano, la sa' 111e·di mene, che· riusce indifficile e· riusce: e èon che t'abbia ragione, e sia compiatito, come non v'cne da manicare, la ragione e il cornpiatit~1ento non empiano il corpo, per divvela. Se la mi volesse lici fare un fa. gure "·· i\fa diamo setaccio a questo linguaggio esrcriormt'ntc sospeuo 4 liberiamolo dalle strettoie: scopriremo ·u:1·armonia che poc'anzi pareva ciuasi nascosta da rozze, pronuncia1,ioni distesa i11 siwazio11i cui una rustica g-ra1ia e il pili sorridente respiro si congi11ngono. - r soggetti svolti dal fiorentino segnano g-iù 1111 progresso sulla commedia dell'arte. i I Fag-iuoli. lasciando le • maschere 11, si avvale di persone che divengo:10, sì, anche in Lui stereotipate. ma che ;:.g:iscono in vicende e confi-gLll"ànOcJreature che sono ora n~n pili fantastiche ma osservate dirett3.- mehte dalla virn e 1:ifuse nei, vaso della t.radizionale farsa toscana. L'inno,razione del Fagiuoli è cli riprendere lo scad.110 soggetto familiare, e se tal\'olta la ripropone in- un pesante disegno che non fa sempre a meno delle lunga·ggini e cli grossolane legature .d,i discorso, lllllavia la schiettezza dei personaggi, la loro vivacitù di replica, e la corposa presenw. fanno •111cstc teano assolutame11te attcndit1~t. Eci:o !"apertura ~e • Il traclitor. fedele•, un intcrmtao radiotrasmesso dall'EIAR, :iclrautunno I941, in una nostra riduzione (sono di scena I~abella e Sermollina): • I . Ma ..., Sermollina, può css~re? S.. Sicuro che può essere. -r. --1\fia madre innamorata? S. Fino alla cimq dei capelli. I. Io non lo credo. S. Io non vi vo' dar la mancia, perchè voi lo crediate. l. Ma, mia madre, donna di età cosi avanza(a. aver questi pensieri? S. S0110 pensieri belli e buoni. Siete pure ~nnamorata anche voi. I. Ma io son giovane e fanciulla, ed a me gli onesti amori non disconvengono •. La B"razia di questo avvio non prelude alla musicale specliter.za. 0 clc) ·dialogo .goldoniano? Un ~altr~ inno·vazione della commedia del Fagiuoli si rintraccia nell'acce:ino di una certa moralità dei soggetti trattati. Il • Ci. cisbeo sconsolato" e il • Marito alla moda • - che passano per le migliori ope1e di questo autore - oltre ad avere un va- . !c;ne tlo.cumentario sono un po· la satira senza asperità di un mondo incipriato, come nella commedia e nell'intermezzo che abbiamo avanti citati può vedersi )a presa in giro e la garbata sconfitta dei vecchi bnamorati, motivi che sarà caro ai pubblici del ·settecerito. L'jnflusso dei francesi senz,, dubbio con1clizi~na fortemente la precursorietà del gruppo toscano cui il Fagiuoli appartiene, e che in blocco viene pili d'una volta accostato al -Goldoni dai critici. Me se il Gigli :è assai debitore di Molièrc - e anche di Montflel!ry e Polaprat - nè più :iè meno che il Ndli. il Fagiuoli s~ ne differenzia facendo alla huona un passo indietro, riac• costandosi - ·da imitatore che tuttavia ha •ben scelto ì suoi esempi - al Lasca e al Bihhiena. al _Uuonarroti (il Giovane) e ai Roni. L'Orazio di • Un vero amore non cura interesse II che ristabilisce l'equilibrio senti. ,ne·11alc fra i villani invaghiti non è un ·µò • l'assetta • prescnlatoci dal parroco senese Mariani? E anche questo è un motivo che in un · secolo inforestierato - non mancano nep· pure i rifacitori del tealro spagnolo -- prelude al ritorno della bonaria commedia italiana. Goldoni restituirà be:, presto al no- ~rro teatro questa lampada. MARIOVERDONE

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