Nel mio Jibro - L'oeuure d'art ui• vant - ho studiato la conformazione che la spazio deve prendere per assodarsi alle forme ed al movimento dell'essere vivo. Ho concluso che lo spazio non partecipa alla vita del corpo se ne copia le forme, ma al contrario, opponendogli resistenza. Per ottene1·e questo risultato la com• posizione dello spazio non disporrà che di un piccolo numero di linee. Queste saranno: l'orizzontale, la verti• cale, l'obliqua (piano inclinato) e 1u11e le loro combinazioni quali, ad esempio, la scala che offre al corpo una specie di complicità non uguagliata da nessun altro incontro. Una tale complicità permette al materiale d'essere oltremodo maneggevole. Saranno praticabili di varie dimensioni accuratamente misurati onde combinarsi ed incastrarsi tra loro e costruire cosi scale, terrazze, piani inclinati, sostenuti se occorre da pilastri, del pari ad angoli retti, tendaggi perpendicolari, paraventi ecc., uu gioco di forme rettilinee, insomma, per opporsi ai contorni arrotondati dal corpo, alle parabole dei movimenti. Tali costruzioni potranno modificarsi con l'aiuto d'una mano d'opera intelligente e bene addestrata. Aggiungiamo che la dimo straziane sarli tanto più conclusiva quanto più il colore cd il costume saranno uniformi. per lasciare la parola solamente allo spazio ed al movimento, non distogliendo l'aucnzione con elementi, dopo tutto, se condari. · J pralicabili saranno di colore neutro, i costumi elementari. Una maglia, per esem4 pio, nera sul corpo nudo, che lasci il collo, le braccia, le gambe, i piedi scoperti e liberi (è questo il costume di studio per la Ri"tmica Dalcroze) oppure, nelle stesse condizioni, una corta tunica. In questi spettacoli dimostrativi la luce cadril esclusivamente dall'alto, allo scopo _di far risaltare nettamente le forme del c.:orpo in moto e la costruzione plastica della scena. Dunque mai ribalte. I cambiamenti si faranno sotto gli OC· chi" degli spcuatori, senza sipario perchè in questo caso, non vogliamo nascondere ma dimostrare. La disposizione che abbiamo accennata è quella dell'Istituto di Jacques Dalcroze. L'ultimo giorno di esposi,ione si potrà tentare qualche rappresentazione positiva, tenendo sempre presente la obbligatoria semplicità. Oppure qualche opera di Teatro che, per l'allestimento, non sia in contraddizione troppo aperta con il prin• cipio menzionato. Saranno, queste sale di sintesi, un fe. condo terreno d'esperienze poichè l'arte di allestire una scena resterà sempre empi• rica, esse diventeranno anche la pietra di paragone, per l'arte drammatica e gli autori vi troveranno utili insegnamenti. La esposizione del Teatro sarà divenuta un organismo vivente! Fondazione6 Ruffilli - Forlì Lo spazio manca per sviluppare un tale soggeuo, ma mi sia permesso, prima d1 finire, menzionare alcuni dati indispensabili che ci paiono decisivi, per una rifor• ma dell'arte drammatica. Per entrare nel dominio dell'arte i no stri movimenti debbono modificare successivamente la loro durata. D'altra parte, una tale trasposizione non saprebbe moo Luigi Veronesi. l\1arionetta del « Lettore• per la • Storia del soldato • di Strawiusky ti\·arsi arbitrariamenLe . .Essa deve emanare da un principio del quale sia possibile ac• <.ettare libcramenle la tutela. Per ora non ne possediamo che uno, idoneo a questo scopo: la musica, indubi• tabile espressione della nostra anima e per• ciò nata dalla più segreta volontà. È dunque, indispensabile trasfondere gli elementi chi? la compongono nel nostro organismo mediante il ritmo. Jacques Dalcroze, si sa, ha scoperto il procedimento. La sua Ritmica corporale procede dall'interno all'esterno, senza cer• c~re la sua ispirazione al di fuori di se stessa. La bellezza <lei suoi esercizi altro non · è che un risultato naturale cosicchè essa ha potuto, da sola,· instaurare un equili• brio statico nel nostro essere integrale. Souo la sua disciplina il nostro corpo diviene un meraviglioso istrumento con risorse infinite. Al suo contatto lo spazio si anima e partecipa alle viventi proporLioni del movimento: la fusione rappre• scntativa è cosi consumata. ~li si chiederà quali rapporti possono esistere tra questo fenomeno ed i nostri teatri moderni. Ma è proprio discutendo sui proulemi della scenografia, dell'allestimento scenico che riusciremo a definire, nei suoi giusti termini, il problema dell'arte drammatica, poichè è chiaro che l'una e l'altra ,0110 perfettamente solidali. Uno degli errori attuali è quello di volere cambiare il teatro senza nulla cambiare alla scena, e per lo stesso ragionamento, applicare nuo\li principi a dei lavori che non li comportano affatto. Del resto, l'emancipazione del corpo ci ha liberati dal punto di vista rappresentativo ma non è ancora riuscita ad ;ul• dentrarsi in quello che concerne !"arte drammatica in se stessa. Noi stiamo vacillando sotto il peso del passato senza osare ad abbandonarlo com· pletamente, turbati dalle nuo\'e possibi• Iità che hanno precorso il drammaturgo. Per esempio il valore espressivo della ~cala è st.:·ùo riconosciuto e certi registi met• tono scale dappertutto, senza il minimo discernimento. Si è fauo svolgere, persino, un'orgia romana tutta su una scala: terreno mal scelto per la voluttà! Il periodo che stiamo auraversando è di transizione e per poterlo dominare com• pletameme bisogna valutarlo con esaua coscienza. Sappiamo, per ora, che i movimenti, le forme, le linee, la luce e i colori sono a nostra dis_posizione. I dogmi dell'antica sce• nografia sono capo\•olti, ma non abbiamo ancora realizzato qualche cosa che possa :wcre la stessa influenza delle premesse del passato, sulla concezione dell'arte dramrnaLica. Le forme suggerite sono sempre le stesse. Sempre il quadro fatidico delle nostre scene vuole dominare la nostra immagina• Lione che spazia tanto lontano da farci sembrare prh·o di senso uno spettacolo senza spett:Hori, come se la vita arusuca del corpo \livente dovesse per necessità esiliarsi. La convenzione troppo arbitraria delle nostre sale, delle nostre scene, le una di [rontc alle altre s'impone senza scampo. Eppure, se vogliamo riflettere, tutto nello sviluppo della vita moderna tende verso una trasformazione del Teatro, dell'• idea • stessa che ce ne siamo fatta e la cinema· tografia esercita in questo senso, una sua influenza salutare. Così abbiamo torto di adibire gli stessi edifici nello stesso tempo e a·d un teatro corrente e :tlle nuove ricerche. li loro rigido quadro opera per suggestione. un ritardo sensibile ai risultati dei nostri sforzi \'Crso la libertà. Abbandoniamo dunque questi teatri al loro passato che sta morendo e costruiamo edlfici elementari destinati sempliceme1nc a coprire lo spazio ove dovremo la• ,•ora re. ~on scene, non anfiteatri; solo una sala nuda e vuota che aspetti... Dovunque la
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